Note di Pastorale Giovanile, gli articoli di Dalmazio Maggi

La presenza di don Dalmazio Maggi nella comunità del CSPG è stata soprattutto per l’animazione di parrocchie e oratori e come “delegato CNOS” per l’associazione PGS, cioè lo sport educativo che per tanti anni ha coordinato l’animazione e la pratica sportiva negli ambienti salesiani, garantendone la dimensione educativa e culturale e l’ispirazione carismatica. Poi la storia dell’associazione ha seguito il suo corso al di fuori dei riferimenti istituzionali di congregazione, ma continua ad offrire un modello di sport appunto educativo e con grande attenzione alle periferie e ai giovani più disagiati, nello stile tipicamente salesiano, di don Bosco.

A questo è servita in effetti la presenza di salesiani e suore salesiane che hanno vissuto questo ruolo (e le suore ancora oggi). Dopo il mitico “don Gino” (Borgogno), don Dalmazio Maggi ha proseguito questo impegno con il suo dinamismo tipicamente salesiano.
Anche se abbiamo dato lungo spazio al ricordo della PGS, occorre tuttavia ricordare che l’azione di pensiero e coordinamento principale e per cui anche oggi è ricordato, don Maggi l’ha svolto per il settore di PG delle parrocchie e oratori, come ricordato sopra, con una serie di convegni che sono rimasti “fondativi” in Italia (e che cercheremo di mettere on line sotto la rubrica con questo nome nella parte SDB del sito).

Un altro grande ambito di riflessione all’interno della comunità e della rivista è stato sia lo sport (anche con libri Elledici), che i diversi destinatari dell’azione educativa, in tutte le fasce dell’età: preadolescenti, adolescenti e giovani, circa tematiche come il gruppo, gli itinerari di educazione alla fede, e vari sussidi di gruppo e approfondimenti annuali delle proposte pastorali offerte ai nostri ambienti educativi: buona penna, utili riflessioni, decisamente.

Rientrato nell’azione educativa usuale dei nostri collegi e parrocchie, apprendendo i nuovi linguaggi e app offerte dalla tecnologia, continua il contatto con i tanti giovani incontrati con frequenti e-mail che richiamano temi ed eventi ecclesiali, invitando alla riflessione e a una scelta di vita cristiana, dunque coraggiosa e gioiosa.

Don Mail” (come viene bonariamente chiamato anche dai suoi confratelli) vive ancora in un cortile di oratorio, come ha sempre “predicato” (e fatto), anche se ora “digitale”.

Trovate gli articoli di don Maggi nella pagina dedicata sul sito di Note di Pastorale Giovanile:

Risposte di resilienza alla pandemia e alla guerra

Saluto al Convegno di Pastorale Giovanile

Mons. Paolo Giulietti *

(NPG 2022-06-58)

Vi saluto tutti a nome della Commissione episcopale per la famiglia, i giovani e la vita e dei vescovi delegati per la pastorale giovanile delle vostre regioni. Vi ringrazio per il lavoro a servizio delle nuove generazioni e anche per il fatto di essere qui a riflettere su come farlo nel modo migliore, adeguato alle sfide di queste circostanze difficili ed esaltanti.
Stiamo vivendo in tempi segnati dalla pandemia e dalla guerra. Al netto delle circostanze che rendono ogni avvenimento singolare, cioè unico e irripetibile, dobbiamo onestamente riconoscere che non è la prima volta: molte altre volte nella storia la Chiesa e la società, nel nostro Paese e altrove, hanno attraversato conflitti e malattie devastanti.
La città in cui ci troviamo rappresenta un esempio di resilienza rispetto a queste due problematiche.
Il termine “lazzaretto” deriva probabilmente dal primo luogo di isolamento anti contagio, inventato qui a Venezia: era l’ospitale di Santa Maria di Nazareth a Venezia, allestito per isolare gli appestati. Fu edificato nel 1423. Il secondo lazzaretto, detto “novo”, edificato a partire dal 1468 su un’altra isola, aveva invece una funzione di quarantena.
Anche la parola “arsenale” è legata a Venezia. Proviene dall’arabo dār al-ṣināʿa (“casa del mestiere”) attraverso la mediazione del veneziano, che conia i termini “darsena” e poi “arsenale”. L’arsenale di Venezia è una grande area dedicata all’allestimento della flotta commerciale e militare, testimonianza della natura anche conflittuale del commercio marittimo e dell’incontro di civiltà.
Nel cuore di questa città così singolare, sorge la splendida basilica in cui ci troviamo, costruita e decorata da gente abituata a fare i conti con l’epidemia e con la guerra, capace di non farsi scoraggiare da tali eventualità nella loro ricerca di ricchezza e libertà. Del resto l’origine stessa di Venezia è legata alla guerra: l’invasione degli Unni nel 462 porta ai primi insediamenti sulle isole della laguna veneta: tre secoli dopo Venezia è già una importante città, con una sede episcopale. Nell’829 vi giunge il corpo di San Marco evangelista, trafugato da Alessandria d’Egitto. Nel 1063 inizia la costruzione della basilica in cui ci troviamo.
Proviamo quindi a “leggere” il messaggio di questa chiesa proprio come risposta all’imprevedibile della peste e della guerra: dal passato ci giunge una lezione per l’oggi. Tre parole lo potrebbero sintetizzare.
La prima è Vangelo: la sepoltura di San Marco e i gradi cicli narrativi dei mosaici dicono che negli sconvolgimenti del mondo c’è bisogno di qualche certezza sulla quale fondare fiducia e speranza. La testimonianza della vicenda di Gesù, della sua Pasqua di sofferenza di gloria, è un solido fondamento per fronteggiare la fatica del vivere; tenerla davanti agli occhi è pertanto di vitale importanza per gli uomini e le donne di ogni generazione.
La seconda parola è Bellezza: al di là dell’umana vanità, che fa sempre capolino in ogni manifestazione artistica, la profusione di arte di questa Basilica toglie il fiato e rimanda ad un “oltre”. In fin dei conti, la bellezza è un grande spreco: impiega risorse e talento in qualcosa che – di per sé – non è indispensabile. La semplice funzionalità richiederebbe infatti investimenti assai minori. Tuttavia è proprio la bellezza che richiama il mistero santo di Dio, il quale si manifesta nelle piccole e grandi meraviglie senza numero della creazione. Ed è ancora la bellezza il linguaggio della preghiera e della festa: sgorga dall’animo umano come esigenza di esprimersi attraverso il meglio di sé. Anche la bellezza, pertanto, è una risorsa per fronteggiare l’imprevisto.
La terza parola è Incontro: in questa Basilica si incontrano stili architettonici e iconografici d’oriente e d’occidente, a celebrare il ruolo di ponte commerciale e culturale di Venezia tra le due metà del mediterraneo, assai diverse tra loro. Dal conflitto e dalla fatica nasce alla fine qualcosa di originale, che prima non esisteva. Niente, alla fine, viene vissuto invano, poiché l’opera della Provvidenza e la resilienza delle comunità fa trionfare sempre la vita, traendo persino dal male lezioni per il futuro. I padri non hanno sprecato né le epidemie né le guerre, poiché dalle une e dalle altre hanno saputo imparare, dando origine a sintesi nuove.
Auguro buon lavoro a tutti, nella fiducia che anche noi non saremo da meno dei padri, nel saper fronteggiare l’imprevedibile senza sprecarlo.

* Arcivescovo di Lucca, Presidente della commissione episcopale Famiglia, giovani e vita della CEI
Venezia, 31 maggio 2022

Don García Morcuende all’Assemblea Ispettoriale ISI per l’avvio dell’anno pastorale

“I sogni nella pastorale non vivono per sempre: o toccano terra e diventano progetti, o restano in cielo e diventano illusioni”

Queste le parole di don García Morcuende – Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile – all’Assemblea Ispettoriale ISI per l’avvio dell’anno pastorale che si è tenuto dal 28 al 30 agosto scorso a Catania. Di seguito il video dedicato e l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

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(ANS – Catania) – Si è avviato il nuovo anno Pastorale nell’Ispettoria salesiana della Sicilia (ISI), dal 28 a 30 agosto. Le prime due giornate sono state animate da don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile. Erano presenti inoltre Direttori, Parroci, Incaricati di Oratorio, Animatori pastorali, laici e giovani. La presenza di salesiani e laici è stata fondamentale perché queste giornate significano l’avvio di un percorso formativo che li vedrà impegnati insieme per i prossimi anni.

Le tematiche esposte da don García Morcuende e la riflessione condivisa da parte di tutti si sono concentrate, in primo luogo, sulla progettazione educativo-pastorale e, dopo, su alcune indicazioni operative per accompagnare il processo di elaborazione del Piano Educativo Pastorale Salesiano (PEPS) locale, strumento di orientamento e guida, crescita e sostegno nel camino della Comunità Educativa Pastorale (CEP).

Le giornate hanno aiutato alla comprensione della necessità di una progettazione educativo-pastorale, a superare le diffidenze, a riconoscere alcuni benefici e ad acquisire gli strumenti essenziali per la redazione concreta di un progetto. Don García Morcuende ha fatto un invito caloroso a coltivare la mentalità progettuale, cioè, la capacità di pensare e progettare la Pastorale Giovanile Salesiana. Ha insistito nell’urgenza di questa mentalità per diversi motivi: per evitare l’improvvisazione, la frammentarietà e l’episodicità; per avere obiettivi precisi, concreti, mirati, verificabili; per capire da dove stiamo partendo e le mete a cui tendere ed arrivare; per individuare itinerari rispettosi della gradualità con i giovani; per offrire cammini che in maniera integrale favoriscano la crescita delle persone che formano parte della presenza salesiana.

Il metodo di progettazione pastorale deve avere alcune attenzioni di fondo: coinvolgere tutta la CEP in uno stile di comunione e corresponsabilità; proporre atteggiamenti di ascolto, confronto e discernimento; essere docile alla creatività dello Spirito imparando a tradurre il pensiero comune nella concretezza della vita di ogni presenza salesiana. I sogni nella pastorale non vivono per sempre: o toccano terra e diventano progetti, o restano in cielo e diventano illusioni.

La stesura del PEPS locale è un adempimento importante e significativo perché, seppur in modo essenziale e sintetico, descrive non solo il fondamento della vita comunitaria di una CEP concreta, ma anche la sua contestualizzazione storica, la situazione attuale e le scelte e le prospettive verso cui tendere. Dunque, è una sorta di fotografia “in movimento” delle CEP.

Dopo il momento di presentazione, l’incontro è proseguito con il momento del gruppo di lavoro di ogni casa.

Oltre a queste tematiche, è stata fatta la presentazione del percorso di formazione congiunta SDB e Laici e del Progetto Organico Ispettoriale. Si è riflettuto sulla proposta di accompagnamento dei Consigli delle CEP e su alcune tematiche riguardanti la vita delle comunità, affrontate nell’incontro tra i Direttori e l’Ispettore e con il suo Consiglio.

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IME – Convegno di Pastorale Giovanile 2022/23

Dal 26 al 28 agosto la Fraterna Domus Sacrofano (RM) ospiterà il Convegno di Pastorale Giovanile. I partecipanti saranno impegnati nell’ascolto di interventi, attività e workshop, finalizzati ad offrire un’occasione di approfondimento del tema pastorale dell’anno. Di seguito la notizia riportata dal sito dei Salesiani dell’Italia Meridionale.

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Il nuovo anno pastorale è alle porte e, come da tradizione, anche quest’anno i Salesiani e i laici corresponsabili nella missione sono chiamati a vivere il Convegno di Pastorale Giovanile, che si terrà dal 26 al 28 Agosto presso la Fraterna Domus Sacrofano (RM). I partecipanti saranno impegnati nell’ascolto di interventi, attività e workshop, finalizzati ad offrire un’occasione di approfondimento del tema pastorale dell’anno, a consegnare gli elementi per la programmazione locale e a presentare la proposta ispettoriale per il 2022-2023.

Sin da subito, i destinatari avranno la possibilità di assistere all’intervento di Don Fabio Rosini, presbitero, biblista e scrittore, noto per aver proposto, a partire dal 1993, alcuni interessanti itinerari biblici rivolti a tematiche come “I Dieci comandamenti” e “I Sette Segni del Vangelo di Giovanni”, con l’obiettivo di guidare alla fede e scoprire il proprio ruolo nella Chiesa.  L’ospite interverrà presentando l’introduzione Biblico Teologica della proposta pastorale 2021-2022 e, in seguito, per entrare nel vivo, i partecipanti vivranno un momento di confronto e dialogo.

Il Convegno nella giornata di sabato sarà ulteriormente arricchito, dall’intervento a cura del Prof. Alessandro Iannini salesiano cooperatore, psicologo clinico e di comunità. Docente di Pedagogia della devianza e della marginalità, è responsabile, da più di venticinque anni, di servizi diurni e residenziali per minori sottoposti a misure penali alternative al carcere, accolti in comunità, affidati a famiglie. Attualmente Iannini è incaricato per i salesiani di coordinare i servizi residenziali e diurni per adolescenti in tutta l’Italia centrale.

Il convegno si concluderà domenica 28 agosto con la presentazione della Programmazione Ispettoriale 2022-2023.

Per info più approfondite ed iscrizioni clicca QUI.

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Chiara e gli altri

Dal dossier estivo di NPG.

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di Chiara Succol

“Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici”. Queste parole del sogno dei 9 anni mi hanno lasciato da pensare dal primo momento che le ho sentite (o lette, chissà) nel mio percorso nei gruppi salesiani all’interno del mio oratorio di provenienza. Direte che è perché ho sempre pensato a come metterle in atto. Invece no, mi sono sempre rimaste impresse perché fin da piccola mi ha fatto molto effetto immaginarmi don Bosco che menava le mani! Anche l’episodio con Luigi Comollo, infatti, ha sempre avuto un certo impatto su di me. Ho sempre sentito molto vicino don Bosco in questo, non perché mi ritenga violenta con le mani, bensì perché nel profondo sono un’istintiva che non appena le si muove qualcosa dentro, vorrebbe mettere a ferro e fuoco la stanza e chi ci sta dentro. È un lato del mio carattere su cui ho sempre fatto grandi sforzi.

Ho bazzicato, anzi vissuto-respirato-assorbito-osservato tutto, all’interno degli ambienti salesiani fin dagli 8 anni. Mi sono spesa come animatrice, come educatrice al doposcuola, come segretaria degli uffici di Pastorale Giovanile Salesiana della mia ispettoria (INE) e alla fine sono approdata a vivere la mia vocazione professionale più vera: formatrice al Centro di Formazione Professionale salesiano di Mestre. Questo aspetto della violenza, del fuoco, dell’ira mi ha sempre accompagnata anche se chi mi vede oggi non lo direbbe. Me lo porto ogni giorno anche al lavoro, non mi molla.
Come formatrice incontro ogni giorno tanti ragazzi non solo in aula ma anche nei corridoi, in cortile, ai distributori automatici. L’esperienza che ho a scuola è molto diversa dall’oratorio e, mi preme dirlo, è complessa: non c’è solo la vita in aula. Questo è il primo punto su cui mi sento di dover mettere l’accento. Se pensiamo che un formatore o un docente siano educatori solo tra i banchi, insegnando una materia, ci sbagliamo. Lo dico perché io per prima, a volte, ho pensato di trincerarmi dietro la cattedra e le nozioni per difendermi o per mettermi al sicuro, ma anche per non scoppiare in un accesso d’ira; mi è successo soprattutto all’inizio, quando mi sono trovata di fronte ragazzi molto sfidanti e provocatori, di quelli che ti accendono la spia rossa “ACHTUNG!”. Un giorno però ho capito, grazie ad un alunno particolarmente arrabbiato, che dovevo fare cambiare qualcosa e uscire dalla mia zona di comfort perché rispondere per le rime a un adolescente (problematico, tra l’altro) non era sensato.

Mi sono chiesta cosa lo avesse fatto scattare a quel modo. In cortile gli ho chiesto solo: “Come stai?” e si sono, per così dire, aperti i rubinetti. Certo l’aggressività non è sparita dopo quel momento, ma è comparso lo spazio dell’accompagnamento. Per me ha significato sgonfiare anche la mia di arrabbiatura, aprirmi all’ascolto ha richiesto uno sforzo ma le corde così hanno iniziato a suonare più in armonia anche dentro me. Le cose in me come prof. sono cambiate dunque quando ho iniziato a mettere in atto, senza finzioni, la prossimità di cui parla Papa Francesco o la mansuetudine di cui si racconta nel sogno dei 9 anni. Ho messo da parte il ruolo, le paranoie, l’ideale di prof. in excelsis e… sono scesa nella vita reale, semplicemente.
Sono i ragazzi per primi a svegliarci dai nostri sonni educativi e questo è ancor più vero quando ci troviamo con loro nei momenti informali. Sono dei risvegli traumatici, eh, in cui capisci che educare è farsi carico, anche quando fa male.

La mansuetudine, in tutto ciò, è una sfida nella sfida: presa dalle mie cose mi capita di non pensare sempre bene alle parole che dico o ai miei silenzi, che pesano più di un macigno. Le chiavi del cuore dei ragazzi le ha solo Dio, diceva don Bosco, e penso che l’aspetto della fede debba accompagnare maggiormente le mie intenzioni e le mie azioni. Che la Maestra promessa a Giovannino nel sogno dei 9 anni guidi ogni educatore ad acquisire la sapienza per accogliere e accompagnare tutti i ragazzi, specialmente i più poveri. E davvero oggi che scrivo queste battute faccio più che mai mie le parole del Vangelo, me le voglio imprimere nel cuore: “Beati i miti, perché erediteranno la terra”.

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Investire nell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4.7 – don Miguel Angel García Morcuende

Si è svolge oggi l’evento dal titolo “Investire nell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4.7: Potenziare il potere trasformativo dell’educazione” a latere del Forum Politico di Alto Livello delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile attualmente in corso a New York (5-12 luglio 2022). Come relatore introduttivo, don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile della Congregazione Salesiana. Di seguito l’articolo pubblicato da ANS.

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ONU – Investire nell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4.7: “Potenziare il potere trasformativo dell’educazione”. Intervento del Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile

Si svolge oggi, a partire dalle ore 13:30 (UTC+2), un evento a latere del Forum Politico di Alto Livello delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile attualmente in corso a New York (5-12 luglio 2022), sotto gli auspici dell’ECOSOC, il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Tale evento a latere, patrocinato da “Salesian Missions”, la Procura Missionaria salesiana con sede a New Rochelle, negli Stati Uniti d’America, ha per tema: “Investire nell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4.7: Potenziare il potere trasformativo dell’educazione” e vede come relatore introduttivo don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile della Congregazione Salesiana.

L’evento patrocinato da “Salesian Missions”, grazie alla collaborazione di don Thomas Pallithanam, rappresentante salesiano presso l’ECOSOC, intende affrontare la necessità impellente di un’educazione integrale, con particolare attenzione alla meta n° 7 dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (OSS) n° 4 (“Garantire entro il 2030 che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile”).

Sebbene siano stati compiuti notevoli progressi in questo campo, ancora non sono stati raggiunti i vari obiettivi prefissati. E, nonostante l’educazione sia sempre stata vista come un fattore di sviluppo, le disuguaglianze nel mondo continuano a crescere.

Gli obiettivi di cui al punto 4.7 possono rendere l’educazione veramente trasformativa.

E mentre la comunità internazionale si prepara al Summit sull’Educazione Trasformativa del settembre 2022, la sfida da vincere è quella di rendere l’educazione un vero e proprio motore di sviluppo.

Nel suo discorso introduttivo, don García Morcuende richiama innanzitutto la figura di Don Bosco, “una persona che fu fortemente impegnata nell’educazione, un grande costruttore di opere educative per le nuove generazioni, alle quali trasmise molti valori attraverso la scuola, la cultura e la formazione professionale: i suoi ragazzi venivano formati per essere lavoratori onesti e competenti, attori sociali dotati di grande senso civico, di cittadinanza attiva. Il suo è un messaggio moderno per i tempi di allora e di oggi”.

Sul modello del fondatore, il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile fa derivare la concezione dell’educazione salesiana: “Nella nostra istituzione, la Congregazione Salesiana, l’educatore è sempre attento ai bisogni quotidiani dei giovani, è consapevole del suo impatto trasformativo in campo educativo, sociale e anche politico”.

E ricorda anche che per i Salesiani, presenti in 134 Paesi del mondo, con oltre 3.000 scuole, più di 700 Centri di Formazione Professionale e 90 Centri di istruzione superiore, oltre 1.000 centri dedicati alla popolazione giovanile più bisognosa, “è necessario mettere a punto un’intuizione intellettuale ed emotiva del mondo giovanile, soprattutto di quello più ‘abbandonato’: l’educazione, se non è integrale, oggi non è più efficace”.

Sviluppando il suo pensiero don García Morcuende argomenta ancora che “la società deve fare in modo che tutte le persone ricevano un’educazione integrale basata sul dialogo, sull’uso responsabile della libertà, sulla scoperta e sullo sviluppo delle competenze che abbiamo, sull’autonomia come capacità di autoregolazione di ognuno di noi, sull’empatia verso gli altri, e in breve, il suo interesse è quello di trasformarci in cittadini con sentimenti equilibrati e con la possibilità di sviluppare le nostre competenze”.

Si tratta, in poche parole, di coltivare “i valori degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, senza i quali l’educazione non può essere trasformativa”.

Per questo il Consigliere Generale richiama anche gli appelli di Papa Francesco per un Patto Globale sull’Educazione, così come il convergente Summit sull’Educazione Trasformativa di settembre 2022 convocato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, entrambi mossi dalla consapevolezza che “Più i giovani sono educati ai valori, meglio possono lavorare per rendere questo mondo un posto migliore, dove regnino la pace e la giustizia e dove nessuno sia lasciato indietro”.

L’evento è moderato da Barbara Terenzi, Responsabile dell’Ufficio per i Diritti Umani e l’Advocacy dell’ONG salesiana “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo”, e vede gli interventi anche di altre personalità e rappresentanti di agenzie internazionali, ONG e realtà impegnate a favore dei Diritti Umani.

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Note di Pastorale Giovanile, il gruppo di redazione si ritrova e prepara il prossimo anno

Con la riflessione guidata da Padre Mauro Lepori, Abate generale dei Monaci Cistercensi, si è svolta la riunione conclusiva dell’anno per la redazione di Note di Pastorale Giovanile. Il gruppo, quasi al completo, si è ritrovato nella nuova sede del Centro Nazionale delle Opere Salesiane.

L’intervento di Padre Lepori, intervistato da don Rossano Sala, direttore della rivista, è stato incentrato su quattro tematiche: il mondo e la chiesa, i giovani e gli adulti, educazione pastorale e vocazioni e poi uno sguardo su tematiche interessanti e lo stile sinodale. Nuclei di riflessione utili per il pensiero della redazione sulla programmazione del prossimo anno della rivista.

Per la prima area tematiche, il superiore dei Cistercensi ha sottolineato come in questo momento, anche su invito di Papa Francesco, siamo chiamati come Chiesa alla missione, che non si riduce a una attività ma a una dimensione del rapporto con Dio.

Sul tema dei giovani e degli adulti, Padre Lepori pone l’attenzione sulla necessità di riscoprire la vocazione dell’adulto che genera. “I giovani – ha detto – chiedono di essere accompagnati. Non hanno avuto genitori che li hanno generati nella fede, il rischio è che concepiscano la fede come una trasmissione di regole”.

“La cultura vocazionale – ha risposto Padre Lepori a don Rossano Sala sulla terza provocazione – è Dio che mi sceglie, la vocazione riduce la cultura dello scarto perché riafferma il primato della grazia”.

Con l’ultimo tema, Padre Lepori ha toccato la questione della sinodalità, della “gioia del cammino: è meglio iniziare processi di vita che spartirsi posti di potere”, ha detto. “Il tema della libertà e della responsabilità relazionale: cosa vuol dire vivere in comunità? Questo tema è importante per vivere anche l’affettività, perché manca l’esperienza di vera famiglia”.

Dopo la riflessione, è stato il momento dei lavori di gruppo per mettere sul tavolo proposte concrete da realizzare nel prossimo anno di vita di Note di Pastorale Giovanile.

Il gruppo di redazione ha concluso i suoi lavori consegnando alla direzione molte proposte che ora verranno rielaborate per la programmazione editoriale dell’anno 2022/2023.

“Noi ci stiamo”: presentazione del Quaderno di lavoro MGS e dell’Ideario 2022/2023

Siamo arrivati al terzo anno della proposta pastorale MGS: “Noi ci stiamo” Non con le percosse ma con la mansuetudine, #sharethedream.

Introducendo il Quaderno di lavoro va detto che l’idea di fondo sta nell’accompagnare la comunità educativo pastorale nel suo insieme, e ogni singolo giovane e adulto ad entrare sempre più e sempre meglio nella spiritualità apostolica salesiana, mettendo a fuoco il nostro sistema educativo. È uno strumento di “formazione per la missione”.
Come ogni anno ci lasciamo anche interpellare dalla Strenna del nostro Rettor Maggiore, che per il 2022 ha scelto di concentrarsi su san Francesco di sales, il Dottore dell’amore: «Fate tutto per amore, nulla per forza» ne è il motto di riferimento.
Al centro c’è la volontà di prendere la decisione di appartenere alla Chiesa e di lasciarci infiammare dallo spirito missionario che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni credente: per questo il titolo del presente quaderno è “Noi ci stiamo”. Significa che desideriamo renderci disponibili per Dio e per la sua proposta, per la Chiesa e la sua missione. Chiamati ad un’alleanza d’amore, non ci tiriamo indietro, ma siamo spinti a deciderci per Dio e per gli altri, riaffermando la nostra piena apertura vocazionale.

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Dall’introduzione del Quaderno, scritto da don Rossano Sala:

Il presente Quaderno non è stato né pensato né scritto per essere un “libro da leggere”, ma è concepito per essere uno strumento interattivo. Un quaderno “di lavoro”, cioè un compagno di viaggio per il nostro cammino di formazione per la missione. La scelta riconfermata – sulla scia positiva di quella degli ultimi tre anni (Puoi essere santo #lìdovesei, Nel cuore del mondo #LiveTheDream, Amati e chiamati #MakeTheDream) – è quella di dare dei contenuti solidi capaci di interagire con il singolo e con il gruppo attraverso la richiesta di partecipazione attiva.

Dall’introduzione dell’Ideario 2022/2023:

Anche quest’anno abbiamo scelto di proporre uno strumento pastorale per ogni realtà salesiana: “l’Ideario MGS”. Dopo l’esperimento dell’anno scorso, è sembrato opportuno affiancare al “Quaderno di lavoro MGS” una “bozza di progettazione pastorale”. È questa la natura e lo scopo di questo strumento: offrire spunti e intuizioni che aiutino a trasformare i contenuti del “Quaderno” in possibilità concrete di percorso e cammino formativo. Come in una piccola sartoria, ogni equipe educativa potrà partire da questi suggerimenti pastorali per cucire il proprio cammino locale. Unica infatti è la proposta, ma differente è la personalizzazione locale. Unico è lo spirito e il carisma salesiano, molteplici sono le coloriture e sfumature che esso assume in ogni territorio. Unica è la pedagogia salesiana, ma differenti sono i bisogni educativi nei diversi territori e nelle singole opere educative.
A ciascun “laboratorio sartoriale” il compito di tagliare la stoffa e cucirla su misura della propria realtà.

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La Pira, uomo di fraternità universale e di amicizia sociale

Dal dossier di Note di Pastorale Giovanile sulla proposta pastorale 2022/2023.

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di Mario Agostino

Padre di una delle Carte costituzionali più complete e belle al mondo, docente universitario di Diritto Romano amato dagli studenti, sindaco della rinascita di una Firenze che si rimise in piedi dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, siciliano cittadino di quel mondo che cercò di pacificare a tutti i costi, riuscendo a recarsi ove nessun altro diplomatico o politico poteva, come in una Mosca blindata per gli occidentali o un Vietnam in stato di guerra. Sempre per la pace, sempre credendo in quella fraternità universale che egli tendeva a chiamare famiglia umana. E in nome di questa, “apostolo” prestato alla “politica come più alta forma di carità”, come ebbe a ricordare un Giovanbattista Montini, più noto come Papa Paolo VI. Ma davvero tutte queste sfaccettature hanno convissuto in un solo uomo? Davvero è esistito un politico simile? La risposta, tanto incredibile quanto semplice, è sì: è esistito un profeta politico votato alla tutela della famiglia umana. Si chiamava Giorgio La Pira ed oggi più di ieri, a quasi mezzo secolo dalla sua morte, ne abbiamo molteplici prove, scritte e online: vediamo di saperne qualcosa in più, almeno a grandi linee.

Nato il 9 gennaio 1904 a Pozzallo, in Sicilia, porta del Mediterraneo dell’Europa anche oggi meta di sbarchi. In linea d’aria, siamo più a sud di Tunisi, a 10 anni venne mandato a Messina, dallo zio materno, Enrico Occhipinti. Un vero e proprio “mangiapreti” che portò lo stesso Giorgino a pretendere addirittura di togliere il crocifisso dalle aule al suo ingresso… Diplomatosi in ragioneria nel 1921, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, dopo avere preso anche il diploma di Liceo Classico da esterno. Affascinato negli anni giovanili da Gabriele D’Annunzio e Tommaso Marinetti e dal loro ideale di cambiamento, è un vorace lettore: condivide le sue passioni con il suo gruppo di giovani amici di cui fanno parte anche il poeta Salvatore Quasimodo e Salvatore Pugliatti, giurista e futuro rettore dell’Università degli Studi di Messina. Nel corso della sua esperienza universitaria, conosce monsignor Mariano Rampolla Del Tindaro, fratello del docente Federico, che diviene poi sua guida in un’intensa vita spirituale.

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Approfondimenti e testimonianze sulla proposta pastorale MGS

Pubblichiamo l’indice del Dossier “Noi ci stiamo”

I. NOI CI STIAMO
L’orizzonte e la storia

1. L’orizzonte della chiamata. Ripartiamo con coraggio dalla “grande domanda”
Rossano Sala

2. “Share the dream”. Da Mornese ai nostri giorni
Eliane Petri

 

II. NON CON LE PERCOSSE MA CON LA MANSUETUDINE
Le declinazioni pedagogiche dello “starci”

1. “Non con le percosse. Le “ombre” dell’educazione e le violenze educative
Franco Santamaria e Katia Bolelli

2. L’istigazione alla violenza nella società dei media e nei social
Cecilia Costa – Claudia Caneva

3. “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”
Guido Benzi

4. Il “quarto voto” salesiano, la bontà
Franc Maršič

5. Con un foulard. Educare alla/con mitezza
Raffaele Mantegazza

 

III. PAROLE E OPERE
Profeti e testimoni

1. Nel mondo e nella Chiesa

^ La Pira uomo di fraternità universale e di amicizia sociale
Mario Agostino

^ L’amore vince tutto. La storia di Chiara Lubich e compagne
Intervista a Saverio D’Ercole
a cura di Giancarlo De Nicolò

2. Educatori e giovani nel quotidiano

^ Con la mansuetudine “è” la carità
Giorgio D’Aniello

^ Rabbia, sofferenza e abbracci
Giuseppe Natile

^ Sbagliare e crescere
Stefano Siso Clerici

^ Violenza-“percosse” e “mansuetudine-mitezza”
Due mondi contrapposti, subdoli e nascosti
Andrea Calabrese

^ Amerai il prossimo tuo come te stesso (Mt 22, 39)
Elisa Aliverti

^ Leo, da lupo ad agnello
Miriam Spadaro

^ Creare le condizioni
Piergiorgio Musci

^ Chiara e gli altri
Chiara Succol

^ E se don Bosco non avesse saputo fischiare?
I “Bartolomeo Garelli” di oggi: violenza e mansuetudine negli oratori
Biagio Irene – Alessandro Cutrupi

^ La storia di D., al Centro Diurno
Francesca Banaudi