Da Avvenire – A Catania, volontari in strada come ai tempi del colera

Pubblichiamo un articolo uscito su “Avvenire” a firma di Marco Pappalardo.

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Non sono un’associazione, si organizzano agilmente via social, e a chi gli chiede “chi siete?” rispondono “siamo amici di Don Bosco”. Tra loro in questo tempo difficile ricorre ciò che il santo educatore fece in occasione del colera che divampò a Torino nel 1854: mandò i suoi ragazzi ad aiutare la gente colpita, assicurando che nessuno di loro avrebbe contratto la malattia se non avesse commesso peccati e così fu. Oggi come allora a Catania un gruppo di giovani è al servizio dei più deboli e, nel rispetto del distanziamento fisico e dei decreti, con le adeguate mascherine, fanno rete con altre generose realtà, come la Comunità di Sant’Egidio e chi si mette in gioco da singolo o in gruppo raccogliendo viveri o denaro. La solidarietà prende la forma della cura che oltrepassa il gesto del momento, cercando di migliorare le condizioni con l’individuazione di un posto letto per i senza dimora, ma anche una semplice telefonata per un “come stai?” o “hai bisogno di qualcosa?” alle famiglie aiutate in casa. Alcuni tra i volontari avevano 14 anni quando hanno iniziato, grazie a una proposta della scuola, a mettersi al servizio delle persone senza dimora e delle famiglie bisognose, insieme a un paio di insegnanti ed educatori dell’istituto salesiano San Francesco di Sales. Oggi, ormai universitari e qualcuno già al lavoro, circa in 40 continuano a essere volontari, a turno e tutto l’anno, il lunedì sera per portare una buona parola, un sorriso, cibo, abiti, coperte e medicine a chi vive in strada o, più fortunato, ha un tetto sotto cui abitare. C’è uno zoccolo duro di giovani affiatati a cui si aggiungono colleghi di studio e amici incuriositi, altri del Movimento giovanile salesiano, ma anche alcuni adulti, come genitori, sacerdoti e suore.