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Volete esercitarvi a leggere la realtà dei (vostri) giovani?

Dal numero di dicembre 2020 di Note di Pastorale Giovanile.

di don Michele Falabretti

Un gruppo di lavoro che si ritrova a progettare un percorso per i giovani, che ha il desiderio di incontrarli e soprattutto di parlare al loro cuore, è chiamato ad aprirsi a un cammino di cambio di sguardo sui giovani perché troppo spesso siamo chiusi nei pregiudizi e nelle paure. “I giovani siano guardati con comprensione, stima e affetto e che non li si giudichi continuamente…” (Christus Vivit, cfr 243).
Segue un laboratorio semplice e efficace per mettersi in ascolto dei giovani e incontrarli con cuore libero!

UNA TECNICA ATTIVA: COME LI VEDIAMO?
Per mettersi in ascolto dei giovani è importante esplicitare a se stessi e al gruppo quale è il proprio sguardo. Se le precomprensioni sono inevitabili (non esiste un ascolto neutro assoluto), ammetterle e stemperarle nel confronto è certamente un modo per prepararsi al meglio. Si propone di comporre una word cloud attraverso un iniziale brain storming. Word cloud è la rappresentazione visiva di quanto una parola-chiave è utilizzata-votata. Più la parola è votata e più è grande rispetto alle altre (sono forme comunicative utilizzate spesso nei blog, esistono programmi on line che le realizzano visivamente).
La domanda, a cui è necessario rispondere con una parola singola (non una frase), da proporre al gruppo è: “In quali luoghi e in quali occasioni i giovani si sentono stimolati a porsi domande intorno al senso della vita?”. A turno una persona scrive la propria parola su una lavagna; chi segue, se lo ritiene, può votare quelle che condivide con una x accanto alla parola e aggiungerne una propria. Si fanno almeno 3 giri. Al termine si vede quale parola è la più votata e si può esprimere la votazione del gruppo con un word cloud. Sarebbe interessante chiedere a un gruppo di giovani di fare la stessa attività e confrontare le due word cloud.
L’obiettivo è quello di aprire il gruppo a uno sguardo complessivo sui giovani, cercando di superare i pregiudizi e la banalità dei luoghi comuni su di loro. I giovani non sono un oggetto di analisi ed esperimenti, ma un soggetto vitale da incontrare.

Vi state interrogando su quali priorità darvi?

Michele Falabretti

Non poche volte capita che siamo sotto pressione da parte della comunità per l’urgenza di realizzare qualche aspetto del progetto durante il processo di progettazione. Questo rischia di impedire di valutare le priorità nel percorso di progettazione che stiamo compiendo e la pressione del contingente non permette di vivere una riflessione come gruppo di lavoro, attorno ai vari elementi che potrebbero arrivare dalla condivisione attenta e approfondita con il contributo di tutti i membri. Si rischia di perdere anche di vista gli orizzonti più ampi della Pastorale giovanile e della Chiesa stessa. Viene proposta di seguito una simulazione su qualche questione per sperimentare come sia possibile raggiungere una soluzione finale il più possibile condivisa sulle priorità da realizzare per la buona riuscita del progetto.

UNA TECNICA ATTIVA: DECIDERE INSIEME

In un gruppo di progettazione è importante condividere anche le dinamiche di elaborazione e decisionali. Non basta conoscere e analizzare il problema, bisogna anche agire in sinergia affinché il processo di progettazione sia il più coerente ed efficace possibile, mettendo a frutto le capacità di ognuno.
In modo esemplificativo provate ad analizzare una questione molto concreta che permette, però, di intuire i diversi livelli di analisi di un problema e delle scelte che chiede di compiere. C’è uno spazio inutilizzato che con una minima sistemazione potrebbe diventare fruibile. La questione è a chi affidarlo valutando anche la questione economica, nonché la manutenzione ordinaria e il mobilio/ingombri necessari. Ci sono pro e contro. Essendo una simulazione le colone vanno riempite con considerazioni verosimili. Ciò che conta è il confronto di gruppo e la dinamica che porterà a una soluzione finale: a chi affidare lo spazio?

 

 

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Sentite il bisogno di un confronto iniziale che dia voce a tutti?

di don Michele Falabretti

In una Progettazione Pastorale che deve essere espressione di un cammino di Chiesa Sinodale, è importante che i membri del gruppo si aprano ad un atteggiamento di conversione e di ascolto reciproco senza paura di perdere la propria identità, maturando la consapevolezza che tutti sono stati chiamati ad apportare tutto il bene possibile per esprimere l’annuncio e la testimonianza al Vangelo.

UNA TECNICA ATTIVA: SCIOGLIERE I NODI
Un mandato di progettazione pastorale potrebbe sembrare la richiesta di risolvere dei problemi. In realtà, per quanto “i problemi” presunti o reali siano da affrontare, la progettazione è prima di tutto invitata a comprendere, nell’ascolto e nella rielaborazione, per poi capire se e in che modo un problema può essere risolto.
L’attività corporea proposta consiste nello sciogliere il nodo composto dagli stessi componenti del gruppo. Ci si mette in cerchio, spalla a spalla, quindi si allungano le braccia verso il centro del cerchio. Si prendono a caso due mani, evitando che siano della stessa persona. Ecco il nodo da sciogliere tenendo le mani ben salde tra di loro (non si può tagliare il filo!). Il gruppo, spontaneamente, è invitato a trovare la strategia migliore per dipanare il nodo. Si può decidere di lavorare fino a sciogliere completamente il nodo, oppure darsi un lasso di tempo in cui provarci. Al termine dell’attività ci si confronta sulle dinamiche che si sono innescate: chi ha provato a risolvere da solo il “proprio nodo”, chi ha preso la guida delle operazioni, chi ha aiutato, chi si è lamentato…
L’obiettivo è quello di stimolare il gruppo a mantenere il contatto con gli altri, tenendo conto della posizione di ciascuno senza dimenticare la finalità comune da conseguire.

 

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Pastorale Giovanile CEI: Il messaggio per la Domenica delle Palme

Si riporta di seguito il messaggio rivolto alle realtà di Pastorale Giovanile e dedicato alla Domenica delle Palme di Don Michele Falabretti, responsabile del servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana.

Cari amici,
si avvicina la Domenica delle Palme, appuntamento tradizionale per la pastorale giovanile che quest’anno avrà inevitabilmente una versione inedita.
Nessuno di noi avrebbe mai immaginato una situazione del genere: le parole non sono sufficienti a dire ciò che ci abita il cuore e nello stesso tempo sono necessarie perché qualcosa cominci a essere raccontato e riconosciuto. Stiamo per ripercorrere la grande settimana in cui Gesù patisce, muore e risorge e forse mai come quest’anno vediamo il suo dolore nell’esperienza di molti ammalati, dei loro cari, di chi si sta prendendo cura di loro. La morte, in diverse zone d’Italia, non ha risparmiato nessuna famiglia: tutti hanno avuto almeno un parente o un amico caro da salutare. L’ombra della morte si prolungherà ancora per molto tempo anche a causa dell’impossibilità di celebrare i riti del congedo: è un’esperienza di morte che in un certo senso si raddoppia.

La Settimana Santa ci viene incontro come la risposta cristiana al desiderio di speranza, di vita, di respiro che tutti cerchiamo in questo tempo. Per questo sarà ancora più importante aiutare i ragazzi, gli adolescenti, i giovani a non perdere la possibilità di pregare insieme. Le forme che questo tempo ci offre sono un dono: la tecnologia aiuta a non perdersi di vista, ad accorciare le distanze, a ritrovarsi vicini; anche se non poter essere fisicamente presenti alle celebrazioni rende la preghiera non solo inedita, ma anche più faticosa. La figura di Papa Francesco nella Piazza vuota, ci ha però caricato di fiducia e di speranza.

Mi rendo conto che parlare in questo contesto di GMG diocesana può sembrare fuori luogo, ma è necessario che vi dica poche parole.
Non ho idea di come il Papa ricorderà questa domenica: la messa delle Palme trasmessa dalle televisioni sarà la sua. Ci metteremo in ascolto delle sue parole. Vi avviso, però, che quest’anno era previsto il passaggio della Croce dalla diocesi di Panamá a quella di Lisbona. Il gesto è stato rinviato alla domenica di Cristo Re il 22 novembre p.v.

Se lo riterrete opportuno, potrete utilizzare quella domenica come punto di riferimento per un appuntamento “fisico”. Altri – ho saputo – stanno organizzando iniziative on line: credo che sia bello. In questi tempi sto seguendo molti dei vostri siti che con grande creatività offrono percorsi di vicinanza a accompagnamento per i piccoli e i più grandi. Vi ringrazio per la vostra creatività, testimonianza di una passione che nemmeno la pandemia riesce a spegnere. Vi chiedo, se lo desiderate, di condividere con noi un messaggio, una riflessione su questo tempo. Stiamo continuando ad utilizzare il titolo del convegno ‘dare casa al futuro’ perché crediamo che mai come in questo momento, la parola casa e la parola futuro siano così vicine. Potete caricare i vostri video su Instagram con l’hashtag #darecasaalfuturo e taggando il nostro account (@pg_ita), oppure inviarli sulla mail giovani@chiesacattolica.it

Ricordo a tutti che abbiamo pubblicato sul sito e sui social il link per leggere o scaricare il Messaggio del Papa per la GMG di domenica prossima: potrete utilizzarlo per le iniziative a cui state pensando.

Restiamo vicini con la preghiera, ma anche con il ricordo e l’amicizia. Molti si stanno augurando che un tempo così difficile ci renda migliori e ci permetta di tornare alle nostre cose con un rinnovamento interiore. Me lo auguro anche io, anche se credo che non sarà un automatismo: ci dovremo lavorare e spero che lo si possa fare insieme. Intanto ci lasciamo avvolgere dal mistero di Gesù che entra in Gerusalemme: il suo ingresso nella nostra storia, vita, città segni uno spazio di silenzio dove sentiamo di poter essere vicini a lui e vicini tra di noi.

Vi abbraccio: almeno da qui si può!

Don Michele Falabretti

Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile