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ILE, assemblea ispettoriale a Treviglio sul tema della diaconia della speranza

Tutti i confratelli, convocati presso la Casa di Treviglio per l’annuale assemblea ispettoriale dell’Ispettoria Lombardo Emiliana, si sono incontrati per inaugurare l’anno pastorale 2024-25, caratterizzato da una forte tensione tra il tema pastorale nazionale, “Attesi dal suo amore – Gioiosi nella speranza”, e l’evento centrale per tutta la Santa Chiesa, il Giubileo ordinario indetto da papa Francesco con la bolla “Spes non confundit” e incentrato  sul tema della speranza.

Il momento di ritiro iniziale è stato guidato da Luciano Manicardi (Comunità di Bose), che ha orientato la riflessione sul tema della diaconia della speranza, e sul quesito, eco di 1 Pt 3,15, su come suscitare speranza e come rendere ragione di questa.

La prima sottolineatura proposta da Manicardi ha messo in luce la fedeltà alla promessa. Ad ogni promessa, infatti, non solo ci si impegna affinché qualcosa avvenga o venga attuato; ma “ci si promette”, implicandosi personalmente. Per vivere su più livelli la fedeltà alla promessa, Manicardi ha specificato che sono fondamentali quattro facoltà che qualificano la vita religiosa e la connettono alla missione, infatti: “Non solo i giovani ma anche le nostre comunità religiose hanno bisogno di [quattro] facoltà che sono l’immaginazione, la creatività, il coraggio e la pazienza. Questi atteggiamenti sono risorse che i religiosi devono ricercare e mettere in atto sia nel necessario rinnovamento delle proprie comunità e congregazioni, sia nello sviluppo del lavoro formativo ed educativo con i giovani.”

Manicardi ha poi sviluppato e interrelato ciascuna delle facoltà enunciate. L’immaginazione è stata descritta come una operazione di ristrutturazione delle informazioni finalizzata a creare qualcosa di totalmente nuovo. La stessa dinamica, in fondo, potrebbe essere rilevata nella dimensione onirica che percorre tutta la vicenda di don Bosco, prima, e della Congregazione, poi; ed è interessante notare che anche i passi della Sacra Scrittura che più diffusamente sviluppano il tema della immaginazione sono il frutto maturato durante il periodo dell’Esilio babilonese.

La creatività si presenta come la facoltà interiore che segna l’avvio di un cambiamento. Essa richiede tenacia, certamente, ma anche una certa lentezza per attendere gli sviluppi del cambiamento.

A queste si aggiunge il coraggio, necessario per affrontare ogni epoca di cambio e ogni cambio d’epoca, insieme alle relative crisi di paradigma.

Infine, si deve considerare la pazienza, che si può già intravedere nella lentezza che deve caratterizzare la creatività, che si mostra come fondamentale per rigettare la tentazione del “tutto e subito” e portare a coltivare una fiducia nell’oggi come luogo della presenza e dell’attesa del Regno di Dio.

Dopo la conferenza iniziale, si è tenuta la tradizionale celebrazione eucaristica presso il Santuario cittadino della Madonna delle lacrime, che ha appena festeggiato il quinto centenario dall’avvenimento del miracolo. Durante la celebrazione, quattro giovani salesiani hanno rinnovato i loro voti. Essi sono:

– Andrea Pesci, tirocinante impegnato nella Comunità proposta nella Casa salesiana di Milano Sant’Ambrogio e prossimo ad intraprendere gli studi teologici;

– Lorenzo Mazzotti, che, concluso il postnoviziato e gli studi filosofici e pedagogici all’UPS di Roma, inizierà il suo servizio come catechista a Treviglio;

– Stefano Brambilla, che continuerà il tirocinio nei laboratori della Formazione Professionale ad Arese;

– Lorenzo Zanardi, che, concluso il postnoviziato e gli studi filosofici e pedagogici all’UPS di Roma, inizierà il suo servizio come catechista a Sesto san Giovanni.

Nel pomeriggio, l’ispettore don Roberto Dal Molin ha commentato la lettera redatta dal Rettor Maggiore a conclusione della visita canonica; e ha annunciato anche l’attuazione di alcune scelte in coerenza sia con le indicazioni date dal Rettor Maggiore, sia con quelle prese degli ultimi Capitoli ispettoriali. In particolare, si evidenzia il potenziamento delle Comunicazioni Sociali in sinergia con gli uffici di Pastorale Giovanile grazie alla presenza di Luca Benassi. L’ispettore ha anche annunciato la nomina di don Jonathan Pierret, impegnato proprio in questi giorni con alcune famiglie nella SFAF (Scuola di Formazione all’Accompagnamento delle Famiglie), ad assistente dei Salesiani Cooperatori delle due regioni; e l’impegno di don Giovanni Frigerio a sostegno e accompagnamento dell’ADMA di Arese.

don Alessandro Curotti

Vicenza – In Africa e Ucraina le bici riparate dai pensionati

Da Il Giornale di Vicenza.

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Una catena di solidarietà che fa “girare” le biciclette. Potrebbe sembrare un gioco di parole, invece è un volano inclusivo e virtuoso che unisce il Bassanese all’Africa e all’Ucraina portando vecchie biciclette rimesse a nuovo da pensionati e inviate nelle zone disagiate o di guerra. Promotori Mariagiovanna Attanasi e Albertino Martignon, volontari salesiani ex allievi delle scuole don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.«Abbiamo iniziato la raccolta a maggio nel Marosticense – racconta Attanasi – ed è subito stato un record con 140 biciclette usate arrivate in dono. Dobbiamo ringraziare la forza empatica di don Ernesto Cabrele, della parrocchia di Mason di Colceresa, e di don Giuseppe Secondin, della parrocchia di Marostica, che hanno aderito con l’entusiasmo di chi si è speso in terra di missione e sa quanto possa essere d’aiuto un mezzo di trasporto».Dopo la raccolta, le bici sono state inviate a Martellago, nel Veneziano, sede di Maniverso, associazione capofila dell’iniziativa, dove ex alunni salesiani in pensione provvedono alla manutenzione e rimessa in strada delle due ruote da spedire in Africa.

Le utilizzeranno i bambini e i giovani che ogni giorno devono coprire lunghe distanze per andare a scuola. La raccolta nel Marosticense si è conclusa, ma ne è partita un’altra nel Bassanese, grazie anche alla disponibilità di Michela Campagnolo, che presso lo spaccio aziendale di via Merlo a Romano d’Ezzelino ha realizzato un hub di conferimento delle bici usate. «Avevo notato un volantino affisso sulla porta di una chiesa a Bassano. Ho verificato la serietà dell’iniziativa e abbiamo deciso di aderire fornendo uno spazio per ospitare le donazioni – racconta l’imprenditrice -. Quando saranno abbastanza, organizzeremo il trasporto nel Veneziano». «La seconda campagna – fa sapere Mariagiovanna Attanasi, legale rappresentante della Federazione Mornese Padova- sarà destinata all’Ucraina ed è partita grazie a una corposa donazione di pezzi di ricambio e accessori da parte di Livio Costacurta. Suo padre Valter, deceduto recentemente, per una vita si è dedicato alla riparazione di biciclette a Vallonara». Viste le zone alle quali vengono destinate le due ruote, continua Attanasi, «sono da preferire vecchie mountainbike, più adatte agli sterrati africani o alle strade ucraine bombardate». Per tutte le informazioni sulle modalità di raccolta di biciclette, telefonare al 3476637514.

La fede raccontata in 50mila immagini, raccolte in una vita da salesiano

Dal quotidiano Avvenire.

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(ANS – Pordenone) – È una storia fatta di 70 anni di servizio ai giovani tra i giovani e una passione per le immagini sacre, quella di Silvano Gianduzzo, 90 anni il prossimo 19 gennaio, nato nel casello ferroviario sulla Venezia-Bologna a Stanghella (Padova) e da più di 71 anni salesiano coadiutore. Il frutto più affascinante del piccolo grande “hobby” di questo Figlio di Don Bosco, che nel 1973 arrivò all’istituto “Don Bosco” di Pordenone, è una ricca collezione, che racconta i mille volti della fede anche attraverso delle mostre itineranti tematiche.

Il cammino religioso di Gianduzzo inizia con gli studi presso un istituto salesiano nei luoghi dove nacque e visse San Giovanni Bosco; il 16 agosto 1952 emette a Chieri la professione religiosa tra i salesiani, nelle mani dell’allora neo Rettor Maggiore don Renato Ziggiotti, che, tra l’altro, nel 1924 era stato il primo Direttore dell’Istituto “Don Bosco” di Pordenone.

Nei suoi 50 anni presso la comunità salesiana della città friulana Silvano Gianduzzo è stato segretario scolastico e si è dedicato all’attività teatrale, insegnando recitazione a migliaia di alunni della Scuola Media. A questo affianca ancora il servizio liturgico settimanale presso la parrocchia “Don Bosco” di Pordenone, retta da don Gaetano Finetto.

E poi la grande passione, coltivata da sempre: la collezione di immagini sacre e artistiche. Grazie a numerosi e generosi donatori, ha potuto raccogliere oltre 50mila immagini, tutte catalogate e divise per tema: Gesù, Maria, santi, martiri, fondatori, e così via. Ma anche acqueforti, papiri, icone, xilografie, pizzi, ricami orientali su seta, immagini tridimensionali, dipinti etiopi su pelle di mucca e di radica dal Messico, figure artistiche orientali in steli di riso. Non mancano, ovviamente, i francobolli, anch’essi divisi in base al tema dell’illustrazione (Natale, Gesù, Madonna, santi, cattedrali, personaggi, sport, arte e molti altri).

Con la sua preziosa raccolta, Gianduzzo allestisce numerose mostre espositive in parrocchie, santuari, luoghi di culto. Molto apprezzata, tra le altre, la mostra portata nella cappella dell’ospedale di Pordenone: quattro pannelli con immagini riguardanti due temi: “Apostoli tra i poveri e gli ammalati” ed “Eroici testimoni di fede nella sofferenza”. Accanto alle immagini scelte per questi due percorsi tematici si trova un breve profilo biografico del protagonista che vive abbracciato alla croce della malattia o di colui che lo aiuta a portarne il peso. La mostra oggi è divenuta permanente.

La mostra itinerante su Papa Luciani, Giovanni Paolo I, invece, è giunta alla 20ª tappa. Ha raggiunto varie località, anche fuori dalla Regione del Friuli-Venezia Giulia. La scorsa estate si è potuta visitare anche ad Erto, nota località per essere stata colpita, con Longarone, dal disastro della diga del Vajont. È stata esposta, poi, a Canale d’Agordo, paese natale di papa Luciani.

L’attuale Rettor Maggiore dei Salesiani, il cardinale Ángel Fernández Artime, ha inaugurato, in occasione della sua visita alla comunità salesiana di Pordenone, la mostra dedicata al tema della missione.

È in preparazione, infine, l’allestimento per immagini del percorso storico del “Don Bosco” di Pordenone, in occasione della prossima commemorazione del suo Centenario (1924-2024).

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La parrocchia dei “senza”: seminario di studio sulla parrocchia salesiana

Dal 14 al 16 novembre, a Roma San Tarcisio, si è svolto il Seminario di studio sulla parrocchia salesiana “La parrocchia dei senza”. Questa espressione, “dei senza”, viene dall’esperienza di Don Bosco del 1847, quando l’Arcivescovo Luigi Fransoni ha emanato il decreto formale nel quale lo autorizzava “ad istruire ed ammettere alla prima Comunione quei giovani che intervengono alla sua pia istituzione”, specificando di conferire al nostro fondatore la possibilità di ammettere i medesimi giovani al Sacramento della Cresima. In altra sede il buon Arcivescovo si spingeva ancora oltre arrivando ad affermare al cospetto dei suoi preti che “le cappelle degli Oratorii saranno le parrocchie di quei fanciulli che le frequentano”.

Davanti a tanta chiarezza di indicazioni “Don Bosco si compiaceva di chiamar l’Oratorio «La parrocchia dei fanciulli abbandonati»” (MB III, 196-197). In altre parole, la parrocchia dei ragazzi senza parrocchia, senza comunità di riferimento.

Questa idea di abbandono, di mancanza ha portato ad immaginare questo seminario come un pensatoio in cui, ispirati dal recente insegnamento della congregazione e accompagnati dal magistero ecclesiale, dalle attese delle Chiese locali, proviamo a riflettere e abbozzare uno stile salesiano italiano condiviso che possa portarci a fare senza: fare senza personalismi, fare senza individualismi, fare senza settorialismi. L’augurio che davvero questi giorni possano essere occasione di fare senza per aprirci alla possibilità di fare con, in uno stile eminentemente sinodale e compartecipativo.

Sollecitati dalla pubblicazione del documento “La parrocchia e il Santuario affidati ai Salesiani” da parte del Settore PG della Congregazione, attraverso questo seminario di studio, si è voluto continuare la riflessione favorendo uno scambio tra le Ispettorie italiane su alcuni temi che risultano particolarmente significativi per il nostro contesto nazionale. Non si intende elaborare un nuovo documento, ma piuttosto crescere in una sensibilità comune offrendo agli Ispettori delle prospettive per affrontare alcune situazioni particolari.

Il seminario è iniziato con due riflessioni: una di don Miguel Ángel García Morcuende, consigliere per la Pastorale Giovanile, per la parte che riguarda la congregazione; una seconda di mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, per un approfondimento circa le attese della chiesa locale nei confronti dei salesiani. Dopodiché, attraverso i focus group si è fatto uno scambio di buone prassi per una convergenza nazionale sul tema della parrocchia salesiana. 

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Corigliano D’Otranto, un podcast per un futuro presente

Dal sito di Don Bosco Al Sud.

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Negli ultimi anni il podcast, ovvero una “trasmissione radio diffusa via Internet…”, secondo Oxford Languages, è diventata a tutti gli effetti uno dei mezzi più popolari per informarsi sia per il pubblico giovane che per il pubblico adulto. Questo si configura come un genere ibrido, in cui i vecchi codici di comunicazione audio incontrano nuovi tipi di contenuti come dibattiti e analisi, e che è cresciuto costantemente in termini di numero e di pubblico. Basti vedere l’Italia, in cui gli ascoltatori di podcast nel 2023, secondo lo studio eMaketer, sono per il 54% uomini e 46% donne e per la maggior parte giovani. Il 29% degli ascoltatori di podcast, infatti, hanno proprio tra 18 e 29 anni, il 25% tra 30 e 39 anni. Da riferimenti di età così bassa, è molto semplice affermare che la modalità di consumo, che si conferma la più utilizzata dagli ascoltatori, rimane sempre lo smartphone (72%), mentre la restante parte preferisce utilizzare altri dispositivi come computer e tablet.

Dunque la cultura del podcast, proveniente direttamente dalla frontiera anglosassone, ha ispirato anche in Italia, la nascita di veri e propri programmi con tanto di palinsesto, il tutto reso possibile semplicemente grazie ad un’idea, un microfono e ad un copione.

Inoltre, non è poi raro che al podcast come vera e propria traccia audio, si aggiunga anche un canale YouTube parallelo, dove viene caricato simultaneamente il video del podcast stesso. Insomma, in sintesi, dovrebbe essere chiara la versatilità dello strumento e di come lo stesso sia sempre più preso a riferimento da giovani e adolescenti per informarsi e formarsi su tematiche rilevanti. I generi di podcast più popolari, infatti, nelle regioni italiane misurate in base al numero di stream, sono i podcast di cronaca nera e news. E a seguire i temi in merito a cultura, società e storia.

Per queste ragioni, come Opera Salesiana di Corigliano D’Otranto (Le), abbiamo scelto il podcast e l’attività di podcasting, come strumento per permettere ai ragazzi di esprimersi in un linguaggio a loro familiare e riconoscibile, coinvolgendo 14 studenti del terzo anno, dell’Istituto Scientifico “L. Da Vinci” di Maglie (Le), grazie ad un accordo in seno al P.C.T.O., nella costruzione di un podcast che potesse parlare di loro, con loro e per loro.

Così è nato: “Due Parole”, un progetto che ha già visto la registrazione ed il montaggio delle prime cinque puntate, dedicate alla crescita umana ed integrale dei ragazzi coinvolti e di quelli che lo ascolteranno.
Ogni puntata è stata realizzata a partire da un processo partecipativo, attraverso il Design- Thinking/Human Centered Design, mettendo al centro le esigenze degli stessi ragazzi e quelle dei loro coetanei, costruendo da zero, passo dopo passo gli argomenti, sviluppati in modalità differenti: interviste, racconti ed interpretazioni, ecc.

In tutto il processo, ovvero la parte più rilevante dell’esperienza, da giugno 2023 ad ottobre 2023, si è creata e consolidata una redazione attenta e consapevole del risultato che stava realizzando, soprattutto in termini di responsabilità della funzione divulgativa dell’intero progetto.

All’interno del processo di costruzione del podcast, gli animatori e gli educatori dell’Opera Salesiana di Corigliano D’Otranto hanno appreso, e continuano a farlo, assieme agli stessi ragazzi coinvolti, nuovi modi per comunicare all’esterno, ad altri giovani, argomenti rilevanti per l’età evolutiva in special modo tematiche come: la gestione delle aspettative, l’alimentazione (anoressia e bulimia), lo sport inclusivo, la motivazione ed il raggiungimento degli obiettivi, ecc.

Si potrebbe affermare, infine, che “Due Parole”, è un podcast artigianale, ma fatto di “buona stoffa” che ha la presunzione di diventare sempre più riconoscibile ed orientato allo sviluppo umano ed integrale degli ascoltatori, pensato per seminare innovazione -umana, sociale e tecnologica- e raccontare, attraverso l’educazione tra pari (peer education) e secondo il principio della riprova sociale, un mondo fatto di generatività e potenzialità inespresse, focalizzato sulle opportunità del e/o dei territori, da raccontare, illustrare e divulgare ai ragazzi e non solo.

Quei ragazzi, che si apprestano a costruire il loro futuro attraverso scelte concrete, legate agli studi ed al mondo del lavoro. “Due Parole” vuole contribuire a dare coraggio e visione ai giovani che ascolteranno, e alle loro famiglie, perché non scappino via come fuggitivi dalla propria terra, ma da uomini e donne libere, siano consapevoli di poter e saper scegliere come e dove contribuire alla co-costruzione del Creato.

Sarà presto possibile ascoltare “Due Parole” su Spotify, Spreaker e Google Podcast.

Angelo&Zac

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Portogallo – WYD DON BOSCO 23: scendono in campo gli “influencer” dei giovani

Lo scorso 9 giugno, l’équipe degli Itinerari dell’organizzazione salesiana “WYD DON BOSCO 23” ha invitato le diverse case salesiane del Portogallo a partecipare ad un incontro di “influencer adulti”. L’obiettivo è quello di raggiungere TUTTI i giovani che passano per le case salesiane, invitandoli a unirsi al cammino verso la GMG di Lisbona 2023.

Di seguito l’articolo di ANS – Lisboa:

Lo scorso 9 giugno, l’équipe degli Itinerari dell’organizzazione salesiana “WYD DON BOSCO 23” – cioè l’équipe deputata a sviluppare gli Itinerari di avvicinamento alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Lisbona 2023 – ha invitato le diverse case salesiane del Portogallo a partecipare ad un incontro di “influencer adulti”. Tali partecipanti/influencer sono stati reclutati perché possano raggiungere i giovani delle varie realtà pastorali e, in modo particolare, quelli che normalmente non sono i tipici frequentatori del lavoro pastorale ordinario. Il grande obiettivo è quello di raggiungere TUTTI i giovani che passano (o sono passati) per le case salesiane, invitandoli a unirsi al cammino di “WYD DON BOSCO 23” verso la GMG di Lisbona 2023.

Per raggiungere questo obiettivo, l’équipe degli Itinerari può contare sulla preziosa collaborazione degli adulti di riferimento degli ambienti salesiani, quelle persone, cioè, la cui capacità di relazionarsi con i giovani, di interpellare gli allievi e di motivarli verso buoni e grandi obiettivi è chiaramente riconosciuta nella comunità educante.

Ad essi l’équipe degli Itinerari ha affidato questa importante missione, di invitare TUTTI i giovani che passano (o sono passati) per le case salesiane a partecipare a questo grande evento di Chiesa in programma tra poco più di un anno ormai.

Le varie case salesiane dell’Ispettoria “Sant’Antonio” del Portogallo che erano rappresentate all’incontro hanno illustrato ciascuna il cammino che stanno realizzando e ciò che hanno programmato per il prossimo anno pastorale al fine di raggiungere questo obiettivo. Inoltre, in tutte le case salesiane si svolgono attività come “Una notte a scuola”, incontri con gli exallievi dei passati anni accademici, iniziative di volontariato, percorsi tematici in vista della GMG e numerose altre attività.

Durante l’incontro c’è stata anche un’interessante condivisione che ha permesso di conoscere le diverse modalità di convocazione e promozione della GMG Lisbona 2023.

WYD DON BOSCO 23 è al lavoro, perché la GMG di Lisbona 2023 già richiama tutti i giovani del mondo!

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Due salesiani nella lista dei nuovi cardinali annunciati

Papa Francesco ha annunciato, dopo la preghiera mariana del 29 maggio, la convocazione del concistoro del 27 agosto per la creazione dei 21 nuovi cardinali. Nella lista sono presenti anche due salesiani: Mons. Virgilio Do Carmo Da Silva, S.D.B. – Arcivescovo di Dili (Timor Est) e Mons. Lucas Van Looy sdb – Arcivescovo emerito di Gent (Belgio).

Di seguito è riportato l’articolo pubblicato su ANS

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(ANS – Roma) – Oggi 29 maggio, domenica dell’Ascensione e 56ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Papa Francesco dopo la preghiera mariana del Regina Coeli e la riflessione sul Vangelo, ha annunciato la convocazione del concistoro del 27 agosto per la creazione dei 21 nuovi cardinali. È una gioia notare che due salesiani sono nella lista dei nuovi annunciati: mons. Virgilio Do Carmo Da Silva, S.D.B. – Arcivescovo di Dili (Timor Est) e mons. Lucas Van Looy sdb – Arcivescovo emerito di Gent (Belgio).

Lucas Van Looy è nato il 28 settembre 1941 a Tielen, Belgio. Ha studiato presso i Gesuiti a Turnhout e presso il Collegio Don Bosco a Hechtel. Entrato nei Salesiani di Don Bosco, ha emesso la prima professione il 25 agosto 1962 e successivamente la professione perpetua il 6 marzo 1968. È stato ordinato sacerdote il 12 settembre 1970.  Ha lavorato in Corea del Sud dal 1972 al 1984. In seguito, ha ricoperto diverse responsabilità di leadership nella Congregazione: Consigliere generale per le Missioni salesiane dal 1984 al 1990, Consigliere generale per la Pastorale giovanile dal 1990 al 1996 e Vicario del Rettor Maggiore dal 1996 al 2003.  È stato nominato vescovo della dioesi di Gent da Papa Giovanni Paolo II il 19 dicembre 2003 e consacrato vescovo dal cardinale Godfried Danneels il 1° febbraio 2004. Papa Francesco ha accettato il suo ritiro nel dicembre 2018, ma gli ha chiesto di rimanere come vescovo fino alla nomina del suo successore. Il 27 novembre 2019, Papa Francesco ha accettato le sue dimissioni e ha nominato Lode Van Hecke come suo successore.

Virgílio do Carmo da Silva è nato il 27 novembre 1967 a Venilale, Timor Est. Dopo aver frequentato le scuole primarie e secondarie salesiane a Fatumaca, è entrato nei Salesiani di Don Bosco e ha emesso la prima professione il 31 maggio 1990. Ha emesso la professione perpetua il 19 marzo 1997 ed è stato ordinato sacerdote il 18 dicembre 1998.Dal 1999 al 2004 e di nuovo dal 2007 al 2014 da Silva è stato maestro dei novizi per i Salesiani. Dal 2005 al 2007 ha conseguito la licenza in Spiritualità presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Dal 2009 al 2014 è stato direttore della Scuola Tecnica di Nossa Senhora de Fátima a Fatumaca. Nel 2015 è diventato Ispettore di Timor Est e visitatoria d’Indonesia. Il 30 gennaio 2016 è stato nominato da Papa Francesco Vescovo di Dili. Nel settembre 2019, Papa Francesco ha nominato Mons. Virgílio do Carmo da Silva come primo arcivescovo di Timor Est.

L’oratorio di Chisinau, capitale della Moldavia, accoglie i profughi ucraini

Per far fronte alla crisi, i salesiani di Chisinau hanno trasformato il loro oratorio in un luogo di accoglienza per i profughi ucraini, che stanno scappando dalla guerra. Con l’aiuto dei volontari italiani, il Centro Don Bosco ha ospitato dall’inizio del conflitto, circa cento persone ogni giorno, alcune delle quali ripartivano quasi subito verso altri paesi europei. Quelli rimasti sono soprattutto coppie di anziani, mamme e bambini, che sperano di tornare presto a casa.

In seguito si riporta l’articolo della rivista Credere.

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Dal centro di Chisinau, la capitale della Moldova, la Fundatia Don Bosco si raggiunge in pochi di minuti di auto. Ma l’ambiente urbano cambia drasticamente: lasciata la strada principale, ci si immette in una via laterale che passa attraverso file di baracche e abitazioni precarie. Siamo nella periferia sud, una delle zone più povere della città, che con l’hinterland conta circa un milione di abitanti, quasi la metà di tutta la popolazione presente in Moldova.

Al Centro Don Bosco il campo sportivo all’aperto, che confina con la ferrovia, nel primo pomeriggio è pieno di ragazzini che giocano a pallone. Ad accoglierci è il direttore don Andrea Ballan, 47 anni, salesiano di origine veneta.  E’ arrivato a Chisinau a settembre del 2020, dopo aver trascorso quindici anni – dal 2002 al 2017 – in Russia, vicino a San Pietroburgo, e successivamente tre anni in Italia. Un’esperienza, quella russa, che lo ha segnato nel profondo: «In quel Paese ho lasciato un pezzo di cuore», confessa. «L’Opera salesiana di Chisinau è stata inaugurata nel 2007, da quando è stata riconosciuta dallo Stato attraverso la “Fondazione Don Bosco”, ed è l’unica in tutta la Moldova. Dipende dall’Ispettoria salesiana dell’Italia del Nordest».

Ad aprire il Centro di Chisinau è stato don Sergio Bergamin, 69 anni, che vive tuttora in Moldova. Nella casa di Chisinau ora risiedono quattro salesiani, tutti italiani. L’attività di base è l’oratorio, che coinvolge i bambini nel pomeriggio, e i giovani, soprattutto alla sera, dopo le 20. Giocano a calcio, basket, pallavolo, ping pong. «L’oratorio è aperto a tutti: al momento in questo quartiere non ci sono ragazzi cattolici, quelli che vengono da noi sono tutti ortodossi, cristiani perché battezzati, ma non di fatto. Noi siamo una realtà ecumenica, in tutto ciò che proponiamo c’è alla base la dimensione dell’annuncio cristiano. Ma la nostra non è una proposta esclusivamente religiosa. Il sabato e la domenica pomeriggio abbiamo un gruppo di animatori e un programma strutturato di giochi, laboratori, spettacoli, sotto la guida di don Sergio, che dirige l’oratorio. Abbiamo inoltre un torneo di calcio e uno di ping pong».

I ragazzi che frequentano il Centro provengono soprattutto da famiglie povere, disgregate. In questa periferia difficile uno dei fattori di maggiore criticità è la scuola locale, una delle più fragili a livello formativo di tutta la città. Il Centro Don Bosco offre ai giovani la formazione professionale: «In questo momento abbiamo un corso per saldatori. All’inizio si era progettato un centro di formazione con vari indirizzi, per idraulici, elettricisti e sarte. Ma alcuni non sono mai partiti. Di fatto i nostri edifici non sono adatti a ospitare una scuola: qui prima c’era un service della Mercedes. Ciò che facciamo è collaborare con alcune scuole professionali statali: gli studenti degli istituti vengono da noi per fare pratica nel nostro laboratorio, che è più moderno e perfettamente attrezzato».

Il Centro Don Bosco ospita inoltre una casa-famiglia dove sono accolti ragazzini allontanati dalle famiglie per problemi di violenza, abusi, dipendenze, prostituzione. «Fino allo scoppio della guerra in Ucraina ne ospitavamo sei, dai 7 ai 18 anni. Ora ne sono rimasti due. Gli altri posti da marzo li abbiamo messi a disposizione dei volontari che arrivano dagli oratori salesiani in Italia, alternandosi ogni settimana, per aiutarci a gestire i profughi». Da marzo infatti il Centro si è messo a disposizione per accogliere i profughi dalla vicina Ucraina, in collaborazione con altre realtà cattoliche, la Caritas Moldova e la Fondazione Regina Pacis.

Spiega don Ballan: «Le aule sono diventate dormitori e in palestra abbiamo predisposto materassini, sacchi a pelo e letti forniti dalla Caritas. In questo momento i profughi stanziali sono una trentina, ma all’inizio avevamo almeno cento persone ogni giorno: arrivavano in pullman, si fermavano una notte, al massimo due, poi ripartivano verso altri Paesi europei. Un via vai continuo. Quelli che sono rimasti sono soprattutto coppie di anziani, che speravano di tornare presto a casa loro e non volevano allontanarsi troppo, alcune mamme sole con i loro figli, altri che attendono i visti per emigrare in Paesi come gli Usa o il Canada. I profughi arrivano da Kiev e dalle zone meridionali dell’Ucraina, da Odessa e Mykolaiv».

La Moldavia, la nazione più povera d’Europa, a oggi ha accolto più di 450 mila ucraini in fuga, dei quali 100 mila si sono fermati nel Paese. «Il comunismo», commenta il salesiano, «ha devastato le famiglie. Uno dei problemi più diffusi fra gli adulti è l’alcolismo. A disgregare socialmente la nazione sono state anche le grandi ondate migratorie che l’hanno spopolata: la prima, negli anni Novanta, ha portato via le donne, la seconda gli uomini». Buona parte della popolazione moldava parla russo, è di cultura russa e oggi è a favore di Mosca. «Ma i giovani, che non hanno conosciuto l’Unione sovietica, guardano all’Occidente, per loro la Russia non è attraente. I ragazzi moldavi hanno una gran voglia di Europa».

26 gennaio 1854: “Da tal sera fu posto il nome di Salesiani…”

La sera del 26 gennaio 1854, Don Bosco, nella sua camera di Valdocco, radunò intorno a sé i giovani Michele Rua, Giovanni Cagliero, Giuseppe Rocchietti e Giacomo Artiglia, proponendo loro una grande prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo, prendendo così il nome di “Salesiani“. Di seguito l’articolo ANS.

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Quando passando dalla balconata esterna si entra nella cameretta di Valdocco che Don Bosco ha abitato dal 1853 al 1861, successivamente anticamera della stanza dove visse fino alla fine della sua vita, si ripercorre esattamente lo stesso tragitto che la sera del 26 gennaio hanno fatto Michele Rua, Giovanni Cagliero, entrambi sedicenni, e con loro Giuseppe Rocchietti, 17 anni, e Giacomo Artiglia, il più giovane, 15 anni.

Cosa è successo lo ha scritto Michele Rua su un taccuino che ora si trova in quella stessa stanza, uno dei ricordi più preziosi del “Museo Casa Don Bosco”. Se lo si vede una volta non lo si dimentica più, per le sue dimensioni: 10 cm per 5 cm, poco più grande di una scatola di fiammiferi. È fatto di poche pagine, ma solo la prima è stata utilizzata da Michele, che con la bella grafia che sempre lo contraddistingue, ha tramandato questa memoria:

“La sera del 26 gennaio 1854 ci radunammo nella stanza del Sig. D. Bosco; Esso Don Bosco, Rocchietti, Artiglia, Cagliero e Rua; e ci venne proposto di fare con l’aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales una prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venirne poi ad una promessa, e quindi se parrà possibile e conveniente di farne un voto al Signore. Da tal sera fu posto il nome di Salesiani a coloro che si proposero e si proporranno tale esercizio”.

Questo documento così minuto è come un certificato di battesimo: da tal sera fu posto il nome di SALESIANI. È molto bello riandare con la memoria a quell’umile inizio, straordinariamente fecondo, nell’anno in cui si celebra il quarto centenario della morte di San Francesco di Sales. Lui è stato con noi fin dagli inizi. 13 anni prima Giovanni Bosco diacono lo aveva già scelto come modello da imitare. Scrive nei suoi propositi in preparazione alla ordinazione sacerdotale: “La carità e la dolcezza di San Francesco di Sales mi guidino in ogni momento”. Con la “prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo” iniziata quella sera di 168 anni fa, San Francesco di Sales entra nel nome di tutti quelli che continueranno a fare della carità verso il prossimo, come l’ha vissuta Don Bosco, la loro ragione di vita.

L’anno scorso in quelle camerette è stato realizzato uno dei video-semi per la diffusione di “Giovani Salesiani e Accompagnamento – Orientamenti e Direttive”. Sono tre minuti che val la pena di rivedere: un semplice sguardo al “team” di giovani salesiani che hanno collaborato a girare quel video in 5 lingue – (da sinistra a destra) Kenneth dalla Nigeria; Brandon dal Guatemala; Giorgio, Orazio, Silvio, italiani; Jean Paul dal Congo; Felix dall’India; Anselmo dal Brasile – già dice come quel piccolo seme sia diventato grande e continui a crescere.

Don Bosco ha visto lontano e non poteva usare un nome più indovinato per farci crescere nell’esercizio pratico della carità verso il prossimo, con la dolcezza di Francesco di Sales così come lui l’ha interpretata e vissuta, fin da quei primi tempi dell’Oratorio di Valdocco.

Il video realizzato nelle camerette di Don Bosco a Valdocco: “Accompagnare i primi passi come Don Bosco”.

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Sesto San Giovanni, Mitsubishi Electric investe nella formazione dei Salesiani

Dal sito web del quotidiano Il Giorno.

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Sesto San Giovanni (Milano), 12 ottobre 2021 – Il reclutamento inizia dalla scuola. E, per questo motivo, la formazione deve sempre più allineare le skill possedute dalle nuove generazioni con le richieste delle aziende. Da questa esigenza nasce la collaborazione tra Mitsubishi Electric e istituto Salesiani di Sesto San Giovanni, che conta 2.750 allievi. Questa mattina, martedì 12 ottobre, la multinazionale e le Opere sociali don Bosco hanno inaugurato un laboratorio di climatizzazione, realizzato proprio grazie all’azienda.

“Le nostre parole d’ordine sono qualità, tecnologia e innovazione basati sul rispetto dell’ambiente. Il mercato oggi ha un grande bisogno di manodopera professionale – ha spiegato Raffaella Fusetti di Mitsubishi -. Per le aziende lavorare con studenti qualificati diventa sempre più importante. Vogliamo collaborare con le eccellenze del territorio e i Salesiani lo sono”. Scuola e impresa fanno rete e guardano al futuro. “Il meglio che possiamo fare è preparare gli studenti al lavoro non che c’era, ma che c’è e soprattutto che ci sarà – ha commentato don Elio Cesari, direttore delle Opere sociali don Bosco -.Il nostro obiettivo è creare profili con competenze tecniche specializzate, favorire nei giovani l’acquisizione di conoscenze e capacità professionali, che sono una priorità anche per la crescita del nostro sistema economico”.

I numeri danno ragione a questo modello: il 97% dei diplomati all’istituto tecnico superiore dei Salesiani di Sesto trova subito un’occupazione. “Questo impianto, che ci ha regalato Mitsubishi, risponde a un obiettivo importante, che è nel dna della nostra scuola professionale: avvicinare gli studenti al mondo lavoro – ha sottolineato Andrea Fusi, professore dell’indirizzo Termotecnico -. Si tratta di un impianto innovativo e molto realistico a pompa di calore, che usa elettricità e rispetta maggiormente ambiente rispetto a una caldaia”. Il laboratorio sarà sfruttato da tutte le classi. “Si parte dal primo anno e poi al terzo e quarto gli allievi si misurano con le nuove tecnologie, con l’impatto ambientale, con la normativa e la classificazione energetica degli edifici”. Investire nella formazione, dunque, per creare gli addetti di domani. “Per noi è importante essere a contatto con le scuole – ha concluso Roberta Salvaderi di Mitsubishi Electric -. Dal 2015 siamo soci sostenitori del settore meccatronica dei Salesiani. Impartiamo lezioni per docenti e studenti. E nel 2019 abbiamo lanciato un progetto a distanza di e-learning che ha coinvolto 30mila studenti su tutto il territorio nazionale”.

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