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Pubblicato il videoclip dell’inno del bicentenario del sogno dei 9 anni di Don Bosco e inno ufficiale per il Sinodo Salesiano dei Giovani di Torino

Dall’agenzia ANS.

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Messina, Catania – aprile 2024 – L’Ispettoria salesiana di Italia-Sicilia (ISI), attraverso l’ufficio di Comunicazione Sociale Salesiani Sicilia ha prodotto e pubblicato il videoclip dell’inno del bicentenario del sogno di 9 anni di Don Bosco dal titolo “In the shape of your dream”. Il brano è stato scelto anche come inno ufficiale per il Sinodo Salesiano dei Giovani, in programma dall’11 al 16 agosto prossimi al Colle Don Bosco, presso Castelnuovo Don Bosco, da una Commissione Centrale di giovani provenienti da tutto il mondo. Il video “In the shape of your dream” vuole essere una chiave di lettura odierna del sogno dei nove anni. Un ragazzo, che rappresenta Giovannino, fa un sogno e scopre, attraverso una serie di indizi e incontri, che quel sogno è la sua missione: educare i giovani! Una serie di origami è il filo conduttore della vicenda, in particolare uno, il pellicano che, riprendendo in ambito cristiano l’idea del sacrificio, indica al ragazzo il donarsi pienamente e con amore per la salvezza di ogni giovane. Alla realizzazione del video vi hanno partecipato numerose persone, tra salesiani, giovani, comunità salesiane, professionisti e aziende che hanno supportato la produzione.

Speranza, fede e carità: le virtù teologali al centro della Proposta pastorale MGS per il triennio 2024/2027

Speranza, fede e carità: le virtù teologali, in questo ordine, sono il cuore della Proposta pastorale per il triennio 2024/2027 del Movimento Giovanile Salesiano. Dopo il triennio che si sta per concludere, il MGS vuole rimanere accanto ai giovani, continuando a crescere insieme come Italia Salesiana. Nel percorso che ha portato alla stesura del presente documento è stato fondamentale condividere il discernimento con Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiani Cooperatori, Associazioni promosse e co-promosse dei centri nazionali, in particolare CGS e TGS.

Il percorso generale del triennio è organizzato in base alle tre virtù teologali: speranza, fede e carità. Tre documenti saranno importanti da tenere sullo sfondo: Spe salvi di Benedetto XVI, Lumen fidei di Francesco, Deus caritas est di Benedetto XVI. Accanto a questo sfondo magisteriale saranno poi ripresi ogni anno un’icona biblica ed eventuali spunti a livello ecclesiale.

Vi sono poi cinque attenzioni specifiche, che risuoneranno in tutto il triennio, e che saranno sviscerate nei tre  quaderni di lavoro, in base alla virtù dell’anno corrispondente. Dunque, riprenderemo ogni anno gli stessi cinque bisogni, ma con registri diversi:

1. Prima evangelizzazione;
2. Attenzione agli ultimi;
3. Accompagnamento personale, di gruppo e di ambiente;
4. Corresponsabilità nel lavoro educativo-pastorale;
5. Unificazione della vita.

Partendo dalla tematica centrale del Giubileo del 2025 “Pellegrini di speranza”, la virtù scelta per accompagnare il primo anno è la speranza. I temi e i contenuti della prima proposta pastorale sono:
– L’invito a prepararsi e a vivere nel migliore dei modi il Giubileo della speranza del 2025, mantenendone lo stesso testo biblico di riferimento, Lc 4, 16-20;
– L’introduzione allo spirito missionario che caratterizza fin dalle sue origini l’esperienza apostolica di don Bosco.
Da qui nasce il titolo della proposta: Attesi dal Suo Amore.

La Proposta Pastorale 2024/25 è composta complessivamente da quattro elementi, tra loro interconnessi:
Quaderno di Lavoro: esso è da intendere non come sussidio pratico di pronto utilizzo, ma come strumento di ispirazione ecclesiale, biblica e carismatica sui temi scelti;
Materiali QRcode: sarà previsto uno spazio che sia una sorta di archivio di materiale che via via verrà messo a disposizione come strumento utile alla progettazione e alla costruzione di percorsi ispettoriali, territoriali e locali. Si
tratterà prevalentemente di rimandi a pagine di approfondimento dal sito della rivista Note di pastorale giovanile:
1. Testi significativi di documenti magisteriali o salesiani;
2. Bibliografia tematica per l’approfondimento;
Numero speciale NPG: questo vuole essere da una parte approfondimento di alcune tematiche dell’anno pastorale, e dall’altra una proposta di concretizzazione del metodo di lavoro per le realtà locali, scandito dai tre momenti già sperimentati del riconoscere, interpretare, scegliere. Così, se il Quaderno di Lavoro offre le ispirazioni, il numero speciale di NPG potrà offrire una metodologia;
Sussidio formativo per le comunità SDB/FMA: questo è lo strumento che riprende la proposta pastorale per il cammino spirituale delle comunità salesiane e di alcuni gruppi della Famiglia Salesiana.

 

Guarda il sito del MGS

 

Playlist di vita

Dalla rubrica di NPG Voci dal mondo interiore  – a cura dei giovani MGS-Italia.

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di Ludovica Plantamura (23 anni, animatrice dell’oratorio di Santeramo – Ispettoria Salesiana Meridionale – .  Ha conseguito da poco una laurea in lettere. Le piace leggere, strimpellare la chitarra e fare lunghe passeggiate)

L’oratorio – lo sa bene chi lo frequenta – non è solo un luogo per passare il tempo vuoto (o libero) e stare qualche ora con amici e a chiacchierare, ma è uno stile, un modo di essere e di pensarsi.
Essere animatori in questo ambiente poi radica e consolida questo stile.
È come sentire dentro una melodia, fatta da sensazioni, da emozioni, da valori, da scelte, di un percorso che segna anche una svolta. Essa ha certamente segnato la mia adolescenza e tutt’ora segna, spero con un upgrade, la mia giovinezza.
Questa “melodia” penso possa essere anche espressa e narrata con delle canzoni, canzoni del cuore (quelle che a volte uno canticchia senza sapere perché), che hanno scandito alcune tappe importanti, che hanno fatto risuonare alcune domande, che hanno accompagnato nei giorni tristi e hanno entusiasmato le esperienze più belle. Se la mia vita interiore fosse una playlist, suonerebbe più o meno così (ammetto di aver dovuto fare un’ardua selezione, ma solo per non tediare il lettore).

I bet my life – Imagine Dragons
Nel 2015 comincia tutto. Prima frequentavo l’oratorio, ma niente di serio. Da quell’anno in poi le cose cambiano. Al mio primo camposcuola, così di botto, viene fatta al mio gruppo la proposta del cammino di pre-animazione. Ricordo che dovevamo fare un gesto in cui gli animatori ci diedero delle fishes da poker, non per ludopatia, ma perché eravamo chiamati a scegliere se e quanto avremmo voluto scommettere su quella proposta. Ne conservai una per me, perché non sapevo ancora se fossi disposta a giocarmi il tutto per tutto. Non frequentavo l’oratorio da molto e non ero presente assiduamente come gli altri, non mi era facile stare con tante persone, parlare in pubblico, fare il primo passo, ma sapevo che volevo fare qualcosa per gli altri e quella proposta concretizzò l’idea. Da quel momento sono entrata nel giro e sono ancora qui.

Un bene dell’anima – Jovanotti
Che cos’è un amico? Nessuno lo sa dire, centomila libri non lo sanno spiegare.
Il mio cammino di animazione e di vita non sarebbe stato e non sarebbe lo stesso senza degli amici veri. Sono quelli con cui condividi esperienze forti e del quotidiano, con cui puoi essere vulnerabile, con cui puoi essere davvero chi sei. Sono quelli con cui potersi dire “ma non ardeva forse in noi il nostro cuore?”. Sono gli stessi con cui chiacchieri davanti ad una birra, ridi fino alle lacrime e sosti in silenzio in un momento di adorazione. Sono quelli che ti abbracciano forte senza soffocarti e con cui sai di poter smerciare ferite e sogni. Senza amici veri rischierei di vivere distante dalla realtà, isolata da tutto il resto oppure dispersa in un mondo iperconnesso, ma senza legami.

Fango – Jovanotti
L’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente… vivere senza accorgermi di ciò che mi sta intorno, andare a dormire senza sapere perché ho vissuto o accontentarmi di “tirare avanti”. Ho sempre avuto paura di non vivere pienamente, che non significa fare 1000 +1 esperienze, ma diventare davvero chi sono e donarmi per come sono, lasciarmi amare e amare in maniera libera e autentica. Un salesiano di fiducia una volta mi ha detto che non dobbiamo chiederci perché viviamo, ma per chi. Forse è davvero così, “sentiamo” la vita, ci accorgiamo di viverla a pieno solo quando la doniamo, non quando siamo paralizzati nel fare i conti su cosa potremmo andare a perdere, su quali aspettative potremmo deludere o quali equilibri sconvolgere.

Paura di niente – Jovanotti
Ho sentito il tuo respiro dentro al mio e sono stato felice e non avevo paura di niente.
Come si vede, ho un po’ una fissa per Jovanotti, comunque la paura declinata sotto vari aspetti è una costante della mia vita, dalla paura di sbagliare alla paura del giudizio altrui, dalla paura di ferire alla paura di scegliere. Il rischio di essere tutto sommato una “brava persona” ti mette addosso una specie di armatura, per cui ai propri occhi o agli occhi degli altri consapevolmente o no ci si sente quasi in dovere di rispondere a delle aspettative: la ragazza studiosa, l’animatrice disponibile, la figlia rispettosa… i rischi sono o tirarsela e credersi a posto solo perché ci si affanna per accontentare tutti oppure, al contrario, sminuirsi sempre per non esporsi troppo, per non dare fastidio a nessuno e rimanere nel proprio angolino sicuro. Ad oggi posso dire che in entrambi i casi non si è felici. Dal peso delle aspettative, da un’armatura troppo larga o troppo stretta mi libera una relazione autentica con il Signore, che non è data una volta per sempre, ma che giorno per giorno si costruisce o ricostruisce. Lì intravedo uno sguardo diverso su di me e sugli altri, uno sguardo vero, “respiro e sangue” che silenziano le paure e amplificano il desiderio di essere felice.

Resistenza – Fulminacci
Ma tu dove sei? Non so neanche cosa cercare.
Quando si fa esperienza che il Signore esiste davvero, quando si sperimenta che non è un perfetto sconosciuto o uno dei tanti meccanismi dell’universo, non è facilissimo rimanere nell’assenza, quando non si “sente” più niente oppure quando succede qualcosa che non ci si sa spiegare. Spesso ho pregato con le parole di Fulminacci, ho vissuto periodi di aridità, di silenzio e di dubbio in cui faccio fatica a stare. Quando succede provo a rimanere, cercando di non forzare nulla.

Assurdo – Anastasio
Che senso ha il dolore? Perché esiste? Perché Dio non fa niente? Davanti al dolore non ci sono grandi discorsi da fare, è assurdo, impossibile da comprendere. Il dolore è assurdo perché esiste. Nella mia vita ho ricevuto tanto bene, ma anch’io nel mio piccolo ho fatto i conti con il dolore che non sai spiegare, che permane e logora e ho visto soffrire altri senza poter fare nulla. Il dolore è sempre visto come qualcosa da anestetizzare o da assolutizzare. Nella canzone di Anastasio mi colpiva il fatto che alla fuga dal dolore della prima parte corrisponde l’inseguimento dell’amore, quando ci si accorge che si è ancora vivi, che si ha ancora un cuore che pulsa. Forse non capirò mai fino in fondo la logica della croce, ma lì vedo il punto di congiunzione, il culmine del dolore e dell’amore assurdo, che va al di là delle nostre forze, meriti e peccati. Gesù non è scappato dal dolore, è rimasto e l’ha attraversato in pieno e superato, non per masochismo, né per esibizionismo, ma unicamente per amore, per quanto assurdo possa sembrare.

Charlie Brown – Coldplay
In oratorio a Santeramo e non solo ho avuto la possibilità di conoscere diversi ragazzi e ragazze in questi anni, qualcuno per più tempo, qualcun altro per qualche mese o pomeriggio, ma sono incontri che – traducendo i Coldplay – hanno acceso una scintilla, una fiamma nel mio cuore. Credo che siano davvero ciò che conta nel mondo, i fiori che possono spaccare il cemento e la luce che può illuminare il buio. Se ho fatto qualcosa di buono per loro in questi anni è stato anche perché ho visto figure più grandi fare questo: c’è stato qualcuno che ha trovato in me un punto accessibile al bene e ci ha creduto, qualcuno a cui sapevo di potermi rivolgere e di cui mi sono fidata. Il bene ricevuto ha generato bene donato.

Non ancora – Eugenio in via di Gioia
Nell’animazione all’inizio credevo che tutto dipendesse da me, che i miei soli sforzi bastassero a fare del bene, che spettasse a me vedere il risultato, l’effetto immediato di ogni mio gesto, ma non funziona così. Noi seminiamo e basta, e non cogliamo più o meglio, non ancora. In questi anni sto imparando che l’animatore è chiamato a seminare sempre e a prescindere. Anche quando sembra che non ne valga la pena, quando nessun altro scommetterebbe più nulla. Può essere sicuramente faticoso, ma penso sia una delle peculiarità più belle del servizio che possiamo offrire: non negare a nessuno la possibilità di dare frutto, ciascuno secondo il proprio tempo, anche quando non dovessimo esserci noi a vederlo. E poi che più di idee stratosferiche o discorsi ad effetto conta esserci nelle piccole cose, nelle situazioni di ogni giorno.

La fortuna che abbiamo – Bersani
Canzone che mi ricorda l’ultimo camposcuola a Torino e l’invito di don Bosco: “io abbozzo, voi stenderete i colori”. Chi ha la fortuna come l’ho avuta io e tantissimi altri giovani di far parte di questo stesso disegno può metterci il suo, ciascuno con il proprio colore, con la propria vita e non può tenersi questa cosa per sé. Qualche tempo fa – neanche troppo in realtà – non avrei mai accettato di scrivere pubblicamente queste righe, ma questa e tante altre possono essere occasioni per dipingere con un colore più intenso questo disegno che non vedo per intero, ma che si rivela pennellata dopo pennellata e di cui sono felice di far parte.

 

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Voci dal mondo interiore – Una rubrica a cura dei giovani MGS Italia

Dalla rubrica di Note di Pastorale Giovanile “Voci dal mondo interiore”.

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Imparando da S. Artemide Zatti  Cristina Schullern (21 anni, infermiera; fa parte della consulta giovani dell’Ispettoria salesiana ILE, ed è educatrice degli adolescenti nell’oratorio ad Arese)

Ho a che fare con persone malate che stanno nel reparto di cardiologia dell’ospedale. In questo lavoro porto tutta me stessa, con le mie caratteristiche, le mie sensibilità, i miei pregi e difetti, che danno quella nota di unicità a me come persona e al mio operato. Certo, mi piace pensare (e desidero) che in questo lavoro la persona che sono riesca a portare un piccolo sollievo ai malati. Per fare questo spesso mi chiedo chi sono io nel mio lavoro e come vorrei essere.
Certo, sono infermiera, e fa parte del mio dovere (la mia deontologia, la chiamano, io lo chiamo più senso del dovere) in ospedale, occuparmi di loro, impegnarmi per dare e riconoscere loro il massimo della dignità, del rispetto e del sollievo. Sono lì per ascoltare e soddisfare i loro bisogni, per conoscere le loro storie, i loro timori e per accompagnarli nella loro malattia, nella sofferenza e nel momento della morte. Questo lo sento anche congeniale al mio carattere, quel senso di attenzione e cura, quello sguardo di rispetto e di amore per l’essere umano soprattutto nella sua fragilità e nel suo bisogno. Ma riconosco anzitutto che per vivere questi atteggiamenti al meglio mi ispiro molto alla figura di Sant’Artemide Zatti, un salesiano “coadiutore” (laico) argentino, di origine italiana, che è stato canonizzato qualche anno fa; e mi è sembrato una cosa provvidenziale, perché era proprio nei tempi in cui studiavo per diventare infermiera e avere un modello di “infermiere” cui ispirarmi mi ha fatto capire che è possibile trovare anche in questa via la possibilità di “santità”: di realizzazione personale e di aiuto agli altri. Per cui mi ritrovo molto nella definizione di un testimone, il quale lo descrisse come il “buon Samaritano” che tende la mano, solleva e cura.
Anche sul “come” farlo prendo spunto da lui. In un libro che ho letto su di lui, scritto da d. Pierluigi Cameroni, quello che ne ha seguito la “causa” di santità, si dice che trattava tutti con “criterio di bontà e disponibilità” e i testimoni affermano che non lo si vide mai triste proprio perché le sue caratteristiche erano la gioia e il sorriso.
Mi è sembrata la strada tracciata anche per me, che rispecchia chi sono e chi vorrei tanto essere. Mi piacerebbe portare serenità, gioia, speranza e conforto ai pazienti che incontro. Vorrei strappare loro un sorriso, farli sentire guardati e meno soli attraverso anche solo il mio modo di trattarli, di considerarli. Parlo con loro e li ascolto, anche al di là delle cose legate a cure e medicine, perché desidero conoscerli meglio perché si sentano persone, non malati o pazienti, classificati in base alla patologia per cui sono stati ricoverati, e chiedano-pretendano di essere conosciuti e considerati come persone uniche e irrepetibili, come essi sono. Mi piacerebbe avere il tempo per STARE e basta. Capisco però che nella realtà quotidiana tutto questo è molto difficile da realizzare: siamo sempre di fretta, il tempo per semplicemente “stare” svanisce e molte volte il sorriso si spegne perché la fatica è tanta. Capita anche che il carattere dei singoli pazienti sia difficile da sopportare. Allora mi ricordo di quanto era solito dire il “mio santo”: “A volte ti può capitare uno con una faccia simpatica, altre volte uno antipatico, però davanti a Dio siamo tutti uguali”. Anche questa è una sfida, e me la pongo sovente. Nella vita quotidiana, fuori dal contesto lavorativo, quando una persona non mi va a genio tendo ad evitare ogni contatto con essa e ad andare per la mia strada. Quello che posso nel mio quotidiano ovviamente non posso farlo in ospedale. Allora devo essere in grado di andare “oltre” la simpatia/antipatia, e di guardarla con occhi nuovi che vadano oltre le mie sensazioni, mettendo l’altra persona, con la quale faccio fatica, prima di me.
Se questo è comunque un aspetto del Vangelo che mi ricorda l’atteggiamento di Gesù verso tutti (siamo tutti figli di uno stesso Padre), e dunque riguarda la mia vita cristiana, c’è un altro aspetto in cui sento molto il senso del mistero di Dio: all’interno del mistero della morte. Nell’assistenza che presto mi impegno a fare il possibile per dare sollievo e rispettare la dignità delle persone, nonché fargli pregustare quasi un assaggio di Cielo. Quando poi giunge la morte, in un momento in cui sono sola con la persona, sento che ho la possibilità e la grazia di affidarla a Dio, con un “l’eterno riposo” e a farle un segno di croce sulla fronte: mi sembra quasi che così la “preparo” per l’abbraccio eterno del Padre.
Sento che la sfida quotidiana è quella di trasformare il lavoro in relazione, di lasciar trasparire in esso le qualità del rapporto umano rispettoso e attento; insomma di non spaccare in due la mia vita, come se il quotidiano fosse un’altra cosa dal lavorativo, come se fossi due persone, la Cristina della vita e l’infermiera della professione. In questo trovo assolutamente prezioso e valida la testimonianza personale del “mio” santo e le sue frasi, semplici ma ricche di umana saggezza e di fede. Sicuramente anche per lui non sarà sempre stato facile, quasi dimenticare se stesso per farsi tutto ai suoi malati, ma di certo ha mostrato che è possibile vivere e lavorare così. Questo nei momenti di difficoltà mi rincuora molto, soprattutto in quei giorni in cui mi chiedo: “chi me l’ha fatto fare?”.
So che con le mie sole forze non ce la potrei fare: impazienza, stanchezza, amarezze… e poi lo straziante incontro con la sofferenza di bambini. Ho bisogno di un costante aiuto dal cielo. E così (ma qui vorrei essere davvero discreta) mattina e sera, mentre vado al lavoro in macchina, dico le mie preghiere, e mi sembra quasi di parlare anche a quel volto bonario e simpatico di S. Artemide. Gli chiedo di essere aiutata nel mio lavoro. Gli chiedo che i miei pensieri, le mie mani, i miei occhi, i gesti che compirò siano strumenti per trasmettere pace, speranza e un “pezzettino di cielo” ai malati con cui entrerò in relazione in quella giornata. Devo dire che questo mi aiuta molto, e faccio le cose con minor precipitazione o timore, e a volte mi sembra di avere come una illuminazione su come agire o come gestire una determinata situazione.
Ricordo una volta in particolare in cui mi stavo prendendo cura di una signora che, pur capendo quello che io le comunicavo, tuttavia non riusciva a parlare. Sentivo che aveva bisogno di qualcosa, ma non capivo di cosa nello specifico. Allora ho chiesto aiuto allo Spirito (Lui conosce tutte le lingue!), e poco dopo sono riuscita a capire che voleva essere girata su un fianco e che aveva bisogno di bere dell’acqua. Certo, nulla di eclatante e fuori dal comune, ma questo banale episodio mi ha fatto comprendere, ancora una volta, quanto noi siamo costantemente ascoltati da Dio e quanto lui sia presente e oserei dire “sul pezzo” nel nostro quotidiano.
Ecco, questo è un pezzettino del mio “mondo interiore”, e lo tengo “dentro” di me, al momento non lo condivido con nessuno dei miei colleghi o dei miei pazienti. Fa parte della mia fede e del mio rapporto con Dio, che è personale e intimo. Non so se dovrei anche testimoniarlo, parlarne, condividerlo. Forse questo sarebbe un ulteriore passo in avanti nella mia vita, forse proprio questo vorrebbe dire “essere missionari”. Ma al momento non mi sento ancora del tutto libera (o capace) di testimoniare apertamente la mia fede. Ecco perché custodisco tutto questo nel segreto: solo io e Dio lo sappiamo e questo mi basta, anche perché è quello che conta. Su queste cose “intime” penso che sia possibile aprirsi solo quando si può essere veramente “compresi” dall’altro. Immagino che sarà possibile nel futuro, per intanto ho ancora poca esperienza e comunque devo consolidare questi miei pensieri e sentimenti. Per questo al momento preferisco mantenere un profilo neutro all’esterno, ma dentro sento di assimilare i sentimenti di Gesù e di abilitarmi al suo sguardo, uno sguardo misericordioso e buono con tutti, per far sentire soprattutto ai deboli e ai fragili che il Padre sta con loro, è dalla loro parte… e poi cerco di agire di conseguenza, superando difficoltà e fatiche.

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Forum MGS Lombardia-Emilia Romagna sulle orme di Sant’Artemide Zatti

Il 24 e 25 febbraio 150 giovani dai 18 ai 30 anni del Movimento Salesiano hanno partecipato al Forum MGS Lombardia-Emilia Romagna, tra Parma e Boretto.

L’arrivo presso l’oratorio salesiano San Benedetto di Parma era previsto per le 13:30, ma ad aspettarli c’erano già i ragazzi della consulta MGS ed il coro che dal giorno precedente hanno contribuito alla preparazione dell’evento. 

Dopo pranzo i giovani riuniti hanno potuto godere delle bellezze artistiche della città di Parma, le quali hanno ispirato riflessioni spirituali

In seguito si sono recati nel teatro del comune di Boretto, accolti dal parroco don Giancarlo Minotta, per assistere allo spettacolo “Artemide Zatti giocava a campana” di Manuela Chiaffi che ha permesso di incontrare la storia del santo. 

Quest’uomo di umili origini, trapiantato in Argentina, scopre che anche nella fatica della malattia è presente l’amore di Dio che gli dona una gioia profonda e lo porterà a dedicarsi ai più deboli tanto da cantare, lodare e ringraziare il Signore con la preghiera: “Pedalo, canto, prego”, come è stato detto dall’attrice. 

La giornata è terminata con la processione eucaristica tra le strade del paese, momento di preghiera e di riflessione accompagnati dai punti salienti della vita di sant’Artemide. 

Durante la Veglia, il santo ha ricordato che la felicità dipende da come si vive l’oggi, “imparando a riconoscere quella promessa di felicità che Dio ha messo in ogni istante della vita, in ogni gesto, sguardo, dolore, fallimento, crisi e addirittura nella morte”.

Dopo aver passato la notte ospitati dalle famiglie della comunità pastorale sant’Alberto e sant’Artemide, che hanno aperto con infinita generosità e cura le loro case, nella mattinata il gruppo di giovani ha visitato i luoghi di sant’Artemide Zatti

Guidati dalle parole chiave della vita di Zatti “credetti, promisi, guarii”, si sono susseguite delle testimonianze di vita, che hanno permesso di calare nella quotidianità gli insegnamenti del santo.

Nel pomeriggio, invece, ha avuto luogo un momento di condivisione, per riprendere e riflettere ulteriormente su quanto vissuto nella due giorni.

A conclusione dell’evento, insieme alle famiglie ospitanti e con la partecipazione del sindaco Matteo Benassi, è stata celebrata la Santa Messa per ringraziare dell’esperienza di bellezza vissuta. La celebrazione è stata presieduta da don Roberto dal Molin, ispettore dei salesiani della Lombardia ed Emilia Romagna, il quale ha sottolineato tre parole che ricorrono nella vita di Artemide Zatti: passaggio, gratitudine e distacco.

In segno di memoria di questi giorni di condivisione, di dono e di preghiera, ci siamo lasciati con una foto, con la promessa di un’amicizia che avrà modo di continuare nel tempo.

MGS Triveneto, Meeting giovani 2024

Dal sito del MGS Triveneto.

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Negli ultimi anni pastorali, nel Triveneto, abbiamo assistito a una maturazione e definizione di un nuovo approccio al servizio delle case salesiane e delle realtà ecclesiali a livello ispettoriale. Pur mantenendo forti intuizioni ed elementi positivi delle iniziative passate, ci siamo innovati adottando nuove forme e strutture. La nostra priorità si focalizza nel guidare i ragazzi a vivere appieno l’essere discepoli-missionari all’interno delle proprie vite. Queste attività sono frutto di una progettazione, esperienza e animazione congiunte tra le Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) e i Salesiani di Don Bosco (SDB).

Il Meeting Giovani MGS è una proposta che il Movimento Giovanile Salesiano Triveneto propone a tutti i giovani delle superiori che frequentano le case salesiane e le parrocchie della nostra Ispettoria. Don Bosco pensava ai giovani come apostoli e missionari di altri giovani. Lo slogan Giovani per i Giovani sintetizza bene questa grande idealità: essere giovani che si prendono cura dei loro coetanei, ma allo stesso tempo anche della propria anima.

Il Meeting Giovani MGS vuole aiutare i giovani ad entrare in questa dinamica di cura e di dono attraverso gli elementi fondanti del carisma salesiano e lo sfondo della Proposta Pastorale dell’Italia Salesiana. Rappresenta un’occasione formativa di ampia convocazione caratterizzata dagli ingredienti tipici della festa salesiana: allegria, gioco, preghiera, incontro con testimoni, condivisione tra coetanei, l’incontro sacramentale con Gesù nella confessione e nell’Eucaristia.

La proposta prevede tre incontri annuali, il primo a settembre, il secondo a febbraio e il terzo a giugno. Ogni evento, a sua volta è preceduto il giorno prima dal PreMeeting. Un’occasione per coloro che del Triennio desiderano dare una mano ed essere maggiormente coinvolti nell’Animazione del Meeting del giorno seguente.

2^ Meeting Giovani MGS – Aldilà del muro – 25 Febbraio 2024 – Mogliano Veneto

Cari Giovani del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto, il 2024 è iniziato e noi vogliamo viverlo nel migliore dei modi. Vi invitiamo perciò al secondo Meeting Giovani MGS – Aldilà del Muro!
Quest’anno festeggiamo il 200° anniversario del sogno dei 9 anni, occasione nella quale ci verrà consegnata una segnaletica per tornare a sognare come don Bosco: senza paura, ma con Fede e coraggio!

Informazioni
Quando: 25 Febbraio 2024
Dove: Mogliano Veneto – Collegio Salesiano Astori
Per chi: ragazzi e ragazze dalla 1^ alla 5^ superiore.
Che cosa: una giornata di festa, di ascolto, riflessione e preghiera, di musica, danze e gioco!

Per l’occasione abbiamo invitato dei testimoni speciali: due ragazzi di “Rondine – Cittadella della Pace”, un’organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e la diffusione della propria metodologia per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto.

Per la partecipazione

  • Il contributo per la partecipazione è di 15€
  • Per iscriversi segui le indicazioni presenti in questa pagina
  • Il pranzo è al sacco e ciascuno è chiamato a provvedere personalmente.
  • L’appuntamento è aperto anche alle parrocchie delle diocesi del Triveneto!
  • Le iscrizioni si chiudono il 21 febbraio
    (NB: fare riferimento al responsabile locale, che farà una iscrizione del gruppo)

Come iscriversi

Se sei un ragazzo
L’iscrizione va effettuata dal responsabile della propria realtà: se vuoi partecipare comunicalo al tuo responsabile che procederà a iscriverti. Due giorni prima dell’evento (quindi giovedì 22 febbraio) riceverai una mail con il tuo biglietto contente un QR. Questo ti servirà per effettuare il check-in all’evento.

Se sei un responsabile
Se sei il responsabile della realtà, l’iscrizione utilizza la stessa formula degli anni scorsi: una volta effettuato l’accesso dovrai selezionare dall’elenco le persone che vorrai iscrivere. Avvenuta l’iscrizione riceverai per email la conferma dell’operazione; tieni da conto questa email perché da essa potrai stampare tutti i biglietti.
Avrai comunque accesso a tutte queste informazioni anche dall’area riservata di gestione realtà

Se non hai mai partecipato
Se non hai mai partecipato manda una mail a mgs@donboscoland.it nel quale ti presenti come responsabile di una data realtà che vuole partecipare ad un evento MGS (indicare: nome della realtà, responsabile, indirizzo della Parrocchia/Oratorio, il nome e cognome del legale rappresentante). Lo staff di donboscoland vi abiliterà a diventare gestori delle iscrizioni.

Tutte le info

MGS Lombardia, le proposte formative per l’estate 2024

Sul sito del MGS Lombardia ed Emilia Romagna ci sono tutte le proposte formative per l’estate 2024: campo animatori, cammino e pellegrinaggio MGS. Tutte le info per prenotarsi, per i costi e le modalità di partecipazione nel link al bottone:

 

Campi MGS

Un sogno che vola Storia di Anita, Giulia, Sofia, Giulia e Veronica

Pubblichiamo una nuova puntata della rubrica: Ritratti di adolescenti, a cura dei giovani del Movimento Giovanile Salesiano.

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Di Anita Marton *

Risuona spesso in me una frase. La tengo appesa sopra la scrivania, è tratta da una poesia di Pedro Salinas; recita: “Quando ti doni, riconquisti te stessa, ti volgi in dentro, cresci”. Mi ricorda che, se vale più dare che ricevere, si riceve sempre più di quanto si dona.
Le ho conosciute al Meeting dei Giovani del Triveneto, a Mestre, appuntamento per tutti gli animatori delle superiori. Io ero lì come accompagnatrice dei ragazzi della mia realtà, loro avevano appena terminato la prima estate da animatrici. Il Don mi ha fatto incontrare un piccolo gruppo di ragazze: avrei dato loro una piccola testimonianza di come ho vissuto e come vivo le mie amicizie, soprattutto nell’impegno del dono verso gli altri. Non sapevo cosa aspettarmi e nemmeno cosa avrei detto, ma quando abbiamo iniziato a parlare, mi sono accorta che erano loro a darmi una bellissima testimonianza di amicizia: avevano una luce che brillava negli occhi, un fuoco nel petto. Mi sono rimaste aggrappate al cuore e non se ne sono andate più. Ci siamo trovate di nuovo, abbiamo parlato ancora, abbiamo condiviso le nostre esperienze, risate, studio e biscotti. E mi hanno raccontato la loro storia, che inizia da un sogno in cordata.

La missione di Anita, Giulia, Sofia, Giulia e Veronica nasce da un desiderio condiviso, germogliato tra i banchi di scuola quando erano in terza media. La realtà da cui provengono è l’Istituto Salesiano “E. Sardagna” di Castello di Godego, in provincia di Treviso, dove convivono l’oratorio e la scuola, primaria e secondaria di primo grado. Come in molti oratori, ci sono gruppi di animazione, ma esiste anche un gruppo di chierichetti, il Santissimo Sacramento, rivolto solo ai ragazzi. Per le ragazze non c’era altro. Per le cinque amiche era bello e stimolante frequentare la scuola e l’oratorio, ma sentivano di dover fare di più, desideravano fare del bene, servire nella misura in cui potevano, nelle cose pratiche e nello sguardo buono verso i compagni. Volevano avere uno spazio e un tempo per vivere più intensamente nella realtà in cui si trovavano, così come già faceva il Santissimo Sacramento. Per quattro mesi hanno custodito questo desiderio nel cuore, si sono confrontate tra loro e con il Don, e piano piano, dal basso e in silenzio, è nata Opzione Mornese. Il nome l’aveva suggerito il don, facendo scoprire alle ragazze la figura di Madre Mazzarello e delle giovani di Mornese, che come loro si davano da fare per gli altri. Il primo anno è stato di attesa e lentezza, era da tracciare la giusta rotta, c’era l’ardore di fare una buona cosa e la paura che tutto si sgretolasse da un momento all’altro. Una piccola stanza, a volte il cortile, diventava il luogo dove incontrarsi: parlavano della loro vita, delle fatiche e delle gioie quotidiane, del loro gruppo, degli amici e dei compagni. Il Don, sempre vigile e presente, le aiutava a navigare. Ogni tanto, invitavano le ragazze di seconda media, perché quel loro desiderio non rimanesse come il lume sotto al giaciglio, ma potesse intercettare altri animi tesi alla ricerca di qualcosa di più. Poi, nell’estate tra la loro terza media e la prima superiore, il gruppo ha preso forma, e a settembre Opzione Mornese è cresciuto. Quelle ragazze di seconda media sono entrate a far parte del gruppo, e a loro volta hanno invitato le ragazze più piccole a parlare con loro, a condividere. Le ragazze di terza media avevano organizzato la raccolta di cibo e beni di prima necessità per l’Ucraina, insieme al Santissimo Sacramento avevano allestito il presepe. Un circolo di bene.

Ora sono in seconda superiore. Da quando hanno finito le medie, non studiano più al Sardagna e frequentano scuole diverse. Adesso è più difficile, perché si cresce, si cambia scuola e incontrarsi tra loro diventa una scelta che costa tempo, rinunce e impegno. Anche portare avanti il gruppo non è semplice, sono ormai tante le ragazze che hanno seguito questo desiderio, e nonostante ci sia il Don e una ragazza più grande che le accompagnano, “è nelle nostre mani, nessuno tira se non tiriamo noi”, mi dicono. Camminare con Opzione Mornese dipende da loro, responsabilizza, mette alla prova quando si presentano solo tre persone agli incontri. Perché rimaniamo? Se nessuno viene, qual è il senso? Ma il sogno nato ormai tre anni fa continua a vivere, e già è partito un nuovo gruppo alle medie, sempre più ragazze si lasciano affascinare da questa missione fatta di amicizia e dono gratuito. Non smettono di sognare in grande: desiderano andare a Mornese, conoscere meglio la storia di Madre Domenica Mazzarello, tornare a casa e trovare un gruppo grande di ragazze che vanno avanti da sole, senza che per forza ci siano loro a guidare. Un desiderio che cammina con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo.

Le ho viste di nuovo al Meeting MGS la settimana scorsa, a un anno esatto dal nostro primo incontro. Quando ci siamo salutate, ho pensato che averle conosciute è stata una grazia. Vedere delle ragazze così giovani dare vita a un gruppo come Opzione Mornese con le loro mani, mettersi in gioco e continuare a sognare nonostante le fatiche e i momenti di sconforto, mi dà fiducia. Significa che il Signore ancora lavora nei cuori dei ragazzi, che le amicizie belle e al servizio degli altri esistono e crescono, se custodite e donate. Significa che è molto semplice lamentarsi e molto coraggioso fare un passo per costruire qualcosa. Significa che nelle mie amicizie gli ingredienti devono tornare ad essere correzione fraterna, il sostegno reciproco, essere matite nelle mani di Dio per gli altri; avere quel loro sorriso palpitante nel cuore. È lì che è nato questo sogno. Un sogno che vola, ancora.

* 24 anni, laureanda in Lettere Classiche presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Appassionata di disegno, scrittura e teatro. Da tempo legata ai salesiani del Triveneto; attualmente fa animazione a un gruppo di ragazzi del triennio delle superiori ed è impegnata nell’MGS Ispettoriale.

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Dalle fatiche personali alla scelta dell’educazione: la storia di Elisa

Dalla rubrica “Ritratti di adolescenti” di Note di Pastorale Giovanile.

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di Matteo Guernieri *

L’incontro

Tra le varie storie che si intrecciano nel cortile dell’Oratorio Sacro Cuore di Bologna, desidero raccontare quella di Elisa, una ragazza di 19 anni, residente a Castel Maggiore, nella provincia bolognese.
Il nostro primo incontro è stato in Oratorio nell’estate del 2021, al suo primo anno di animazione, mentre io esordivo come educatore. Col tempo, grazie a fraterni confronti ed esperienze condivise è nata una sincera amicizia che dura tuttora.
Elisa è una ragazza estroversa, introspettiva, testarda, responsabile, sensibile e generosa.
Ho scelto di condividere questo volto, perché la sua vita ha fatto, prima di tutto, molto bene a me.
È l’avventura di una ragazza che ha deciso per davvero di fidarsi di don Bosco, a piccoli passi, confidandosi e spendendosi nelle quotidiane responsabilità che le affidavano i salesiani e i suoi educatori. Questa fiducia le ha permesso di crescere, maturare, mettersi in gioco, riscoprirsi e conoscere i suoi talenti e i suoi desideri più profondi, tra cui quello di mettersi al servizio dei più piccoli.

La crescita

Elisa ha incontrato per la prima volta i salesiani alla scuola media Beata Vergine di San Luca. I suoi genitori reputavano la scuola salesiana più facile e quindi adatta a loro figlia. Secondo loro, infatti, “si impegnava poco”.
Di quel periodo conserva un dolce ricordo dovuto specialmente ai professori.
«Inizialmente mi sentivo spaesata, era un ambiente inclusivo ed espansivo, totalmente diverso da quello delle elementari e da quello che respiravo a casa. Gli insegnanti e i salesiani si interessavano di noi, come amici». Con tenerezza rammenta la sua maestra di matematica, dalla quale si sentiva presa a cuore, aiutata e voluta bene, nonostante non riuscisse ad ottenere un buon rendimento.
Le attività a cui ha preso parte hanno aiutato a far emergere il suo carattere estroverso e intraprendente. Divenne presto un punto di riferimento per i più piccoli. Concluse il suo ultimo giorno di scuola con un lungo pianto finale: «Mi ero trovata finalmente bene»

In cerca di autonomia

Elisa descrive i suoi genitori come figure assenti, molto impegnate e distaccate. Fin da piccola si ritrova da sola a casa per interminabili pomeriggi e sente i suoi genitori poco interessati alla sua vita e alle sue passioni. Questo la spinge a diventare presto autonoma e maturare.
Elisa percepiva una certa preferenza nei confronti di suo fratello maggiore, che rese ostile il clima a casa.
In aggiunta, avvertiva le aspettative da parte di sua mamma riguardo al suo fisico. Essere magra era per lei sinonimo di bellezza. Per la sua salute, l’ha disincentivata a proseguire tennis, nonostante Elisa ne fosse appassionata, e l’ha sollecitata a registrarsi in palestra.
Si preoccupò di metterla a dieta, portandola da una nutrizionista. Elisa acconsentì per non deluderla. Esordirono così i primi disturbi legati al cibo.
Sua mamma era convinta di sapere il suo vero bene, senza cercare un confronto sincero con sua figlia. Elisa nel corso delle superiori percepisce sempre più il desiderio di evadere da casa e ogni attività salesiana era per lei una via di fuga.

I tormenti dell’adolescenza

Il primo anno di superiori è stato molto tormentato. Si registrò all’indirizzo di “scienze umane” di una scuola pubblica nella quale è resistita solo 6 mesi. Le sue compagne di classe, infatti, la prendevano di mira perché non era come loro: non fumava, non le piaceva andare in discoteca, vestirsi firmata… Il clima di competizione ha fatto insorgere seri problemi di ansia legati allo studio e al gruppo di amici.
Desiderosa solo di scappare, i suoi genitori le fecero intraprendere l’indirizzo economico, lo stesso che aveva conseguito sua mamma, benché non fosse minimamente incline ai suoi interessi. Negli anni, con dedizione è riuscita a migliorare il suo rendimento scolastico e a “guadagnarsi” l’amicizia dei suoi nuovi compagni di classe. Difatti, non erano amicizie veritiere, ma legate all’apparenza e ai favori.
In terza superiore, le viene proposto da una sua amica d’infanzia, Ilaria, di fare l’animatrice nell’Oratorio Salesiano Sacro Cuore. Proprio in quel periodo, grazie all’esperienza dello scoutismo, Elisa stava maturando il desiderio di dedicarsi ai più piccoli.
Nei giorni di preparazione scopre a malincuore che Ilaria aveva invitato anche il suo fidanzato. Nella prima settimana, la coppia era inseparabile ed Elisa non riusciva ad avere un momento da sola con la sua amica, come sperava. Vedendola piangere e rattristata sui gradini dell’Oratorio, molti animatori le si avvicinavano per consolarla e cercavano di coinvolgerla. Rimaneva stupefatta della loro genuina e gratuita accoglienza.
Nel cortile leggeva la possibilità di coltivare amicizie autentiche, libere e liberanti. Una promessa che mancava nella sua compagnia di paese e nella sua classe.
Animata da questa speranza, dalla passione di animare i ragazzi e dal costante desiderio di scappare da casa, Elisa ha deciso di registrarsi anche alle successive settimane, al contrario dei suoi due amici. Ha fatto un salto nel vuoto, confidando nell’ambiente salesiano.
Nell’ultima settimana era diventata una persona nuova: raggiante, propositiva e socievole.
Sempre mossa dal bisogno di amicizie sane e trascinata dalle insistenze degli altri animatori, da settembre di quell’anno prese parte al gruppo formativo Triennio dell’Oratorio e alla Scuola Formazione Animatori proposta dall’Ispettoria.
Dai salesiani e dai ragazzi del gruppo sperimentò l’«essere voluta bene anche se non faceva nulla in cambio». Negli educatori che la accompagnavano, ha trovato fratelli maggiori con cui confrontarsi e dal loro servizio si sentiva profondamente ispirata.
Dall’estate del 2022, ha iniziato a sentire il cortile come la sua “vera casa”, ad assaporare la pienezza della vita: «non mi mancava niente». Con entusiasmo si propone per qualsiasi compito da svolgere, anche poco piacevole, ed è sempre in mezzo ai ragazzi. Non vuole mai andarsene dall’Oratorio. Pur di restarci, è disposta a pregare le Lodi e i Vespri coi salesiani. Questi semplici appuntamenti hanno risvegliato in lei il desiderio di raccoglimento e di conoscere la paternità di Dio.
In quell’estate nasce una fraterna amicizia con un giovane salesiano della casa. Nelle piccole responsabilità che le affida legge un’inaspettata fiducia nei suoi confronti, che la incoraggiano a credere più in se stessa. Sentitasi compresa e voluta bene, decide di raccontarsi e di confidare gli aspetti più delicati della sua vita. Ad ogni confronto, il salesiano termina riprendendo aneddoti e consigli che Don Bosco suggeriva ai suoi ragazzi. In queste brevi e concrete catechesi conosce il carisma salesiano e ne rimane affascinata.
Insoddisfatta di come spendesse il suo tempo, decide di spenderlo per coloro che ne hanno bisogno. Di conseguenza, si è impegnata insieme ad altri ragazzi dell’oratorio a dare una mano alla Caritas e al dopo scuola con ragazzi stranieri. Sono state esperienze preziose di pienezza, che l’hanno aiutata a decentrarsi dai suoi problemi. Al viaggio di maturità con i suoi compagni di classe, ha preferito la GMG a Lisbona al fine di vedere il Papa e sperimentare l’universalità della Chiesa. L’ha definita l’esperienza più bella della sua vita.
Desiderosa di «prendersi cura dei piccoli nel carisma salesiano», a settembre Elisa inizierà il corso universitario di scienze dell’educazione e svolgerà il servizio di educatrice delle medie nell’oratorio salesiano.

23 anni, originario di Mantova, studia scienze biologiche a Bologna. Ama le escursioni in montagna con i suoi due fratelli. Da tre anni educatore presso l’Oratorio Salesiano Sacro Cuore di Bologna, dove ha trovato un ambiente prezioso per esprimersi, avere delle responsabilità, prendersi cura dei più piccoli e decentrarsi dai suoi problemi. Nelle storie dei ragazzi che si sentono finalmente a casa in Oratorio sente di leggere la mano di Dio che li ha accompagnati fin lì per amarli e accompagnarli a crescere.

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MGS Italia Centrale, al Don Bosco di Roma oltre 500 ragazzi per il Meeting

Dal sito dell’Italia Centrale.

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Sabato 9 e Domenica 10 settembre, presso l’Opera Don Bosco dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice al quartiere don Bosco, si è svolto il più numeroso Meeting della storia del movimento giovanile salesiano dell’Italia Centrale, con più di 560 presenze. Il Meeting è la più ampia convocazione ordinaria (annuale) del nostro territorio, superato solo dal Forum, che ha però una convocazione periodica e appunto straordinaria.

In questo weekend ho potuto riabbracciare e fare memoria delle amicizie vere e dei rapporti significativi della mia vita. La possibilità di parlare e confrontarmi con i consacrati e giovani appartenenti al MGS mi ha dato energia e forza per cominciare questo nuovo anno pastorale. Quest’anno ho avuto la fortuna di poter aiutare nell’animazione di alcuni stand per i più giovani e mi ha fatto vedere questo evento da una prospettiva diversa.

Ho potuto trasmettere loro quello che negli anni era stato per me il meeting e questo mi ha davvero reso consapevole di quanto si possa essere testimoni nella vita dei più giovani. Il tema dell’anno pastorale pensato sul sognare lo sento forte dentro me, e il poter regalare un mio sogno alla preghiera di qualcuno ricevendone uno in cambio mi ha fatto sentire figlia di uno stesso Padre con tutti i giovani e consacrati presenti.

Confido che questo evento, riesca nel tempo a trasmettere le emozioni che ha trasmesso a me a tutti i giovani che parteciperanno, dando forza ed energia da portare nelle proprie case.

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