Pellegrinaggio MGS Piemonte e Valle d’Aosta a Napoli

Il delegato di Pastorale Giovanile, don Alberto Goia, racconta la profonda esperienza spirituale che ha coinvolto i giovani del Movimento Giovanile Salesiano di Piemonte e Valle d’Aosta, nel pellegrinaggio tenutosi a Napoli dal 9 al 13 agosto.

Il pellegrinaggio MGS 2022 a Napoli, in linea con le esperienze degli anni passati, si è rivelato un momento di grande festa, di profonda spiritualità, di gioia intensa e di vera comunione.

Di grande festa perché il fatto di ritrovarsi insieme, 250 giovani, da diverse case salesiane, nello spirito di don Bosco, non poteva che far nascere un grande senso di allegria e di gioia, e così è stato: nella semplicità, nel canto, nel gioco, nei momenti di festa sia organizzati sia improvvisati.

Profonda spiritualità: l’incontro con le testimonianze di santità dei primi cristiani nelle catacombe di san Gennaro e della figura di San Giuseppe Moscati, l’incontro con la vita di don Peppe Diana, un prete semplice, ucciso dalla camorra nel ’94, i racconti degli educatori e dei salesiani che quotidianamente danno fondo alle loro energie per educare i giovani in territori nei quali farlo è tutt’altro che scontato e senza pericoli, la presenza concreta di Maria nel santuario di Pompei e in ogni rosario pregato insieme ogni mattina, tutto questo e molto altro ancora ci ha fatto incontrare alcuni aspetti della vita dei quali finora avevamo tenuto poco conto. Non sempre ciò che abbiamo per diritto è scontato in altre parti del mondo, e la santità è davvero possibile, ovunque, lì dove sei, e solitamente fa rima con verità, giustizia e libertà.

Gioia intensa: sì, quella vera. Quella che avverti in fondo al cuore anche se hai solo quattro o cinque ore di sonno alle spalle. Quella che ti permette di sopportare i disagi e le scomodità dei viaggi, delle temperature prima elevate e poi al di sotto della media, del cibo sempre ottimo, ma sempre “al sacco”.

Quella gioia che nasce dalla Comunione. La Comunione con Cristo, presente in ogni giornata nell’incontro nei sacramenti, nella preghiera, e presente nella comunione tra di noi, quella che diventa quasi palpabile quando nelle condivisioni ti accorgi che chi ti sta di fronte è disposto a mettere nelle mani degli altri quella parte di cuore che pochi conoscono.

 

Ecco cosa è stato il pellegrinaggio MGS: festa, spiritualità, gioia e comunione.

MGS Sicilia – pellegrinaggio sui luoghi salesiani

Dal 6 al 12 agosto 40 giovani del MGS di Sicilia hanno vissuto un pellegrinaggio nei luoghi salesiani. Di seguito la notizia riportata dal sito dei Salesiani di Sicilia.

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Dal 6 al 12 Agosto 40 giovani del MGS di Sicilia, accompagnati da 4 SDB e 2 FMA, hanno vissuto un pellegrinaggio sui luoghi salesiani. L’iniziativa, “alle origini del carisma salesiano”, si inserisce nell’anno celebrativo dei 150 anni dalla fondazione dell’istituto delle FMA e nel cammino di preparazione al 50° della nascita del MGS in Sicilia.

I giovani hanno affrontato la tematica del discernimento vocazionale confrontandosi con la vita di Don Bosco e Madre Mazzarello, alla scoperta del “per chi sono io“.  Il pellegrinaggio è stato arricchito dalla presenza e dalle buone notti del regionale della Mediterranea, Don Juan Carlos Pérez Godoy, e del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. Il X successore di Don Bosco ha esortato i giovani a prendere in mano con coraggio la propria vita superando il rischio della mediocrità.

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“Noi ci stiamo”: presentazione del Quaderno di lavoro MGS e dell’Ideario 2022/2023

Siamo arrivati al terzo anno della proposta pastorale MGS: “Noi ci stiamo” Non con le percosse ma con la mansuetudine, #sharethedream.

Introducendo il Quaderno di lavoro va detto che l’idea di fondo sta nell’accompagnare la comunità educativo pastorale nel suo insieme, e ogni singolo giovane e adulto ad entrare sempre più e sempre meglio nella spiritualità apostolica salesiana, mettendo a fuoco il nostro sistema educativo. È uno strumento di “formazione per la missione”.
Come ogni anno ci lasciamo anche interpellare dalla Strenna del nostro Rettor Maggiore, che per il 2022 ha scelto di concentrarsi su san Francesco di sales, il Dottore dell’amore: «Fate tutto per amore, nulla per forza» ne è il motto di riferimento.
Al centro c’è la volontà di prendere la decisione di appartenere alla Chiesa e di lasciarci infiammare dallo spirito missionario che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni credente: per questo il titolo del presente quaderno è “Noi ci stiamo”. Significa che desideriamo renderci disponibili per Dio e per la sua proposta, per la Chiesa e la sua missione. Chiamati ad un’alleanza d’amore, non ci tiriamo indietro, ma siamo spinti a deciderci per Dio e per gli altri, riaffermando la nostra piena apertura vocazionale.

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Dall’introduzione del Quaderno, scritto da don Rossano Sala:

Il presente Quaderno non è stato né pensato né scritto per essere un “libro da leggere”, ma è concepito per essere uno strumento interattivo. Un quaderno “di lavoro”, cioè un compagno di viaggio per il nostro cammino di formazione per la missione. La scelta riconfermata – sulla scia positiva di quella degli ultimi tre anni (Puoi essere santo #lìdovesei, Nel cuore del mondo #LiveTheDream, Amati e chiamati #MakeTheDream) – è quella di dare dei contenuti solidi capaci di interagire con il singolo e con il gruppo attraverso la richiesta di partecipazione attiva.

Dall’introduzione dell’Ideario 2022/2023:

Anche quest’anno abbiamo scelto di proporre uno strumento pastorale per ogni realtà salesiana: “l’Ideario MGS”. Dopo l’esperimento dell’anno scorso, è sembrato opportuno affiancare al “Quaderno di lavoro MGS” una “bozza di progettazione pastorale”. È questa la natura e lo scopo di questo strumento: offrire spunti e intuizioni che aiutino a trasformare i contenuti del “Quaderno” in possibilità concrete di percorso e cammino formativo. Come in una piccola sartoria, ogni equipe educativa potrà partire da questi suggerimenti pastorali per cucire il proprio cammino locale. Unica infatti è la proposta, ma differente è la personalizzazione locale. Unico è lo spirito e il carisma salesiano, molteplici sono le coloriture e sfumature che esso assume in ogni territorio. Unica è la pedagogia salesiana, ma differenti sono i bisogni educativi nei diversi territori e nelle singole opere educative.
A ciascun “laboratorio sartoriale” il compito di tagliare la stoffa e cucirla su misura della propria realtà.

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L’esperienza dei Campi Animatori 2022 in Piemonte

Come partire al meglio con l’estate ragazzi nel proprio centro? I giovani delle superiori hanno accolto l’invito a partecipare ai campi a loro dedicati, occasione di crescita per il percorso di animatori ed educatori. Guidati dai ragazzi più grandi e dagli accompagnatori, si sono alternati momenti di formazione, gioco e preghiera condivisa, per allargare le amicizie e sperimentare nuove attività.

Confrontandosi tra coetanei, i ragazzi hanno provato cosa significa essere un animatore, non di nome, bensì nello spirito, come voleva Don Bosco. Approfondendo le relazioni con gli altri, si sono messi in gioco fin da subito, imparando che il servizio è prima di tutto uno stile, un donarsi agli altri, aprendo il proprio cuore al mondo.

I giovani si sono interrogati su come diventare santi attraverso il divertimento, perché un animatore si riconosce dal suo sorriso ed entusiasmo e in fondo divertirsi è una cosa seria! Come dice San Domenico Savio:

Bisogna far consistere la santità nello stare sempre allegri.

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“Noi ci stiamo” #sharethedream: la nuova proposta pastorale MGS

Dal dossier di Note di Pastorale Giovanile sulla proposta pastorale 2022/2023, “Noi ci stiamo” «Non con le percosse, ma con la mansuetudine» #sharethedream

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L’orizzonte della chiamata. Ripartiamo con coraggio dalla “grande domanda”

di don Rossano Sala, autore del Quaderno di Lavoro.

“Noi ci stiamo!”. È questo il motto sintetico della proposta pastorale per l’Italia salesiana per l’anno 2022-23. È una chiamata a mettersi in gioco con coraggio, offrendo la propria disponibilità. Ma se questa parola è la punta di un iceberg, bisogna che noi andiamo in profondità, che scaviamo per trovarne le radici, che cogliamo i grandi orizzonti di questa chiamata alla corresponsabilità con Dio e alla collaborazione tra noi.

In questo contributo, che ha appunto lo scopo di indagare i dinamismi della chiamata, ci proponiamo di percorrere insieme alcuni piccoli e preziosi passaggi che ci possano assicurare una base sicura per riaffermare che davvero “noi ci stiamo” con cognizione di causa, e non semplicemente nella logica di un’emozione mutevole e passeggera. Partiamo da lontano, riconoscendo il dono di esistere, e arriviamo, passo dopo passo, alla necessità di prendere oggi delle decisioni coraggiose.

Il dono dell’esistenza

Prendiamo il via dalla nostra esistenza concreta. Dalla consapevolezza che quello che siamo non è primariamente opera nostra. Ovvero dal fatto incontestabile che siamo preceduti, che siamo figli. Sembrerebbe una banalità, ma spesso ce lo dimentichiamo proprio. Un modo di pensare molto aggressivo a volte ci convince che ci facciamo da soli, che siamo figli di noi stessi e che non abbiamo nessuna responsabilità verso gli altri.
Un pensiero onesto, che fa perno intorno al reale, ci restituisce una socialità originaria che caratterizza la nostra esistenza. Non c’è mai stato un momento nella storia in cui io esistevo e gli altri invece no. È vero esattamente il contrario: c’è stato un tempo in cui il mondo e gli altri esistevano e io invece non c’ero ancora. I nostri genitori esistevano prima di noi, così come i nostri nonni, e anche i nostri fratelli o sorelle maggiori.
Nelle diverse epoche che studiamo sui libri di storia il nostro nome non compare. Per molto tempo io non ci sono stato e ad un certo punto sono nato, sono venuto al mondo. E non per mia iniziativa. E questo vale per tutti. Ci sarà anche un momento in cui sarò chiamato a lasciare questo mondo, che continuerà senza di me.
In base a questa realtà sperimentiamo continuamente di essere stati amati e voluti prima ancora di averne la percezione. Non è stata opera nostra, ma un dono che abbiamo ricevuto da altri. Primariamente da parte di coloro che si sono presi cura di noi. La vita è un dono che abbiamo ricevuto, senza alcun nostro merito. Altri hanno impiegato senza troppi calcoli e con tanta generosità tempo, risorse e affetti per farci crescere.
Ecco allora la sintesi del primo passaggio: bisogna rifiutare la menzogna dell’autofondazione, riconoscendo che siamo stati donati a noi stessi e che la vita è prima di tutto un dono gratuito che abbiamo ricevuto. Ecco che il primo e più importante atteggiamento dell’esistenza rimane sempre la gratitudine.

L’esistenza come dono

Il secondo passaggio è logico rispetto al primo: se esistiamo nella forma del dono, la realizzazione della nostra esistenza avrà la medesima forma del dono. Di solito, di fronte ad un favore ricevuto, rispondiamo: “A buon rendere”. Come a dire, ho ricevuto un dono da qualcuno, magari inaspettato, e adesso questo diventa un impegno di restituzione, un piccolo debito da onorare. Non è un obbligo stringente, ma una risposta naturale, eticamente importante, una spinta che ci porta al contraccambio. Ne va della nostra dignità.
Se riconosciamo che siamo frutto di un dono inatteso, ecco che la nostra vita diventa se stessa se impostata come un’esistenza capace di dono e di servizio. San Francesco di Sales, di cui quest’anno celebriamo i 400 anni dalla morte, parla a questo proposito di “estasi della vita”. È una bella espressione, che non ha nulla di intimistico, ma tutto di apostolico. Egli, guardando all’esempio di Gesù, l’uomo per eccellenza che sa riconoscere la sua esistenza come un dono ricevuto, indica al cristiano la via del dono concreto. Al di là dell’estasi della contemplazione – che ci eleva a Dio in una preghiera particolarmente intensa – e di quella dell’intelletto – che ci fa conoscere in maniera limpida le cose di Dio e degli uomini –, l’estasi dell’azione è caratterizzata da una continua carità, dolcezza, benevolenza e dedizione. È la via della generosità sistemica verso tutti. Tale estasi diventa il criterio di discernimento radicale sulla qualità della vita umana e cristiana:

Quando dunque si incontra una persona che nell’orazione ha dei rapimenti per mezzo dei quali esce e sale al di sopra di se stessa fino a Dio, e tuttavia non ha estasi della vita, ossia non conduce una vita elevata e congiunta a Dio, con la mortificazione dei desideri mondani, della volontà e delle inclinazioni naturali, per mezzo di una dolcezza interiore, di semplicità e umiltà, e soprattutto per mezzo di una continua carità, credimi, Teotimo, tutti i suoi rapimenti sono dubbi e pericolosi; sono rapimenti adatti a creare ammirazione negli uomini, ma non a santificare chi li prova[1].

L’estasi della vita è quindi il criterio reale, autentico e decisivo per la santità, per il semplice motivo che è nella vita di tutti i giorni che essa si riceve, si costruisce e si esprime:

Ci sono molti santi in cielo che non sono mai andati in estasi né sono stati rapiti nella contemplazione; infatti, quanti martiri e grandi santi e sante troviamo nella storia che nell’orazione non hanno mai avuto altro privilegio se non quello della devozione e del fervore? Ma non c’è mai stato santo che non abbia avuto l’estasi o il rapimento della vita e dell’azione, superando se stesso e le proprie inclinazioni naturali. […] Chiunque è risuscitato a questa vita nuova del Salvatore, non vive più né a sé, né in sé, né per sé, ma con il suo Salvatore, nel suo Salvatore e per il suo Salvatore[2].

La vita come “estasi”

Papa Francesco è in pieno accordo con san Francesco di Sales quando invita i giovani a vivere nella logica dell’estasi. Ha il coraggio di provocare ogni giovane con queste parole: «Che tu possa vivere sempre più quella “estasi” che consiste nell’uscire da te stesso per cercare il bene degli altri, fino a dare la vita»[3]. Questo significa che l’incontro con Dio produce estasi non perché strappa il credente dalla realtà e dalla trama di relazioni in cui è inserito, ma perché lo spinge a uscire da se stesso, superando i suoi stessi limiti per lasciarsi conquistare dalla bellezza dell’amore per gli altri e consacrarsi alla ricerca del loro bene:

Quando un incontro con Dio si chiama “estasi”, è perché ci tira fuori da noi stessi e ci eleva, catturati dall’amore e dalla bellezza di Dio. Ma possiamo anche essere fatti uscire da noi stessi per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano, la sua dignità, la sua grandezza come immagine di Dio e figlio del Padre. Lo Spirito Santo vuole spingerci ad uscire da noi stessi, ad abbracciare gli altri con l’amore e cercare il loro bene. Per questo è sempre meglio vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria, condividendo con altri giovani il nostro affetto, il nostro tempo, la nostra fede e le nostre inquietudini. La Chiesa offre molti e diversi spazi per vivere la fede in comunità, perché insieme tutto è più facile[4].

Il senso preciso dell’estasi, come spiegato dal santo savoiardo e dal pontefice argentino, ci aiutano a mettere in luce la struttura responsoriale dell’esistenza, ovvero il nostro originario “essere per gli altri”. Siamo noi stessi quando usciamo verso gli altri, quando abbandoniamo le angustie del nostro individualismo e ci apriamo alla bellezza dell’incontro. Quando ci chiniamo con umiltà sulle ferite degli altri e siamo disponibili a dare di più a chi ha ricevuto di meno dalla vita. Contro l’antropologia della prestazione, che in fondo genera una società della stanchezza e dello sfinimento, siamo chiamati a riscoprire con determinazione che la nostra esistenza è una risposta d’amore ad un amore che a nostra volta abbiamo ricevuto. Ciò va vissuto nella concretezza della nostra vita. Che è unica e singolare. Situata nel tempo e nello spazio, vissuta nella storia in cui siamo inseriti. Questo ci porta ad entrare nello spazio del discernimento vocazionale.

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MGSound: il progetto musicale del Movimento Giovanile Salesiano

MGSound è un progetto musicale radicato nella realtà del Movimento Giovanile Salesiano del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Lituania, che comprende i Salesiani di don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice e i giovani.

Nel maggio 2020, durante il primo lockdown, un gruppo di giovani dell’MGS del Piemonte si è unito nella musica e ha dato vita ad un canto dal titolo “Fino all’ultimo respiro“.

Dalle camerette dei ragazzi allo studio di registrazione, nel gennaio 2022, “Fino all’ultimo respiro” viene registrata in una versione pronta per essere diffusa. Insieme ad essa viene lanciato questo progetto, nel nome di don Bosco e per tutti i giovani.

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Convegno Nazionale di PG a Lignano: il programma e i relatori

Dopo due anni, torna l’appuntamento nazionale di PG. Il Convegno si terrà dal 30 maggio al 2 giugno a Lignano Sabbiadoro e avrà come tema La fede nell’imprevedibile.

È disponibile il programma con i relatori (si può scaricare dal pulsante): “Apriremo con un dialogo a tre voci su cosa significhi oggi uscire dal buio nel quale, peraltro, siamo ancora immersi: come se non fosse bastata la pandemia, si sono aperti scenari di guerra tutt’altro che rassicuranti. Continueremo approfondendo il discorso sugli adolescenti, cantiere aperto dalla Chiesa italiana la scorsa estate. Faremo un ulteriore passo intorno al discorso della sinodalità, parola sulla bocca di tutti ma che ha bisogno di essere chiarita. Non tanto a livello teorico e infatti ci affideremo per questo passaggio a dei laboratori pratici. Nella chiusura, come sempre, proveremo a rileggere i nostri passi e a indicare (a partire dalle riflessioni fatte) le strade possibili per un impegno comune”, spiega don Michele Falabretti, responsabile nazionale di Pastorale Giovanile della CEI.

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FMA: Festa della Riconoscenza Mondiale 2022

Dal 24 al 26 aprile 2022 si è svolta, sui luoghi delle origini dell’Istituto FMA – a Torino, Mornese e Nizza Monferrato, in Piemonte – la Festa della Riconoscenza Mondiale, con il tema “Sono mie figlie”. La Festa si inserisce nelle celebrazioni del 150° anniversario di Fondazione dell’Istituto (1972-2022) e vuole essere espressione di gratitudine al Signore per il sì generoso alla Madre Generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Suor Chiara Cazzuola, eletta a ottobre 2021 al servizio di animazione e governo. I tre giorni di celebrazioni hanno visto il susseguirsi di diversi eventi, presieduti dalla Madre Generale.

Domenica 24 aprile 2022, dopo una grande attesa, a Torino-Valdocco si è svolto l’appuntamento MGS DAY 2022 . L’evento, che è durato gran parte della giornata, ha visto come momento principale lo spettacolo “Amati per Nome” in un Teatro Grande gremito di ragazzi.

Dopo l’animazione iniziale con giochi e musica, Madre Cazzuola è stata accolta con una provocazione teatrale che ha descritto la realtà dei giovani in una società basata sui numeri, e il contrasto con il desiderio di non essere classificati come tali, bensì di mostrarsi nella propria originalità. Questo il principio che ha guidato l’intervista alla Madre,  che ha risposto alle domande dei ragazzi, concludendo con un consiglio a tutti i giovani:

“Non lasciatevi scoraggiare. Vi dico con tutto il cuore, andate avanti, fatevi coraggio, sostenetevi e soprattutto abbiate la capacità di guardare in alto. Don Bosco diceva: ‘Camminate con i piedi per terra, ma con lo sguardo rivolto al cielo’, perché il Signore è con noi e anche quando non ci sembra di vederne i segni in realtà ci tiene per mano e questa è una certezza e una speranza, che ci dà pace”.

Lo spettacolo si è concluso con il lancio dell’iniziativa “MGSound”, una canzone nata nelle camerette dei ragazzi in tempo di pandemia. La giornata è poi proseguita con la Celebrazione Eucaristica a conclusione della mattinata presieduta dall’Ispettore dei Salesiani del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania, don Leonardo Mancini, e il trasferimento a Mornese. Lì, nel Santuario di Santa Maria Domenica Mazzarello, si sono celebrati i Vespri presieduti da Don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco.

 

Lunedì 25 aprile, sempre presso a Mornese, la giornata si è aperta con il momento di affidamento a Maria, “A te le affido”, e con la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Stefano Martoglio. Madre Chiara ha poi incontrato le giovani in formazione in un momento di arricchente dialogo.

Nel pomeriggio del 25, nel Teatro Grande di Valdocco, si è svolta la Festa della Riconoscenza Mondiale, l’apice degli incontri di questi giorni. Uno grande spettacolo che ha visto il susseguirsi di momenti teatrali, a partire da quello dedicato a Madre Mazzarello, da parte dei bambini della scuola primaria a lei intestata, seguito da un’emozionante performance teatrale delle postulanti che hanno ripercorso la fondazione e la nascita dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A concludere, un concerto dell’Orchestra Mozart dell’Istituto Virginia Agnelli di Torino, diretto dal maestro Gianfranco Leone.

L’evento si è chiuso con un saluto da parte del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo e i ringraziamenti a Madre Chiara, che ha ricevuto in dono un quadro da parte dell’Ispettrice dell’FMA Piemonte, suor Emma Bergandi. La Madre Generale ha poi rivolto un ultimo pensiero a Maria e a tutte le persone presenti:

“Ringrazio il Signore per la certezza che è Maria che accompagna la nostra vita. È Lei che ci ha volute insieme come Figlie di Maria Ausiliatrice, e come Famiglia Salesiana. Auguro a tutti di poter camminare con Lei e affidarvi a Lei. Nei momenti in cui non siete sicuri di che strada prendere, non avete paura di lasciarvi guidare da Lei, che sicuramente vi porterà sulla strada che il Signore vi chiede di percorrere”.

Martedì 26 aprile, nella giornata conclusiva delle celebrazioni, Madre Chiara è giunta presso l’Istituto Nostra Signora delle Grazie a Nizza Monferrato, dove è stata accolta dagli alunni e dalle alunne delle Scuole salesiane di Nizza, Asti e Alessandria. Durante lo svolgimento della Festa, animata con giochi e tornei per intrattenere i più piccoli, Madre Chiara Cazzuola si è riunita con alcune Ispettrici e Direttrici FMA.

Il pomeriggio è stato dedicato alla visita dei locali dei Corsi Professionali CIOFS/FP e negli ambienti dell’Istituto, arricchite con una rievocazione storico-carismatica, e alla Celebrazione Eucaristica nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie, presieduta dal Vescovo di Asti, Mons. Marco Prastaro.

Al termine della Celebrazione, presso il Foro Boario, Madre Chiara Cazzuola ha ricevuto dal Sindaco della città di Nizza Monferrato, Simone Nosenzo, il conferimento della Cittadinanza Onoraria all’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Leggi anche la notizia sull’MGS Day 2022.

 

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Campi Estivi MGS Triveneto: tutte le proposte

Si riportano di seguito tutte le proposte dal Movimento Giovanile Salesiano Triveneto per l’estate 2022 con differenti campi estivi a seconda delle varie fasce d’età e del tipo di proposta.

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Carissimo ragazzi e giovani dell’MGS,
eccoci pronti per mettere testa e cuore verso l’estate! 

Dopo un anno dove insieme abbiamo scoperto, vissuto e cercato l’essere amati e chiamati ci addentriamo nei mesi estivi con delle proposte diverse a seconda delle esigenze di ciascuno di voi.

Come vedrete qui sotto, abbiamo pensato a dei campi estivi a seconda delle varie fasce d’età e del tipo di proposta che più può fare al caso di ciascuno di voi: giorni di pellegrinaggio, di sosta in silenzio, di servizio di carità, di impresa ciclistica o di campo mobile.
Tutti conditi dagli ingredienti salesiani della fraternità, condivisione, preghiera e festa insieme.

Ecco tutti le proposte!

Dopo aver letto le varie descrizioni, vi suggeriamo di parlarne con il responsabile della vostra realtà di appartenenza per capire quale proposta può fare più del bene al vostro cammino.

Amati, chiamati, inviati. L’estate è alle porte.
Buona scelta!

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Grammatica e cantieri di sinodalità nella Pastorale Giovanile

Nella programmazione di NPG per il 2022 sono presenti diverse rubriche online. “Grammatica e cantieri di sinodalità nella PG” è una di queste ed è curata da Gianluca Zurra.

Ascolto

“Ascolto” è la prima parola fondamentale per lo stile sinodale della Chiesa. Dal Concilio Vaticano II in poi è stata riscoperta la Parola di un Dio che parla agli uomini e alle donne come ad amici[1], agendo nella storia quotidiana tramite il soffio imprevedibile dello Spirito. Amicizia e sorpresa, affetto e novità si rivelano così come il cuore stesso del Dio biblico, che chiede una grande apertura delle orecchie per essere percepito nelle pieghe e nelle curvature del mondo.

Senza questa disposizione di ascolto, sinonimo di una fiducia che ha il coraggio di non voler sapere ogni cosa in anticipo rinunciando alla tentazione del controllo, la Chiesa non potrebbe cogliere ciò che oggi lo Spirito sta realizzando, dentro e oltre i suoi stessi confini. Lo ricorda il documento preparatorio del sinodo dei vescovi: il cammino sinodale “richiede di mettersi in ascolto dello Spirito Santo che, come il vento, ‘soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va (Gv 3,8), rimanendo aperti alle sorprese che certamente disporrà per noi lungo il cammino”[3]. Dunque, prendere sul serio fino in fondo l’incarnazione significa congedarsi dal dottrinalismo, che trasformerebbe la sinodalità in una pura applicazione, seppure più allargata, di decisioni o di concetti considerati a monte rispetto alle forme concrete del vissuto umano. Si tratta invece, per la Chiesa, di approdare al riconoscimento grato di come lo Spirito abiti l’imprevedibilità della storia, senza averne paura e senza difendersi: ascoltare la realtà diventa così non un esercizio successivo al cammino sinodale, né puramente preparatorio, ma è la sua stessa condizione, poiché non c’è Vangelo che possa risuonare prima o a lato delle esperienze elementari della vita comune, anche e soprattutto per le nuove generazioni. È necessario, tuttavia, che la parola “ascolto” non sia generica. Per darle corpo affrontiamo tre passaggi: il senso umano dell’ascolto, lo stile di ascolto proprio di Gesù e infine una Chiesa in ascolto sinodale.

Il senso umano dell’ascolto

Fin dal primo istante della nascita, le orecchie sono protese verso i suoni che provengono dal mondo circostante. Ascoltare, dunque, è un atto contemporaneamente passivo e attivo: se non ci fosse qualcuno che ci parla e cose che risuonano per noi, non sarebbe possibile attivare l’ascolto, ma al tempo stesso se ci si chiudesse alle parole e ai suoni, nulla di nuovo potrebbe accadere in noi. Ascoltare è un intreccio tra l’umiltà che lascia parlare la realtà, senza volerla incasellare prima del tempo, e il coraggio di rielaborare ciò che si ascolta.

I suoni del mondo, in effetti, richiedono attenzione paziente, silenzio profondo, tempi lunghi di comprensione; non sopportano la fretta, il “per sentito dire”, o la sicurezza del “questo lo conosco già”. D’altronde, è esperienza comune ritrovare ossigeno ogni volta che qualcuno ci ascolta davvero, prendendo tempo per noi e condividendo la nostra storia. Viceversa, l’aridità della solitudine nasce quando non si trovano più canali di ascolto reciproco, di comprensione e accoglienza della propria vita da parte degli altri. Siamo come sospesi a quel piccolo, invisibile filo di suoni, teso tra le nostre orecchie e le tonalità del mondo che risuonano attorno a noi. Siamo il nostro ascolto e possiamo esistere in quanto siamo ascoltati, accolti, compresi! Ascoltare è un verbo da declinare all’imperativo, non in senso moralistico, ma perché senza l’esperienza dell’ascolto saremmo sterili, non potremmo essere sostenuti e risvegliati alla vita.

Il Dio biblico, non a caso, si manifesta come colui che parla, che rivolge la parola, tramite innumerevoli e imprevisti canali: gesti, avvenimenti, sogni, leggi, persone, profeti. La fede biblica non nasce da miracoli potenti, come ci si aspetterebbe dal dio Faraone, ma dalla suggestione di un vento leggero sul monte, come succede per Elia[4], o dalla promessa di vita che si fa strada in un arbusto che arde senza consumarsi, come Mosè[5], o ancora più semplicemente dalla normale fioritura di un ramo di mandorlo che annuncia cose nuove davanti agli occhi e alle orecchie di Geremia.

È evidente, dunque, che ascolto e fede non sono soltanto collegati, ma diventano sinonimi, perché “ascoltare”, a differenza di “sentire”, implica il coraggio di spogliarsi delle proprie certezze, l’umiltà di fare spazio a ciò che ancora non si conosce, la profondità necessaria per cogliere la ricchezza di senso degli avvenimenti che accadono attorno e dentro di noi. Ascoltare è mettersi immediatamente nella disposizione di una relazione che tiene in vita, proprio nella misura in cui non rassicura, ma apre, espone, mette a rischio, in quanto suscita il desiderio di camminare in avanti e di ripensare da capo ciò che fino a quel momento sembrava scontato. Mettersi in ascolto è un esodo, è continua rinascita, uscita dalle acque, riedizione creativa di ciò che succede fin dal grembo materno, quando la madre – e il padre con l’orecchio appoggiato sulla pancia di lei – percepisce la vita nascente prima ancora di poterne vedere il corpo, gli occhi e la pelle.

Nell’ascolto della realtà ne va così dell’esperienza di Dio, e nulla di meno, perché mai come in quel momento la nostra identità si riconosce sospesa ad altri e ricevuta da ciò che giunge di inedito alle nostre orecchie.
Pertanto, una Chiesa che non si mette in ascolto della vita reale perderebbe in un solo colpo la prossimità di Dio e la sua stessa umanità. Ascoltare, ripetiamolo, non è un’azione successiva all’esistenza ecclesiale, ma la condizione della sua ragion d’essere e della sua missione, poiché non c’è altro Dio all’infuori di Colui che si rivela e opera nella storia e non c’è umanità che non si formi fin dall’inizio nel miracolo silenzioso dell’ascolto reciproco.

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