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Macerata, Comune e Salesiani insieme fino al 2038. Ok agli spazi per scuola, teatro e sport

Da Cronache Maceratesi.

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MACERATA – L’Istituto Salesiano e il Comune di Macerata insieme fino al 2038. Firmata stamattina la convenzione che, in virtù della sempre maggiore collaborazione e sinergia tra i due enti, è stata prorogata per ulteriori dieci anni rispetto a quanto stabilito dai precedenti atti amministrativi. La convenzione regola l’utilizzo degli spazi destinati alle attività scolastiche situati all’interno del complesso, del teatro Don Bosco, del campo di calcio, della palestra e dell’oratorio. A siglare il prolungamento di questa collaborazione sono stati il sindaco Sandro Parcaroli, il direttore dei Salesiani di Macerata, don Francesco Galante e don Francesco Valente responsabile nazionale dell’Istituto. «Rinnoviamo questa convenzione per dieci anni, un segnale importante del rapporto che esiste tra Salesiani e città – ha rimarcato il sindaco Parcaroli – che permarrà ancora a Macerata come è sempre avvenuto da quando è stato fondato. È importante per quello che rappresenta questo Istituto per la nostra città e per l’opera che svolge da sempre, alla quale recentemente si è affiancata la possibilità per il Comune di poter usare quegli spazi anche per trasferire temporaneamente le scuole che necessitano di essere ristrutturate a livello di adeguamento sismico. Salesiani che sono un pilastro per l’associazionismo cittadino e per lo sport. L’amministrazione intende valorizzare,
al centro della città, lo sviluppo di un ambiente a chiara propensione giovanile, accogliente e multiforme, che metta a disposizione dei ragazzi spazi volti alla socializzazione, allo scambio, alla crescita personale». La firma dell’atto La convenzione prevede l’utilizzo del teatro Don Bosco per 80 giornate annue da parte del Comune, mentre per quanto riguarda la palestra e i campi da calcio, l’Istituto si rende disponibile a ospitare le attività delle scuole negli orari tra
le 8 e le 13. Infine, per quanto riguarda l’oratorio, l’Istituto mette a disposizione del Comune i locali affinché siano destinati a ospitare le associazioni cittadine che si impegnano a rispettare  le finalità educative proprie della realtà salesiana. «I Salesiani sono giunti in questa terra nel lontano 1890 su esplicita richiesta del vescovo e con il contributo decisivo di un comitato di cittadini maceratesi – ha sottolineato don Francesco Galante -. Sicuramente nel tempo tanti confratelli e cittadini di Macerata si sono formati ai Salesiani e hanno dato vita alla realtà esistente oggi che cerchiamo di custodire e far crescere. Una realtà che ci consente di offrire ai giovani un luogo in cui crescere e costruire la propria vita. La sinergia coinvolge non solo l’edificio scolastico, ma pure il centro sportivo e il teatro. L’Istituto resta in città – ha aggiunto -, non possiamo nascondere il fatto che ci sia una contrazione numerica dei salesiani, ma questo ci impone di costruire relazioni sempre più intense e vere, in questo caso con l’amministrazione comunale, con cui esiste un rapporto di collaborazione stretta e schietta».

Per il Comune di Macerata le strutture dell’Istituto Salesiano, per ampiezza, fruibilità e posizione strategica, rappresentano un’opportunità per l’utilità pubblica in quanto consentono di integrare la rete cittadina dell’edilizia scolastica e quella degli impianti sportivi e del sistema dei teatri cittadini. Inoltre, in vista degli imminenti lavori relativi alla riqualificazione post sisma che interesseranno alcuni istituti scolastici della città (tra cui la vicina scuola De Amicis, ndr), il complesso salesiano rappresenta un’adeguata struttura di appoggio temporanea. «Don Bosco amava ribadire che la missione salesiana doveva accompagnare i giovani a essere buoni cristiani e onesti cittadini – ha detto don Francesco Valente -. In questa nostra contemporaneità comprendiamo sempre di più che questo obiettivo, che costruisce la felicità del giovane nel tempo e nell’eternità per quello che riguarda la nostra missione di credenti e religiosi, non può non essere realizzata in una rete che veda le istituzioni insieme. Accompagnare a essere onesti cittadini significa accompagnare nel campo dell’educazione, della crescita a tutto tondo del giovane, non solo nella catechesi, ma anche nella crescita integrale del ragazzo che passa dallo sport alla scuola fino alla formazione professionale. Tutti aspetti di vita e inserimento in un tessuto socio-culturale che deve fare i conti con il luogo dove il giovane cresce». Don Francesco Valente Il Comune, in passato, si è impegnato a sostenere attivamente la ristrutturazione dell’immobile, l’ampliamento e il miglioramento degli impianti sportivi e del teatro con l’obiettivo di arricchire l’offerta pubblica di servizi e spazi per i giovani. L’immobile sarà anche oggetto di un prossimo intervento di riqualificazione resosi necessario a seguito degli eventi sismici. In conclusione l’assessore allo Sport, Riccardo Sacchi, ha sottolineato come «i Salesiani siano un punto di riferimento per la nostra città. Questa non è semplicemente una proroga di una convenzione già esistente ma è stata rivisitata in un arco temporale che va dal 2029 al 2038. Prevede l’utilizzo, per i maceratesi, degli spazi di cui dispone l’Istituto in ambito sportivo, culturale, sociale, con attenzione all’inclusione». L’assessore al Patrimonio, Andrea Marchiori, ha ricordato come «quando si parla di Salesiani si parla di patrimonio immobiliare e soprattutto patrimonio umano. La Casa Salesiana è anche la casa del Comune e viceversa: quello che vogliamo fare nel futuro guardando al passato è un incontro strutturato e durevole nel tempo. I Salesiani sono oggi una risorsa incredibile e ci teniamo che il nostro uso di questi spazi sia coerente con le finalità dell’Istituto. Esigenze che talvolta sono anche temporanee come l’utilizzo di aule didattiche per consentire spostamenti delle scuole che devono essere ristrutturate in città».

 

Salesiani Olbia, a settembre erezione canonica della comunità salesiana

dal sito dell’Ispettoria dell’Italia Centrale.

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Sarà eretta canonicamente a settembre 2025, la comunità salesiana di Olbia, dedicata a San Domenico Savio, giovane santo, frutto maturo del Sistema Preventivo di don Bosco. La sua breve ma intensa vita è un esempio luminoso di dedizione a Dio, impegno nella vita cristiana e passione per il bene dei giovani. Un passo importante per la crescita della comunità, una testimonianza concreta dei valori che San Domenico Savio ha incarnato durante la sua vita.

San Domenico Savio è la testimonianza di una vita spesa per gli altri, soprattutto per i suoi coetanei. L’impegno del darsi e del volontariato. Nella città di Olbia, soprattutto tra i giovani il volontariato non è molto conosciuto purtroppo”, ci racconta don Alessandro Fadda sulle sfide che la città deve affrontare quotidianamente.

La Casa Salesiana di Olbia: un nuovo capitolo della missione educativa

L’erezione canonica della Casa Salesiana di Olbia rappresenta un momento significativo nella storia della presenza salesiana in Sardegna. Questa nuova casa non è solo un luogo fisico dove si svolgono attività educative, ma è soprattutto un luogo di crescita spirituale e umana per i giovani. “Olbia è una città in continua espansione, con tante problematiche che spaziano dalla criminalità alla dispersione scolastica. È una città che ha bisogno di interventi da parte sia delle istituzioni civili che ecclesiastiche…” Riguardo queste problematiche i salesiani di Olbia, continuando l’opera iniziata da don Bosco, si impegnano a portare avanti la missione di educare i giovani alla fede, al rispetto reciproco e al servizio alla comunità. Attraverso la collaborazione con scuole, oratori, attività pastorali e progetti di animazione, la casa salesiana diventa un punto di riferimento per molti giovani e famiglie, offrendo un cammino di formazione che risponde alle esigenze del nostro tempo. Tuttavia, ribadisce don Sandro, “il progetto più importante che possiamo attuare è quello di esserci, non di fare, ma soprattutto di essere. I giovani qui hanno molte opportunità, siamo nella città della Costa Smeralda, un luogo dove però spesso domina l’apparenza, senza che ci sia una vera e propria profondità morale”.

Il riconoscimento di una comunità è un avvenimento che è sempre molto apprezzato, poiché rappresenta la certezza che si rimanga saldi”, aggiunge don Alessandro, commentando l’impatto che la notizia ha avuto nella Diocesi e nel territorio.

Colle Val D’Elsa, un progetto per i bambini: sarà aperta una struttura speciale

Dal sito del Quotidiano Nazionale.

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I salesiani di Colle da sempre sono riusciti a trasformare, grazie al loro carisma, l’educazione in un’avventura ricca di energia e visione per il futuro. Ne è una testimonianza la loro presenza da molti anni in quel di Colle e la svolta educativa che hanno dato alla città. Giovedì 23 gennaio, alle 17,30, presso il teatro Sant’Agostino, torna il consueto convegno ‘Se dico minori.tra sogni e realtà’. Non è un caso che per questa IV edizione l’ospite atteso sia Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Non finisce qui, perché è già stato preannunciato che durante il convegno sarà presentato un progetto rivoluzionario per Colle: l’apertura di una struttura semiresidenziale. Il 23 saranno presenti il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena – Colle – Montalcino, don Roberto Colameo, superiore dell’ispettoria centrale dei salesiani e il Dott. Sandro Iannini, delegato per l’emarginazione e il disagio dell’ispettoria
centrale. L’evento è promosso dai salesiani Don Bosco di Colle e dall’Arcidiocesi in collaborazione con Ftsa (Fondazione Territori Sociali Alta Valdelsa) con il patrocinio del Comune di Colle, dell’Agesci zona Siena-Toscana e dell’Agesci Val D’Elsa 1. Il convegno sarà un’occasione preziosa per riflettere sulle tematiche legate alla tutela, all’accoglienza e al  futuro dei minori, attraverso un dialogo aperto con Don Luigi Ciotti, una figura di riferimento
nell’impegno per la giustizia sociale e i diritti dei più vulnerabili. Gli stessi organizzatori, appunto, hanno annunciato che durante l’evento verrà anche presentato il progetto per l’apertura di una struttura semiresidenziale, pensata per supportare il territorio nel rispondere alle crescenti richieste di aiuto da parte di servizi e istituzioni, offrendo sostegno a bambini e adolescenti che vivono situazioni di disagio e sofferenza. La struttura sarà un luogo sicuro e
stimolante, mirato a favorire il loro benessere e lo sviluppo delle loro potenzialità, in collaborazione con le famiglie e la rete sociale locale. Ancora una volta traspare la ‘marcia in più’ dei salesiani che da sempre sono un presidio forte, aperto, inclusivo, avulso dai pregiudizi nel cuore della nostra città. Un progetto che è sulle spalle e nella testa di molti laici e religiosi che vogliono dare ancora una volta un’opportunità in più per le giovani generazioni. D’altro canto è lo stesso segno di Don Bosco nel suo umanesimo educativo per far diventare i giovani  di oggi degli onesti cittadini di domani. Quello del convegno sarà, quindi, un momento di confronto su temi fondamentali per il nostro futuro, un’opportunità per costruire nuove sinergie e percorsi di responsabilità condivisa a favore delle nuove generazioni.

Sito QN

Viventi per Lui: i Salesiani di Cagliari inaugurano la nuova Cappella della comunità

Dal sito dell’Italia Centrale.

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 I Salesiani di Cagliari hanno celebrato la Dedicazione dell’altare della nuova Cappella della comunità salesiana “Nostra Signora di Bonaria”, con l’arcivescovo mons. Giuseppe Baturi.

Nella serata di venerdì 11 ottobre 2024, la comunità salesiana “Nostra Signora di Bonaria” di Cagliari ha vissuto una bella, ricca, semplice e intima Celebrazione Eucaristica durante la quale l’arcivescovo mons. Giuseppe Baturi ha dedicato l’altare della nuova cappella della comunità.

Durante la breve omelia l’arcivescovo ha innanzitutto ringraziato i confratelli per averlo invitato a vivere insieme il momento liturgico durante il quale si dedica a Dio un altare e l’intera Cappella.

«Le letture proclamate e l’arte di questa cappella ci mettono di fronte ad un’evidenza massima, com’è stato spiegato: la realtà della prossimità divina in Gesù Cristo: un Dio assolutamente grande che sceglie di diventare nostro amico, nostro ospite, nostro fratello. È qui, è vicino, è in noi e al tempo stesso immensamente più di noi. Era lo stupore di Salomone, che – come abbiamo sentito – edifica il tempio di Gerusalemme, fatto per incontrare Dio, ma che non poteva racchiuderlo, catturarlo. Era possibile incontrarlo, ma non prenderlo per sè. Per cui incontrare Dio doveva significare inevitabilmente aprirsi ad una presenza ulteriore, da riconoscere nei fratelli, nel popolo, nei segni del Creato, nei segni potenti nella storia. (…)

Un luogo in cui incontrare Dio e aprirsi alla sua presenza così eccedente, così incredibilmente pervasiva e capillare rispetto ad ogni aspetto dell’esistenza. Abbiamo sentito che questo è – con l’invio dello Spirito – il vero modo di adorare Dio: non in un luogo, ma nella persona stessa di Gesù, in cui il Padre abita corporalmente e in pienezza. Ciò che prima era il tempio adesso è la presenza stessa di Gesù: la sua Parola e il suo Corpo per noi consegnato sulla croce, albero di vita. Per cui incontrandoci qui non possiamo non avere evidenza della presenza di Gesù Cristo, come il luogo in cui abita corporalmente la pienezza della vita nella sua resurrezione, significa che adesso questa abitazione raggiunge tutti i tempi e tutti gli spazi. È risorto per non farsi contenere nelle Palestina di duemila anni fa, ma per investire della sua presenza ogni luogo, ogni casa, ogni uomo, ogni angolo del mondo, ogni frammento di bene.

Un ultimo pensiero. Così come ci veniva spiegato, ogni particolare qui è stato pensato in funzione della presenza di Gesù Cristo, della memoria della sua morte e resurrezione, nell’attesa della sua vita. Chiunque entra qui comprende che c’è un centro e che tutto il resto è in funzione di questo centro: un pezzo di edificio che non ha altra ragione che la presenza di Gesù che qui viene pregato, celebrato e poi assunto per essere nutrimento della nostra vita. Ma il vero culto spirituale è che ciò possa dirsi della nostra esistenza individuale, personale e della nostra comunità: noi ci siamo solo perché c’è Lui, solo in funzione della presenza di Cristo, solo per poter cercare di riconoscerlo, celebrarlo, testimoniarlo nell’amore ai più piccoli, ai nostri ragazzi in modo assoluto.

E così è la testimonianza cristiana: che gli uomini possano – come abbiamo sentito nella seconda lettura – guardarci e dire [di noi]: “ci sono e sono così capaci di condivisione, capaci di ascolto della Parola, lieti e accoglienti! E non c’è altra ragione che la presenza di Gesù fra di loro”. Siamo Cristo, gente che porta Cristo nella propria umanità trasfigurata, ma non perché siamo angeli! Perché siamo per Lui, viventi per Lui, che in fondo è la vera definizione del culto: viventi per Gesù Cristo, nel Padre».

Cagliari, spot realizzato dai ragazzi

Dal sito dei Salesiani di Cagliari.

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Da oltre 100 anni i Salesiani crescono con i giovani accompagnandoli nella loro crescita.
Loro ne fanno esperienza concreta nel loro quotidiano e lo hanno sintetizzato nella realizzazione di questo Spot preparato durante il workshop che i Salesiani hanno proposto invitando una equipe di professionisti nel campo dei social (IME comunicazione) che lavorano a servizio della Congregazione Salesiana a livello mondiale.

Ai ragazzi, ai giovani e adulti che hanno partecipato al workshop il nostro sincero ringraziamento per l’impegno e la realizzazione di quanto vedrete.

Il video vuole trasmettere un messaggio chiaro: a Cagliari, don Bosco si è fatto in tre, per rendere più visibile il carisma in una missione sempre più unitaria, che non annulli le differenze e le peculiarità di ogni singolo ambiente educativo, ma che vive iniziative e attività inserite in un’unica offerta educativa. Tre storie di ragazzi vissute all’interno dell’unica missione educativa salesiana: Scuola, Oratorio, Formazione Professionale!

GRAZIE DI CUORE a Dio che ha suscitato don Bosco nella Chiesa e ai giovani che sono il centro dell’azione educativa salesiana.
Con don Bosco, continuiamo a sognare insieme, alla grande!

don Angelo Santorsola

 

Visita del Vicario del Rettor Maggiore ad Ancona per i 125 anni dell’opera

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Ancona) – Nella prima settimana di ottobre 2024 i salesiani dell’opera “San Luigi” di Ancona, appartenente alla Circoscrizione Italia Centrale (ICC), hanno celebrato i 125 anni dalla posa della prima pietra. Si è trattato di un evento che ha riempito di energia tutta la comunità educativo-pastorale e l’intera cittadinanza anconetana, che è stato preparato da una tre giorni di festeggiamenti, e che ha trovato il suo apice nella visita, nella giornata di domenica 6 ottobre, del Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio.

La festa è iniziata con tutta una serie di attività avviate già durante la settimana, all’insegna di giochi, delle olimpiadi salesiane, della presenza di tante associazioni sportive e non del territorio che hanno desiderato essere parte della rete di vita allestita dai Figli di Don Bosco. Per l’occasione anche l’arcidiocesi di Ancona-Osimo ha deciso di omaggiare significativamente l’azione sociale dei salesiani eleggendo il cortile salesiano, frequentato da ragazzi provenienti da più di 101 nazioni, come sede per la veglia diocesana dei migranti.

Il programma generale ha previsto mercoledì 2 ottobre la cerimonia d’apertura dei festeggiamenti, con poi giochi in cortile, sport di varie discipline e tipologie (anche per diversamente abili), laboratori d’arte, la cena giovanile e l’adorazione eucaristica.

Giovedì 3, oltre ai laboratori ludico-ricreativi, cui è prevista la partecipazione di Polizia di Stato e Vigili del Fuoco, nel pomeriggio ha avuto luogo una tavola rotonda condotta dal Cinecircolo Giovanile Socio-culturale “Dorico”, sul tema “125: le radici e i nuovi semi”, con la proiezione di un cortometraggio di Davide Vassallo il cui protagonista è Tarik, un ragazzo che ha svolto il Servizio Civile in Oratorio. All’evento hanno preso parte varie autorità civili e del Terzo Settore.

Venerdì 4 ottobre, invece, dopo i giochi in oratorio e l’esibizione della squadra di calcio cittadina, l’SSC Ancona, ha avuto luogo la Veglia Diocesana per i Migranti, con la presenza dell’Arcivescovo Mons. Angelo Spina, e un tempo di riflessione e preghiera sulle sfide legate alla migrazione. La serata è stata accompagnata da una cena etnica, per assaporare piatti provenienti da diverse culture, e lo spettacolo giovanile a tema “Il Sogno dei Nove Anni”, ispirato alla visione di Don Bosco del 1824.

“Il nostro oratorio si è fatto casa che accoglie e abbraccia i giovani al di là della cultura o religione di origine e ha offerto a tutti un’esperienza di famiglia – ha affermato da parte sua don Giampiero De Nardi, Direttore della comunità salesiana di Ancona –. Abbiamo voluto condividere queste tre giornate di festa e bellezza e riaprire le porte dell’oratorio al cuore della nostra comunità, offrendo ai ragazzi la possibilità di scoprire nuovi orizzonti, di vivere esperienze che altrimenti non avrebbero incontrato, e di crescere insieme, tra sport, amicizia e impegno”.

L’ultimo atto della festa è stato vissuto domenica 6 ottobre, con la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Martoglio, che nel corso della celebrazione ha anche consegnato il mandato a tutti gli operatori pastorali. Nel corso della celebrazione, anche con riferimento alla liturgia del giorno, è stato sottolineato il valore della famiglia, e del ruolo che la comunità cristiana può svolgere per essere “famiglia per chi non ha famiglia”. “Nell’oratorio c’è l’amore di Dio che attende, accoglie, ascolta e abbraccia. Lì i giovani sono attesi dal suo amore. Lì ritrovano vita e speranza” è stato ricordato.

Per questo l’invito del Vicario del Rettor Maggiore a tutti i presenti è stato quello di vivere “un anno di servizio, per far prendere coscienza a tanti giovani di essere amati”.

La prima pietra dell’opera salesiana fu posta ad Ancona nel 1899, quando la città iniziava ad estendersi verso la stazione ferroviaria. Allora posta in aperta campagna, ora si trova al centro di uno dei quartieri più multietnici della città. L’oratorio accoglie oggi più di 600 bambini e ragazzi, seguiti da 120 volontari, che si alternano nelle attività didattiche e formative, da cinque sacerdoti e un coadiutore.

Salesiani Olbia, presentata indagine sociologica territoriale sulle condizioni di vita dei giovani e degli adolescenti.

Dal sito dell’Italia Centrale.

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Mattinata importante quella di venerdì 20 settembre per la Comunità Olbiese che ha visto riunite nell’Aula Magna UNIOLBIA di via Porto Romano le Istituzioni Politiche, Scolastiche, Religiose, Sanitarie e l’Associazionismo al fine di mettere a fuoco i risultati definitivi di un’indagine territoriale svolta a Olbia –Tempio Pausania.

L’indagine sociologica è stata resa possibile grazie al coinvolgimento di più soggetti promotori, come l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Olbia con l’Assessora Prof.ssa Simonetta Lai,  l’Istituto Euromediterraneo con il suo Direttore Don Giorgio Diana, la Parrocchia di San Ponziano Papa Martire con il Parroco Don Alessandro Fadda dei Salesiani Don Bosco, il Laboratorio di Statistica applicata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma con i professori Giancarlo Cursi e Emiliano Sironi.

Il Presidente del Consorzio UNIOlbia, professor Carlo Carta, ha aperto i lavori alla presenza di personalità di spicco della città di Olbia e di Tempio, come Don Gianni Sini, il Vicesindaco di Tempio Pausania, Annapaola Aisoni, i Dirigenti Scolastici, i Docenti e le scolaresche coinvolte nella ricerca.

L’indagine ha analizzato la condizione di vita dei giovani e degli adolescenti, partendo dalla somministrazione di questionari agli alunni delle Scuole Medie di I e II Grado di Olbia e di Tempio Pausania e indagando su vari temi, quali le convinzioni e il sistema dei valori dei giovani e degli adolescenti, le relazioni familiari, il benessere soggettivo, le figure di riferimento, la religiosità, la scuola, il tempo libero, gli ideali, l’orientamento alla legalità.

I risultati della ricerca, illustrati attraverso slides e grafici, hanno fotografato una realtà giovanile molto legata alla famiglia, in particolare alla figura materna e ai nonni, sebbene emerga fra gli adulti un senso di difficoltà comunicativa in progress con i giovani, man mano che questi ultimi crescono. Dal loro canto i giovani comunicano molto bene tra loro in forma diretta, sia attraverso strumenti formali che informali. In molti ragazzi si registrano tuttavia sentimenti di rabbia e frustrazione che possono determinare due comportamenti che gli operatori dei servizi per il disagio giovanile colgono in forma massiccia sia nel consumo delle sostanze da sballo sia nei casi di depressione o autolesione. E molte sono le vicende che la cronaca ci rimanda. Se le situazioni di depressione o di autolesionismo non sono assistite e intercettate in tempo opportuno, possono condurre a gesti estremi.

Ultimamente si rileva un’apertura delle ragazze ad un consumo significativo di alcool, nonché la disponibilità di tutti a un grande consumo di sostanze cosiddette droghe leggere che alcuni esperti sostengono essere configurate per indurre dipendenza. Ne consegue che personalità in costruzione, come quella degli adolescenti, possano facilmente divenirne dipendenti. Le famiglie, che costituiscono per i giovani il cardine della propria esistenza, investono molto sui loro figli, infondendo fiducia e dando supporto per la loro realizzazione. Le ragazze, rispetto ai loro coetanei, si distinguono per il successo scolastico e per il comportamento molto esigente che manifestano nei confronti del contesto che le circonda.

In generale i giovani nutrono poca fiducia negli adulti, infatti sia nelle rilevazioni effettuate nelle Scuole Medie sia nelle Superiori emergono dati che confermano scarsa fiducia negli insegnanti, negli educatori, nei parroci. Resta invece alta la fiducia negli amici e nella famiglia, mentre risulta essere scarsa anche la fiducia in se stessi, a sottolineare che nell’adolescenza incontriamo personalità non ancora definite, in fieri, fragili, che spesso cercano sicurezza, in modo speculare, in un leader forte.

Per i giovani rimane importantissima la famiglia, poi l’amicizia, la parità di genere e l’uguaglianza sociale. Risultano essere disamorati della politica, poco religiosi e disimpegnati nel volontariato. Loro obiettivi precipui si rivelano essere il successo personale, la parità di genere e l’autorealizzazione. Nell’autorealizzazione i giovani contemplano anche la formazione di una famiglia con due figli.

A conclusione dei lavori, data l’importanza della ricerca e della ricaduta sulla società, le Istituzioni presenti hanno auspicato continuità di collaborazione al fine dell’individuazione di luoghi sani di aggregazione, di strategie e soluzioni di contrasto al malessere giovanile.

Gabriella Torrito

Italia – Lupi e agnelli a Civitanova: un’opera d’arte

Dall’agenzia ANS.

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Civitanova Marche, Italia – settembre 2024 – In occasione dei duecento anni dal celebre “sogno dei nove anni” di Giovannino Bosco, la Comunità Educativa Pastorale di Civitanova Marche (con la Parrocchia San Marone e l’Oratorio San Domenico Savio) ha scelto di celebrare questo importante anniversario con la creazione di un murales, posto sopra la tettoia d’ingresso all’oratorio, che evidenzia l’importanza di quel sogno non rimasto tale, ma diventato realtà, oggi viva più che mai. L’opera d’arte è stata commissionata al progetto “Vedo a Colori – Museo di arte urbana”, con la direzione di Giulio Vesprini, che ha selezionato l’artista parmense Rise The Cat. Il murales rappresenta il carisma educativo di don Bosco e la vitalità di quel sogno incastonato come perla preziosa all’inizio della sua missione educativa e pastorale. Nel murales, tra le varie immagini, si può scorgere il percorso del sogno dei Becchi: dalla famosa scena dei lupi e degli agnelli, si passa a una visione contemporanea dell’oratorio, in cui don Bosco, circondato da giovani, esprime la felicità e l’armonia tipiche della vita nel nostro cortile oratoriano. Lateralmente appaiono la basilica di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco e il santuario di San Marone di Civitanova, che si collegano idealmente alle case popolari e all’Oratorio, cuore della nostra CEP.

Italia Centrale – Un telaio nelle Sue mani

Dal sito dei Salesiani dell’Italia Centrale.

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E’ iniziata il 14 luglio 2024 l’esperienza missionaria estiva in Italia, che vede alcuni giovani delle nostre CEP impegnati in attività di educazione di strada in collaborazione con l’Oratorio L’Aquilone delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Taranto.

Inizia tutto, come sempre, con la Parola del Signore. Ad accogliere la nostra partenza è la parola del Vangelo secondo Marco: “e prese a mandarli due a due […] ed ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone” [Mc 6, 7-13]. In questo passo, con la lungimiranza dell’ascolto, si racchiudono i primi vagiti della nostra esperienza missionaria, al passo del sole e del caldo, che ci avrebbero seguito per molti altri giorni. Ad accompagnarci, a uso e costume delle circostanze della modernità, non abbiamo fisicamente un bastone di sostegno a cui affidarsi nel cammino, ma la croce di un mandato missionario, segno indelebile del vero e primigenio sostegno: Gesù.

Forti di questo, ogni mattina ci facciamo largo in punta di piedi a piazzale Nenni per giocare coi ragazzi e le ragazze di questo luogo e tentare di allietare, seppur per poco tempo, le loro mattinate con giochi e risate, nello sforzo educativo condiviso mirato a sgominare le voci che sentono quotidianamente e le storie di vite che già sembrano essere destinati a imitare: la strada, la criminalità, le dipendenze, un turbinio di vizi e sprechi. Periferico e desolato appare il mondo dei dimenticati, di chi non ha alternative, di chi vede e vive il buio come unica soluzione e possibilità.

 Il quartiere Paolo VI di Taranto, epicentro della nostra missione, vede e vive il buio da molto tempo e forse, ascoltando le storie di alcuni suoi protagonisti, da sempre. Nell’indigesto coacervo di silenzio, omissioni, dimenticanze, pregiudizi e oscenità sono in pochi a sfidare l’ingresso nel tessuto della strada e a scommettere sulla salvezza dei cuori. Chiamate a leggere nei cuori potenzialità di bene sono le Figlie di Maria Ausiliatrice che qui ogni giorno affrontano i vivai della criminalità. È grazie all’azione incessante e benevolente delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sotto la guida di Suor Mariarita e Suor Maria dell’Oratorio “L’Aquilone” di viale del Lavoro che è possibile anche solo narrare della nostra esperienza. La nostra missione è difatti resa possibile nell’ottica del loro estenuante e continuo servizio sul territorio e nella comunità. Suore, volti femminili vincolati purtroppo nei limiti del corpo e della sua precarietà, che ci insegnano ogni giorno come la missione sia un esercizio di fede e di gioia, di carità e di amore, di speranza e di passione. Suor Mariarita e Suor Maria quotidianamente s’imbattono in prove a cui rispondere con saggezza e prontezza e in ostacoli da oltrepassare con la perseveranza della preghiera e dell’ascolto. Instancabili lavoratrici della carità, ne incarnano valori e opere, aiutate da magnifiche persone che si mettono al servizio del prossimo e dell’oratorio.

Giungere in un contesto così denso, monòtono e monotòno come Piazzale Nenni, luogo-filatore dell’intricato tessuto di strada del Paolo VI, getta il più saldo degli ideali nel circuito tortuoso della rivalutazione e del dubbio, quali frutti nobili di un percorso di accoglienza e unità, di crescita e sintesi. Qui dove tutto sembra destinato a scivolare via tra roghi, cenere, mobilia, sporcizia, sterpaglie, calcinacci, disillusioni, vergogna e volti che preferiscono il nascondersi, ci muoviamo nel tentativo di costruire percorsi di speranza nella marginalità, stando tra di loro, cercando di incontrarli in modo autentico, senza fingere fiducia e facendogli capire che esiste un’alternativa alla cultura, quella rovinosa, della strada.

Nel dare continuità all’attività svolta per le strade la mattina, accogliamo con gioia i bambini e le bambine al pomeriggio negli spazi dell’oratorio L’Aquilone, prendendo parte alle Olimpiadi della Pace, dove loro possono divertirsi ed imparare.

Non sappiamo quanto saremo ricordati, quanto concretamente cambieremo le cose o quanto effettivamente la nostra presenza e il nostro esempio aiuterà questa realtà. Tuttavia, possiamo affermare con certezza che quanto fatto, visto, realizzato e vissuto nel quartiere Paolo VI di Taranto ci cambierà per sempre. Dubbi e dilemmi ci si aprono innanzi, alla ricerca di modalità efficaci tramite le quali riportare la nostra esperienza nelle nostre case e comunità di provenienza.  Nella logica intermittente del ricordo forse con gli anni che passeranno non saremo in grado di ripercorrere con precisione tutto ciò che stiamo vivendo intensamente ora, eppure siamo certi che tutto quanto resterà saldo nel bacino del nostro cuore, dove, ricordando, [ri-cor-dare] sapremo di avere in noi quelle immagini impresse di sorrisi, abbracci, parole, giochi, gol al campetto, esultanze e insegnamenti. Misuriamo nei vari “peccato che domani non ci sarete”, “quindi sabato ve ne andate” o “qui mi sento come a casa” l’affetto che questi ragazzi, imparanti della vita, ogni giorno sono disposti a elargire.

Senza dimorare ancora a lungo in queste righe e parole, diciamo “grazie”, un grazie sentito e condiviso, che raccolga in sé i nostri desideri e le nostre speranze: essere telai, aghi e fili di un nuovo e fruttifero filato, quello che contribuirà, sotto le mani del sapiente Sarto, il Signore Gesù, a confezionare abiti a misura della dignità, a misura del rispetto, a misura dell’amore fraterno e umano, a misura del sostegno, a misura del cuore.

Grazie.

a cura di Corrado Piva
Gruppo Missionario Taranto

Salesiani Italia Centrale, VII Forum MGS: “L’invasione della speranza”

Dal sito dei Salesiani dell’Italia Centrale.

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Mille giovani del Movimento Giovanile Salesiano invadono Cagliari con la loro gioia e il loro entusiasmo: dal 25 al 27 aprile si sta svolgendo in città il VII Forum MGS dell’Italia Centrale. Perché proprio a Cagliari? Da più di un secolo i Salesiani di don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice lavorano in Sardegna al servizio dei giovani attraverso un qualificato impegno educativo ispirato al «metodo preventivo». Oratori, Parrocchie, Centri di Formazione Professionale e Scuole sono gli avamposti educativi in cui consacrati, famiglie, laici professionisti, operatori pastorali e volontari si spendono con passione, convinti che l’educazione sia il migliore investimento sul futuro.

Alla luce di questa storia il Movimento Giovanile Salesiano dell’Italia Centrale (presente nelle regioni Liguria, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio, Molise e Sardegna) ha fortemente desiderato che il Forum MGS, la più ampia convocazione giovanile salesiana dell’Italia Centrale, sbarcasse a Cagliari per la sua edizione del 2024. È un evento che armonizza nel suo programma spiritualità, festa, formazione personale e sociale, inserimento nella Chiesa locale, dialogo con il territorio ed attenzione alle tradizioni locali. Negli ultimi dieci anni, sei Forum hanno coinvolto più di 8000 giovani, tra i 15 e i 30 anni.

In un tempo in cui viviamo forte il dramma dei NEET, della dispersione scolastica, in una stagione di forte incertezza, desideriamo proporre ai nostri giovani la bellezza della speranza nel futuro, con un evento dal titolo “Chiamati alla Speranza!, che si terrà a Cagliari tra il 25 e il 27 aprile p.v. Hanno aderito oltre mille  giovani, ben più delle più rosee aspettative, provenienti da tutte le case salesiane dell’Italia Centrale, che ritorneranno poi nei loro ambienti per essere testimoni di strade nuove per rispondere alle sfide odierne.

  La prima giornata si è svolta nella splendida cornice verde del Parco di Monte Claro: accolti da musica e balli i giovani si sono ritrovati nell’area eventi per loro preparata, in ascolto delle testimonianze di alcuni ospiti sui momenti di buio: l’esperienza di Mariachiara Vaccarella, direttore del Centro di Formazione Professionale del Gerini a Roma, che da giovane insegnante si è trovata di fronte alla rabbia di Alessandro, adolescente abbandonato dalla mamma; la fatica e il blocco vissuto da giovane studente di Paolo Casale, oggi preside dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Cagliari; il buio psicologico vissuto da Andrea, giovane ospite di una comunità socio-occupazionale, consegnato a suor Ester Muller, giovane suora proveniente da Modena.

In serata il prato di Monte Claro si è trasformato in una grande immensa tavolata, allestita da un centinaio di famiglie, che hanno accolto a gruppi i ragazzi, raccontandosi e raccontando, condividendo una bella serata che ha fatto sperimentare ai giovani un po’ dell’ospitalità della terra sarda.

Con il calar del sole, il grande prato ha preso la forma di una cattedrale naturale. La veglia di preghiera ha visto i mille giovani in preghiera di fronte al Signore, una toccante adorazione eucaristica, durante la quale hanno avuto la possibilità di confessarsi lungo i vialetti del Parco, messo a disposizione grazie al Patrocinio della Città Metropolitana di Cagliari.

Nella giornata di venerdì mille magliette rosse hanno invaso la città e i bus del CTM per ascoltare testimonianze di speranza presenti in città, nel servizio ai più poveri, ai carcerati, ai senzatetto, ai disabili, ai migranti, così come anche a luoghi di speranza, dall’Asilo della Marina, speranza per i piccioccus de crobi, al Terrapieno, bellissima passeggiata che prende il posto dell’antico fossato che separava Casteddu dai quartieri sottostanti, dalla terrazza del Bastione incastonata al centro del Golfo di Cagliari, che prese il posto degli antichi bastioni bellici, dalla Cripta dei Santi che custodisce le reliquie di centinaia di testimoni al Rifugio Antiaereo che ricorda il tragico buio dei Bombardamenti del 1943.

Dopo il pomeriggio di laboratori sulla speranza, i giovani hanno dato vita a una serata di spettacolo di altissimo livello, condotto dal noto presentatore Matteo Bruni, che ha visto sul palco allestito nel cortile dell’oratorio di viale Fra’ Ignazio alternarsi le testimonianze del giovanissimo scrittore Matteo Porru (vincitore di Campiello 2019 e autore di alcuni romanzi), del writer Manu Invisible (muralista autore di numerose opere artistiche sui viadotti della Sardegna e sulle pareti di scuole ed edifici pubblici in tutta la Regione e non solo) e dell’atleta Roberto Zanda (ultramaratoneta di sport estremi per i quali ha perso tutti e quattro gli arti). Gianluca Medas ha affascinato i ragazzi con il racconto della rinascita della città di Cagliari, rasa al suolo dai bombardamenti alleati nel ’43 e ricordando loro che nella lingua sarda non esiste un termine per identificare il futuro, ma il concetto è espresso dalla parola speranza.

Lo spettacolo ha visto poi la partecipazione del DJ, Stefano Sciola, l’esibizione del CGS Il Mosaico con alcuni brani de The Greatest Showman e i Black Soul. La serata si è conclusa con la buonanotte dell’ispettore, don Stefano Aspettati.

La tre giorni del Movimento Giovanile Salesiano si è conclusa la mattina di sabato 27 aprile sul sagrato della Basilica di Nostra Signora di Bonaria, con il pellegrinaggio dei giovani al simulacro della Patrona della Sardegna e la Messa celebrata di fronte al mare dall’arcivescovo, mons. Giuseppe Baturi, accompagnata dal sole e dal vento. Nei prossimi giorni pubblicheremo il testo della sua bellissima omelia.

La manifestazione è stata sponsorizzata e sostenuta dalla Regione Autonoma della Sardegna, da Eurospin e da La Casa del Grano, che hanno creduto fin da subito nell’iniziativa che ha coinvolto un così grande numero di giovani, «la porzione più preziosa della nostra società».

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