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12 poster per ricordare Don Bosco e i suoi detti più famosi – RMG

Dalla notizia di ANS, per festeggiare la festa di San Giovanni Bosco:

 

Don Bosco, uomo di preghiera e d’azione, non solo ha gettato le basi di un immenso movimento di persone che lungo i secoli si dedica alla salvezza dei giovani, ma ha anche lasciato a tutti i suoi figli spirituali un grande bagaglio di indicazioni utili per non perdere mai la rotta.

Tra quello che era solito ripetere, e che è stato poi raccolto e testimoniato dai suoi contemporanei, e ciò che scisse in prima persona, ci sono pagine e pagine di aforismi che in maniera netta e con uno stile icastico offrono tuttora indicazioni valide per una vita bella, piena di significato e santa.

In vista della festa di Don Bosco, il Settore per la Comunicazione Sociale ha pensato di selezionare alcuni di questi suoi celebri detti e ne ha realizzato dei semplici, ma accattivanti poster, che insieme all’immagine del santo diffondono ancora oggi i suoi illuminanti pensieri.

Portogallo – Don Bosco tra i patroni della GMG di Lisbona 2023

Lo scorso 18 maggio 2022 sono stati annunciati i patroni della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si terrà a Lisbona dal 1° al 6 agosto del 2023: tra quelli scelti compare San Giovanni Bosco, “Padre e Maestro” della Gioventù. Di seguito la notizia pubblicata dall’ANS.

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Sono stati annunciati ieri, 18 maggio 2022, i patroni della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Lisbona 2023. In totale sono 13 e tra di essi figura anche Don Bosco, il “Padre e Maestro” della Gioventù.

Le 13 figure di santità – donne, uomini e giovani – sono state individuate dal Comitato organizzatore locale per la GMG di Lisbona, in programma dal 1° al 6 agosto del 2023; e a presentarne il profilo è stato il Cardinale Manuel Clemente, Patriarca di Lisbona, spiegando che si tratta di persone che “hanno dimostrato che la vita di Cristo riempie e salva i giovani di ogni epoca”.

“Patrona per eccellenza della prossima Giornata Mondiale della Gioventù è la Vergine Maria, la giovane donna che ha accettato di essere la madre del Figlio di Dio incarnato”, ha scritto il card. nella presentazione dei Patroni della GMG, pubblicata anche come prefazione di un libro pubblicato dalle Edizioni Paoline e dalle Edizioni San Paolo.

Oltre a Lei, vengono proposte le figure di sante e santi canonizzati o beati per i quali è in corso il processo di canonizzazione. Innanzitutto, viene segnalato San Giovanni Paolo II, a cui si deve l’iniziativa delle GMG. Considerato il Papa dei giovani, San Giovanni Paolo II ha riunito e incoraggiato milioni di giovani dei cinque continenti. Si è sforzato di raggiungere i giovani attraverso il dialogo, invitandoli a riconoscere il loro fondamentale ruolo e la loro missione all’interno della Chiesa. La sua attività a favore della pace è stata intrecciata alla ricerca del dialogo con le grandi religioni e all’impegno ecumenico.

Segue poi Don Bosco, che proprio il Papa polacco definì “Padre e Maestro” della Gioventù. Tutta la missione di Don Bosco è iniziata con un’Ave Maria recitata insieme a Bartolomeo Garelli, un orfano di 16 anni, nella sacrestia della chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino nel 1841. Dopo quest’incontro, Don Bosco raccolse i primi ragazzi e organizzò l’oratorio festivo, che sarebbe poi diventato l’Oratorio di Valdocco. Sua madre Margherita presto si associò alla missione del figlio, diventando “Mamma Margherita” per tutti i ragazzi dell’Oratorio. Don Bosco fondò oratori, centri giovanili e scuole, si dedicò alla buona stampa e alle missioni. Fondò anche le prime case intorno a Torino, alle quali continuano ad arrivare nuove vocazioni. Per tutta la vita Don Bosco fu coraggioso, ottimista, capace di ispirare e coinvolgere molti nella sua opera educativa e pastorale.

Gli altri patroni, poi, sono: san Vincenzo, diacono e martire del VI secolo, i santi di Lisbona quali sant’Antonio, san Bartolomeo dei martiri e san Giovanni di Brito. A questi si aggiungono i beati Giovanna del Portogallo, Giovanni Fernandes e Maria Clara del Bambino Gesù, tutti e tre lisbonesi, oltre a Pier Giorgio Frassati, Marcello Callo, Chiara Badano e Carlo Acutis.

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Riscoprendo la “Lettera da Roma” del 1884, ovvero “il Vangelo di Don Bosco”

Il 10 maggio 1884Don Bosco produsse la sua celebre “Lettera da Roma”, un testamento spirituale del Santo dei Giovani. Scritta da Don Bosco per il pericolo della perdita della presenza fisica dei Salesiani tra i ragazzi, in un tempo in cui tutta la Congregazione è chiamata ad approfondire il valore del “sacramento salesiano della presenza” e dell’accompagnamento può essere utile tornare a rileggere quella Lettera, avvalendosi del contributo di Don Pascual Chávez, Rettor Maggiore Emerito. Di seguito la notizia riportata dal sito ANS.

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(ANS – Roma) – Tra le ricorrenze che rendono maggio un mese “salesiano”, oltre alle celebrazioni di molte figure di santità e alla Festa di Maria Ausiliatrice, c’è anche la data del 10 maggio, quella in cui Don Bosco, nel 1884, produsse la sua celebre “Lettera da Roma”, quasi un testamento spirituale del Santo dei Giovani. Il motivo per cui Don Bosco scrisse quella famosa lettera è il pericolo della perdita della presenza fisica dei Salesiani tra i ragazzi, della capacità quasi connaturale di capire la loro cultura, e l’amore trasparente, familiare, buono che rivela Dio e li conquista a Dio. In un tempo in cui tutta la Congregazione è chiamata ad approfondire il valore del “sacramento salesiano della presenza” e dell’accompagnamento, può essere utile tornare a rileggere quella Lettera, avvalendosi del contributo illuminante che Don Pascual Chávez, Rettor Maggiore Emerito, ne offrì poco più di due anni fa, quando la commentò in occasione dell’avvio del Capitolo Generale 28° della Congregazione.

La Lettera da Roma contiene la nota massima di Don Bosco:

“Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati”.

“È, certamente, il significato più trasparente della lettera, enunciazione del grande principio che potremmo chiamare la ‘visibilità dell’amore’” suggerisce Don Chávez. Nei testi del Nuovo Testamento l’amore è associato alla luce, come irradiazione della Luce stessa che è Dio.

E l’amore che i salesiani dimostrano per i giovani si potrebbe paragonare ad una piccola Trasfigurazione.

Occorre dunque verificare, imparare, inventare i linguaggi dell’amore, di cui il salesiano deve essere un appassionato cultore, nel senso che Don Bosco dava a questa parola: “preoccupazione, impegno, passione”.

“Oggi, è questa – continua Don Chávez – la fondamentale sfida dell’educatore: far capire che ama davvero, che ama per sempre, che ama tutto di quell’umano che gli appare innanzi e che si palesa e si modifica con l’andar del tempo; dimostrare che ama anche a fronte del rifiuto, della dimenticanza, della distorsione o dell’utilizzo profittatore; e convincere così all’amore, ossia far nascere l’interiore convinzione che si è degni di amore, e, ancor più, che si è capaci di amore (ed è la percezione del proprio inalienabile valore, è il fondamento della propria dignità, è la radice di ogni autentica speranza); e far intuire (ma questo è anche grazia) che esiste una Sorgente, che è per me e per te, sempre aperta e disponibile, mai esauribile nella sua inesausta ricchezza”.

La genialità pedagogica di Don Bosco si esprime nell’altra straordinaria frase:

“Che essendo amati in quelle cose che loro piacciono col partecipare alle loro inclinazioni infantili, imparino a vedere l’amore in quelle cose che naturalmente loro piacciono poco; quali la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi e queste cose imparino a far con amore”.

“C’è dunque un elemento di razionalità che deve intervenire, ossia un bisogno di conoscenza che deve prendere e guidare l’educatore salesiano: ed è conoscere i giovani, comprendere le situazioni, le domande, le esigenze per sapervi far fronte”.

L’amore diventa, nelle due direzioni: incontro, fiducia, operosa collaborazione cordiale e soprattutto la gioia e la felicità di “star bene insieme”.

E per Don Bosco la felicità è una via privilegiata per la evangelizzazione (“vedervi felici nel tempo e nell’eternità”) e una strada che apre a Dio.

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Missioni Don Bosco: “Il vostro 5×1000 fa miracoli nel mondo”

Il presidente di Missioni Don Bosco, don Daniel Antunez, Sdb, dà conto dell’amministrazione del 5×1000 destinato a questa Onlus in un messaggio, riportato di seguito. L’aiuto portato mediante i salesiani a bambini, famiglie e comunità in numerosi Paesi del mondo ha spesso il sapore del miracolo poiché arriva in maniera insperata in situazioni difficili. Il messaggio, trasmesso nella giornata che ricorda le apparizioni di Fatima ai tre pastorelli, persone semplici alle quali un miracolo ha cambiato la vita, è perciò particolarmente significativo.

 

Torino Valdocco, 13 maggio 2022

Festa della Madonna di Fatima

Il messaggio del presidente di Missioni Don Bosco

“Il vostro 5×1000 fa miracoli nel mondo”

Attraverso i missionari, i fondi raccolti con la donazione fiscale in Italia vanno a beneficio dei minori e delle loro famiglie nei Paesi in difficoltà

 

Possiamo dire di essere nati nel 1875, l’anno della partenza dei primi giovani salesiani da Valdocco. Li inviò lo stesso Don Bosco, anziano, caricandoli di una responsabilità per la Patagonia, dove erano diretti, e per l’intera storia missionaria dei salesiani nel mondo. Un fallimento avrebbe compromesso il sogno di estendere la proposta educativa per i giovani in America latina e nel resto del mondo. Il risultato fu positivo, se oggi io sono qui: provengo infatti dall’Argentina e di fatto sono il derivato di quella spedizione missionaria.

La Onlus Missioni Don Bosco, fondata nel 1991, prosegue in forma moderna l’azione di sostegno all’attività dei salesiani in tutti i continenti dove scuole, centri di formazione professionale, oratori e parrocchie offrono opportunità concrete alla vita quotidiana e alle prospettive di vita di oltre un milione di giovani.

Un missionario anzitutto entra in ascolto delle realtà in cui viene mandato: conoscere la lingua e la mentalità delle popolazioni, raccogliere le sfide allo sviluppo umano integrale, spesso compromesso da ingiustizie profonde e da condizionamenti che provengono purtroppo anche dalla relazione con i Paesi sviluppati.

La nostra associazione fa la sua principale scommessa sulla formazione ai mestieri di cui ha bisogno il territorio e che i giovani possono apprendere, a beneficio proprio e delle loro comunità. Il nostro slogan è:

“Il futuro è la nostra missione”.

La declinazione particolare, che appartiene al nostro carisma, è quella di dedicarci specialmente ai ragazzi e alle ragazze in difficoltà, emarginati, sfruttati.

Il 5×1000 ci consente di aggiungere qualche “miracolo” all’attività ordinaria. Ogni progetto richiede un impegno di definizione degli obiettivi e di studio di fattibilità che i missionari sostengono anche con il nostro supporto, poi cerchiamo il sostegno dei benefattori. La possibilità di destinare una parte delle tasse alla nostra organizzazione ci permette di affrontare con maggiore coraggio progetti di lunga durata e innovativi, quelli più complessi perché rivolti a destinatari diversi. Sorgono centri polifunzionali dove si concentrano i servizi per comunità vaste nelle aree periferiche delle città, nei campi profughi, nei territori sfavoriti dal punto di vista geografico. Il carattere “miracoloso” dei risultati ci viene raccontato dai missionari, che lo rilevano dal sorriso di un bambino o dalla gratitudine di una madre che vedono trasformata in positivo la loro esistenza grazie a un intervento inatteso e provvidenziale.

Diamo conto della destinazione dei fondi del 5×100 nelle pagine del nostro sito www.missionidonbosco.org, come per ogni altro progetto che sosteniamo.

Ogni anno la difficoltà è quella di scegliere tra i tanti progetti che arrivano. Ma spesso è purtroppo l’urgenza a stabilire le priorità. Quest’anno l’Ucraina con le grandi devastazioni e migrazioni che conosciamo richiede un intervento che stiamo già attuando per l’accoglienza ma che, su pressante richiesta dei salesiani del posto, interpretiamo già in chiave di ricostruzione: il ritorno a una vita quotidiana che dovrà fare i conti con la perdita di genitori e figli, di case e lavoro, di equilibrio mentale.

La presenza dei salesiani in 134 Paesi ci tiene aggiornati sulle esigenze che permangono nelle aree più povere del mondo: bambini minacciati da fame, miseria, abbandono scolastico ed emarginazione. E spesso anche nei Paesi che consideriamo “sviluppati” si trovano quei cancri sociali che richiedono il coraggio della vicinanza, la pazienza dell’educazione, la progettualità della fantasia.

Anche quest’anno abbiamo messo a fuoco nella nostra comunicazione alcuni di questi progetti, trainanti anche per tanti altri.

Come tanti altri amici che si occupano dell’aiuto allo sviluppo nei Paesi poveri, la nostra strategia è attenta a educarci e a sensibilizzare i nostri interlocutori a intervenire sulle cause dell’arretramento economico di interi popoli.

E non possiamo mettere al primo posto le guerre che in questo momento si stanno combattendo proprio là dove, invece che armi, occorrerebbe inviare aratri: abbiamo una presenza molto significativa di salesiani in Siria e nel Medio Oriente, in Etiopia, Congo e Sud Sudan, in Venezuela e Colombia… Paesi dove gli interessi strategici di potenze grandi e piccole compromettono alla base le possibilità di conciliazione e quindi di costruzione.

Subito dopo, i cambiamenti climatici stanno disegnando il presente e il futuro di intere regioni in ogni continente. Vediamo crescere gli effetti in Madagascar e nelle Filippine, in Bolivia e in Mozambico… Mentre inseguiamo le emergenze, dovremmo convincerci e convincere i nostri governanti e i manager delle grandi imprese a una decisa inversione di rotta.

La conoscenza e la divulgazione di queste realtà, e delle soluzioni praticabili dal basso anche attraverso l’azione dei nostri missionari – ormai avvertiti dei danni dello sfruttamento delle risorse del pianeta, oltre che dei coltivatori, dei minatori, dei manovali – è la sfida che abbiamo raccolta e che ci proponiamo di affrontare con nuova intraprendenza.

-Don Daniel Antúnez

presidente di Missioni Don Bosco, Onlus

Visita il sito Missioni Don Bosco

Castelnuovo Don Bosco: conclusione della Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano al Colle Don Bosco

Il 6 maggio, festa di San Domenico Savio, la Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano ha concluso il suo intenso ciclo di cinque settimane al Colle Don Bosco. Negli ultimi giorni, dedicati alla appropriazione personale del cammino fatto insieme e alla verifica, è emerso quanto ha inciso maggiormente sulla esperienza dei partecipanti. Dal 17 agosto al 19 settembre 2022 avrà luogo, sempre a Valdocco e al Colle Don Bosco, la seconda edizione della scuola, per i confratelli di lingua italiana, spagnola o portoghese. Vai alla notizia riportata dal sito ANS.

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(ANS – Castelnuovo Don Bosco) – La Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano che ha visto la partecipazione di 25 salesiani di lingua inglese da 15 diversi Paesi e 5 Regioni salesiane del mondo ha concluso il suo intenso ciclo di cinque settimane al Colle Don Bosco, venerdì scorso, 6 di maggio, festa di san Domenico Savio.

Negli ultimi giorni, dedicati alla appropriazione personale del cammino fatto insieme e alla verifica, è emerso quanto ha inciso maggiormente sulla esperienza dei partecipanti, accolto come un prezioso talento che questo tempo passato sui luoghi di Don Bosco affida a ciascuno perché ora venga impiegato e moltiplicato nelle Ispettorie di origine.

Ecco alcuni dei punti forti emersi sia nella valutazione, che nella video intervista realizzata l’ultimo giorno:

  • Si è scoperto un nuovo volto di Don Bosco, oltre quello popolarmente conosciuto della sua formidabile attività. La sua dedizione senza riserve a una missione così feconda e universale ha radici molto profonde. C’è un accompagnamento di grande valore che modella il suo spirito e la sua arte educativo-spirituale, fin dagli anni dei Becchi e poi attraverso tutte le tappe della sua vita, non meno intenso dopo la sua ordinazione sacerdotale di quanto lo sia stato prima. Nella vita di Don Bosco formazione e missione diventano un tutt’uno, così come Papa Francesco ci ha chiesto nel suo messaggio al CG28. E così lui farà con i primi salesiani, formandoli e accompagnandoli dentro una missione che produce santità. “Il lavoro di Don Bosco è fare santi” (Pio XI).
  • Si è appresa per esperienza l’arte dell’ascolto: di Dio, di sé, di qualunque fratello e sorella che cercano anzitutto questo tipo di disponibilità. Si è toccato con mano che c’è un cammino non facile di ascesi e disciplina per imparare ad ascoltare, prestando attenzione all’incontro sempre in atto tra Dio e il cuore di chi ci è dato di servire. Questo operare della grazia dentro il mistero di ogni libertà ha la priorità su piani, idee, consigli che chi si presta a fare da accompagnatore aveva già in serbo.
  • È stata soprattutto l’esperienza diretta a rendere ciascuno più disposto e convinto a mettersi in cammino per diventare un credibile compagno di viaggio per altri: gli esercizi spirituali personalmente guidati; le sessioni di practicum dove a turno ci si è esercitati nel guidare, essere guidati e fare da supervisori; i training per l’acquisizione di competenze.
  • Prima condizione: diventare guide guidate, come è stato per Don Bosco. Se senza di lui non riusciamo a immaginare Domenico Savio, senz’altro senza Cafasso non avremmo Don Bosco. Questo conferma che l’accompagnamento è essenzialmente MISSIONE per chi vive il carisma salesiano: è un modo di diventare come Don Bosco per i giovani e per tutti. Chi vive in un ambiente e con educatori capaci di incarnare questo tipo di prossimità educativo-pastorale ha buone chance di diventare a sua volta un accompagnatore di giovani nello stile di Don Bosco. Ecco perché è così importante vivere il Sistema Preventivo nelle case di formazione iniziale – che è poi un altro modo di definire l’accompagnamento spirituale salesiano. È infatti soltanto attraverso questa esperienza diretta vissuta che si può apprendere a riviverlo e moltiplicarlo, qualunque sia il coinvolgimento nella missione per la vita salesiana “fino all’ultimo respiro”.

La Scuola di Sccompagnamento Spirituale Salesiano ha seguito la stessa dinamica: si è intensamente vissuto sui luoghi di Don Bosco quanto si desidera praticare e vivere nelle tante Ispettorie e nazioni di provenienza, sperando che il seme porti frutto e si moltiplichi oltre le aspettative.

Dal 17 agosto al 19 settembre 2022 avrà luogo, sempre a Valdocco e al Colle Don Bosco, la seconda edizione della Scuola, per i confratelli di lingua italiana, spagnola o portoghese.

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Castelnuovo Don Bosco: dall’esperienza personale di Dio all’accompagnamento di altri all’esperienza di Dio

La Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano, in corso attualmente al Colle Don Bosco, ha concluso la terza settimana del suo programma iniziata Lunedì dell’Angelo. Questa terza fase è consistita in una serie di stimoli e riflessioni consegnati in luoghi originali, che ponevano in luce il ruolo delle guide spirituali nella vita del giovane Giovanni Bosco. Secondo i partecipanti lo spunto fondamentale emerso in questa settimana è stato che la storia di ogni Figlio di Don Bosco corrisponde un po’ alla storia del fondatore della Congregazione – e questo costituisce un perenne invito ad aiutare i giovani affidati ai salesiani. Di seguito la notizia riportata dal sito dell’ANS.

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(ANS – Castelnuovo Don Bosco) – La Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano in corso attualmente al Colle Don Bosco ha concluso la terza settimana del suo programma. Dopo la prima settimana passata a ripercorrere la storia spirituale di Don Bosco presso Valdocco e le aree circostanti, il gruppo di 20 salesiani si è trasferito a Colle Don Bosco, dove è iniziato il ritiro spirituale. Il ritiro, guidato individualmente, è stato caratterizzato dal silenzio totale, essendo consistito in una sessione quotidiana di incontro dei partecipanti con le rispettive guide e con la sola celebrazione eucaristica come programma comune per tutti. Anche i pasti, infatti, sono stati consumati in silenzio, sebbene in comune.

Per la maggior parte dei partecipanti è stato questo il primo ritiro in silenzio totale della propria vita salesiana, e si è rivelato un’esperienza profondamente contemplativa. Il contesto ambientale del Colle Don Bosco e il contesto temporale della Settimana Santa hanno fornito le giuste coordinate per una profonda esperienza di Dio per quasi tutti. Le sessioni di incontro con le guide hanno fornito un eccellente modello di reale accompagnamento spirituale, che si distingue dal rendiconto, dalla confessione o dal counselling.

La terza settimana del programma è iniziata Lunedì dell’Angelo. Questa terza fase è consistita in una serie di stimoli e riflessioni consegnati in luoghi originali, che ponevano in luce il ruolo delle guide spirituali nella vita del giovane Giovanni Bosco. La sua prima guida spirituale fu, naturalmente, Mamma Margherita. E poi, quando il piccolo Giovanni Bosco dovette risiedere per tre anni alla Cascina Moglia a causa delle sue difficoltà ai Becchi, cercò una guida in don Francesco Cottino, presso Moncucco.

Dopo il suo ritorno ai Becchi, nel giro di pochi giorni incontrò provvidenzialmente don Calosso sulla strada da Buttigliera a Morialdo, che gli fornì il modello per i suoi incontri, negli anni successivi, con i vari Bartolomeo Garelli, Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco… Don Calosso che si trova a Morialdo per un malinteso, divenne il benefattore mandato da Dio nella vita di Giovanni Bosco, che lo portò a fare un grande passo avanti verso la realizzazione del suo sogno dei 9 anni. Infine, a Chieri, Giovanni Bosco torna alla formazione scolastica e seminaristica, sostenuto da tanti altri, materialmente, intellettualmente e spiritualmente.

Secondo la maggior parte dei partecipanti lo spunto fondamentale emerso in questa settimana è stato che la storia di ogni Figlio di Don Bosco corrisponde un po’ alla storia del fondatore della Congregazione – e questo costituisce un perenne invito ad aiutare i giovani affidati ai salesiani.

Attualmente, i partecipanti alla Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano sono in fase di formazione nelle competenze per offrire sostegno. Durante l’ultima settimana del programma avranno, infine, l’opportunità di fare delle sessioni pratiche di accompagnamento spirituale, supervisionati dall’équipe della Scuola.

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Agustín de la Torre spiega come è nato il poster della Strenna 2022

Agustín de la Torre, autore del poster della Strenna 2022 racconta come è stato sviluppato questo progetto e come la sua vicinanza al mondo salesiano abbia ispirato questo disegno.

Dal sito dell’agenzia ANS
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L’artista spagnolo Agustín de la Torre, autore del poster della Strenna 2022 con il grande cuore rosso al centro dell’opera, ha raccontato come è stato sviluppato questo progetto e come la sua vicinanza al mondo salesiano abbia ispirato questo disegno di grande impatto visivo.

Il legame di Agustín de la Torre, membro dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori, con la Congregazione Salesiana inizia quando lui aveva sei anni e prosegue ancora oggi, dal momento che lavora nella scuola “Maria Ausiliatrice” di Siviglia come insegnante di disegno. “La mia vita ha sempre ruotato intorno alle figure e alla pedagogia di Don Bosco e di Madre Mazzarello”, spiega de la Torre.

Una delle sue più grandi passioni è proprio il mondo della grafica e dell’illustrazione e da molti anni pubblica sulle reti sociali, cercando di fare dell’arte uno strumento di evangelizzazione e una “traduzione” del messaggio di Gesù. Ha anche prodotto numerosi disegni dell’ambiente salesiano che circolano in molte parti del mondo; alcuni di essi adornano scuole, opere sociali e sono stati persino sulla copertina del Bollettino Salesiano.

“Tuttavia, mi mancava qualcosa – ha raccontato l’artista – Ogni anno aspettavo la Strenna del Rettor Maggiore e guardavo le foto e le immagini che la accompagnavano. Ho sempre pensato la stessa cosa: ‘Un giorno avrò il privilegio di fare io stesso il poster’. E quel giorno è arrivato. Quando mi è stata offerta la possibilità di farlo, ho sentito che uno dei miei sogni si era realizzato e sappiamo cosa significano e quanto sono importanti i sogni in termini salesiani”, ha aggiunto.

Agustín de la Torre si è prontamente messo al lavoro, concentrandosi sulla frase di San Francesco di Sales che ispira la Strenna 2022. “Ho pensato che l’AMORE, parola centrale del messaggio di San Francesco, Don Bosco e Gesù di Nazareth, che iconograficamente è rappresentato come un cuore, doveva essere composto da giovani di diverse età, culture, etnie, situazioni sociali. Un cuore presieduto e abbracciato da Don Bosco, sostenuto da San Francesco di Sales e, naturalmente, dalla sua Ausiliatrice”, spiega ancora l’artista.

Il disegno, inoltre, è anche ricco di riferimenti al mondo salesiano, che sono distribuiti in modo più o meno nascosto nell’insieme: dalle date di nascita e morte di Don Bosco, al Progetto di Vita Apostolica dei Salesiani Cooperatori, dalle castagne, alla margherita, in onore al nome della madre di Don Bosco. È presente anche un cane che, pur non essendo grigio come il famoso “angelo custode” di Don Bosco, ha la parola italiana “grigio” scritta sulla zampa.

Tutto nel poster è “salesiano”, persino le ombre dei personaggi, che, infatti, hanno un’opacità del 24% (il numero di Maria Ausiliatrice).

“Ringrazio Dio per questo dono – conclude Agustín de la Torre – Spero di continuare a disegnare e dipingere il messaggio del Vangelo per molti anni a venire, soprattutto attraverso l’immagine e la testimonianza di persone che lo mettono in pratica e che sono grandi e indispensabili come San Giovanni Bosco”.

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Il primo contratto di apprendistato compie 170 anni. “Imparare facendo”: don Bosco precursore – Avvenire

170 anni fa, esattamente l’8 febbraio 1852, don Bosco firmava a Torino il primo contratto di apprendistato: Giuseppe Bertolino, “mastro minutiere”, si “obbligava” ad insegnare “l’arte di falegname” al giovane Giuseppe Odasso fornendo “le necessarie istruzioni e le migliori regole onde ben imparare ed esercitare l’arte suddetta”. Di seguito l’articolo pubblicato oggi su Avvenire, a cura di Andrea Zaghi.

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IL PRIMO CONTRATTO DI APPRENDISTATO COMPIE 170 ANNI

Imparare facendo Don Bosco precursore

Imparare lavorando e lavorare per imparare meglio. Senza essere sfruttati. E in sicurezza. Protetti dalle leggi ma, prima ancora, dall’attenzione degli insegnanti dentro e fuori l’azienda e con la famiglia accanto. Con un patto: impegnarsi reciprocamente a crescere. Sono gli obiettivi ai quali guarda Giovanni Bosco (prete e santo) firmando a Torino l’8 febbraio 1852 quello che molti indicano come il primo contratto di apprendistato. Sono passati centosettanta anni, ma quell’accordo è ancora valido e attuale nei suoi contenuti di fondo. E può dire molto – soprattutto in un periodo come questo –, sul valore non solo dell’apprendistato, ma più in generale della formazione in “assetto di lavoro”, della formazione duale e della necessaria collaborazione tra scuole e imprese.

A ricordare il documento, tirato fuori per l’occasione dagli archivi della congregazione, sono i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice con tutti i formatori CNOS e CIOFS che spiegano come «la possibilità che i giovani possano vivere l’alternanza scuola-lavoro, in un contesto protetto e in stretta collaborazione con i centri di formazione, rappresenti una preziosa opportunità». Sempre che tutti facciano le cose per bene. E su come farle, proprio quanto scritto da don Bosco appare essere la sintesi migliore e più efficace. Ad iniziare dal sancire «un’alleanza – viene sottolineato –, che è ancora oggi di ispirazione per l’opera dei formatori: quella tra il datore di lavoro, il lavoratore, la famiglia dell’apprendista e l’educatore».

Un “accordo” scandito da parole precise, che 170 anni fa, come oggi, hanno un peso. E che ancora si possono leggere messe nero su bianco con una scrittura nitida e in buon italiano. Così a Torino in quel febbraio del 1852, Giuseppe Bertolino, “mastro minutiere”, si “obbliga” ad insegnare “l’arte di falegname” al giovane Giuseppe Odasso “per lo spazio di due anni”, fornendo “le necessarie istruzioni e le migliori regole onde ben imparare ed esercitare l’arte suddetta”. E l’allievo “si obbliga” anche lui ad avere “prontezza assiduità e attenzione” nell’imparare. Il lavoro sarà pagato, il giovane sarà “schiettamente” giudicato per quello che fa e per come si comporta; ma Bertolino ha il dovere anche di trattare bene il suo allievo seguendolo e dandogli “quegli opportuni salutari avvisi che darebbe un buon padre al proprio figlio”. Quattro pagine di contratto con quattro firme al fondo: il datore di lavoro, l’apprendista, il padre di lui e Giovanni Bosco.

La parola-chiave pare essere “collaborazione”. Oppure “alleanza”. E vale nel 1852 come nel 2022. Certo, 170 anni fa come oggi, il percorso dalla scuola al lavoro è duro e in salita.

La strada da fare è lunga per tutti, per Giuseppe Odasso un tempo e per le migliaia di giovani oggi: basta intraprenderla nel modo giusto.

ANDREA ZAGHI

Il primo contratto di Apprendistato di Don Bosco compie 170 anni

Pubblichiamo il comunicato di CNOS Fap, CIOFS Fp e Salesiani Don Bosco Italia sull’anniversario del primo contratto di apprendistato firmato da San Giovanni Bosco.

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8 febbraio 1852 – 2022: il primo contratto di apprendistato promosso da Don Bosco compie oggi 170 anni. Per celebrare questo anniversario i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice con tutti i formatori CNOS e CIOFS ribadiscono il valore dell’apprendistato, della formazione in assetto di lavoro, della formazione duale.

Il contratto concepito e sottoscritto da Don Bosco è considerato da molti il primo contratto moderno di lavoro. Non solo perché molte delle sue clausole più tardi entreranno nella normale prassi dei rapporti lavorativi, ma anche e soprattutto perché per la prima volta, con un documento che riporta ben quattro firme, si sancisce un’alleanza che è ancora oggi di ispirazione per l’opera dei formatori: quella tra il datore di lavoro, il lavoratore, la famiglia dell’apprendista e l’educatore.

Nel dibattito odierno si intende quindi ribadire come la possibilità che i giovani possano vivere l’alternanza scuola-lavoro, in un contesto protetto e in stretta collaborazione con i centri di formazione, rappresenti una preziosa opportunità.

L’insegnamento che giunge dalle più avanzate esperienze europee mostra come il sistema duale, che vede una strettissima collaborazione tra ente formativo ed azienda, sia il sistema che meglio aiuta i giovani nel proprio percorso di sviluppo delle competenze e di inserimento nel mondo del lavoro. In Italia da anni si è percorsa questa strada con ottimi risultati sul piano occupazionale.

Cnos-Fap e Ciofs Fp, nella capillarità della loro presenza, lavorano costantemente insieme alle aziende per rendere queste esperienze educative, momenti di crescita e maturazione capaci di aiutare i giovani ad entrare in contatto con la realtà lavorativa e sociale sviluppando una forte sensibilità sui temi della sicurezza grazie anche alla collaborazione con i tutor aziendali che in questo percorso svolgono un ruolo fondamentale.

Un’alleanza sempre più stretta tra istituzioni, sistema educativo ed imprese, è quindi fondamentale per costruire strategie, itinerari, momenti di confronto che possano portare all’attenzione pubblica un tema tanto attuale come quello della sicurezza sul lavoro.

La cura delle ore di sicurezza sul lavoro all’interno dei corsi di formazione propedeutici all’ingresso in azienda, il richiamo costante al rispetto delle norme nel contesto lavorativo, il criterio di scelta dei tutor aziendali, la certificazione delle aziende sicure, sono elementi centrali per favorire la creazione di una vera e propria cultura della sicurezza.

“Prima di arrivare a Roma come direttore generale del CNOS Fap nazionale, ho avuto la fortuna di dirigere il CNOS-FAP di Bologna per nove anni durante i quali ho visto passare più di 1000 ragazzi – dichiara don Fabrizio Bonalume, direttore generale del CNOS Fap – . Durante il periodo di stage aziendale ho visto questi giovani rifiorire e ritrovare la stima in loro stessi: per loro era fonte di gioia il sentirsi apprezzati in un contesto di adulti. E sapevano riconoscere che in questo percorso l’esperienza nel centro di formazione salesiano li aveva aiutati. Tutto ciò diventava ancora più forte e concreto quelle tante volte in cui lo stage si concludeva con la proposta di contratto di apprendistato. In diverse occasioni ho avuto la fortuna di essere io stesso presente … ecco un altro “contratto di apprendizzaggio” firmato grazie a don Bosco

170 anni fa, don Bosco inaugurava una via. Ancora oggi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice si impegnano nello stesso cammino.

Don Roberto Dal Molin – Presidente CNOS Italia

Don Fabrizio Bonalume – Direttore generale CNOS Fap

Suor Manuela Robazza –  Presidente Nazionale CIOFS-FP

Scarica il contratto di DBosco

Programmi e prospettive al termine dell’VIII Assemblea Generale delle IUS

Si è conclusa l’VIII Assemblea Generale dellle istutuzioni salesiane (IUS) con l’approvazione di tre documenti fondamentali, l’approvazione dei cordinatori continentali, la programmazione delle date delle prossime conferenze continentali, la presentazione dell’equipe di coordinamento e l’Eucarestia conclusiva presieduta dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.

Di seguito l’articolo di ANS Agenzia Info Salesiana.

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L’VIII Assemblea Generale delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore (IUS) si è conclusa con l’approvazione di tre documenti fondamentali, l’elezione dei coordinatori continentali per i prossimi mandati, la programmazione delle date delle prossime conferenze continentali, la presentazione dell’equipe di coordinamento e, infine, l’Eucaristia conclusiva presieduta dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.

I membri dell’Assemblea hanno approvato, per votazione, i documenti “Politiche 2022-2026”, “Programma comune 6”, e “Linee guida per una pastorale nelle IUS” che sono stati discussi e riflessi durante la settimana.

I documenti contengono linee di azione, approcci, politiche e orientamenti, basati sulla realtà delle istituzioni e sugli obiettivi emessi dal Rettor Maggiore al termine del Capitolo Generale 28° e in sincronia con il Dicastero di Pastorale Giovanile Salesiana.

Dopo l’approvazione dei documenti, sono stati annunciati anche i nuovi coordinatori continentali. Come nuovo coordinatore dell’Europa è stato eletto il Professore Alessio Rocchi, dell’Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo (IUSTO); il Coordinatore dell’America sarà il sig.re Mario Olmos, SDB, Rettore dell’Università Don Bosco di El Salvador; il coordinatore interino dell’Africa (fino a settembre) sarà don Dieudonne Otekpo dell’“Institut Supérieur Don Bosco” (ISDB), del Togo; don Thaddeus Singarayan continua come Coordinatore dell’Asia Sud, e il nuovo Coordinatore dell’Asia Est-Oceania sarà don Joel Camaya, del “Don Bosco College” di Canlubang, di Filipine.

Le date per i prossimi incontri continentali sono state stabilite come segue: l’incontro continentale Europa avrà luogo a Praga, Repubblica Ceca, presso l’istituto “Jabok”, nella terza settimana di maggio del 2023. La riunione continentale dell’America sarà a Vitória, Brasile, presso l’Università “Unisales” dal 19 al 22 settembre 2022, seguita dal corso sulle direttive IUS a Campo Grande, Brasile, presso l’università UCDB, dal 24 al 30 dello stesso mese. La riunione continentale dell’Asia Est e dell’Oceania avrà luogo a Manila, nelle Filippine, il 3 o 4 giugno 2023, in una data ancora da confermare. La riunione continentale dell’Asia meridionale avrà luogo la terza settimana di novembre 2022, seguita anche dal corso sulle direttive IUS. La riunione continentale dell’Africa avrà luogo a Maputo, Mozambico, presso l’Istituto Superiore “Dom Bosco” (ISDB) dal 24 al 26 ottobre 2022.

Infine, tutti i partecipanti hanno preso parte all’Eucaristia conclusiva che è stata celebrata da Don Ángel Fernández Artime, Rettore Maggiore.

La VIII Assemblea può dirsi che è stata un messaggio di speranza e di incoraggiamento a continuare la missione salesiana nell’educazione superiore, in mezzo alle difficoltà, i richiami odierni e le sfide proprie della cultura attuale.

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