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Il tempo del quarto sigillo

di don Rossano Sala

L’avvento del cavallo verdastro

L’anno scorso, di questi tempi, eravamo in pieno decollo. Avevamo appena terminato l’entusiasmante processo sinodale con e per i giovani, avevamo appena messo in circolo le Linee progettuali della pastorale giovanile italiana preparate con cura dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana, si stava riaccendendo l’entusiasmo per il rinnovamento della pastorale giovanile, stavamo facendo i primi passi in vista della Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, prevista per l’estate del 2022. E poi tanto altro ancora…
Avevamo anche impostato il decennio 2020-2030 con un Dossier programmatico di apertura sulla “sinodalità missionaria”, quello pubblicato nel gennaio 2020, esattamente un anno fa. Stavamo quindi ragionando sulle prospettive del Sinodo sia a breve che a medio termine. Il tutto ci portava a sognare la Chiesa in cammino con i giovani verso le periferie del mondo. Direi che, dai tetti in giù, le cose stavano andando bene per la pastorale giovanile. Certo, il cammino non sarebbe stato facile, infatti il Dossier di apertura aveva come sottotitolo parole assai impegnative: “Cammini di conversione spirituali, formativi e pastorali”.
E poi è arrivato l’evento della pandemia. Perché di “evento” nel significato teologale del termine si tratta. Nel senso di qualcosa che nessuno di noi ha pensato, né programmato, né pianificato. Un’esperienza del tutto imprevista nel nostro contesto globalizzato. Possiamo dire che proprio partendo da qui abbiamo fatto diverse esperienze in un certo senso “nuove”: da una parte molta solitudine e sofferenza, e siamo venuti a contatto ravvicinato con la realtà della morte; dall’altra altrettanta solidarietà e condivisione, perché ci siamo sentiti partecipi di un destino comune. Non sappiamo se ciò che sta accadendo nel suo insieme ci migliorerà o ci peggiorerà, certamente non potrà lasciarci indifferenti. Ogni nuova dinamica di vita sfida la nostra libertà e ci chiede di schierarci e di riposizionarci.
Nemmeno lo avremmo immaginato, questo evento davvero “apocalittico”, cioè – nel suo senso genuino – rivelativo. Chi l’avrebbe mai detto che questo sarebbe stato per noi il tempo dell’apertura del “quarto sigillo” da parte dell’agnello immolato fin dalla fondazione del mondo:

Quando l’Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: “Vieni”. E vidi: ecco, un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli inferi lo seguivano. Fu dato loro potere sopra un quarto della terra, per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra (Ap 6,7-8).