Si riporta di seguito l’articolo apparso su Avvenire a cura di Marina Lomunno.
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Cade quest’anno il 200° anniversario dalla visione onirica che il santo ebbe da bambino, in cui era prefigurata quella che sarebbe stata la missione sua e dei suoi figli spirituali. La mostra e un ciclo di incontri a Torino.
«Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i lupi in agnelli» è il titolo dell’ultima strenna firmata come rettor maggiore, e la prima come cardinale, da don Ángel Fernández Artime, 10° successore di don Bosco.
È stata presentata in diretta mondiale sui social lo scorso 27 dicembre. La Famiglia Salesiana, presente con 32 Gruppi religiosi e laicali in 135 nazioni, si è collegata per il tradizionale dono, la strenna, che don Bosco consegnava il 31 dicembre ai suoi ragazzi per indicare l’impegno per l’anno a venire.
Così hanno fatto i suoi successori fino al cardinale Artime, che ha ribadito la missione dei salesiani:
«Andare a cercare i giovani di oggi alla ricerca di senso e risposte».
Il tema della strenna 2024 apre le celebrazioni per i 200 anni del sogno-visione che «Giovannino» fece nel 1824, a 9 anni, nella povera casetta dei Becchi, oggi frazione di Castelnuovo Don Bosco.
In quella notte, che Don Bosco racconta nelle «Memorie dell’oratorio» – come scrive il rettor maggiore – è «nato un pilastro importante, quasi un mito fondativo della spiritualità salesiana, perché tutta la vita di don Bosco è il tentativo di realizzare il sogno».
È l’eredità che il santo lascia alla famiglia salesiana oggi, dal primo oratorio fondato a Torino a Valdocco all’ultima opera aperta dai suoi figli nel 2023 in Botswana:
«Portare a Gesù i giovani più poveri, sia che vivano per strada in Colombia, nei villaggi del Bangladesh o nel nostro ricco Occidente dove le povertà sono altre ma non meno urgenti».
A partire dalla strenna, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino è stata allestita una mostra in 12 pannelli
«dove è riportata una frase del sogno così come lo racconta il santo» spiega don Michele Viviano, rettore della Basilica torinese, casa madre dei salesiani, «per consentire una lettura nei suoi passaggi fondamentali. Ogni frase poi ha un breve commento attualizzato del rettor maggiore tratto dalla strenna. La mostra è aperta fino al 31 gennaio, festa liturgica di don Bosco».
E sempre in Basilica, dove si venerano le spoglie mortali del santo, sono in programma tre lunedì di riflessione sul sogno: ha aperto il ciclo l’8 gennaio Artime: nella chiesa gremita ha invitato tutti a rileggere il sogno di don Bosco ragazzino quando nella sua visione vede un gruppo di fanciulli «discoli e pericolanti» che giocano e bestemmiano.
«Giovannino all’udire le bestemmie li vuole affrontare con calci e pugni ma un uomo dal volto luminoso lo ammonisce: “Non colle percosse ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti adunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù”.
Giovannino è interdetto ma l’uomo lo rassicura: “Io ti darò la Maestra”. E accanto all’uomo appare una donna, Maria.
I discoli scompaiono e al loro posto si materializzano animali selvatici e capretti. La Donna dice a Giovannino: “Ecco il tuo campo” e appare un branco di agnellini… il ragazzino non capisce e piange ma Maria lo rasserena: “A suo tempo tutto comprenderai”».
E don Bosco al termine della sua vita – ha proseguito Artime – tutto ha compreso piangendo all’altare di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Roma, pochi giorni dopo la consacrazione, quando ormai la famiglia salesiana aveva salde radici.
«I ragazzi di 200 anni fa che bestemmiavano o usavano il coltello sono quelli che oggi spacciano o hanno una pistola: tutti, quelli più poveri – fuori o dentro – sono un gomitolo di contraddizioni. Questo oggi è il nostro campo anche con i nativi digitali: con bontà, rispetto pazienza portare i giovani a Dio, dire loro di non temere, che non sono soli, che ognuno di loro vale».
Al termine della serata sono risuonate le note dell’inno composto da don Maurizio Palazzo, maestro di cappella di Maria Ausiliatrice, eseguito dalla corale della Basilica e dal coro giovanile «Sal.es», un brano che richiama la potenza delle parole scelte dal cardinale Artime per la strenna:
«Un sogno che ci riporti ai primi passi di don Bosco, ma che ci apra al futuro, al coraggio di rinnovare, costruire, un sogno ad occhi aperti ed a passo spedito, lieti nella speranza che Lui è sempre con noi. Il sogno vivrà, farà sognare ancora, noi lo vedremo ancora».
Il testo della Strenna 2024 è disponibile in sei lingue sul sito dei Salesiani di don Bosco www.sdb.org.