Avvenire – Scuole paritarie, prosegue il confronto tra Cei e ministro

Prosegue con profitto l’interlocuzione tra la Cei e il Ministero dell’Istruzione sulle scuole paritarie. Nei giorni scorsi, i membri della giunta del Consiglio nazionale della scuola cattolica (Cnsc), guidati dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi e da monsignor Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università e del Cnsc, hanno incontrato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per approfondire la situazione delle scuole paritarie cattoliche e di ispirazione cristiana, anche in vista dell’imminente varo della legge di bilancio 2025. L’incontro al Ministero fa seguito a una lettera che, lo scorso mese di agosto, il vescovo Giuliodori aveva inviato alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e al ministro Valditara. Che, anche nelle scorse settimane, ha riconosciuto l’importanza della scuola paritaria all’interno dell’unico
sistema nazionale d’istruzione, così come stabilito dalla legge 62 del 2000.

In particolare, durante l’incontro con la giunta del Cnsc, Valditara, ribadendo la responsabilità e il diritto delle famiglie a compiere liberamente le proprie scelte educative, valore sancito anche dalla Costituzione, ha manifestato l’impegno personale e del Governo per fare significativi passi avanti su diversi versanti, pur a fronte di una non facile situazione economica: incremento dei La giunta del Consiglio nazionale della scuola cattolica con il ministro Valditara Scuole paritarie, prosegue il confronto tra Cei e ministro fondi per il sostegno degli alunni con disabilità; introduzione graduale di un buono scuola nazionale per le famiglie, sul modello di quello già riconosciuto dalla regione Lombardia; possibilità di partecipare ai bandi dei fondi Pnrr e Pon anche per le scuole paritarie dell’infanzia; incremento dei fondi dedicati a sostenere l’indispensabile servizio fornito dalle scuole paritarie dell’infanzia, unica presenza in molti comuni italiani.

«Da parte del ministro Valditara abbiamo ricevuto la conferma dell’attenzione per le scuole paritarie», sottolinea don Elio Cesari, presidente del Centro nazionale opere salesiane (Cnos) e rappresentante di Cism e Usmi nella giunta del Cnsc. «Abbiamo verificato con soddisfazione la disponibilità a riconoscere il valore della scuola paritaria – aggiunge don Cesari –. Si tratta di mettere in campo gli strumenti idonei a permettere alla famiglia di esercitare liberamente il diritto di scelta educativa». Così come, tra l’altro, sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 30. «Il ministro – conclude il presidente del Cnos – ha ascoltato con attenzione le nostre proposte e si è dichiarato disponibile a prendere in considerazione le nostre richieste. In particolare quelle relative alla Dote scuola, un valido elemento di aiuto concreto alle famiglie».

Tema su cui insiste anche il presidente di Cdo Opere educative-Foe, Massimiliano Tonarini: «L’incremento dei costi registrato negli ultimi tempi, sta mettendo in difficoltà le nostre scuole, che vogliono continuare a essere popolari, secondo la loro missione originaria e non vogliono diventare scuole di élite». Dal canto loro, i membri della giunta hanno evidenziato che, a quasi 25 anni dalla legge di parità 62/2000, rimane ancora aperta la questione della parità economica. Sebbene alcuni passi siano stati fatti, in particolare dal Ministero e dal Governo in carica, in termini di risorse e di riconoscimento del valore della presenza della scuola paritaria per il Paese, purtroppo i contributi ricevuti dalle scuole paritarie sono ancora residuali rispetto ai costi da sostenere ed è un dato di fatto che sono le famiglie a farsi carico economicamente, con sempre maggiori difficoltà, del percorso educativo per i loro figli. In conclusione dell’incontro, che si è svolto in un clima di grande cordialità, tutti hanno condiviso il principio che il sistema scolastico del Paese è costituito da scuole statali e scuole paritarie che insieme offrono un servizio pubblico e quindi meritevole dello stesso trattamento, anche in termini di sostegno economico.

Caterina, Giulia, Alessandro e Filippo: gli studenti della scuola salesiana di Brescia raccontano la loro esperienza al convegno CISM USMI

AL convegno sulla scuola cattolica organizzato da CISM e USMI a settembre a Roma, ha partecipato una delegazione dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Brescia. Ecco il loro racconto.

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Immaginate di essere dei ragazzi di seconda e terza media e avere l’occasione di rappresentare la vostra scuola ad un qualunque evento. Si potrebbe definire prima di tutto un’emozione, un onore e un passo importante per la propria crescita. È qualcosa che dipende dalle occasioni, a volte una possibilità inaspettata, in ogni caso da cogliere al volo.
Immaginate ora di essere gli stessi ragazzi di seconda e terza media e avere l’occasione di rappresentare non solo la vostra scuola, ma un’organizzazione scolastica intera con un carisma ben definito come quello salesiano e di Don Bosco.

Aggiungete il fatto che l’evento, in più, non è una semplice occasione, ma un Convegno delle scuole cattoliche, il primo per giunta, a Roma, organizzato da CISM e USMI, realizzato dal 19 al 21 settembre 2024 all’Università Santa Croce. In particolare, durante il terzo giorno di lavori, lo spazio era dedicato alle scuole, affinché presentassero i loro progetti attivi e il loro modus operandi.

Erano presenti cinque scuole a livello nazionale e, per il nord Italia, l’ambasceria era composta da una delegazione della scuola media dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Brescia. È con questa bellissima responsabilità che i nostri quattro rappresentanti, Caterina Gnutti (della classe 3A), Giulia Cresci (della classe 2B), Alessandro Consolandi (della classe 3B) e FIlippo Taglietti (della classe 2C), sono partiti venerdì 20 settembre da Brescia alla volta della Capitale. La loro missione? Raccontare ciò che loro e tutti gli altri ragazzi della scuola media Don Umberto Pasini di Brescia vivono quotidianamente all’interno dell’Istituto Salesiano.

“Quando mi hanno chiesto di poter far parte di questo convegno, ho provato grande agitazione. Cosa dovevo dire? Come dovevo comportarmi? Poi, con il passare dei giorni, abbiamo deciso quali dovessero essere i punti importanti del nostro discorso, ci siamo confrontati e organizzati e questo mi ha reso più sicuro e convinto.” dice Filippo.

La scuola ha voluto che fossero i ragazzi i primi ad essere coinvolti nell’organizzazione dell’intervento: accompagnati dagli educatori, si sono divisi gli argomenti e hanno scelto di portare ognuno una tematica, partendo da un canovaccio già pronto e personalizzandolo secondo le loro impressioni e la loro esperienza. Proprio questa personalizzazione è stata la chiave del successo degli interventi dei quattro ragazzi, in un convegno che aveva come principale protagonista il pluralismo educativo: la scelta è stata quella di mostrare il pluralismo pedagogico che la scuola salesiana realizza, attraverso attività che mirano alla crescita dell’individuo in un’ottica di aiuto reciproco e missione collettiva. La diversificazione e la trasversalità delle proposte mirano a far emergere i talenti di ognuno,  senza che si rimanga necessariamente legati alle discipline e alla gerarchia delle attitudini, alcune delle quali nell’immaginario collettivo vengono ritenute erroneamente più importanti di altre. I quattro giovani hanno raccontato durante il convegno la loro esperienza in prima persona, con la doverosa preparazione in vista di una tale occasione, ma anche attraverso la necessaria spontaneità di chi ha vissuto davvero le situazioni descritte.

Filippo ha parlato del percorso di Educazione Digitale che la scuola sta attuando, un progetto che nasce dalla voglia di mettere al centro la crescita della persona prima di tutto nel reale, ma con la consapevolezza che la dimensione virtuale sta diventando sempre più importante, motivo per il quale risulta necessario prendersene cura.

Alessandro ha raccontato delle Compagnie Salesiane, prima immagine del carisma salesiano e di Don Bosco, in più quest’anno completamente rinnovate per quanto riguarda la scuola media di Brescia. Giulia si è soffermata su una questione più pratica, la disposizione a isole delle classi, utile per coltivare dei rapporti corretti e collaborativi tra i ragazzi, attraverso l’aiuto reciproco e il riconoscimento dei pregi e delle difficoltà personali e del prossimo. Si è entrati poi nel concreto quando Giulia ha descritto con grande efficacia l’esempio di un lavoro cooperativo svolto durante le ore di italiano, sfruttando proprio la disposizione a isole.

Caterina infine ha descritto un progetto a cui la scuola aderisce da tempo, il “Si può fare”, che permette ai ragazzi di  sviluppare un gran numero di competenze in uno stesso lavoro. Il progetto consiste nel costruire in gruppo un gioco sfruttando i principi della fisica e materiali già confezionati. Oltre al gioco, ogni singolo gruppo deve idearne la pubblicità di lancio e scrivere un diario di bordo che tenga nota di tutti i passaggi che hanno portato alla creazione
del prodotto finale, errori e fatiche compresi. È proprio Caterina a raccontare la sensazione di essere davanti a un pubblico di esperti per rappresentare la scuola: “Durante il convegno sentivo il cuore in gola dall’emozione, avevo
una gran paura di dire qualcosa di sbagliato. Poi, quando ho ricevuto il microfono e ho iniziato a parlare, è passato tutto e ho semplicemente spiegato quello che avevo vissuto durante il progetto “Si può fare”. Sono davvero contenta di com’è andata!”

L’intervento dei ragazzi però non è stato l’unico momento emozionante: essi sono stati anticipati da un video che ha raccontato l’esperienza di altri giovani come loro nel nostro cortile e negli spazi della scuola. Come sottolineato da un rappresentante di un altro istituto presente al convegno, ciò che ha colpito i presenti è stato soprattutto il modo in cui Caterina, Alessandro, Giulia e Filippo hanno guardato il filmato, con gli occhi fieri di chi vive quotidianamente un’esperienza che evidentemente dà loro molto, sia nelle bellezze sia nelle fatiche di ogni giorno.

Quel che conta però è soffermarsi su un elemento fondamentale: i quattro ragazzi sono rappresentanti di un modo di intendere la scuola, ambasciatori di un gruppo ben più grande. Hanno portato con loro l’esperienza di tanti altri giovani, di tutti gli altri compagni di scuola, come una grandissima squadra, che non può fare a meno di nessuna individualità. Le attività che sono state descritte infatti rappresentano un modo di vedere la scuola di un sistema ben più grande del singolo istituto locale, una prospettiva che parte dal necessario confronto tra sedi diverse: è stata l’occasione per mostrare quanto il carisma salesiano, a livello generale, operi affinché i giovani di ogni luogo possano trovare la propria strada. La chiusa perfetta ce la concede Alessandro: “La soddisfazione è stata grande, già poco
dopo l’intervento era evidente la gioia di aver raccontato ciò che tutti noi facciamo quotidianamente. Siamo andati in quattro ma eravamo più di duecentocinquanta.”

“La scuola paritaria non è un privilegio”: è ancora possibile un pluralismo educativo? – Convegno USMI e CISM

È ancora possibile un pluralismo educativo? Questo è il titolo dell’evento organizzato dalle Conferenze USMI e CISM  per riflettere e lanciare, contemporaneamente, un allarme sul tema del pluralismo educativo, oggi, in Italia. Non è, infatti, ulteriormente ammissibile che le famiglie che scelgono per i loro figli una scuola paritaria debbano pagare  una retta, avendo già pagato le tasse per un servizio pubblico, che è tale pleno iure, reso dalle stesse scuole, parte integrante del Sistema Nazionale dell’Istruzione, così come previsto dalla legge 62/2000.

Durante la prima giornata dei lavori è stato presentato il modello francese da parte di Monsieur Philippe Miton, consulente del ministro dell’Education nationale et de la Jeunesse: la laicissima Francia, paradossalmente, può essere additata come valido esempio di come sia possibile superare le ideologie che ancora attanagliano il mondo
dell’educazione: l’istruzione è un diritto dei cittadini, conseguentemente lo Stato finanzia tutte le scuole, statali e paritarie, entrambe aperte a tutti e quindi pubbliche.

Come sappiamo, e il costituzionalista Nicola Grasso lo ha ricordato, anche la Costituzione italiana ha stabilito le basi teoriche della libertà di scelta educativa: occorre, tuttavia, realizzare, nella pratica, il principio stabilito nella Costituzione. Solo così la scuola italiana potrà accogliere le sfide del nostro tempo, quali la transizione tecnologica, il crollo demografico, le sfide dell’inclusione, così come sono state individuate dalla professoressa Loredana Perla: la scuola e solo la scuola può dare queste risposte ai cittadini di domani e alle future classi dirigenti. Sulla base di queste riflessioni, è derivato l’urgente appello di suor Anna Monia Alfieri: “Il momento per rendere effettiva la libertà di scelta educativa delle famiglie è adesso (…) senza l’intervento economico e le scelte coraggiose dello Stato, come il buono scuola, il mondo delle paritarie rischia di morire”.

Anche la seconda giornata di lavoro del convegno è stata caratterizzata da interventi di grande spessore: hanno infatti preso la parola Padre Luigi Gaetani, suor Anna Monia Alfieri ed il Cardinale Zuppi. Padre Luigi Gaetani, presidente della CISM, ha introdotto i lavori della seconda giornata del convegno, dedicata al dialogo con il mondo politico, la CEI e i religiosi che sostengono e promuovono la scuola pubblica paritaria, ricordando che la vita è fatta di sogni, visioni e stupore. Un educatore che non vive queste tre componenti della vita, come un ragazzo o un giovane che non è abilitato a questo, resta prigioniero davanti alla vita, a quelle forme che lo costringono a vivere senza un oltre e senza una interiorità. Don Bosco, la Montessori, don Milani hanno sognato, perché la profezia ha necessità di sognare, avere orizzonti di senso e abitare dentro spazi di stupore e di bellezza. I nonni, i papà, le mamme sognano, ma devono lasciare la realizzazione di quanto intravisto ai giovani.  Alcune classi sociali hanno varcato la soglia dell’impossibile, di quel riscatto sociale che è inscritto nell’articolo 34 della Costituzione italiana dove l’istruzione aperta a tutti è stato un atto democratico inclusivo, ascensore sociale per tutti, compresi gli ultimi.

Oggi, il problema che abbiamo dinanzi, è come garantire questo ascensore sociale dal momento che, alcune forze neo-liberiste, hanno operato un blocco allo Stato sociale e alla scuola sociale, dove scuola statale e paritaria sono fuori competizione, collocate in una scala di servizio, perché altri soggetti sono entrati prepotentemente nel sistema educativo nazionale assumendo un ruolo culturale funzionale al potere. In questa situazione, sottovalutata, la scuola statale e quella paritaria cessano di essere organo costituzionale, attraverso il quale lo Stato educa, forma alla democrazia, dando volto alla classe dirigente del Paese, perché altri assumono questo ruolo mentre noi ci dividiamo ancora tra guelfi e ghibellini, gente di destra e di sinistra. Noi religiosi non vogliamo privilegi o briciole, vogliamo contribuire, attraverso la scuola pubblica paritaria, a difendere la scuola democratica, la scuola che corrisponde alla Costituzione democratica del nostro Paese. “La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” (Cost. n. 34). In questo orizzonte di civiltà e di cultura lo stesso ius scholae è percorso di istruzione e non di povertà perché al termine dell’iter formativo l’alunno straniero diventa italiano, non vive al margine, tra ospitalità e ostilità, tra istruzione data e cittadinanza negata, mettendolo in quella estenuante fila di chi deve chiedere un permesso di soggiorno, rendondogli difficile ogni forma di effettiva integrazione e spingendo verso forme di radicalizzazione.

Padre Gaetani ha altresì letto il messaggio di mons. Claudio Giuliodori, Presidente del Consiglio Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, che ha voluto sottolineare il valore del dialogo che lo stesso Consiglio Nazionale, di cui CISM e USMI sono parte essenziale, ha intensificato con il Governo in vista della Legge di Bilancio 2025, grazie a una lettera, consegnata nelle scorse settimane, alla Presidenza del Consiglio e ai Ministri dell’Istruzione e del Merito e dell’Economia e delle Finanze, lettera che contiene una serie di proposte fondate sull’auspicio che le attese di tante famiglie e le esigenze di tante scuole possano essere riconosciute e soddisfatte.
Successivamente, sr Anna Monia Alfieri ha sottolineato come il pluralismo educativo – per quanto gravemente compromesso – può ancora essere una scelta possibile, democratica e funzionale al bene del nostro Paese. Certamente i numeri sono più che allarmanti: a partire dal 2000, l’anno della legge sulla parità scolastica, la scuola  paritaria ha perso il 35,1% degli allievi che sono passati da 1.186.667 a 770.130. Nello stesso lasso di tempo, la scuola
statale ha visto una contrazione degli studenti del 6,3% (-474.779 alunni). Nell’ultimo decennio, inoltre, hanno chiuso più di 200 scuole paritarie l’anno, trend continuato anche dopo l’uscita dalla pandemia (-379 scuole nel 2022-2023 e -291 nel 2023-2024). È chiaro che il pluralismo educativo deve essere nuovamente fondato, ma occorre che ci siano le condizioni per poterlo fare, ossia la garanzia nei fatti della libertà di scelta educativa.

Il card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, è poi intervenuto in modo diretto, definendo “decisivo” un intervento di sostegno alla scuola paritaria, “che svolge un ruolo pubblico e dà un contributo decisivo all’istruzione nel nostro Paese”. “La scuola cattolica non è un privilegio”, ha precisato il cardinale, ricordando che gli istituti di ispirazione cristiana “sono nati per i più poveri e puntano all’integrazione, ad esempio degli alunni con disabilità”.

Accanto agli interventi dei relatori, il dibattito è stato animato da un’interessante tavola rotonda che ha visto la presenza della Dott.ssa Carmela Palumbo, Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, e di esponenti di tutte le forze politiche: il tavolo ha visto la presenza di Valentina Aprea (FI), Irene Manzi (PD), Ella Bucalo (FDI), Maria Elena Boschi (IV), Luca Maggi (Noi Moderati), Valentina Grippo (Azione), Paola Binetti (UDC), Mario Pittoni (Lega). Come si può notare, tutte le forze politiche, fatta eccezione per il Movimento Cinque Stelle, erano rappresentate, segno che il diritto alla libertà di scelta educativa è un tema che incontra un appoggio politico trasversale. La dott.ssa Palumbo, in particolare, ha presentato lo sforzo che il Ministero sta compiendo per segnare un’inversione di rotta rispetto ad un sistema che vede lo Stato come unico gestore dell’azione scolastico – educativa del Paese. Su questa linea si colloca la linea dura tenuta dal Ministero di contrasto ai diplomifici, realtà che ha contribuito negli anni a gettare tinte fosche sulla scuola paritaria tutta. Le scuole paritarie, al contrario, contribuiscono nella lotta contro la dispersione scolastica e, proprio per questo motivo, il Ministero ha voluto che
anche alle scuole paritarie fossero aperti i bandi per i fondi del PNRR e dei PON. Uno strumento in più per combattere il monopolio educativo da parte della scuola statale. Va da sé che è davvero bello e significativo registrare che il dibattito attorno ai temi della libertà di scelta educativa e del pluralismo educativo è avvenuto in un clima sereno e costruttivo, segno che i tempi sono maturi per un cambiamento epocale. Questo appoggio trasversale è provato dall’accordo attorno al tema del buono scuola, sul modello di Regione Lombardia, individuato come strumento per combattere la dispersione scolastica. Suor Micaela Monetti, presidente della USMI, ha introdotto i lavori della terza ed ultima giornata del convegno, tempo dedicato alle testimonianze di alcune scuole che hanno fatto comprendere l’energia e la vitalità della proposta educativa delle paritarie e l’assoluta necessità che questa proposta continui ad essere offerta nei diversi territori, come segno di emancipazione dalle diverse forme di periferia, economica ed esistenziale.

La realtà concreta del mondo scolastico, come ha evidenziato suor Micaela, è fatta di voci e di volti che superano e rinnovano le idee sulla scuola pubblica paritaria. Infatti, nel deserto valoriale odierno tanti e innumerevoli sono i segni che ci raccontano la vitalità e la profezia del mondo pubblico paritario e ci aiutano a incarnare nel feriale la speranza.

Tutti i territori del Paese hanno assoluto bisogno di un’offerta formativa di spessore e plurale. Le scuole paritarie che hanno animato il dibattito sono state l’Istituto Marcelline di Foggia, guidato dalla prof.ssa Stefania Tetta, l’Istituto Don Bosco di Brescia, guidato da don Damiano Galbusera, l’Istituto Gonzaga di Palermo, guidato da don Vitangelo Denora, l’Istituto San Giuseppe di Pozzuoli, guidato da suor Rita Ginestra, l’Istituto Gesù e Maria di Roma, con la bella testimonianza di una famiglia con quattro figli, tutti iscritti in quella scuola cattolica, e ancora sr Francesca Palamà che ha presentato l’esperienza dei Venerdì di Pace, rete di scuole pubbliche e paritarie che si incontrano per comunicare culture di pace e di giustizia. Si è trattato di testimonianze bellissime ed entusiasmanti, tanto più affascinanti in quanto fondate su di un sentimento di unione e, quasi, di identificazione con il carisma educativo di fondazione dei singoli Istituti. Proprio per questo è assolutamente necessario che venga introdotto il buono scuola, così che le famiglie italiane possano veramente scegliere in modo libero, la scuola per i loro figli. Ascoltare le testimonianze dirette delle scuole è sempre emozionante, quasi commovente, perché da quelle testimonianze trapelano tutta la passione e tutti gli sforzi compiuti nel silenzio di un lavoro quotidiano indefesso e continuato.
Un ringraziamento particolare va al Governo italiano, nelle persone della Presidente del Consiglio, on. Giorgia Meloni, e del Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara: il Governo ha compreso l’importanza della svolta che è necessario far compiere alla scuola italiana, a beneficio della scuola pubblica, statale e paritaria, dei cittadini, della società, di oggi e di domani.

Ministero dell’Istruzione e del Merito, don Elio Cesari nominato nel Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

E’ stato insediato il 12 settembre 2024 il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione per il quinquennio 2024/2029. Don Elio Cesari (presidente CNOS e segretario CISI) è stato inserito nel gruppo dei 36 consiglieri, come nominato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e in rappresentanza della CISM.

Organo di garanzia dell’unitarietà del sistema di istruzione, il Consiglio esprime pareri facoltativi sugli indirizzi in materia di definizione delle politiche del personale della scuola, sulle direttive del Ministro, sugli obiettivi, indirizzi e standard del sistema di istruzione e, infine, sull’organizzazione generale dell’istruzione.

Nell’ultima sessione del 24 e 25 settembre il Consiglio Superiore della Pubblica istruzione ha espletato l’importante e significativo adempimento dell’approvazione del Regolamento, avvenuta all’unanimità, e dell’elezione del Presidente del CSPI nella persona del dott. Damiano Previtali.

A seguire, l’Assemblea ha approvato a maggioranza la costituzione delle Commissioni proposta dall’ Ufficio di Presidenza. Don Elio Cesari è stato inserito nella Commissione I – “Sistemi di valutazione”.

Scuola, convegno: “È ancora possibile un pluralismo educativo?”

“È ancora possibile un pluralismo educativo?”. È questo il titolo del convegno promosso da CISM e USMI nei giorni 19-21 settembre 2024 a Roma.

Gli obiettivi dell’iniziativa, accompagnata dallo slogan: “Tre giorni per la Famiglia, la Scuola, il Paese”, sono così riassunti dai promotori: “Il primo giorno sarà dedicato ad un seminario che illustrerà il modello europeo di garanzia della libertà di scelta educativa. Ricordiamo che l’Italia è l’unico Paese in Europa, insieme alla Grecia, a non garantire la libertà di scelta educativa e il pluralismo scolastico, contravvenendo alla Costituzione Italiana, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e alle risoluzioni UE del 1984 e del 2012. Presenteremo poi ai decisori politici, ai leader di tutti i partiti e alla CEI, lo stato dell’arte del sistema scolastico italiano, nella certezza che sapranno invertire la rotta che sembra irrimediabilmente portare al monopolio educativo e ad un sistema classista. L’ultimo giorno sarà dedicato alla testimonianza di cinque esperienze scolastiche e al ruolo essenziale che esse svolgono”.

Gli incontri saranno trasmessi in diretta sulla pagina Facebook dell’USMI nazionale.

In allegato il volantino dell’iniziativa, con il programma dei tre giorni e le indicazioni per iscriversi.

Scuola, convegno: “È ancora possibile un pluralismo educativo?”

Dal sito della CEI.

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Dal 19 al 21 settembre 2024, a Roma, un convegno promosso da CISM e USMI sulla libertà di scelta educativa in Italia.
“È ancora possibile un pluralismo educativo?”. È questo il titolo del convegno promosso da CISM e USMI nei giorni 19-21 settembre 2024 a Roma. Gli obiettivi dell’iniziativa, accompagnata dallo slogan: “Tre giorni per la Famiglia, la Scuola, il Paese”, sono così riassunti dai promotori: “Il primo giorno sarà dedicato ad un seminario che illustrerà il modello europeo di garanzia della libertà di scelta educativa. Ricordiamo che l’Italia è l’unico Paese in Europa, insieme alla Grecia, a non garantire la libertà di scelta educativa e il pluralismo scolastico, contravvenendo alla Costituzione Italiana, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e alle risoluzioni UE del 1984 e del 2012. Presenteremo poi ai decisori politici, ai leader di tutti i partiti e alla CEI, lo stato dell’arte del sistema scolastico italiano, nella certezza che sapranno invertire la rotta che sembra irrimediabilmente portare al monopolio educativo e ad un sistema classista. L’ultimo giorno sarà dedicato alla testimonianza di cinque esperienze scolastiche e al ruolo essenziale che esse svolgono”.

Gli incontri saranno trasmessi in diretta sulla pagina Facebook dell’USMI nazionale.

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Un ponte tra scuola e Chiesa, a doppio senso di circolazione

Da Note di Pastorale Giovanile di luglio e agosto, l’introduzione al dossier sull’Insegnamento della religione cattolica: IRC, Comunità cristiana e pastorale giovanile. 

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di Ernesto Diaco (Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e del Servizio Nazionale per l’insegnamento della religione cattolica della CEI)

“La Chiesa non si serve della scuola per finalità estranee ad essa, ma si ritiene sua alleata e la considera un bene primario della comunità umana”. E ancora: “Nelle forme di proposta e di elaborazione educativa e culturale proprie della scuola stessa, e nel rispetto del pluralismo che caratterizza questo ambiente così come la società attuale, la Chiesa offre il suo primo e fondamentale servizio alla scuola presentando la bellezza dell’umanesimo cristiano”[1].
In queste due brevi citazioni del documento “Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola”, pubblicato dalla Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università della CEI nell’estate del 2020, è racchiuso l’orientamento di fondo con cui la comunità cristiana guarda a quella scolastica, ossia con spirito di testimonianza, di responsabilità e di servizio.

Un’alleanza educativa a favore dei giovani

L’insegnamento della religione cattolica (IRC) nella scuola è forse il massimo esempio che si può citare a tale riguardo. Esso infatti si configura come una vera e propria alleanza educativa, pubblicamente riconosciuta e regolata, e concretizzata in “patti educativi” che prendono forma nella quotidianità delle aule grazie all’operato delle autorità scolastiche e dei vescovi diocesani, degli insegnanti di religione, delle famiglie e degli alunni che scelgono di frequentare tale insegnamento. Alla base dell’IRC così come è presente da circa quarant’anni nelle scuole italiane, infatti, ci sono la libertà e la responsabilità della scelta, la definizione di obiettivi e strumenti adeguati, l’incontro fra le domande educative dei ragazzi e dei giovani e proposte culturali pienamente integrate nel contesto scolastico. Tutti elementi indispensabili per un’esperienza formativa di qualità durante l’età della crescita.
Sull’identità scolastica di tale disciplina non ci sono dubbi. L’IRC è condotto nel quadro delle finalità della scuola, che il Ministero dell’istruzione definisce così: “Nella consapevolezza della relazione che unisce cultura, scuola e persona, la finalità generale della scuola è lo sviluppo armonico e integrale della persona, all’interno dei principi della Costituzione italiana e della tradizione culturale europea, nella promozione della conoscenza e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità individuali, con il coinvolgimento attivo degli studenti e delle famiglie”[2]. Non che manchino questioni aperte o difformità nell’interpretazione e nell’applicazione delle norme, ma – anche a fronte dell’altissima percentuale di studenti che se ne avvalgono – non è possibile oggi vedere l’IRC come un’anomalia o un corpo estraneo alla scuola.
Nei quarant’anni trascorsi dalla revisione del Concordato, a cui si deve l’attuale configurazione dello studio della religione nelle aule, l’IRC ha trovato casa nella scuola e nei suoi ordinamenti, nella riflessione pedagogica e nella sperimentazione didattica, nella definizione dei traguardi per le competenze e degli obiettivi di apprendimento, nei nuovi percorsi di formazione teologica e nella produzione editoriale. La scelta del presente dossier, dunque, riguarda l’altra faccia della medaglia, ovvero il legame dell’IRC con la comunità cristiana.

La responsabilità della comunità cristiana verso l’IRC

L’insegnamento scolastico della religione è una risorsa per la scuola. E per la Chiesa? Trattandosi di una disciplina con finalità proprie, complementari ma distinte da quelle della catechesi o della pastorale in senso stretto, quale ricaduta può avere nella vita della comunità ecclesiale? E quale attenzione merita da parte sua?
Il rischio dei percorsi paralleli, lo sappiamo, è sempre in agguato. D’altronde i vescovi italiani mettevano in guardia da questo già nel 1991, nella nota pastorale che accompagnava l’avvio del nuovo sistema dell’IRC: “Urge che la comunità ecclesiale cresca nella consapevolezza delle sue precise responsabilità circa l’insegnamento della religione cattolica. Non sempre infatti l’insegnamento della religione cattolica e il servizio del docente di religione sono collegati con l’azione pastorale che deve esistere fra la Chiesa e la scuola e fra la Chiesa e il mondo giovanile. Le nostre comunità devono considerare l’insegnamento della religione cattolica parte integrante del loro servizio alla piena promozione culturale dell’uomo e al bene del Paese”[3].
La comunità ecclesiale può ricevere molto dall’IRC in termini di ascolto e vicinanza al mondo giovanile, di sperimentazione di linguaggi e itinerari formativi adatti alla vita delle persone, di educatori preparati dal punto di vista teologico e pedagogico. Non solo. Con l’IRC è sollecitata la responsabilità della Chiesa “perché offra se stessa come segno storico, concreto e trasparente di quanto viene insegnato nella scuola”[4]. Con l’insegnante, in aula, “entra” tutta la comunità.

IRC e pastorale “per” la scuola
L’attenzione della Chiesa per il mondo scolastico si compone di diverse forme e occasioni. Oltre al compito proprio della scuola cattolica, vi è un’articolata serie di iniziative che si pongono a servizio della formazione e della testimonianza degli insegnanti, degli studenti, delle famiglie. Momenti culturali e di spiritualità, progetti di solidarietà e animazione, percorsi offerti dalle associazioni professionali, doposcuola e iniziative di sostegno allo studio e contrasto alla povertà educativa. Tutto finalizzato a contribuire alla crescita delle persone e ad una scuola di qualità, fedele alle sue finalità e creatrice di cultura veramente umana. L’IRC si colloca in questo alveo, ne è protagonista e ne riceve a sua volta sostegno. La pastorale per la scuola prende forma per lo più negli istituti scolastici e nei luoghi educativi, ma non solo. Diverse iniziative sono promosse a livello diocesano e nelle stesse parrocchie. È soprattutto nella vita ordinaria delle comunità cristiane che l’IRC può essere promosso e valorizzato, e “restituire” il frutto dell’incontro quotidiano con studenti e insegnanti. È in parrocchia, inoltre, che nascono spesso nuove vocazioni all’educazione e all’insegnamento della religione in particolare. Anche questo è un segno di vitalità per una Chiesa.

L’insegnante di religione, uomo della sintesi
Il primo “luogo” di incontro fra Chiesa e scuola non è nelle attività, ma nelle persone che incarnano l’alleanza fra questi due mondi. “La Chiesa vive già dentro la scuola – ricordano i vescovi – perché in essa operano adulti e giovani credenti: insegnanti, studenti e famiglie”[5]. E i docenti di religione, “senza confondere missione evangelizzatrice e insegnamento scolastico, assolvono un servizio prezioso di testimonianza e di animazione cristiana nella scuola, innanzitutto attraverso il migliore svolgimento del loro insegnamento”[6]. Essi appartengono pienamente alla scuola e alla Chiesa. L’idoneità che ricevono dal vescovo, infatti, non è da vedere come un ulteriore titolo per l’insegnamento, ma come una relazione viva, che abilita, sostiene, dà formazione e fiducia. Come tutte le relazioni, essa non è a senso unico, ma si rafforza nella reciprocità: nel contributo che l’insegnante porta alla scuola e in quello, diverso certamente ma non meno importante, che offre alla Chiesa. Per questo egli è uomo della sintesi: tra fede e cultura, tra Vangelo e storia, tra i bisogni degli alunni e le loro aspirazioni profonde[7].
Non è possibile assolvere a questo compito senza coltivare un’adeguata spiritualità: “una spiritualità cristiana ed ecclesiale, ma anche, in rapporto alla struttura in cui si opera, una spiritualità laicale, forgiatrice e animatrice di una nuova umanità nella scuola”[8].

NOTE

[1] CEI – Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola, 4 luglio 2020, pp. 23 e 21.
[2] Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, settembre 2012, p. 9.
[3] Conferenza Episcopale Italiana, nota pastorale Insegnare religione cattolica oggi, 19 maggio 1991, n. 27.
[4] Ivi.
[5] Educare, infinito presente, cit., p. 9.
[6] Ivi, p. 28.
[7] Cf. Insegnare religione cattolica oggi, cit. n. 23.
[8] Ivi, n. 24.

 

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Don Elio Cesari nominato nel Consiglio nazionale della Scuola cattolica

Don Elio Cesari, presidente del Centro nazionale delle opere salesiana, è stato nominato nel Consiglio nazionale della Scuola cattolica in rappresentanza del CISM.

Il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica è espressione della responsabilità che i Vescovi italiani assumono nei confronti della Scuola Cattolica in Italia – compresi la scuola materna autonoma di ispirazione cristiana e i centri di formazione professionale di ispirazione cristiana – alla luce e nello spirito della Dichiarazione del Concilio ecumenico Vaticano II Gravissimum educationis e sulla base delle norme del Codice di diritto canonico, in particolare dei canoni 793-821, e dei documenti dei Vescovi italiani.

Il Consiglio Nazionale, in sintonia con gli orientamenti della CEIopera nella prospettiva di consolidare il sistema nazionale di scuola cattolica con il coinvolgimento delle associazioni, federazioni e organismi dei numerosi soggetti che concorrono allo sforzo educativo della comunità cristiana, al fine di favorirne il coordinamento organico in un’azione comune, mirata a promuovere gli opportuni raccordi tra istruzione-educazione e azione pastorale.

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Assemblea nazionale Cnos Scuola 2024

Dal sito dell’Ispettoria Lombardo Emiliana.

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Venerdì 10 e sabato 11 maggio si è svolta a Valdocco l’Assemblea Nazionale CNOS Scuola dal titolo “L’impresa della scuola. Crescita della leadership nella comunità educativo pastorale”.

Dopo i saluti di don Stefano Mascazzini e di don Elio Cesari, siamo stati provocati da un intervento di Bernhard Scholz, per anni presidente della compagnia delle Opere e ora vicedirettore del Meeting di Rimini, che ha incentrato la sua riflessione sul significato di guida e sulle sue caratteristiche: “chi guida deve essere autentico, avere il coraggio di essere se stesso, deve avere passione per quello che rappresenta, deve possedere le virtù della prudenza, della temperanza, della fortezza e della giustizia, deve avere una propensione per qualcosa e il phisique du role”. Ha anche aggiunto che una guida deve possedere alcune capacità, che possono essere apprese: “la capacità di ascoltare e osservare, di attribuire responsabilità, cioè delegare, quella di favorire il coinvolgimento e la collaborazione ed infine la capacità di decidere”.

Nel pomeriggio si sono svolti gli workshop, in particolare ho partecipato a quella sulla gestione dei conflitti curato da Anna Desanso e a quello sulla comunicazione efficace. Nel primo in particolare, dopo aver applicato modalità di lavoro laboratoriali, abbiamo riflettuto sul fatto che: “il conflitto è inevitabile, perché è una delle possibili modalità relazionali. E’ importante gestirlo perché si trasformi in opportunità e permetta di vedere la diversità come un valore. Senza un ascolto adeguato dei bisogni dell’altro, la parola diventa urlo e l’atteggiamento diventa aggressivo”.

La giornata si è conclusa con la recita dei vespri e la buonanotte da parte dell’Ispettore don Roberto Dal Molin, che ha sottolineato la preziosità del trovarsi insieme a pregare nella chiesa di San Francesco di Sales, proprio il 10 maggio, esattamente 140 anni dopo la lettera da Roma, nella quale don Bosco sottolineava l’importanza che: “i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati”.

Credo che questa assemblea sia stata un’occasione preziosa di formazione didattica e personale, oltre che un prezioso momento di condivisione fraterna, come avvenuto nel lavoro di gruppo sulla sinergia tra Salesiani e laici, come ricordato nel CGXXIV: “Fin dall’inizio della sua vita apostolica don Bosco ha coinvolto nella missione molti laici nella prospettiva di una condivisione talmente stretta da pensare ad una Congregazione di religiosi con voti e vita comune (Salesiani) e di laici (Salesiani esterni) legati dall’unica missione a servizio dei giovani secondo le loro possibilità. Oggi il coinvolgimento dei laici nella missione educativo-pastorale di don Bosco è un dato di fatto, anche se il più delle volte si tratta di una presenza prevalentemente professionale od occasionale che dovrebbe maturare in una scelta cosciente. È urgente allargare e qualificare il coinvolgimento dei laici disponibili a entrare a fare parte di quel vasto movimento di persone che lavorano per la salvezza dei giovani, dentro e fuori le strutture salesiane, nella Chiesa e nelle istituzioni civili”.

Paola Pirani – vicepreside scuola secondaria di secondo grado Milano Sant’Ambrogio

L’impresa della scuola: assemblea nazionale CNOS Scuola a Torino

Il 10 e 11 maggio, a Torino Valdocco, si svolgerà l’assemblea nazionale del CNOS Scuola. Il tema è: “L’impresa della scuola – crescita della leadership nella comunità educativa e pastorale”.

L’assemblea è rivolta a: Direttori, Presidi, Vicepresidi, Catechisti e Consiglieri e consentirà la partecipazione a workshop per migliorare alcuni aspetti del lavoro con i ragazzi nelle scuole.

Questi i temi affrontati nei workshop a disposizione dei partecipanti:

● Comunicazione efficace
● Team Work
● Cultura innovativa
● Promuovere un ambiente collaborativo
● Flessibilità e gestione del tempo
● La prospettiva progettuale
● Gestione del cambiamento