Spiritualità apostolica – Il cuore missionario di Don Bosco
Spiritualità apostolica – Il cuore missionario di Don Bosco
Lectio e scheda carismatica
Il brano che apre la lectio (Mc 6,34-44) fa parte della sezione denominata “sezione dei pani”. Tale denominazione si spiega col fatto che proprio in questi capitoli Mc colloca il racconto delle due moltiplicazioni dei pani e dei pesci (6,34-44; 8,1-10) e anche una discussione tra Gesù e i discepoli a proposito del significato di questo segno (8,14-21; cf 6,52). Questo fatto mette bene in evidenza come il centro di gravità di questa sezione sia l’insegnamento che Gesù dà ai discepoli circa la propria identità.
La moltiplicazione dei pani non è tanto un gesto miracoloso che deve «soddisfare un bisogno» (sull’ambiguità di questa lettura, cf Gv 6,26) quanto un’anticipazione della cena pasquale e, quindi, un segno che manifesta il mistero della persona di Gesù. La sovrabbondanza dei pani (richiamata nella discussione con i discepoli in Mc 8,14-21), rilevata nella «sazietà» di chi ha mangiato (v. 42) e nel numero delle ceste degli avanzi (v. 43), allude alla eccedenza del dono di vita e, per così dire, all’eccedenza dell’incredulità dei discepoli: non solo Gesù è andato incontro alle necessità della folla con pochi mezzi ma lo ha fatto non in modo «misurato» o con calcolo ma sovrabbondante. La matematica di Dio, per così, non è quella dei discepoli stessi.
Dalle “Memorie dell’Oratorio”, seconda decade
Un giorno il teologo Borel, in presenza del sac. Pacchiotti Sebastiano e di altri, prese a dirmi così: – Per non esporci a perdere tutto è meglio salvare qualche cosa. Lasciamo in libertà tutti gli attuali giovanetti, riteniamone soltanto una ventina dei più piccoli. Mentre continueremo ad istruire costoro nel catechismo, Dio ci aprirà la via e l’opportunità di fare di più.
Loro risposi: – Non occorre aspettare altra opportunità il sito è preparato, vi è un cortile spazioso, una casa con molti fanciulli, porticato, chiesa, preti, chierici, tutto ai nostri cenni.
– Ma dove sono queste cose? interruppe il T. Borel.
– Io non so dire dove siano, ma esistono certamente e sono per noi.
Allora il T. Borel, dando in copioso pianto, «Povero D. Bosco, esclamò, gli è dato la volta al cervello». Mi prese per mano, mi baciò e si allontanò con D. Pacchiotti.
Preghiera
Sant’Artemide Zatti, un segno vivente della compassione e della misericordia di Dio per i malati. Dalla lettera del Rettor Maggiore a pochi giorni dalla canonizzazione di Artemide Zatti:
«Zatti ha vissuto con radicalità evangelica la certezza che il servizio, che è stata la sua caratteristica vocazionale – la diakonia – rende credibile, riconoscibile, amabile, il volto della Chiesa. La porta del servizio attrae il cuore umano, specie quando è provato dalla vita e dalla sofferenza, e apre all’esperienza dell’incontro con Gesù, il vero Buon Samaritano, e Zatti ha fatto del suo meglio per vivere come un buon samaritano. “L’ospedale e le case dei poveri, visitati notte e giorno viaggiando su una bicicletta, considerata ormai elemento storico della città di Viedma, furono la frontiera della sua missione. Visse la donazione totale di sé a Dio e la consacrazione di tutte le sue forze al bene del prossimo”.