È ancora possibile un pluralismo educativo? Questo è il titolo dell’evento organizzato dalle Conferenze USMI e CISM per riflettere e lanciare, contemporaneamente, un allarme sul tema del pluralismo educativo, oggi, in Italia. Non è, infatti, ulteriormente ammissibile che le famiglie che scelgono per i loro figli una scuola paritaria debbano pagare una retta, avendo già pagato le tasse per un servizio pubblico, che è tale pleno iure, reso dalle stesse scuole, parte integrante del Sistema Nazionale dell’Istruzione, così come previsto dalla legge 62/2000.
Durante la prima giornata dei lavori è stato presentato il modello francese da parte di Monsieur Philippe Miton, consulente del ministro dell’Education nationale et de la Jeunesse: la laicissima Francia, paradossalmente, può essere additata come valido esempio di come sia possibile superare le ideologie che ancora attanagliano il mondo
dell’educazione: l’istruzione è un diritto dei cittadini, conseguentemente lo Stato finanzia tutte le scuole, statali e paritarie, entrambe aperte a tutti e quindi pubbliche.
Come sappiamo, e il costituzionalista Nicola Grasso lo ha ricordato, anche la Costituzione italiana ha stabilito le basi teoriche della libertà di scelta educativa: occorre, tuttavia, realizzare, nella pratica, il principio stabilito nella Costituzione. Solo così la scuola italiana potrà accogliere le sfide del nostro tempo, quali la transizione tecnologica, il crollo demografico, le sfide dell’inclusione, così come sono state individuate dalla professoressa Loredana Perla: la scuola e solo la scuola può dare queste risposte ai cittadini di domani e alle future classi dirigenti. Sulla base di queste riflessioni, è derivato l’urgente appello di suor Anna Monia Alfieri: “Il momento per rendere effettiva la libertà di scelta educativa delle famiglie è adesso (…) senza l’intervento economico e le scelte coraggiose dello Stato, come il buono scuola, il mondo delle paritarie rischia di morire”.
Anche la seconda giornata di lavoro del convegno è stata caratterizzata da interventi di grande spessore: hanno infatti preso la parola Padre Luigi Gaetani, suor Anna Monia Alfieri ed il Cardinale Zuppi. Padre Luigi Gaetani, presidente della CISM, ha introdotto i lavori della seconda giornata del convegno, dedicata al dialogo con il mondo politico, la CEI e i religiosi che sostengono e promuovono la scuola pubblica paritaria, ricordando che la vita è fatta di sogni, visioni e stupore. Un educatore che non vive queste tre componenti della vita, come un ragazzo o un giovane che non è abilitato a questo, resta prigioniero davanti alla vita, a quelle forme che lo costringono a vivere senza un oltre e senza una interiorità. Don Bosco, la Montessori, don Milani hanno sognato, perché la profezia ha necessità di sognare, avere orizzonti di senso e abitare dentro spazi di stupore e di bellezza. I nonni, i papà, le mamme sognano, ma devono lasciare la realizzazione di quanto intravisto ai giovani. Alcune classi sociali hanno varcato la soglia dell’impossibile, di quel riscatto sociale che è inscritto nell’articolo 34 della Costituzione italiana dove l’istruzione aperta a tutti è stato un atto democratico inclusivo, ascensore sociale per tutti, compresi gli ultimi.
Oggi, il problema che abbiamo dinanzi, è come garantire questo ascensore sociale dal momento che, alcune forze neo-liberiste, hanno operato un blocco allo Stato sociale e alla scuola sociale, dove scuola statale e paritaria sono fuori competizione, collocate in una scala di servizio, perché altri soggetti sono entrati prepotentemente nel sistema educativo nazionale assumendo un ruolo culturale funzionale al potere. In questa situazione, sottovalutata, la scuola statale e quella paritaria cessano di essere organo costituzionale, attraverso il quale lo Stato educa, forma alla democrazia, dando volto alla classe dirigente del Paese, perché altri assumono questo ruolo mentre noi ci dividiamo ancora tra guelfi e ghibellini, gente di destra e di sinistra. Noi religiosi non vogliamo privilegi o briciole, vogliamo contribuire, attraverso la scuola pubblica paritaria, a difendere la scuola democratica, la scuola che corrisponde alla Costituzione democratica del nostro Paese. “La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” (Cost. n. 34). In questo orizzonte di civiltà e di cultura lo stesso ius scholae è percorso di istruzione e non di povertà perché al termine dell’iter formativo l’alunno straniero diventa italiano, non vive al margine, tra ospitalità e ostilità, tra istruzione data e cittadinanza negata, mettendolo in quella estenuante fila di chi deve chiedere un permesso di soggiorno, rendondogli difficile ogni forma di effettiva integrazione e spingendo verso forme di radicalizzazione.
Padre Gaetani ha altresì letto il messaggio di mons. Claudio Giuliodori, Presidente del Consiglio Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, che ha voluto sottolineare il valore del dialogo che lo stesso Consiglio Nazionale, di cui CISM e USMI sono parte essenziale, ha intensificato con il Governo in vista della Legge di Bilancio 2025, grazie a una lettera, consegnata nelle scorse settimane, alla Presidenza del Consiglio e ai Ministri dell’Istruzione e del Merito e dell’Economia e delle Finanze, lettera che contiene una serie di proposte fondate sull’auspicio che le attese di tante famiglie e le esigenze di tante scuole possano essere riconosciute e soddisfatte.
Successivamente, sr Anna Monia Alfieri ha sottolineato come il pluralismo educativo – per quanto gravemente compromesso – può ancora essere una scelta possibile, democratica e funzionale al bene del nostro Paese. Certamente i numeri sono più che allarmanti: a partire dal 2000, l’anno della legge sulla parità scolastica, la scuola paritaria ha perso il 35,1% degli allievi che sono passati da 1.186.667 a 770.130. Nello stesso lasso di tempo, la scuola
statale ha visto una contrazione degli studenti del 6,3% (-474.779 alunni). Nell’ultimo decennio, inoltre, hanno chiuso più di 200 scuole paritarie l’anno, trend continuato anche dopo l’uscita dalla pandemia (-379 scuole nel 2022-2023 e -291 nel 2023-2024). È chiaro che il pluralismo educativo deve essere nuovamente fondato, ma occorre che ci siano le condizioni per poterlo fare, ossia la garanzia nei fatti della libertà di scelta educativa.
Il card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, è poi intervenuto in modo diretto, definendo “decisivo” un intervento di sostegno alla scuola paritaria, “che svolge un ruolo pubblico e dà un contributo decisivo all’istruzione nel nostro Paese”. “La scuola cattolica non è un privilegio”, ha precisato il cardinale, ricordando che gli istituti di ispirazione cristiana “sono nati per i più poveri e puntano all’integrazione, ad esempio degli alunni con disabilità”.
Accanto agli interventi dei relatori, il dibattito è stato animato da un’interessante tavola rotonda che ha visto la presenza della Dott.ssa Carmela Palumbo, Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, e di esponenti di tutte le forze politiche: il tavolo ha visto la presenza di Valentina Aprea (FI), Irene Manzi (PD), Ella Bucalo (FDI), Maria Elena Boschi (IV), Luca Maggi (Noi Moderati), Valentina Grippo (Azione), Paola Binetti (UDC), Mario Pittoni (Lega). Come si può notare, tutte le forze politiche, fatta eccezione per il Movimento Cinque Stelle, erano rappresentate, segno che il diritto alla libertà di scelta educativa è un tema che incontra un appoggio politico trasversale. La dott.ssa Palumbo, in particolare, ha presentato lo sforzo che il Ministero sta compiendo per segnare un’inversione di rotta rispetto ad un sistema che vede lo Stato come unico gestore dell’azione scolastico – educativa del Paese. Su questa linea si colloca la linea dura tenuta dal Ministero di contrasto ai diplomifici, realtà che ha contribuito negli anni a gettare tinte fosche sulla scuola paritaria tutta. Le scuole paritarie, al contrario, contribuiscono nella lotta contro la dispersione scolastica e, proprio per questo motivo, il Ministero ha voluto che
anche alle scuole paritarie fossero aperti i bandi per i fondi del PNRR e dei PON. Uno strumento in più per combattere il monopolio educativo da parte della scuola statale. Va da sé che è davvero bello e significativo registrare che il dibattito attorno ai temi della libertà di scelta educativa e del pluralismo educativo è avvenuto in un clima sereno e costruttivo, segno che i tempi sono maturi per un cambiamento epocale. Questo appoggio trasversale è provato dall’accordo attorno al tema del buono scuola, sul modello di Regione Lombardia, individuato come strumento per combattere la dispersione scolastica. Suor Micaela Monetti, presidente della USMI, ha introdotto i lavori della terza ed ultima giornata del convegno, tempo dedicato alle testimonianze di alcune scuole che hanno fatto comprendere l’energia e la vitalità della proposta educativa delle paritarie e l’assoluta necessità che questa proposta continui ad essere offerta nei diversi territori, come segno di emancipazione dalle diverse forme di periferia, economica ed esistenziale.
La realtà concreta del mondo scolastico, come ha evidenziato suor Micaela, è fatta di voci e di volti che superano e rinnovano le idee sulla scuola pubblica paritaria. Infatti, nel deserto valoriale odierno tanti e innumerevoli sono i segni che ci raccontano la vitalità e la profezia del mondo pubblico paritario e ci aiutano a incarnare nel feriale la speranza.
Tutti i territori del Paese hanno assoluto bisogno di un’offerta formativa di spessore e plurale. Le scuole paritarie che hanno animato il dibattito sono state l’Istituto Marcelline di Foggia, guidato dalla prof.ssa Stefania Tetta, l’Istituto Don Bosco di Brescia, guidato da don Damiano Galbusera, l’Istituto Gonzaga di Palermo, guidato da don Vitangelo Denora, l’Istituto San Giuseppe di Pozzuoli, guidato da suor Rita Ginestra, l’Istituto Gesù e Maria di Roma, con la bella testimonianza di una famiglia con quattro figli, tutti iscritti in quella scuola cattolica, e ancora sr Francesca Palamà che ha presentato l’esperienza dei Venerdì di Pace, rete di scuole pubbliche e paritarie che si incontrano per comunicare culture di pace e di giustizia. Si è trattato di testimonianze bellissime ed entusiasmanti, tanto più affascinanti in quanto fondate su di un sentimento di unione e, quasi, di identificazione con il carisma educativo di fondazione dei singoli Istituti. Proprio per questo è assolutamente necessario che venga introdotto il buono scuola, così che le famiglie italiane possano veramente scegliere in modo libero, la scuola per i loro figli. Ascoltare le testimonianze dirette delle scuole è sempre emozionante, quasi commovente, perché da quelle testimonianze trapelano tutta la passione e tutti gli sforzi compiuti nel silenzio di un lavoro quotidiano indefesso e continuato.
Un ringraziamento particolare va al Governo italiano, nelle persone della Presidente del Consiglio, on. Giorgia Meloni, e del Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara: il Governo ha compreso l’importanza della svolta che è necessario far compiere alla scuola italiana, a beneficio della scuola pubblica, statale e paritaria, dei cittadini, della società, di oggi e di domani.