ILE: 2 Giorni Giovani 2024

Dal sito del MGS dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana.

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(ANS – Napoli) – Adrenalina, gioie, paure, aspettative, preoccupazioni, speranze, domande, ansie, divertimento, condivisioni, silenzio, ascolto, preghiera: queste sono solo alcune delle emozioni e sensazioni vissute durante l’ultimo fine-settimana di giugno 2024 a Napoli, in occasione del “weekend partenti” per i ragazzi e le ragazze degli ambienti educativi salesiani che per diversi mesi si sono preparati a vivere un’esperienza estiva di servizio all’insegna del Volontariato Missionario Salesiano.

Durante il fine-settimana il gruppo si è preparato, ha studiato e pregato insieme. Guardandosi negli occhi e condividendo paure e aspettative, i giovani si sono interrogati su loro stessi, conoscendosi meglio, singolarmente e tra loro. Alcuni partecipavano per la prima volta a queste esperienze estive e avevano molte domande. Altri, alla loro seconda o terza esperienza, ne avevano ancora di più. E poi ci sono quelli che le domande le hanno tenute per il viaggio, con poche aspettative, sapendo che tutto ciò che accadrà sarà interpretato alla luce del Vangelo, attraverso gli occhi delle persone che incontreranno, con il cuore pieno di storie e le mani sporche di polvere.

Le comunità ospitanti sono pronte: quella del CairoZeitun”, in Egitto; quella di Scutari, in Albania; e quella del “Don Bosco” a Napoli, che accoglierà chi vivrà l’esperienza a Nisida. I giovani del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) dell’Ispettoria salesiana dell’Italia Meridionale (IME) sono pronti, con il cuore aperto, a condividere il loro tempo e i loro sorrisi con chi incontreranno.

Il primo gruppo partirà per l’Egitto, per incontrare famiglie, giovani e bambini immigrati dal Sudan. Avranno l’opportunità di conoscere e giocare con i ragazzi egiziani in un cortile che li farà sentire a casa. Visiteranno nuovi posti e conosceranno culture diverse dalle loro, mettendosi in gioco tra inglese e arabo per conoscere nuove persone. Pregheranno per i Paesi vicini in guerra e per la crescita e lo sviluppo del Paese.

Il secondo gruppo partirà subito dopo il rientro del primo, il 23 luglio, per Scutari e nel villaggio vicino, per fare animazione di strada e giochi con i bambini del posto. Conosceranno un nuovo Paese e la sua cultura, visiteranno luoghi significativi della storia albanese e pregheranno con la comunità, per sentirsi parte di questo angolo di Ispettoria IME al di là del mare Adriatico.

L’ultimo gruppo partirà ad agosto per l’Istituto Penale Minorile (IPM) di Nisida, una piccola isola nel golfo di Napoli. Durante tutto l’anno, i giovani del gruppoRise Up” hanno avuto un occhio particolare per i ragazzi reclusi nelle carceri del Sud Italia. Ed ora, per un paio di settimane, questo gruppo entrerà nell’IPM per intrattenere, fare laboratori e dare speranza attraverso il gioco, ai ragazzi che vi risiedono. Avranno, così, la possibilità di condividere il loro tempo con i detenuti, proprio come faceva Don Bosco, proponendo le attività più svariate.

“Non capita tutti i giorni di vedere un gruppo di 30 giovani che sceglie di partire durante l’estate per condividere due o tre settimane in luoghi che li metteranno costantemente alla prova, offrendo al contempo un’opportunità di ricerca interiore – affermano dall’Ufficio di Comunicazione Sociale dell’IME –. Sarà una ricerca di sguardi, che rivelino il Dio dell’Amore, il Dio della Vita, il Dio della Gioia”.

 

In cammino verso il Sinodo Salesiano dei Giovani

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – A motivo del Bicentenario del Sogno dei Nove Anni di Don Bosco (1824-2024), il Settore per la Pastorale Giovanile salesiana ha convocato i giovani di tutto il mondo salesiano per un incontro, che si terrà dall’11 al 16 agosto, a Torino-Valdocco e al Colle Don Bosco. Non si tratta di un semplice incontro di giovani: è piuttosto un processo già avviato da tempo nelle Ispettorie, nel quale i giovani sono stati invitati a camminare insieme, ascoltando, parlando e pregando con l’obiettivo di discernere insieme il futuro loro e quello della Chiesa. Si tratta di ascoltarsi, imparare gli uni dagli altri e proiettare il Vangelo sulle situazioni che vanno scoprendo nella loro vita.

La metodologia del Sinodo Salesiano dei Giovani è tutta pensata per dare valore al protagonismo dei giovani, non degli educatori adulti. “Vogliamo che siano protagonisti attivi della trasformazione sociale e testimoni della misericordia di Gesù e del Padre”, ha spiegato don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile Salesiana.

Come dice Papa Francesco, “anche se non è sempre facile accostare i giovani, stiamo crescendo su due aspetti: la consapevolezza che è l’intera comunità che li evangelizza e l’urgenza che i giovani siano più protagonisti nelle proposte pastorali” (Christus Vivit, 202).

“I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice sono chiamati a camminare con i giovani, per crescere insieme nella fedeltà alla proposta di vita che pone il Vangelo – prosegue don García Morcuende –. Più che teorie o conoscenze, i giovani cercano esperienze di vita, hanno bisogno di agire. È necessario dare loro l’opportunità al Sinodo di impegnarsi nella fede in iniziative concrete di servizio agli altri, soprattutto ai più deboli. Nessuno come loro potrà offrire una testimonianza viva del significato che il Vangelo ha per la sensibilità, le preoccupazioni e i problemi dei giovani di oggi”.

Per organizzare al meglio la struttura e le attività del Sinodo, nonché le procedure delle varie assemblee, è stato istituito il Core Group – la Segreteria del Sinodo – composto da 14 giovani.

Al Sinodo Salesiano dei Giovani partecipano 373 persone; 293 sono giovani (tra cui i membri del Core Group e 22 pre-novizi), che hanno diritto di voto in Assemblea.

Altri partecipanti al Sinodo, senza diritto di voto, sono: il Rettor Maggiore, Cardinale Ángel Fernández Artime; altri 41 Salesiani (rappresentanti delle Regioni, responsabili dei contenuti e degli spettacoli, della logistica, della comunicazione sociale, dei traduttori e dello staff organizzativo); 18 Figlie di Maria Ausiliatrice; 15 musicisti e 5 laici dello staff tecnico.

Nello sviluppo del dibattito sinodale, si stanno costituendo i Circoli Minori, su base linguistica. Ogni giovane parteciperà al Circolo in base alla lingua che conosce meglio (spagnolo, portoghese, francese, inglese, italiano) e ogni singolo Circolo si occuperà dell’intero Instrumentum Laboris (Strumento di Lavoro), diviso in tre parti.

Lo scopo di questi Circoli Minori è quello di dare ai giovani l’opportunità di esprimere le proprie opinioni e di confrontarle, in modo che alla fine appaia e venga dichiarato sinteticamente su quali opinioni c’è consenso e su quali c’è dissenso. In ogni gruppo, il Moderatore guiderà la discussione e il Relatore farà una sintesi delle opinioni espresse.

L’Instrumentum laboris, che servirà come base e punto di riferimento durante la discussione sinodale, è già stato redatto. Questo “documento di lavoro” è il frutto dei suggerimenti e delle osservazioni dei giovani delle diverse Ispettorie.

Al Sinodo partecipano persone provenienti da 83 Paesi – 187 donne e 185 uomini. Le lingue più parlate sono l’inglese, lo spagnolo, l’italiano, il portoghese e il francese. Poi, nell’ordine, polacco, hindi, tedesco e arabo. Infine, ci sono partecipanti che parlano cantonese, croato, mandarino, coreano, tamil, amarico, bielorusso, olandese, swahili, konkani, marathi, sloveno, telugu, thailandese, filippino, croato, ungherese, albanese, lingala, nepalese, bengalese, sinhala, urdu e creolo.

“La preparazione personale attraverso la preghiera è molto importante – conclude il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile –. Vogliamo farlo accompagnati da quattro atteggiamenti spirituali: un forte senso di appartenenza alla Chiesa e alla Famiglia Salesiana; con la gratitudine per il dono del carisma salesiano; lasciandoci interpellare dalla situazione concreta delle case salesiane, dei giovani e del mondo di oggi; e pensando al futuro, aperti e fiduciosi nell’azione del Signore, consapevoli che è Lui che ci guida e ci sostiene”.

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Consulta nazionale del MGS a Valdocco: il tema della “speranza” al centro dell’incontro

Dal 24 al 26 maggio, a Valdocco, si è svolta la Consulta Nazionale del Movimento Giovanile Salesiano, alla quale hanno partecipato i giovani provenienti dai territori, i delegati e le consigliere di Pastorale Giovanile. Il tema al centro dell’incontro è stata la proposta pastorale sviluppata per il prossimo triennio, fondato sulle Virtù teologali, e per la Proposta Pastorale 2024/2025 intitolata “Attesi dal Suo Amore”. Nei tre giorni di incontro, c’è stato infatti un momento di formazione proprio sul tema della speranza, curato da don Paolo Paulucci, argomento del prossimo anno in cui la Chiesa attende il Giubileo.

Il lavoro si è svolto in sessioni plenarie e divise per territori, per permettere una riflessione su quanto appunto avviene nei territori e per poterla condividere con gli altri. C’è stato lo spazio per partecipare alle celebrazioni per Maria Ausiliatrice e visitare il Museo Casa Don Bosco.

Scegliere, con una Luce dentro

Dalla rubrica “Voci dal mondo interiore” a cura del MGS su Note di Pastorale Giovanile.

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di Benedetta Visca (23 anni, nata e cresciuta nell’oratorio di Latina e ora fuorisede abbastanza “fake” che vive a Roma. Frequenta la Luiss, ormai agli sgoccioli e vicinissima alla Laurea Magistrale in economia, e sta lavorando in una società di consulenza). 

Come tanti giovani della mia età, rincorro un obiettivo dopo l’altro, ho mille paure per il mio futuro, cerco sempre di soddisfare le aspettative di chi mi circonda, sto cercando il mio posto nel mondo e ho un calendario strapieno di impegni. E ovviamente, vorrei tutto e subito senza fare un minimo di fatica. (Immagino che su questo siamo tutti d’accordo.)
Puoi trovarmi in discoteca il sabato sera, in giro con gli amici, ad una cena di famiglia o ad un’adorazione eucaristica. Ho un bellissimo gruppo di amicizie coltivate con cura in oratorio, amici che hanno rinchiuso il segno della croce in qualche stanza impolverata del loro cuore e altri che lo stanno un po’ rispolverando.
“Strano” diresti, che vita incasinata! Quanta poca coerenza, quante strade diverse e contrastanti… prendi una decisione figlia mia!
Tutti pensieri legittimi, vi perdono 🙂
Ma sapete il bello qual è?
È la serenità con cui coltivo tutte queste cose nella mia vita, quel famoso “filo rosso” che mi permette in ogni ambiente in cui mi trovo e con qualunque persona con cui sono, di essere la Benedetta che ha conosciuto il Signore! E che prova (spesso con scarsissimi risultati) a testimoniarlo ogni giorno nella sua vita.
Il motivo per cui mi sento tanto fortunata è che in un mondo così frenetico e decisamente pieno di cose e persone in crisi, io ho una Luce che illumina i miei passi. E che nessuno può togliermi! Ovviamente non perché io sia chissà quanto brava, ma perché nella mia vita ho incontrato persone straordinarie che mi hanno insegnato ad esserlo… e non esagero nel dire che la maggior parte di loro sono Salesiani e Fma. Loro sono stati la testimonianza più chiara ed evidente di come i cristiani non siano gente noiosa, vecchia e con il dito pronto a giudicare… ma persone felici!
Ci sono almeno mille motivi per cui i vostri amici vi diranno che essere cristiani al giorno d’oggi non è conveniente (per dirla in tono elegante)… ma voglio darvene almeno uno buono per esserlo, che li batte tutti.
La mia vita spirituale mi aiuta nell’affrontare l’attività che tutti noi riteniamo essere la più difficile in assoluto: scegliere.
Scegliere le relazioni, scegliere l’università, scegliere il lavoro, scegliere il servizio, scegliere come investire il proprio tempo, scegliere dove andare, cosa fare, scegliere chi essere. Scegliere è il vero problema e la vera difficoltà di questa vita. È la scelta che manda in crisi noi giovani, che spesso ci sentiamo naufraghi in un mare sempre in tempesta, alla disperata ricerca di coordinate che il mondo non sa darci.
Avete presente la paura di scegliere?
Vi è mai capitato di cavalcare bene un’onda, ma di non fare in tempo a gioire che siete già travolti dalla successiva?
La mia vita a 23 anni è una scelta continua, già da un bel po’ di anni. Ogni volta che devo fare una scelta importante sono terrorizzata! Ho paura di sbagliare, di pentirmi, di non essere abbastanza. La benedizione più grande per me è sapere di non scegliere mai da sola.
È nella preghiera che ho scelto la mia università, che ho trovato il coraggio di far nascere delle amicizie e di abbandonarne di altre, che ho selezionato le persone da avere accanto e quelle da lasciar andare, che ho attraversato i momenti più bui e reso grazie in quelli più luminosi. È nella preghiera che affido ogni giorno le sofferenze grandi di chi mi circonda, che pongo tutte quelle domande troppo grandi per avere risposta, che chiedo di avere abbastanza forza per affrontare la giornata quando proprio non mi va. È soltanto grazie al mio rapporto con il Signore che riesco a guardare a tutti i “se” e i “ma” per il mio futuro non come pesi schiaccianti, ma come opportunità. Come evoluzione di un filo rosso che qualcuno che mi ama ha pensato per me.
Niente di tutto questo fa sconti ai momenti di ansia e di sconforto, ma è essenziale per lasciarmi risollevare e “camminare con i piedi per terra, consapevole che il mio cuore è in cielo.”
Una cosa che mi fa soffrire è vedere come tanti miei coetanei siano terrorizzati dall’idea di scegliere, al punto quasi da diventare più spettatori che protagonisti della loro vita.
Ecco, la mia fede mi permette di essere protagonista. Ho assolutamente ben chiari nel mio cuore i volti delle persone che hanno aiutato ad esserlo: avevano (casualmente!) tutti quanti Gesù nel loro sguardo. Non si tratta di una frase fatta, per il compiacimento di qualcuno, ma soltanto di una confortante e bellissima esperienza personale!
Quando la vita di un giovane è abitata da una Luce divina, ecco che la scelta non è più un dirupo. Ecco che sbagliare non è più una condanna. Ecco che le cose che fai acquistano senso!
Ecco che riconosci la bellezza nelle cose che fai e nella persona che sei, perché sai che sei stato tu il primo ad essere amato, in maniera totalmente gratuita.
Ecco che Qualcuno si affaccia nella tua vita a darti le istruzioni! E quanto ne abbiamo bisogno!
Ecco che il peso e l’orizzontalità del mondo che ci circonda viene ribaltato.
Ecco che assapori la bellezza di trasformare quello che credevi essere un punto di non ritorno in un nuovo trampolino di lancio.
Il Signore abita la mia vita, in tutti gli spazi e i tempi che la riguardano. Abita i miei alti e bassi, le mie ansie da studio e da lavoro, i miei incontri in oratorio, le mie birre con gli amici, i miei workout, i momenti di riposo, il mio desiderio di mettermi a servizio del prossimo tanto quanto quello fare carriera.
Lui per me c’è sempre. Sono io che devo scegliere di esserci per Lui.
E quando lo faccio, la mia vita diventa una roba pazzesca.

 

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Mantenere viva la fiamma

Dalla rubrica “Voci dal mondo interiore” del MGS su Note di Pastorale Giovanile.

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di Paola Migliore (19 anni, originaria di Gela (Sicilia), studia alla facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università Kore di Enna. Fa parte del Movimento Giovanile Salesiano di Sicilia ed è animatrice nell’oratorio Salesiano San Domenico Savio di Gela, all’interno del quale trovano spazio tutte le sue passioni: la musica (si occupa di una band di ragazzi), il canto, i ragazzi (è animatrice di un gruppo formativo)

“Tu sei la mia Luce e splendi sempre dentro l’anima, anche in questa notte, questa lunga notte”. È questo il motivetto di una canzone che mi accompagna ormai da un paio di giorni e che penso potrebbe ben rendere l’idea di “rifugio, conforto” che il Signore è per me.
Una sensazione interiore che ha “invaso” una ragazza diciannovenne, che vive il suo periodo di maturazione – come tanti altri coetanei – attraversando varie esperienze e – diciamo – di “transizione”.
A contatto con i miei amici constato che ciascuno vive questa “transizione” in modo diverso: c’è chi la vive oramai in quella certa sicurezza che offre un ambiente lavorativo, chi con certe garanzie familiari, e chi, come me, catapultata al primo anno di università.
Fino a poco tempo fa, questa realtà mi sembrava così lontana da pensarla quasi come un’utopia, eppure è ormai diventata la mia quotidianità. Non è stato semplice abituarmici.
All’inizio riuscivo a vedere solo un’aula immensa, di quelle che sino ad allora avevo visto nei film, con altrettanti immensi posti a sedere, disposti a mo’ di platea di teatro greco; e infine in quest’aula c’erano docenti e colleghi.
Non nascondo che di tempo ne è passato un bel po’, prima di riuscire ad abbattere gli schemi banali e apprendere a relazionarmi con una realtà nuova, e vedere i VOLTI delle persone. È stato un difficile apprendimento, ma assolutamente necessario, di quelli che “ti aprono gli occhi e la mente”.
La mia crescita personale è stata, e continua ad essere, alimentata da una formazione che mette insieme la dimensione religiosa e quella umana, in un clima “salesiano”; per cui ho sempre provato ad assumere un atteggiamento empatico e cordiale, reciprocamente condiviso con quelli che frequentavano il mio stesso ambiente. La cosa era un pochino più complicata nei confronti degli “altri”, con cui pure ero in relazione. E così ho sperimentato che cerchi una reciprocità, e se non ce l’hai, tutte le tue buone intenzioni vanno a farsi benedire. Insomma, questa logica molte volte ha preso il sopravvento su di me: una logica “del mondo”, dove vige il “do ut des”, non la logica di Dio che si regge sulla gratuità!
Ecco, in quel momento mi è arrivata in soccorso una frase abituale nei nostri ambienti salesiani, e che qualche anno fa fece da slogan ad un anno formativo, “Puoi essere santo lì dove sei”.
Applicata alla mia vita, ho capito che, in qualunque posto ci si trovi e con chiunque abiti quel posto, sia possibile rimanere sé stessi e mantenere viva la propria fiamma, che non arderà costantemente allo stesso modo, ma comunque sarà lì, presente, a riscaldare chi ci sta accanto. D’altronde, diceva San Paolo che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. E questo, tanto più nel nuovo mondo universitario da me frequentato.
Ho sempre pensato che il mondo universitario richiedesse una costanza e una dedizione assidue, tali da dover accantonare ogni altro impegno, come quelli in oratorio. Ma un amico salesiano un giorno, durante una lectio, disse che “il Signore non sceglie persone capaci, ma rende capaci le persone che sceglie”. Ecco un altro bagliore di quella luce di cui parlo all’inizio.
Certo, vivere questo, e soprattutto fidarsi di questo, non è stata cosa semplice, non lo è tuttora e probabilmente non lo sarà in futuro. Ma sicuramente, posso testimoniare che a settembre dell’anno scorso non avrei mai pensato che sarei riuscita a conciliare la mia fede con il mondo universitario, non avrei neppure ipotizzato che sarei riuscita a vivere, per un fine settimana al mese, un percorso formativo di vita cristiana con giovani di altri oratori, che oggi sono ormai famiglia.
Il Signore ci sorprende: quando pensiamo di non essere all’altezza, di non valere nulla, di non essere abbastanza, Lui silenziosamente si avvicina, se necessario giunge fino alla mia “Gerico”, il punto più basso della propria geografia interiore, per recuperare anche solo una delle pecorelle che si sono smarrite, e anche Paola. Ho davvero sperimentato personalmente come non esista la possibilità di sottrarsi alla misericordia di Dio e di non essere redenti: nulla gli è impossibile, lo posso garantire!
E poi ti prende la gioia. Ricordo un’esperienza “totale”, di fede, di fraternità e di divertimento, che ho vissuto nell’agosto 2023: la GMG.
Lì a Lisbona ho veramente toccato con mano la felicità, quella ti irrompe dentro e sembra ti faccia scoppiare, quella che dura giorni interi, ti fa ballare per ore e camminare per chilometri. Ho sperimentato la gioia di essere cristiana e l’ho condivisa con altri due milioni di persone: non ero più un ago in un pagliaio, non ero più l’eccezione, ma mi sentivo accumunata da uno stesso sentimento.
E a quel fiume di gente il Papa parlò, toccando le corde più profonde e misteriose dell’anima: “A voi che volete cambiare il mondo e che volete lottare per la giustizia e per la pace; a voi, giovani, che mettete impegno e fantasia alla vita ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi vi dice: non temete, non temete!”.
Queste parole mi sono penetrate dentro, mi hanno commossa e incoraggiata, spronata e fatto sognare. Lì, in quei giorni, quelle parole mi hanno scombussolata facendomi capire che sognare è possibile e che non fa parte di una realtà parallela; per noi salesiani, dovrebbe essere anche più semplice dato che siamo figli di un sognatore.
In questi giorni il MGS di Sicilia ha vissuto un evento improntato sui sogni, la festa Giovani, che coronava il cinquantesimo anniversario del MGS nella mia regione.
Come una degli “Animatori at work” che organizzavano l’evento, ho fatto parte della “commissione dei sogni”. E così mi ritrovai a studiare i sogni meno conosciuti di don Bosco, i cui nomi erano anche insoliti. A prescindere dal loro contenuto, la cosa che mi ha affascinato di più è la frequenza con cui don Bosco “sognava”. E io invece non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho sognato!
In questo contesto le parole del Papa sono sembrate profetiche e restano un raggio di luce nei momenti di ombra, e mi ricordano quale terra devo abitare.
Certamente, oltre ai momenti di “Tabor”, che vanno vissuti e custoditi gelosamente, nei momenti di ombra sono essenziali soprattutto delle figure concrete, capaci di essere fraterne e spirituali insieme.
Quando la mia fede ha vacillato, quando solo pensieri negativi invadevano la mia mente, quando mi sembrava di aver perso la bussola, di non riuscire a far parlare il cuore e mi sembrava di aver perduto quelle poche importanti certezze… in quel momento, solo il confronto con la mia guida spirituale mi ha fatto ritornare in carreggiata, facendosi da tramite tra me e Dio, non lasciandomi da sola, e anche se il dialogo non era sempre assiduo, la sua vicinanza con la preghiera riuscivo a sentirla.
Sembrerò ora retorica o romantica se mi rivolgo ai miei coetanei?
Caro giovane amico, non è sicuramente un cammino semplice quello cristiano. Come un sentiero di montagna: ci sono sassolini e pietre, salitine facili e rocce scoscese: ma è un cammino che porta a vette e orizzonti, felicità pura, un cammino il cui Pastore guida i passi del tuo esistere, senza mai lasciarti in balia della tempesta. E poi non siamo soli: abbiamo la “Maestra” che ci illumina la strada e ci incoraggia.
Impareremo così l’umiltà, la forza, la robustezza (come l’invito fatto a Giovanni Bosco nel suo sogno a 9 anni), e apprenderemo a cogliere la presenza di Dio nelle persone della nostra vita quotidiana. E soprattutto ti sentirai amato, tanto da voler rispondere con lo stesso amore.
Non ti sembra un bel cammino?

“Attesi dal suo amore”: pronto il Quaderno di lavoro MGS 2024/2025

“Attesi dal suo amore”: il Quaderno di Lavoro MGS 2024/2025 è pronto. Frutto del lavoro della Consulta MGS e della Segreteria Nazionale MGS, il Quaderno è stato scritto da  don Rossano Sala.

Si legge nelle pagine introduttive:

Nel pellegrinaggio giubilare siamo attesi dal suo amore, siamo chiamati a raggiungere e attraversare la Porta Santa che ci ripropone l’esperienza di essere attesi, accolti e abbracciati dal Dio della grazia e della misericordia. L’esperienza sarà simile a quella del figlio prodigo che ritorna alla casa del padre e prende coscienza di essere da sempre atteso dal suo amore. Lì si ritrova gioia e speranza. Don Bosco si fa casa e abbraccio per i primi giovani che
incontra nel carcere e nella periferia degradata di Torino. Offre a loro l’esperienza dell’oratorio, che per tutti coloro che lo frequentano è famiglia e parrocchia. Famiglia per chi non ha famiglia e parrocchia per chi non ha parrocchia. Nell’oratorio c’è l’amore di Dio che attende, accoglie, ascolta e abbraccia. Lì i giovani sono attesi dal suo amore. Lì ritrovano vita e speranza.

Per acquistarne delle delle copie, si può inviare la richiesta con il numero di quaderni  a segretariogeneralecisi@donboscoitalia.it

 

Sei qui per prendere o per perdere?

Dalla rubrica “Voci dal mondo interiore” a cura del MGS su Note di Pastorale Giovanile.

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di Giulia Meucci (23 anni, studentessa di Letteratura, Filologia e Linguistica Italiana e maestra di scuola primaria; fa parte dell’équipe di Animazione Missionaria dell’Ispettoria salesiana ICP (Piemonte), ed è animatrice dei gruppi giovani nell’oratorio della Crocetta a Torino). 

Me lo disse un salesiano, ma prima di tutto un grande amico, una mattina di agosto in Kenya. Ero lì in quell’esperienza di estate missionaria con altri giovani, e in quel momento nel mio cuore calò il silenzio. Da quel giorno la mia vita interiore è in perdita, ma in senso buono. In tutti gli anni di oratorio e servizio non avevo mai capito davvero il senso del “dare la vita”, o per lo meno non avevo mai capito come si mettesse in pratica, dovevo fare quasi diecimila km, una follia, una cosa decisamente antieconomica, decisamente “in perdita”… per il mondo forse, per Dio no (e decisamente alla fine neanche per me).
Il sogno di consumarmi, di perdermi per gli altri mi accompagna da tanto tempo, e ha assunto forme diverse nelle varie fasi della mia vita: l’animazione, la missione, l’insegnamento. Sono tutte dimensioni che hanno bisogno di più persone per esistere, questo è perché sono fermamente convinta che da soli non si va da nessuna parte (talmente tanto convinta che questa frase campeggiava nella prima pagina della mia tesi di triennale). Gli altri per la mia vita sono fondamentali, prima di tutto perché è attraverso gli altri che mi sono arrivati i messaggi più importanti, mica cadono dal cielo (o forse sì, ma non nel mondo che penso io o si vede nei film); e poi perché è nel contatto con gli altri che posso mettere davvero a frutto, cioè a servizio, i miei talenti, compreso quello di riuscire a parlare anche con i sassi, che fanno di me quella che sono. Inoltre, senza alcuni altri, le amicizie più profonde, il mio ragazzo, la mia guida spirituale e il mio confessore, non sarei riuscita a dare forma a quello che davvero mi serviva per diventare capace di amare sul serio. Niente corsi o nozioni strane, ma due piccoli-grandi “passi possibili” (Chiara Corbella Petrillo è un’amica che mi accompagna da qualche anno): scoprirmi amata e amabile. Solo così ho smesso di aver paura di perdermi e ho scoperto la direzione chiara e luminosa a cui in realtà da sempre puntavo. Non sono arrivata e non è sempre facile rimanere fedele a questa identità che, per quanto senta forte, resta faticosa e imperfetta; quello che mi rincuora sempre è pensare che tra me è Dio almeno Uno dei due davvero fedele per sempre. Ed è solo alla luce di tutto questo che ora come ora ho un’idea anche abbastanza chiara di chi sono.

Sono un’animatrice in oratorio, ci sono arrivata per caso, o per grazia, perché una mia compagna di pallavolo mi ci ha portata visto che non sapevo cosa fare l’estate appena finita la prima superiore. Da quel giorno sono passati 10 anni e più di un oratorio, eppure la scelta ultima di radicarmi in un posto solo, anche quando le cose non funzionano come vorrei, mi ha fatto scoprire un primo pezzo di strada. Il mio desiderio di servizio, che spesso faceva a pugni con il desiderio altrettanto forte di essere apprezzata, a un certo punto ha vinto. Scoprire che qualcuno mi vuole bene non per quello che faccio o per quanto faccio, ma solo perché sono. oltre ad avermi ribaltata come un calzino mi ha spalancato gli occhi. Mi ha insegnato a chiamare per nome le mie fragilità e a farne squarci che fanno entrare la luce, non perché sono speciale, ma perché anche quegli angoli bui possono essere spazi di servizio verso gli altri. D’altronde, la mia professoressa di italiano del liceo (a cui devo la scelta dell’università e della carriera) diceva sempre che la parte interessante della frase sta sempre dopo il “ma”.

Sono un’insegnante, ho sempre voluto esserlo; da bambina mettevo in fila i miei peluche e spiegavo loro quello che imparavo a scuola (e davo anche i voti!). Sogno di fare l’insegnante di italiano perché ho sempre creduto che la bellezza vada raccontata e che la bellezza sia capace di educare. La cosa più bella (e faticosa allo stesso tempo) però è stata imparare – nel mio piano perfetto e ben calibrato – a lasciar spazio all’imprevisto, a perdere il controllo. È vero che sono un’insegnante, ma non una prof (non ancora), sono una maestra. Lavoro da quasi un anno in una scuola primaria, io che a estate ragazzi ho sempre animato dalle medie in su. Nonostante stia ancora finendo l’università, ho accettato questa proposta e ho scoperto quanto i nostri sogni, quando vengono lasciati nelle mani di Qualcun altro, possono allargarsi a dismisura. Non fraintendetemi, non voglio fare la maestra per tutta la vita, ma questa esperienza ha messo alla prova la mia vita interiore, chi sono e chi voglio essere.
Ho imparato ad avere pazienza, tanta pazienza, con i bambini sì, ma ancora prima con me stessa; a darmi il tempo di imparare e ad avere il coraggio di chiedere aiuto.
Ho imparato che quando i Pinguini Tattici Nucleari cantano “meglio bruciare che spegnersi lentamente, lo ha detto chi non deve illuminare gli altri” hanno proprio ragione.
Ho imparato a imparare dai più piccoli, anche a costo di perdere ogni tanto l’essere più alta di loro.

Sono una missionaria, nel senso più lato del termine. È vero anche però che sono partita per tre esperienze in terra di missione; quindi, forse lo sono anche in senso proprio. A parte questo, la missione dice chi sono e chi voglio essere: mi ha fatto scoprire che la giustizia è qualcosa di molto più concreto e di molto più importante per me di quanto pensavo. E dove la giustizia terrena non c’è, ho scoperto la speranza verso il Paradiso. Ho perso (sempre in senso buono) il desiderio di essere una supereroina e di “salvare” le situazioni; il palcoscenico è bello, ma è ancora più bello quando è condiviso. Andare lontano da casa mi ha aiutata a mettermi in gioco, a uscire dalla comfort-zone e dalla routine, non per scappare, ma per tornare e viverle meglio. Sì ma nel concreto? Forse suonerà come banale, ma se non fossi andata in missione non sarei stata capace di vivere l’università come uno spazio di relazione invece che solo come un insieme di esami da dare per avere in mano il tanto declamato pezzo di carta. Oppure non avrei mai visto con i miei occhi delle persone, dei missionari veri, mica come me, proprio grandi; quelli che dopo anni e anni sono ancora lì, sono ancora entusiasti e amano e si consumano ancora come se fosse il primo giorno. Sogno di essere anche solo un po’ come loro.

Sono Giulia, non un groviglio di pezzi sconclusionato. Non sono perfetta, non ho tutto in chiaro e spesso sbaglio, ma mi sento unificata, pacificata. E per deformazione professionale devo far notare che le due forme verbali precedenti sono passive. Non lo sono per caso.

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Festa MGS Lombardia ed Emilia Romagna, Il giocoliere del sogno

Domenica 5 maggio 650 tra adolescenti e giovani hanno riempito di entusiasmo e gioia Piazza Lucio Dalla a Bologna con la Festa MGS 2024 dell’ispettoria Lombardo-Emiliana.

Dal pomeriggio di sabato 4 maggio gli adolescenti della Scuola Formazione Animatori si sono trovati presso l’Istituto Salesiano Beata Vergine di San Luca dove, guidati da un numeroso gruppo di formatori, hanno avviato i lavori di preparazione per il giorno seguente. Dopo la cena i ragazzi hanno vissuto un momento di veglia itinerante per i cortili della casa salesiana. Tra le tappe del momento di preghiera hanno portato la loro testimonianza suor Lucia Sartirani, Figlia di Maria Ausiliatrice che da 2 anni svolge il suo servizio nel carcere minorile di Bologna, e Alessandro Ferrari di APE Social Wear, che ha scelto di generare il bene con il suo lavoro nel settore dell’abbigliamento. La serata si è conclusa con alcuni giochi e balli che hanno fatto scatenare tutta l’energia dei giovani presenti. 

All’alba della domenica mattina, caricati furgoni, pulmini e carrelli, gli animatori si sono spostati in Piazza Lucio Dalla per cominciare l’allestimento per la festa. Tra musica e balli sono stati accolti i gruppi venuti per questo evento facendoli subito entrare nel clima.

Durante la mattinata i ragazzi presenti sono stati coinvolti in quattro workshop tematici (musica, teatralità, danza e street art) coordinati da formatori professionisti. Ad arricchire questi laboratori sono state le due testimonianze di don Gianmarco Pernice, salesiano prete e street artist per passione, e di Simone Lupo, giovane di Arese che ha cambiato la sua vita incontrando l’oratorio salesiano.

Il centro dell’evento è stata la Santa Messa presieduta da don José Miguel Nunez, visitatore straordinario a nome del Rettor Maggiore dei Salesiani, che ha esortato i giovani a non avere paura e di riscoprire “il sacramento salesiano della presenza”. Il pomeriggio è stato animato da tornei sportivi, nei campi allestiti nel parco circostante, e dai giochi giganti costruiti dai nostri animatori. Per concludere si è messo in scena lo spettacolo frutto del lavoro dei workshop mattutini che ha attirato i numerosi passanti, curiosi e gli svariati skater che frequentano quotidianamente la piazza. Infine, insieme ai ringraziamenti conclusivi, sono state consegnate le felpe mgs ai ragazzi che hanno terminato il percorso formativo di quattro anni della scuola formazione animatori.

 

Salesiani Italia Centrale, VII Forum MGS: “L’invasione della speranza”

Dal sito dei Salesiani dell’Italia Centrale.

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Mille giovani del Movimento Giovanile Salesiano invadono Cagliari con la loro gioia e il loro entusiasmo: dal 25 al 27 aprile si sta svolgendo in città il VII Forum MGS dell’Italia Centrale. Perché proprio a Cagliari? Da più di un secolo i Salesiani di don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice lavorano in Sardegna al servizio dei giovani attraverso un qualificato impegno educativo ispirato al «metodo preventivo». Oratori, Parrocchie, Centri di Formazione Professionale e Scuole sono gli avamposti educativi in cui consacrati, famiglie, laici professionisti, operatori pastorali e volontari si spendono con passione, convinti che l’educazione sia il migliore investimento sul futuro.

Alla luce di questa storia il Movimento Giovanile Salesiano dell’Italia Centrale (presente nelle regioni Liguria, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio, Molise e Sardegna) ha fortemente desiderato che il Forum MGS, la più ampia convocazione giovanile salesiana dell’Italia Centrale, sbarcasse a Cagliari per la sua edizione del 2024. È un evento che armonizza nel suo programma spiritualità, festa, formazione personale e sociale, inserimento nella Chiesa locale, dialogo con il territorio ed attenzione alle tradizioni locali. Negli ultimi dieci anni, sei Forum hanno coinvolto più di 8000 giovani, tra i 15 e i 30 anni.

In un tempo in cui viviamo forte il dramma dei NEET, della dispersione scolastica, in una stagione di forte incertezza, desideriamo proporre ai nostri giovani la bellezza della speranza nel futuro, con un evento dal titolo “Chiamati alla Speranza!, che si terrà a Cagliari tra il 25 e il 27 aprile p.v. Hanno aderito oltre mille  giovani, ben più delle più rosee aspettative, provenienti da tutte le case salesiane dell’Italia Centrale, che ritorneranno poi nei loro ambienti per essere testimoni di strade nuove per rispondere alle sfide odierne.

  La prima giornata si è svolta nella splendida cornice verde del Parco di Monte Claro: accolti da musica e balli i giovani si sono ritrovati nell’area eventi per loro preparata, in ascolto delle testimonianze di alcuni ospiti sui momenti di buio: l’esperienza di Mariachiara Vaccarella, direttore del Centro di Formazione Professionale del Gerini a Roma, che da giovane insegnante si è trovata di fronte alla rabbia di Alessandro, adolescente abbandonato dalla mamma; la fatica e il blocco vissuto da giovane studente di Paolo Casale, oggi preside dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Cagliari; il buio psicologico vissuto da Andrea, giovane ospite di una comunità socio-occupazionale, consegnato a suor Ester Muller, giovane suora proveniente da Modena.

In serata il prato di Monte Claro si è trasformato in una grande immensa tavolata, allestita da un centinaio di famiglie, che hanno accolto a gruppi i ragazzi, raccontandosi e raccontando, condividendo una bella serata che ha fatto sperimentare ai giovani un po’ dell’ospitalità della terra sarda.

Con il calar del sole, il grande prato ha preso la forma di una cattedrale naturale. La veglia di preghiera ha visto i mille giovani in preghiera di fronte al Signore, una toccante adorazione eucaristica, durante la quale hanno avuto la possibilità di confessarsi lungo i vialetti del Parco, messo a disposizione grazie al Patrocinio della Città Metropolitana di Cagliari.

Nella giornata di venerdì mille magliette rosse hanno invaso la città e i bus del CTM per ascoltare testimonianze di speranza presenti in città, nel servizio ai più poveri, ai carcerati, ai senzatetto, ai disabili, ai migranti, così come anche a luoghi di speranza, dall’Asilo della Marina, speranza per i piccioccus de crobi, al Terrapieno, bellissima passeggiata che prende il posto dell’antico fossato che separava Casteddu dai quartieri sottostanti, dalla terrazza del Bastione incastonata al centro del Golfo di Cagliari, che prese il posto degli antichi bastioni bellici, dalla Cripta dei Santi che custodisce le reliquie di centinaia di testimoni al Rifugio Antiaereo che ricorda il tragico buio dei Bombardamenti del 1943.

Dopo il pomeriggio di laboratori sulla speranza, i giovani hanno dato vita a una serata di spettacolo di altissimo livello, condotto dal noto presentatore Matteo Bruni, che ha visto sul palco allestito nel cortile dell’oratorio di viale Fra’ Ignazio alternarsi le testimonianze del giovanissimo scrittore Matteo Porru (vincitore di Campiello 2019 e autore di alcuni romanzi), del writer Manu Invisible (muralista autore di numerose opere artistiche sui viadotti della Sardegna e sulle pareti di scuole ed edifici pubblici in tutta la Regione e non solo) e dell’atleta Roberto Zanda (ultramaratoneta di sport estremi per i quali ha perso tutti e quattro gli arti). Gianluca Medas ha affascinato i ragazzi con il racconto della rinascita della città di Cagliari, rasa al suolo dai bombardamenti alleati nel ’43 e ricordando loro che nella lingua sarda non esiste un termine per identificare il futuro, ma il concetto è espresso dalla parola speranza.

Lo spettacolo ha visto poi la partecipazione del DJ, Stefano Sciola, l’esibizione del CGS Il Mosaico con alcuni brani de The Greatest Showman e i Black Soul. La serata si è conclusa con la buonanotte dell’ispettore, don Stefano Aspettati.

La tre giorni del Movimento Giovanile Salesiano si è conclusa la mattina di sabato 27 aprile sul sagrato della Basilica di Nostra Signora di Bonaria, con il pellegrinaggio dei giovani al simulacro della Patrona della Sardegna e la Messa celebrata di fronte al mare dall’arcivescovo, mons. Giuseppe Baturi, accompagnata dal sole e dal vento. Nei prossimi giorni pubblicheremo il testo della sua bellissima omelia.

La manifestazione è stata sponsorizzata e sostenuta dalla Regione Autonoma della Sardegna, da Eurospin e da La Casa del Grano, che hanno creduto fin da subito nell’iniziativa che ha coinvolto un così grande numero di giovani, «la porzione più preziosa della nostra società».

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Festa Giovani MGS Sicilia, oltre mille giovani da tutta la regione si sono ritrovati a Palermo

Domenica 21 aprile si è svolta la Festa Giovani del MGS di Sicilia nella Casa Salesiana del “Gesù Adolescente” di Palermo con la presenza di 1100 giovani provenienti da tutta la Sicilia, tra cui numerosi volontari del Servizio Civile Universale!

È stata una giornata piena di gioia, divertimento, riflessione e preghiera: nel vero spirito del Movimento Giovanile Salesiano, che con questa festa ha dato ufficialmente inizio al 50° anniversario della sua nascita!

Gli animatori dell’oratorio di Librino e il messaggio lanciato da don Alberto Anzalone, delegato di PG della ISI, Suor Maria Grazia Tripi e Angela Caradonna ci hanno introdotti al tema centrale della festa: il sogno! Il sogno di don Bosco, fatto 200 anni fa ma che ancora oggi continua ad essere attuale e continua a rubare i cuori dei tanti ragazzi che lo chiamano padre, maestro ed amico!

In seguito, le testimonianze di Pablo, Chiara e Gloria, tre ragazzi di Fraternità, community di giovani che si riuniscono per stare insieme alla presenza di Gesù, ed Enrico Interdonato, cresciuto nel MGS, psicologo e psicoterapeuta, che è stato tra gli ideatori del progetto “Liberi di scegliere”, iniziativa che lotta per la prevenzione criminale e la possibilità di dare una nuova proposta di vita a ragazzi emarginati e figli di mafiosi, attraverso le loro testimonianze di vita ci hanno raccontato come è cambiata la loro vita da quando conoscono Gesù e come vivono il loro sogno nel quotidiano.

Successivamente, “la Compagnia degli OratTori” dell’oratorio di Messina Giostra, ha messo in scena il musical “Il sogno di Giuseppe” emozionando il cuore di tutti gli spettatori con un messaggio molto importante: “perdonando troverai la strada giusta per amare”.

Dopo il pranzo sono stati aperti numeri stand con giochi, balli, info sui percorsi di missionarietà, rami della famiglia salesiana e alla scoperta dei sogni di don Bosco.

Infine, il momento centrale dell’intera giornata è stata la Celebrazione Eucaristica, animata dal coro MGS di Palermo e presieduta da don Franco Di Natale, Vicario Ispettoriale ISI che ci ha ricordato l’importanza di “avere il coraggio di sognare un mondo che ancora non si vede, andando oltre ogni difficoltà, perché è Lui che ci dona il coraggio di realizzare il nostro progetto di Felicità”.

Con la Festa Giovani è stato ufficialmente inaugurato il 50º anniversario del MGS.

E adesso, con il cuore ricolmo di gioia e gratitudine, ci prepariamo ai numerosi eventi che ci aspettano, il pellegrinaggio Torino, Mornese e Roma, i campi estivi, il Sinodo Mondiale del MGS e il nuovo anno che sarà ricco di eventi per ricordare, celebrare e festeggiare la presenza del MGS in Sicilia!