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Visionario, tenace e accogliente: lo scrittore Fabio Geda rilegge Don Bosco

Un santo sociale, come il Cottolengo e Murialdo, impegnato a rendere la città di Torino accogliente, andando a cercare nelle strade dei nuovi quartieri in espansione i giovani, soprattutto quelli abbandonati, poveri. Fabio Geda, ex allievo salesiano dell’Agnelli di Torino, ex educatore dell’oratorio San Luigi di San Salvario ha scritto un libro su Don Bosco tracciandone un ritratto preciso: Il demonio ha paura della gente allegra. Di Don Bosco, di me e dell’educare, edito da Solferino. Geda, 46 anni di Torino, è diventato noto  con Nel mare ci sono i coccodrilli, che nel 2010 ha raccontato la storia vera del giovane afgano Enaiatollah Akbari e del suo viaggio fino in Italia.

Racconta Geda al Corriere della Sera: “Le sue visioni hanno davvero raggiunto tutti gli angoli della Terra, invece per noi rimane quello della Società Salesiana. Ma non è stato soltanto questo: si è inventato dal niente il contratto di apprendistato, le società di mutuo soccorso, scuole e dormitori serali”. Al centro della sua azione, sempre i ragazzi: “La sua azione era politica, ma non la politica dei partiti e della burocrazia. Non stava con nessuno e contro nessuno, gli interessavano i ragazzi, il loro futuro”. L’astuzia nel cercare (e trovare) sempre i soldi per i suoi progetti, la concretezza delle sue azioni: per scrivere il libro, Fabio Geda ha studiato per oltre un anno la storia di quel periodo, gli scritti di Don Bosco, i documenti che lo riguardano. Ha anche girato l’Italia, arrivando in Sicilia alla Colonia Don Bosco: “Se Don Bosco vivesse in questi tempi starebbe di sicuro qui, tra i porti del Mediterraneo, insieme a tutti i cooperatori”. E al quotidiano Avvenire che gli chiede come si troverebbe Don Bosco con i ragazzi di oggi risponde: “Benissimo, perché nel tempo non sono i ragazzi a essere cambiati, ma il modo in cui la società si rivolge a loro, da una parte criticandoli con malevolenza e dall’altra caricandoli di una responsabilità che non sono in grado di sostenere. Pare quasi che non ci sia alternativa tra lo sgridarli per qualsiasi cosa e il salutarli come salvatori di un mondo che noi, gli adulti, abbiamo contribuito a rovinare”.

L’accoglienza, lo spirito salesiano non è morto: «Io lo trovo ovunque – conclude Geda nell’intervista al Corriere -. Anche Torino è rimasta accogliente, ma è timida, preferisce il silenzio, fare del bene e subito dopo girarsi dall’altra parte. Vedo una grande energia positiva, certo, esiste anche quella negativa, ognuno però decide da che parte guardare”.