Animazione Missionaria, équipe riunita a Roma per progettare il 150° della prima spedizione missionaria salesiana

Nel weekend del 9-10 novembre si è riunita nel nostro Centro Nazionale “Salesiani Don Bosco Italia”, l’ENAM (Equipe Nazionale di Animazione Missionaria). È un’equipe formata dagli incaricati sdb e fma di AM più due giovani per ogni territorio MGS d’Italia. L’Equipe si è costituita ufficialmente un anno fa a Genova e nasce con l’obiettivo di crescere nel coordinamento e nella sinergia dell’Animazione Missionaria in Italia mediante la corresponsabilità di salesiani, figlie di Maria Ausiliatrice e giovani. Nello specifico questo weekend l’equipe si è riunita per progettare una festa giovani nazionale che si terrà tra un anno a Torino Valdocco in occasione dei festeggiamenti per il 150° della prima spedizione missionaria salesiana. L’equipe ha ricevuto il sostegno e il saluto di Don Elio Cesari, direttore del centro nazionale dei salesiani, e di Suor Mara Tagliaferri, presidente CIOFS. L’incontro è stato caratterizzato da un bel clima di famiglia e da un intenso ritmo di lavoro.

Missioni Don Bosco: l’impegno dei salesiani per i più poveri fra i giovani in Argentina

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco del 4 novembre 2024.

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Viaggio di Missioni Don Bosco nella prima metà di novembre

Tra storia e attualità, l’impegno dei salesiani per i più poveri fra i giovani in Argentina

La delegazione prepara il terreno alla celebrazione dei 150 anni dalla prima partenza missionaria
diretta alla capitale sudamericana. L’aiuto ai migranti italiani e l’evangelizzazione ai confini del mondo

Arriva oggi in Argentina la delegazione di Missioni Don Bosco Onlus, guidata dal presidente don Daniel Antùnez, per incontrare i salesiani e i loro collaboratori in quattro importanti località: Buenos Aires, Rio Grande, Viedma e Ushuaia.

L’iniziativa costituisce l’avvio di una ricerca di informazioni e di documentazione audio-video in relazione all’arrivo in Argentina dei primi salesiani nel 1875. Fu lo stesso Don Bosco a destinare lì il primo gruppo dei suoi missionari, seguendo l’impegno della Congregazione da lui fondata a occuparsi di giovani in tutto il mondo, soprattutto di quelli nelle situazioni più difficili anche nei territori più lontani da Torino. Rispondendo inizialmente alla richiesta delle autorità civili e religiose di sostenere spiritualmente gli italiani in Sud America, i suoi giovani collaboratori pre-sto si resero conto dell’importanza di evangelizzare la vasta regione della Patagonia.

Guidati da uno dei più fedeli protagonisti dell’oratorio di Valdocco, Giovanni Cagliero, la presenza salesiana si spinse sempre più a Sud, fino a raggiungere la fin del mundo, come usualmente viene definita l’estremità del cono sudamericano che si affaccia sull’Antartide. Missioni Don Bosco calcherà i principali percorsi di quei pionieri per leggere con gli occhi di oggi il passato eroico di decine e centinaia di missionari, alcuni dai quali hanno lasciato un’impronta riconosciuta anche sul piano civile e culturale. La delegazione cercherà gli elementi che permettano di valorizzare in Italia la ricorrenza dei 150 anni dalla prima partenza missionaria, in considerazione anche dei forti legami fra Argentina e Italia che tuttora persistono attraverso i numerosissimi discendenti dei nostri migranti.

Quello della delegazione di Missioni Don Bosco non sarà solo un viaggio che guarda al passato: fedele al suo mandato di sostegno i progetti di sviluppo, incontrerà gli attuali responsabili dei vari interventi educativi realizzati sia attraverso le scuole (la più prestigiosa fra quelle visitate, è la Scuola tecnico agraria di Rio Grande, dove fu direttore lo stesso don Antùnez) sia attraverso le presenze significative nei quartieri della vasta periferia della capitale (come nella baraccopoli di Villa Itati dove la povertà assume molteplici valenze). Le tappe sono segnate dal valore sociale della presenza salesiana, arricchita in Argentina dalla forte corresponsabilità di donne e uomini laici, ma anche da ciò che hanno lasciato le persone più eminenti sul piano della santità, come Ceferino Namuncurà, Laura Vicuña e Artemide Zatti.

Non marginale sarà infine l’attenzione di Missioni Don Bosco ai percorsi del giovane Jorge Bergoglio, che con la sua famiglia e poi in autonomia frequentò i luoghi salesiani di Buenos Aires, maturando la sua vocazione e facendosi permeare dello spirito gioioso e intraprendente dei maestri di spiritualità che lì incontrò.

Il viaggio verrà documentato sui social di Missioni Don Bosco, Facebook Instagram.

Missioni Don Bosco

 

Famiglia Cristiana – Il prete missionario che ha abbracciato il mondo

Da Famiglia Cristiana.

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Diceva Giuseppe Allamano che «ogni sacerdote è missionario di natura sua; la vocazione ecclesiastica e quella missionaria non si distinguono essenzialmente; non si richiede che un grande amore per Dio, e zelo per le anime». È la sintesi del la sua vita. Sacerdote diocesano di Torino (era nato a Castelnuovo d’Asti, poi ribattezzato Castelnuovo Don Bosco, il 21 gennaio 1851), Allamano fa parte di quella lunga schiera di preti sociali piemontesi divenuti santi come don Giuseppe Cottolengo, di Bra, «uomo prodigioso» secondo il laicissimo Cavour, fondatore della città del dolore che porta il suo nome, don Giuseppe Cafasso, monferrino di Castelnuovo (e zio di Allamano per parte di madre), che accompagnava i condannati sulla forca coprendoli alla vista della folla con un quadro della Madonna, don Giovanni Bosco, anch’egli di Castelnuovo, fondatore dei Salesiani e venerato in tutto il mondo. Allamano – beatificato nel 1990 da Giovanni Paolo II e ora canonizzato da Francesco – è consapevole che alla Chiesa torinese mancasse un istitu to che si occupasse specificatamente delle missioni ad gentes. Vede uscire dai seminari molti preti entusiasti di farsi missionari, ma ostaco lati dalle diocesi, che danno volentieri alle missioni l’offerta, ma non gli uomini. E decide: i missionari se li farà lui. Fon derà un istituto apposito, ci ha già lavorato molto. Il suo progetto è apprezzato a Roma, ma poi ostacoli e contrattempi lo bloccano per dieci anni. Pazientissimo, lui aspetta e lavora. Nel 1901 arriva poi il primo nulla osta vescovile per il suo Istituto dei Missionari della Consolata e l’anno dopo parte per il Kenya la prima spedizione. Otto anni dopo nascono le Suore Missionarie della Consolata. Oggi i missionari della Consolata sono presenti in trentasei Paesi del mondo . L’anno scorso a Torino è stato inaugurato il Polo culturale “CAM – Cultures and Mission” , un allestimento multimediale con l’esposizione di oggetti e testimonianze dagli oltre 100 anni di presenza missionaria nel mondo e dove è possibile farsi un’idea di dove è arrivata l’intuizione di Allamano al quale, da vivo, rimproveravano di pensare troppo al lavoro “materiale”, di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statisti che sul numero di battesimi.

Per lui, Vangelo e promozione umana vanno di pari passo. «Fare bene il bene», è il suo motto. Un esempio concreto, tra i tantissimi scaturiti dall’opera di questo sacerdote indomito, è l’Allamano Makiungu Hospital che si trova in una zona poverissima della Tanzania, nell’Africa orientale, circondato da un terreno di sabbia e sassi impossibile da coltivare. Padre Alessandro Nava, 73 anni, originario di Cernusco Lombardone, nel Lecchese, vive in questo Paese da quarantasei anni e ora lavora nell’ospedale le cui origini risalgono alla fine dell’Ottocento quando i missionari, seguendo le piste carovaniere degli schiavi, giunsero sulle sponde del Lago di Singida. L’ospedale nasce nel 1956 grazie alle suore Medical Missionaries of Mary. Dopo decenni di sviluppo, va in rovina. Nel maggio 2021 i Missionari della Consolata lo ricostruiscono, pratica mente da zero, e in meno di quattro anni concludono i lavori grazie anche a un generoso contributo della Cei. «Il nostro fondatore è stato un pioniere», dice Nava, «la promozione umana è fondamentale per l’annuncio del Vangelo. Questa è una zona poverissima, si rischia di morire anche per il morso di un serpente». L’ospedale è un prodigio di carità organizzata e tecnologia. Ci sono nove reparti, sei sale operatorie, due reparti di terapia intensiva (una neonatale) che funzionano grazie alla collaborazione del Policlinico Gemelli di Roma. « Abbiamo anche la clinica mobile », racconta padre Nava, «che va in giro nei villaggi più sperduti per curare le donne in gravidanza e vaccinare i bambini. Nella stagione delle piogge è impossibile muoversi». I numeri dicono l’importanza dell’ospedale dove si svolgono dalle 400 alle 600 visite al giorno, ci sono 500 posti letto per i pazienti (molti dei quali arrivano anche da villaggi distanti mille chilometri) e ogni giorno nascono dai 15 ai 30 bambini. la scheda la scheda Oltre al beato Giuseppe Allamano, il 20 ottobre, nella Giornata missionaria mondiale, papa Francesco canonizza in piazza San Pietro anche la religiosa canadese Marie-Léonie Paradis (1840-1912), fondatrice della Congregazione delle Piccole Suore della Santa Famiglia; la religiosa toscana Elena Guerra (1835-1914), fondatrice della Congregazione delle Oblate del Santo Spirito e gli 11 “martiri di Damasco” , otto frati francescani e i tre laici siriani Francesco, Mooti e Raffaele Massabki, uccisi nel 1860 in una persecuzione contro i cristiani.

Stati Uniti – Nella Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, “Salesian Missions” evidenzia i programmi che contrastano il lavoro dei minori

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – New Rochelle) – “Salesian Missions”, la Procura Missionaria salesiana con sede a New Rochelle, negli Stati Uniti, si unisce alle organizzazioni umanitarie e alla comunità internazionale per onorare la Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile. La giornata si celebra il 12 giugno di ogni anno fin dal 2002 e richiama l’attenzione sulla portata globale del lavoro minorile e sulle azioni e gli sforzi necessari per eliminarlo. Il tema scelto per quest’anno è: “Manteniamo i nostri impegni, poniamo fine al lavoro minorile!”.

La Giornata mondiale di quest’anno si concentrerà sulla celebrazione del 25º anniversario dell’adozione della Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) n° 182 sulle forme peggiori di lavoro minorile (1999), che, nel 2020, è stata la prima Convenzione dell’OIL ad essere ratificata universalmente.

Il lavoro minorile è associato a un livello di istruzione inferiore e, successivamente, a lavori che non soddisfano i criteri fondamentali del lavoro dignitoso. Coloro che abbandonano presto la scuola hanno meno probabilità di assicurarsi un lavoro stabile e sono maggiormente a rischio di disoccupazione cronica e povertà. Molti di coloro che abbandonano prematuramente la scuola, in particolare tra i 15 e i 17 anni, sono inoltre coinvolti in lavori pericolosi e classificati come le peggiori forme di lavoro minorile.

“I programmi salesiani salvano i bambini dallo sfruttamento lavorativo, assicurano che siano soddisfatti i loro bisogni primari e che siano iscritti a scuola. Sosteniamo questi sforzi fornendo finanziamenti per borse di studio e garantendo che le scuole salesiane abbiano ciò di cui hanno bisogno per fornire un’educazione di alta qualità ai giovani poveri”, ha affermato don Michael Conway, Direttore di “Salesian Missions”.

In onore della Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile 2024, “Salesian Missions” è orgogliosa di evidenziare i programmi salesiani in tutto il mondo che aiutano a eliminare il lavoro minorile attraverso un’educazione di qualità.

Si tratta di programmi come quello condotto in Bolivia, dove gli studenti che frequentano il Centro “Madre Cándida”, situato a Santa Cruz, possono disporre di nuove attrezzature informatiche grazie al finanziamento dei benefattori di “Salesian Missions”. Il finanziamento ha reso possibile l’acquisto di 14 nuovi computer per migliorare il laboratorio informatico, che disponeva di attrezzature ormai obsolete.

Grazie alla donazione, gli studenti ora si sentono più a loro agio in classe e lavorano con strumenti che li aiutano a prepararsi per il mercato del lavoro. Sono in totale 125 i ragazzi che accedono alla formazione tecnica offerta dal centro.

Un salesiano racconta: “I nostri studenti provengono da famiglie a basso reddito dei comuni di Yapacaní, nella Provincia di Ichilo. Non hanno risorse sufficienti per entrare all’università o per spostarsi in città, motivo per cui scelgono d conseguire una laurea tecnica vicino alle loro comunità. Speriamo, con questi nuovi computer, di poter aumentare anche le iscrizioni al corso di informatica”.

Il documentario “Canillitas” prodotto dalla Procura Missionaria salesiana di Madrid, “Misiones Salesianas”, dà voce agli oltre 340mila minori della Repubblica Domenicana vittime di sfruttamento.

Il titolo del documentario, ha spiegato a Vatican News il produttore, Alberto López Herrero, deriva dalla parola “canillitas”, appellativo con il quale vengono chiamati i bambini che provano a guadagnarsi da vivere per loro e le loro famiglie, muovendo “las canillas”, ovvero le gambe, in molti Paesi latino-americani. “Noi realizziamo un documentario ogni due anni – prosegue López – ambientato in un Paese diverso del mondo per informare, denunciare e sensibilizzare su un particolare diritto violato dell’infanzia. Questa parola ha anche dato il nome al primo progetto salesiano avviato nella Repubblica Domenicana che a breve compirà 38 anni, ‘Canillitas con Don Bosco’”.

I salesiani hanno anche notano che la migrazione interna in India, diretta alla regione del Maharashtra, è elevata e che i bisogni dei bambini vengono spesso trascurati. I migranti costituiscono la principale forza lavoro in diversi settori, tra cui l’edilizia, l’ospitalità, l’industria manifatturiera e i trasporti, occupando ruoli che vanno dagli operai ai lavoratori domestici, agli autisti e alle guardie di sicurezza.

L’educazione, l’assistenza sanitaria e l’integrazione sociale diventano ostacoli per i giovani migranti. La natura transitoria della vita dei migranti erige barriere all’istruzione, costringendo i giovani a districarsi in un labirinto di iscrizioni scolastiche in mezzo a frequenti trasferimenti, spesso destabilizzando il loro percorso educativo.

Per questo, grazie ai finanziamenti di “Salesian Missions”, i Figli di Don Bosco, in collaborazione con l’ONG “Bosco Vikas Gramin Kendra”, sono impegnati a sostenere le attività educative e di sviluppo con i bambini delle comunità immigrate nella regione del Maharashtra Centrale.

Fonte: Salesian Missions

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Concluso il Corso Sorgente per i missionari ultrasettantenni: testimonianze di vita dai salesiani anziani

A cura di ANS.

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Dopo tre settimane intense di condivisione e confronto è terminato, sabato 25 maggio 2024, il “Corso Sorgente” per i missionari ad gentes “over 70”, un’esperienza proposta dal Settore per le Missioni Salesiane ai Figli di Don Bosco di età avanzata e lunga esperienza missionaria, affinché potessero tornare alla sorgente della propria vocazione missionaria salesiana.

Il corso è cominciato a Roma nella comunità “Zeffirino Namuncurà”, dove i missionari hanno avuto momenti formativi con diverse tematiche seguendo i tre nuclei: Antropologico/Culturale, Teologico/Missiologico e Carismatico Salesiano.

L’esperienza formativa, dopo la sosta a Roma, è proseguita con i pellegrinaggi a Mornese, la terra di Santa Maria Domenica Mazzarello, e ad Annecy, quella di San Francesco di Sales, per poi concludersi sulle orme di Don Bosco al Colle Don Bosco e a Torino-Valdocco, con la partecipazione ai momenti mariani in occasione della Festa di Maria Ausiliatrice.

Durante il corso, i partecipanti hanno avuto anche un tempo specifico chiamato: “condivisone della mia vita vissuta in missione”. In questi momenti hanno potuto raccontare la propria vocazione missionaria, le sfide vissute e come hanno superato le difficoltà nei primi anni di missione, concludendo con qualche consiglio offerto ai compagni e con alcune raccomandazioni per i nuovi missionari, basate sull’esperienza di vita di 30, 40 o 50 anni in missione.

Tutti i momenti del corso hanno tenuto presente questi obiettivi: confrontarsi con le proprie esperienze di vita maturate in missione per comprendere l’anzianità e vivere meglio l’incontro con sé, con gli altri e con il Dio; approfondire la propria identità carismatica come missionario salesiano per fare il bilancio della vita in missione con le sofferenze, il superamento delle difficoltà e le gioie; condividere la vita vissuta e l’esperienza di missione nell’anzianità.

Al termine dell’esperienza tutti i partecipanti hanno manifestato la loro soddisfazione per quanto vissuto insieme.

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La testimonianza di don Alfredo Boldori

Al “Corso Sorgente” organizzato dal Settore per le Missioni Salesiane per i Figli di Don Bosco di età avanzata e lunga esperienza missionaria, un momento centrale è stato quello denominato “condivisone della mia vita vissuta in missione”, nel quale tutti i partecipanti hanno potuto di volta in volta raccontare la propria vocazione missionaria, le sfide vissute e gli insegnamenti appresi nei loro 30, 40 o 50 anni in missione. Per condividere con tutta la Famiglia Salesiana queste preziose testimonianze, ANS presenta le testimonianze di questi salesiani “maggiori”, quali spunti e modelli anche per l’oggi della Congregazione. Si comincia, dunque, con don Alfredo Boldori, 75enne italiano, originario della provincia di Cremona, ma attivo da tanti anni nell’Ispettoria di Brasile-Recife (BRE).

“In un primo momento sono andato a lavorare nelle favelas, e dopo lo studio della Teologia ho fatto esperienza in oratorio”

ha esordito don Boldori nel raccontare la sua esperienza di vita salesiana missionaria.

Dopo una prima tappa aIl’oratorio di Jaboatão dos Guararapes, venne inviato alle scuole professionali, prestando servizio anche in quella di Bongi, “che era un punto di riferimento” per la città, anche se oggi non è più attiva.

“All’epoca c’erano più di 800 allievi che frequentavano i corsi di Meccanica, Grafica, Falegnameria, Panificazione…”

ha ricordato don Boldori.

“Dopo questo periodo – ha proseguito – ho vissuto 17 anni a Natal-Gramoré. Non c’era niente. Noi abbiamo cominciato i corsi, iniziando con quelli di panetteria”. Questi 17 anni sono stati interrotti per fare, tra il 1995 e il 1998, da Economo Ispettoriale. Un periodo non privo di sfide, perché l’Ispettore dell’epoca, don Valerio Breda, venne nominato vescovo e don Boldori sperimentò le difficoltà della solitudine e quasi “un senso di abbandono”.

Al tempo stesso, don Boldori non ha mai tralasciato il suo impegno tradizionale come sacerdote: “Ho una vasta esperienza di lavori pastorali” può dire oggi, senza peccare di superbia. E proprio grazie a questo servizio il missionario ha anche recuperato energie e sicurezze.

“Attualmente l’Ispettore mi ha mandato a Juazeiro do Norte, come confessore. Sono otto ore al giorno di Confessioni, all’80% da parte di giovani. Non immaginavo che sarebbe stato tanto bella l’esperienza in Juazeiro do Norte”.

E confida: “Ero distrutto, però adesso mi sono ricuperato grazie alle Confessioni”.

Juazeiro è un’opera ricca di attività. Ci sono l’istitutoSão João Bosco”, l’“Horto do Padre Cícero”, la parrocchia “Sagrado Coração de Jesus”, la radio “FM Padre Cícero”, la Casa Museo di Padre Cícero, la casa di formazione, ben 12 oratori, il Movimento Giovanile Salesiano e i gruppi dell’Associazione di Maria Ausiliatrice e dei Salesiani Cooperatori.

Proprio la figura di Padre Cícero Romão Batista (1844-1934), cui è stata recentemente assegnata la qualifica postuma di Salesiano Cooperatore, è un elemento centrale per le attività dell’opera. Infatti, ogni anno essa accoglie oltre un milione di pellegrini che raggiungono il santuario a lui dedicato, ricordando e omaggiando questo sacerdote che in vita fu quasi scomunicato, ma per cui ora è stata avviata la causa di beatificazione e canonizzazione.

“Anche lui, come Don Bosco, ebbe dei sogni/visioni e si dedicò ad evangelizzare il popolo attraverso l’adorazione eucaristica, la Confessione e l’intronizzazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria – racconta con fervore don Boldori –.

Inoltre, era attento al sociale: chiedeva alla gente di piantare alberi, di fare cisterne per raccogliere le acque piovane, di accogliere tutti i pellegrini… E quando giunse la guerra lì, aiutò a liberare la città. Poi, dato che voleva vedere crescere la città con l’educazione, chiese che i salesiani venissero a Juazeiro per educare i giovani”.

In conclusione, il salesiano ha anche consegnato un insegnamento molto significativo, specialmente per il Settore per le Missioni:

“Tante volte non è facile: quando si arriva in un contesto straniero ci si può sentire spaesati, avere la tentazione di lasciare e si può anche perdere la vocazione. Per questo bisogna fare una preparazione speciale”.


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Un “Advisory Team” per i Musei Missionari Salesiani

Dall’agenzia ANS.

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Dopo l’incontro avvenuto al Colle Don Bosco dal 18 al 22 gennaio 2024 sui Musei Missionari Salesiani, organizzato dal Settore per le Missioni Salesiane, si è pensato di istituire una commissione incaricata di animare tali musei in tutto il mondo.

Tale gruppo è stato denominato “Advisory Team dei Musei Missionari Salesiani”.

Il gruppo è formato da: Ana Martín García (Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta – ICP); Dirceu Mauricio Van Lonkhuizjen (Ispettoria di Brasile-Campo Grande – BCG); Letizia Pecetto (ICP); Nataly Orbe Ortiz (Ispettoria dell’Ecuador – ECU); Mariano García Borreguero (Ispettoria di Spagna – San Giacomo Maggiore – SSM) e don Reginaldo Cordeiro, come referente del Settore per le Missioni.

Lo scopo di questo gruppo è assistere il referente del Settore per le Missioni nel coordinamento e nell’animazione dei Musei Missionari Salesiani, con questi obiettivi:

  • Mantenere il legame con il Settore per le Missioni e creare opportunità, spazi e processi in cui la collaborazione, il lavoro in rete e la condivisione di buone pratiche sviluppino e rafforzino il Museo Missionario Salesiano;
  • Promuovere e assistere la formazione dei Direttori dei Musei Missionari Salesiani, indicando loro le opportunità disponibili per la formazione professionale del loro personale;
  • Sostenere e accompagnare i Direttori dei Musei Missionari Salesiani tenendo conto degli statuti vigenti, degli approcci, delle culture e dei contesti dei Paesi in cui operano.

Il primo incontro di questo gruppo si è realizzato, in modalità digitale, giovedì 11 aprile 2024, per curare la programmazione e definire il calendario di incontri e di lavoro di animazione per quanti operano nei musei dei diversi contesti delle Ispettorie.

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Un viaggio di servizio: riflessioni sul Volontariato Missionario Salesiano e sul rafforzamento comunitario

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Il Volontariato Missionario Salesiano continua a fiorire, con i suoi partecipanti profondamente impegnati in dibattiti e confronti su argomenti determinanti e con progetti per rafforzare l’impatto dei programmi. Nell’ultimo incontro realizzato all’Università Pontificia Salesiana di Roma, dal 5 al 9 marzo 2024, i partecipanti hanno approfondito temi essenziali come l’identità, la formazione, l’accompagnamento e la creazione di reti.

Durante il terzo giorno del raduno, l’attenzione si è concentrata sul concetto fondamentale di accompagnamento. Riconoscendo l’importanza di sostenere tutti gli attori coinvolti nel programma, compresi i volontari, i coordinatori e le comunità beneficiarie, i partecipanti hanno esplorato il significato di essere presenti e attenti ai bisogni degli altri. La presentazione di un membro del Settore per la Formazione della Congregazione ha messo in luce la necessità di rimanere aperti all’ascolto, riconoscendo che i punti ciechi della percezione possono ostacolare un efficace accompagnamento.

Nella sessione pomeridiana, l’attenzione si è spostata sulla proposta del Comitato Consultivo sul Volontariato Missionario Salesiano di creare una piattaforma di rete. L’iniziativa mira a concentrare le informazioni sulle comunità e sui volontari, facilitando la comunicazione e il coordinamento. I riscontri incoraggianti da parte dei partecipanti hanno indicato un forte impegno a sviluppare questa piattaforma come strumento per migliorare l’efficacia del Volontariato Missionario Salesiano.

La quarta e ultima giornata è stata l’occasione per riflettere sui lavori del raduno e immaginare la crescita futura del programma. Il Comitato Consultivo si occuperà ora del compito cruciale di valutare i risultati e di delineare passi chiari per far progredire il programma. “All’orizzonte si prospettano sviluppi entusiasmanti e vi invitiamo a rimanere sintonizzati per i prossimi aggiornamenti” affermano dal Comitato.

L’incontro è culminato con una Messa speciale presieduta da don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni, che ha sottolineato il significato dell’altruismo nel servizio agli altri. I partecipanti sono stati infine premiati con la Croce del Volontario Missionario Salesiano, simbolo della loro dedizione alla promozione ai programmi di volontariato a livello globale.

Mentre il Volontariato Missionario Salesiano continua a prosperare, alimentato dalla collaborazione, dalla riflessione e dall’impegno comune al servizio, il suo impatto promette di risuonare ancora in molti modi e per molto tempo. E il congresso di Roma è servito a riaffermare la volontà di tutti di fare una differenza significativa nelle comunità di tutto il mondo.

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Vaticano – Il Concerto di Natale in Vaticano 2023 a sostegno del centro “Don Bosco Fambul” di Freetown

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Città del Vaticano) – Registrato sabato 16 dicembre 2023 all’Auditorium della Conciliazione, il Concerto di Natale in Vaticano andrà in onda lunedì 25 dicembre su Canale 5 in prima serata. Gli artisti, presentati da Federica Panicucci, hanno lanciato l’appello a sostenere un progetto della Procura Missionaria salesiana “Missioni Don Bosco” di Torino che offre alle ragazze che vivono in strada a Freetown, in Sierra Leone, un percorso educativo di recupero e di reinserimento sociale.

La manifestazione canora ha visto esibirsi sul palco dell’Auditorium della Conciliazione grandi artisti nazionali e internazionali, da Al Bano e Orietta Berti a Joss Stone Christopher Stone, passando per Riccardo Cocciante, Alex Britti, Alexia e tante altre voci melodiose e virtuosi suonatori, senza dimenticare la presenza sempre suggestiva e trascinante dei due cori: il “Virginia State Gospel Choir” e il Piccolo Coro “Le dolci note”.

Durante la manifestazione è stato continuamente richiamato il fine benefico dell’iniziativa, che sarà possibile continuare a sostenere fino al 3 gennaio, donando con sms o chiamata da rete fissa al numero solidale 45594.

La sede beneficiaria del progetto di solidarietà legato al Concerto di Natale quest’anno è la Sierra Leone, uno dei Paesi africani più poveri al mondo, dove il 38% dei bambini soffre di malnutrizione cronica. Una condizione disperata che minaccia ogni giorno la loro salute e la loro stessa sopravvivenza. Miseria, vulnerabilità e mancanza di fonti di reddito per le famiglie sono solo alcuni dei fattori scatenanti di questa piaga che colpisce i più piccoli e i più fragili, ai quali si aggiungono le gravi conseguenze di 11 anni di una sanguinosa guerra interna, di disastri naturali, come inondazioni, smottamenti o incendi, e della tragica epidemia di Ebola, che hanno avuto un impatto terribile sulla popolazione di questa terra.

Nel Paese i Salesiani di Don Bosco operano in tre comunità: Bo, dove si dedicano a progetti agricoli e pastorali; Lungi, dove gestiscono diverse scuole; e Freetown, dove sono divisi in due presenze e si occupano della parrocchia, della scuola, del centro giovanile e del “Don Bosco Fambul”.

Il loro impegno è volto allo sviluppo sociale e umano dei giovani, professionalizzandoli attraverso il lavoro per fronteggiare le situazioni di maggiore vulnerabilità. L’obiettivo è educare i giovani e dare loro un’autonomia, indirizzandoli verso un percorso di vita e di crescita come cittadini produttivi.

Nel 2016 il centro “Don Bosco Fambul” ha attivato il programma “Girls Shelter” (Rifugio per Ragazze) attraverso la costruzione e l’avvio di un rifugio temporaneo per le ragazze di età compresa tra i 9 e i 17 anni vittime di sfruttamento sessuale. Il progetto offre un ambiente sicuro e accogliente volto a proteggere, riabilitare e reintegrare le ragazze nella società, utilizzando un approccio olistico per rispondere alle loro esigenze fisiche, psicologiche, spirituali, morali e sociali.

L’obiettivo è proteggere, riabilitare e reintegrare le ragazze fuori da contesti di prostituzione. Dalla sua fondazione nel 2016, “Girls Shelter” ha riunito con successo oltre 550 ragazze alle loro famiglie e ha fornito loro opportunità educative (formali e informali) e sostegno. I risultati sono stati eccellenti poiché pochissime ragazze sono tornate in strada.

Ad indirizzare le ragazze al “Don Bosco Girls Shelter” sono un’apposita linea telefonica – la Don Bosco Child Line 323, il dipartimento gemello “Don Bosco Mobil” e i principali partner istituzionali: il Ministero del Welfare Sociale, il Ministero degli Affari di Genere e dell’Infanzia, l’Unità di Supporto alle Famiglie della Polizia della Sierra Leone. Inoltre, gli assistenti sociali del programma visitano i luoghi dove la prostituzione è più diffusa, avvicinano le ragazze, conquistano la loro fiducia e, presentando loro un’opportunità di vita differente, le invitano a raggiungere il rifugio.

Grazie alla solidarietà promossa dal “Concerto di Natale in Vaticano 2023” i salesiani intendo accrescere il numero delle ragazze assistite: se nel 2020 sono state 36 e nel 2021 invece 115, per l’anno prossimo l’obiettivo è aiutare 180 giovani, potenziando le seguenti attività: individuazione e accoglienza delle ragazze abusate; riabilitazione attraverso un percorso di guarigione fisica, emotiva e psicologica e un accompagnamento che integra vitto, alloggio e formazione al lavoro; e infine, rintracciamento e ricongiungimento famigliare, per il pieno reinserimento sociale delle giovani. Inoltre, verranno sviluppati anche gli ambiti del sostegno legale in favore delle minori e dei loro diritti violati, e il lavoro in rete, per rendere il supporto alle giovani il più efficace possibile.

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