In piena metamorfosi. Dalla ricerca allo smarrimento e ritorno

Da Note di Pastorale Giovanile, di don Rossano Sala.

***

Sono passati sei o sessant’anni?

L’universo giovanile è magmatico, allo stesso modo della storicità sociale dell’umanità, da sempre in perenne movimento. Le diversità sono sempre più grandi e lo scambio dinamico tra globale e locale si fa sempre più animato. Non c’è altro modo di conoscere questo mondo che frequentarlo quotidianamente. Insieme poi si può anche studiarlo con passione.
Siamo molto grati a Valerio Corradi, sociologo attento e intelligente, che con una certa scadenza ci aiuta a considerare con interesse e interpretare con sapienza i cambiamenti in atto nella religiosità dei giovani. Lo aveva fatto per noi sei anni fa nell’accattivante Dossier di marzo 2015 (Giovani e religiosità. Verso un cambio di paradigma) e ci ripropone un aggiornamento in questo numero di NPG.
Facciamo un piccolo esperimento. Proviamo a pensare al 2015, partendo dalla nostra esperienza e dalla nostra memoria personale, e anche dalla considerazione di che cosa è cambiato nella pratica della pastorale giovanile, nell’immaginario ecclesiale e nella vita della società in questa piccola manciata di anni.
L’enciclica Laudato sì’ sulla cura del creato (2015), il bicentenario della nascita di don Bosco (2015), la conclusione del Sinodo sulla famiglia con la pubblicazione di Amoris laetitia (2016), la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia e di Panama (2016 e 2019), l’entusiasmante cammino sinodale con e per i giovani (2016-19), il Sinodo della regione Panamazzonica (2019) e poi l’avvento della pandemia, che ha rapidizzato i cambiamenti in atto, oltre che aggiungerne degli altri. Pensiamo ai repentini mutamenti climatici, alla sempre più critica situazione politica internazionale, all’aumento esponenziale del fenomeno delle migrazioni. È tutto un movimento magmatico che si fa sempre più liquido e più rapido. Fratelli tutti (2020) raccoglie alcune delle sfide globali più importanti e delicate del momento.
Talvolta mi chiedo se sono passati, dal 2015, sei o sessant’anni. Perché effettivamente i fondamentali su cui ragionavamo in quegli anni appaiono radicalmente mutati.

Decifrare la religiosità giovanile con categorie nuove

Verso la fine del Dossier Valerio Corradi definisce la nostra come “un’epoca di smarrimento”. Mi pare azzeccata questa proposta, legata sia alla condizione dei giovani che a quella degli adulti. Alcuni “fondamentali” appaiono perduti, sembrano mancare dei “punti fermi” prima assodati e siamo alla ricerca di “nuovi punti fermi” che non si intravedono ancora all’orizzonte.
Qualcuno parla di “fragilizzazione” di tutte le posizioni, perché nessuno è più così tanto sicuro delle proprie convinzioni. Questo è un elemento che ha il vantaggio di farci diventare tutti un po’ più umili e rispettosi delle posizioni e delle convinzioni altrui. Altri annotano che i percorsi sono sempre più personali. Difficile cercare di standardizzare e omologare le esperienze – soprattutto in ambito religioso giovanile – in quanto “il tempo dell’autenticità” che stiamo attraversando impone ad ognuno di cercare la sua personale via per affrontare le sfide e il senso dell’esistenza. Ancora altri avvertono i segnali una rinnovata “fioritura” della ricerca spirituale, che però non sappiamo bene dove ci porterà, perché spesso slegata da percorsi istituzionali e quindi di breve e incerta durata. La pandemia, che ha bloccato l’espressione istituzionale della preghiera (pensiamo alla partecipazione liturgica), ha aperto il campo per la ricerca di nuove soluzioni creative e tendenzialmente individuali.
L’evento pandemico globale che stiamo ancora attraversando ha segnato una certa irrilevanza della proposta ecclesiale di senso e una rinnovata fiducia nella scienza, che attraverso i vaccini appare l’unica forza che sembra essere in grado di contrapporsi alla virulenza in atto. Che la ricerca si sia tramutata in smarrimento deve farci pensare. Soprattutto se questo non riguarda semplicemente i giovani – tutto sommato è abbastanza normale che le giovani generazioni, per definizione in ricerca, abbiamo dei momenti di smarrimento – ma la società civile nel suo insieme, e anche la Chiesa. Certo, ci sono dei segnali inequivocabili che anche la nostra amata Chiesa, di cui con gioia ci sentiamo parte viva, stia attraversando alcuni momenti di disorientamento.
Una delle tante positività del Dossier di Valerio Corradi è l’invito a decifrare la religiosità giovanile con categorie nuove. Nel proporre un’analisi di alcuni campi di espressione della religiosità giovanile odierna avanza, alla fine, alcune proposte per sintonizzarsi con la sensibilità dei giovani d’oggi e per agganciare la sempre viva domanda di senso che attraversa l’universo giovanile. Quindi lo smarrimento non è l’ultima parola, perché tra le nebbie del nostro tempo si intravedono alcuni punti luce su cui far leva per il rinnovamento.