IUSVE, inaugurato l’anno accademico partendo dall’ambiente

Pubblichiamo la notizia uscita su “Venezia Today” sull’inaugurazione dell’anno accademico dello IUSVE.

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Ricomincia su nuove basi l’anno accademico di Iusve (Istituto universitario salesiano di Venezia), con inaugurazione il 20 febbraio prossimo, che fa dei temi dell’ecologia e dell’ambiente i punti di partenza per riscrivere il messaggio educativo. Il documento di riferimento per l’unversità dei salesiani di Venezia, e per il campus della Gazzera, è l’enciclica di papa Francesco, Laudato sì, con la riflessione sul cambiamento climatico, sul tema dell’acqua, dell’inquinamento, delle diseguaglianze sociali: è il Green Dream, ma dalla teoria Iusve passa direttamente alla pratica. 

Si parte dal rendere più sostenibile la produzione di energia da pannelli solari portandola dal 10% al 30% in tre anni e si pratica quanto è più possibile la differenziata dei rifiuti. L’università distribuisce borracce Iusve agli studenti, per ridurre la circolazione di plastica nel campus. Qualche mese fa è partita l’iniziativa dell’armadio etico: si promuovono marchi di abbigliamento che, dai calzini ai giubbotti, utilizzano materiali compatibili, lavorazioni sostenibili e prestazioni lavorative ben retribuite. Quest’anno è partita una convenzione con il Comune di Venezia per il bike sharing. Già installate due zone di parcheggio in via dei Salesiani e in via Calabria, e un un posto alla stazione di Mestre riservato agli studenti Iusve.

Piccola rivoluzione anche per le aule: con un progetto da 150 mila euro l’università ne ricava 29 tra Mestre e Verona, e con un investimento di altri 250 mila provvede all’installazione di telecamere professionali per coinvolgere a lezione anche gli studenti che non possono essere presenti dando loro la possibilità di interagire con la classe, durante il corso. Una “piccola” università con benefici in termini organizzativi. Visto che il numero è chiuso, circa duemila studenti ammessi ogni anno, è più agevole la didattica duale per alternare lezioni in presenza e non.

L’enciclica papale sull’ecologia “integrale” ha invaso anche i programmi delle lezioni e dei corsi, la preparazione dei docenti, del personale, la ricerca e i convegni. L’eco-psicologia nel seminario che Iusve ha tenuto da poco all’Irccs San Camillo ha trovato applicazione nella riabilitazione dei pazienti all’aperto, a contatto con orti e giardini. L’apertura al confronto con altri movimenti ambientalisti come quello di Greta Thunberg c’è, anche a livello locale, spiegano il direttore Iusve e il suo vice, Nicola Giacopini e Lorenzo Biagi. Sono gli studenti stessi a porre l’accento su certi temi e la rete con altre realtà è importante per cambiare lo stato delle cose. Nella formazione sono stati lanciati un corso di “Ecologia integrale”, uno di “Creative green fashion lab”, un corso di alta formazione e una borsa di studio sul tema ecologico.

“Mani in Pasta”: si conclude il laboratorio per pizzaioli di Casa Valdocco

Dall’agenzia ANS l’articolo dell’evento conclusivo “Mani in pasta”, il laboratorio di pizzeria del centro diurno Casa Valdocco di Torre Annunziata.

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Si è tenuto lo scorso 6 ottobre, presso la casa salesiana di Torre Annunziata, l’evento conclusivo di “Mani in Pasta”, il primo laboratorio di pizzeria del Centro diurno “Casa Valdocco”, realizzato con il sostegno e il finanziamento della Fondazione “Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia”. In questa occasione, gli allievi che hanno frequentato il corso hanno ricevuto l’attestato di pizzaioli, riconosciuto dalla Regione Campania e, successivamente, sono stati presentati gli allievi del secondo corso.

Il laboratorio per pizzaioli, che ha visto coinvolti ragazzi tra i 16 e i 18 anni, è stato lanciato per offrire una possibilità di apprendimento e di successivo inserimento nel mondo del lavoro ai giovani a rischio di marginalità sociale.

Come aveva spiegato don Antonio Carbone, il salesiano responsabile del progetto, “Mani in Pasta” nasce: “in un territorio dove tante sono le difficoltà e difficili sono anche le prospettive di lavoro e di impegno. Ogni giorno il nostro obiettivo è togliere i giovani dalla strada. Li salveremo dai clan grazie a un laboratorio gastronomico che insegnerà loro a cucinare e a infornare pizze. E grazie a questa qualifica potranno trovare un lavoro onesto”.

Per tanti ragazzi del territorio, infatti, il progetto è stato proprio questo: un’alternativa ai pericoli o alla malavita. “Avrei voluto che il corso durasse di più, per imparare sempre di più le tecniche e migliorare – ha detto infatti il giovane Saverio, 16 anni –. Non so ancora se da grande vorrò fare questo lavoro ma conserverò con cura questo attestato conquistato con costanza e sacrificio”, ha aggiunto, dimostrandosi fiero dei risultati raggiunti.

Ma, proprio in occasione di questo momento di festa, non si può non rivolgere un pensiero a Luigi, 17 anni, morto nelle scorse settimane a Napoli, raggiunto da un colpo di pistola dopo aver tentato una rapina. Luigi è stato ospite per un anno e mezzo della comunità di Torre Annunziata e, dietro al bancone, era uno dei più appassionati.

A lui, don Antonio Carbone, ha dedicato un lungo post su Facebook, ricordando che Don Bosco ci invita sempre a trovare in ogni ragazzo quel “punto accessibile al bene”.

“Lo ricordo quando con tanto sacrificio volle imparare il mestiere del pizzaiolo, lo ricordo quando durante i mesi di lockdown tre giorni a settimana, insieme ad altri ragazzi preparava le pizze da portare a famiglie disagiate, lo ricordo piangere perché in quei mesi non poteva vedere la sua famiglia, lo ricordo la domenica a Messa con sguardo rivolto verso il basso quando durante l’omelia si parlava di vita bella alla quale ci chiama Gesù”, scrive il salesiano, che poi conclude: “Spesso mi sento fare questa domanda: ma dei ragazzi che passano per la comunità in quanti si salvano e in quanti si perdono? La vita, per fortuna, è un evolversi, nessuno di noi ha il sigillo del salvato e nessuno è per sempre perso”.

 

Ispettoria Sicula, gli obiettivi pastorali di settore

Pubblichiamo la lettera dell’ispettore della Sicilia, don Giovanni D’Andrea, sugli obiettivi pastorale di settore.

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A tutti i Confratelli dell’Ispettoria,

ai laici collaboratori e corresponsabili delle nostre Opere,

ai membri della Famiglia Salesiana coinvolti nelle nostre Opere Loro sedi

Cari tutti,
nell’Assemblea ispettoriale del 28 agosto 2020, che segnava l’avvio dell’anno pastorale 2020-2021, abbiamo voluto mettere in atto, insieme a D. Alberto Anzalone Delegato di PG, una modalità di confronto, ascolto, co-progettazione, partendo dalla vostra esperienza e conoscenza del territorio dove le nostre Opere svolgono la missione perpetuando il carisma e lo stile educativo e pastorale di Don Bosco.

Nei lavori di gruppo, suddivisi per ambienti (CFP, Opere Sociali, Oratorio in zona pastorale, Oratorio affidato ai laici, Oratorio-Parrocchia, Scuola) si è lavorato individuando obiettivi e passi da compiere. Tutta la riflessione da voi elaborata è stata consegnata all’equipe di PG che ha provveduto a fare una sintesi per ogni ambiente.

Questa mia lettera “accompagna” e “presenta” gli obiettivi e i passi da compiere che sono stati formulati con il vostro aiuto. Essi diventano strumento di programmazione ed attività pastorale “elaborata dal basso”, ossia da voi che “avete le mani in pasta”, e con il vostro lavoro apostolico date concretezza alla missione di Don Bosco. Ve li consegno quale strumento di lavoro con una scansione biennale, che adotteremo anche per la verifica di fine anno pastorale.

Ringrazio ancora per il lavoro fatto e per la missione che portate avanti “Nel campo di lavoro dove siamo chiamati” ad essere Don Bosco vivo per i giovani del nostro tempo.

Don Bosco ci benedica, Maria ci accompagni.

 

D. Giovanni D’Andrea

Ispettore dei Salesiani di Sicilia e Tunisia

Obiettivi 2020-2022

Salvo D’Acquisto, una vita forgiata nella fede anche grazie ai Salesiani

Pubblichiamo un articolo uscito sul quotidiano Avvenire sul centenario dalla nascita di Salvo D’Acquisto, il quale grazie alla famiglia, fin da piccolo ha frequentato gli ambienti salesiani, sia FMA che SDB. L’articolo è di Mario Roncalli.

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«Beato un popolo che non ha bisogno di eroi»: le avrà dette pure il grande Bertold Brecht queste parole, ma pare difficile non fare memoria di quelli che sono arrivati a sacrificare la vita. Sarà anche retorica e tuttavia non si tratta solo di icone consacrate dal popolo, dalla  storia, dalla letteratura, dal cinema… né oggi di statue silenti. Perché il ricordo degli eroi lega il passato al presente, trasforma il loro culto in motivo di speranza per il futuro. E sono poche  le società dove non hanno un ruolo, magari insieme a quello dei santi. Già, santi ed eroi. Che talora possono sovrapporsi e coincidere. Potrebbe essere il caso del vice brigadiere dei Carabinieri Salvo d’Acquisto, del quale domani ricorre il centenario della nascita, occasione di mostre, incontri, celebrazioni laiche e religiose, cerimonie militari, qua e là per il nostro Paese.  Specialmente all’ombra dei monumenti o delle steli di Salvo e di Torre Perla di Palidoro, litorale romano, luogo del suo sacrificio a lungo abbandonato al degrado, dove però, poche settimane fa, grazie a una riqualificazione dello spazio è stato inaugurato un allestimento museale che illustra vicende della storia dei Carabinieri durante la seconda guerra mondiale, nonché tappe della biografia di Salvo.

«Non solo un luogo di commemorazione ma luogo di riflessione rivolto al domani», così il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, descrivendo quest’ambiente. Qui il ventitreenne D’Acquisto diede la sua vita in cambio di quella di ventidue civili brutalmente rastrellati. Le linee del suo ritratto di eroe sono sintetizzate nel suo foglio matricolare dove si legge che «il 23 settembre 1943 venne fucilato dai tedeschi in località Torre di Palidoro», ma si tace il nome dell’ufficiale nazista che diede l’ordine (per alcuni autori il tenente Hansel Feiten, sicuramente responsabile di altre uccisioni per rappresaglia nello stesso mese e nella stessa zona, uno dei nomi di carnefici nascosti nell'”armadio della vergogna” rinvenuto casualmente nel 1994 alla Procura generale militare). Mentre le righe che motivano la medaglia d’Oro al Valor Militare attributatagli precisano «sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, erano stati condotti dalle orde naziste 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, non esitava a dichiararsi unico responsabile d’un presunto attentato contro le forze armate tedesche». Per questo motivo era stato crivellato di colpi: «morto da eroe, impassibile di fronte alla morte», si legge in rapporto riservato successivo che attinge a testimonianze locali raccolte la sera dell’esecuzione. Sin qui dunque l’eroe. Per giunta l’eroe morto disarmato invece che con le armi in pugno. E il santo? La questione della santità? Il 23 settembre 1983, quarantesimo anniversario della morte, l’allora ordinario militare Gaetano Bonicelli, oggi vescovo novantacinquenne, disse: «Salvo D’Acquisto ha fatto il suo dovere in grado eroico, ben oltre quello che il regolamento gli chiedeva. Ma perché l’ha fatto? Forse, in quel momento tragico, gli sono risuonate nel cuore le parole di Cristo: “non c’è amore più grande che dare la vita per chi si ama”. Ma anche se la memoria del testo evangelico non l’ha aiutato, la forte educazione cristiana ricevuta in famiglia e nella scuola gli ha fatto cogliere l’essenziale del Vangelo …». Parole con le quali il presule avviava la causa di canonizzazione di quel giovane autore di un gesto da martire, che come afferma oggi anche il fratello Alessandro (vedi in questa pagina) ebbe certo presente l’onore dell’Arma, la fedeltà alla patria, ma pure si abbandonò a Dio che quel “giorno di amore supremo” attinse in un campo dove aveva seminato.

Una semina iniziata in famiglia, nelle scuole e negli ambienti religiosi, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, poi dei Gesuiti e dei Salesiani frequentati sin dall’infanzia e dall’adolescenza. Dove affiora la prima educazione non sfuggita nella documentazione per la causa di beatificazione svoltasi presso l’Ordinariato militare d’Italia, con un supplemento d’inchiesta nella diocesi di Napoli, dal 1983 al 1991, mentre nel 1999 si è resa necessaria una nuova inchiesta per indagare la possibilità del martirio (come per Massimiliano Kolbe). Da tempo se ne attendono notizie. La causa va avanti, ma avvolta da un riserbo che il postulatore don Giuseppe Praticò vuole mantenere. Come in casi analoghi, sembra più di una la strada percorribile per accompagnare Salvo D’Acquisto verso gli altari. Di lui, le cui spoglie riposano nella Basilica di S. Chiara a Napoli dal 1986, resta in ogni caso la sintesi fatta da Giovanni Paolo II: «Ha saputo testimoniare la fedeltà a Cristo e ai fratelli. Ecco perché può definirsi un santo che ha contribuito per costruire la civiltà dell’amore e della verità».

<p style=”text-align: justify;”><img class=”size-full wp-image-12601 aligncenter” src=”https://donboscoitalia.it/wp-content/uploads/2020/10/Schermata-2020-10-14-alle-11.27.15.png” alt=”” width=”849″ height=”567″ /></p>

 

Riunione Regione Mediterranea e Conferenza Iberica, il resoconto

Dal 28 al 29 settembre si è svolta la riunione della Regione Mediterranea e della Conferenza Iberica, realizzata fisicamente in Sicilia e via Zoom, alla quale ha partecipato anche il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. Dal pomeriggio del 29 e fino al 30, si è svolta la presidenza CISI presieduta dal consigliere per la Regione Mediterranea, don Juan Carlos Godoy.

“Il pomeriggio di martedì 29 e mercoledì 30 si è tenuta la Presidenza CISI presieduta dal consigliere per la Regione Mediterranea e Presidente CISI, don Juan Carlos Godoy, dagli Ispettori delle 6 ispettorie italiane, dal nuovo Coordinatore del Settore Formazione don Erino Leoni, dal nuovo Coordinatore del Settore Economia don Mauro Balma, dal Segretario Generale CISI don Roberto Dal Molin. Tutti presenti eccetto l’Ispettore ICC don Stefano Aspettati e don Mauro Balma collegati da remoto – è questo il resoconto del segretario generale della CISI, don Roberto Dal Molin -. Diversi gli argomenti trattati tra i quali: la programmazione del Settore Formazione in Italia, questioni dal Settore Economia, la Riforma del Terzo Settore e le implicazioni per la Formazione Professionale e la rete associativa salesiana, Comunicazione Sociale: identikit dell’ufficio CS e immagine coordinata dei Salesiani in Italia, la pastorale parrocchiale e il rapporto con gli ordinari diocesani.”

Di seguito, l’articolo di resoconto della riunione  della Regione Mediterranea e della Conferenza Iberica pubblicato da ANS.

Lunedì 28 settembre il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha partecipato attraverso la piattaforma “Zoom” all’incontro della Regione Mediterranea e della Conferenza Iberica, realizzato fisicamente in Sicilia, dal 28 al 29 settembre. All’incontro hanno partecipato in videoconferenza anche altri rappresentanti salesiani della Spagna, del Portogallo e del Medio Oriente.

Il dialogo con il Rettor Maggiore è servito fondamentalmente per condividere le linee guida della Congregazione per il sessennio 2020-2026, necessarie per orientare il lavoro di tutte le Ispettorie. Nell’occasione il X Successore di Don Bosco ha anche presentato il documento finale del Capitolo Generale 28, in corso di pubblicazione.

Successivamente don Fabio Attard, che dopo due sessenni come Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile è stato nominato nello scorso maggio Responsabile per la Formazione Permanente dei salesiani e dei laici in Europa, ha presentato un documento inerente le sue nuove mansioni.

Da parte sua don Tarcízio Morais, Responsabile mondiale delle Scuole e dei Centri di Formazione Professionale della Congregazione, si è occupato invece del progetto di strutturazione della Formazione Professionale nel contesto europeo.

Nella seconda giornata di lavori si è svolto il raduno della Conferenza iberica, questa volta attraverso la piattaforma “Google Meet”. L’appuntamento è servito a realizzare un confronto su alcuni temi relativi alla formazione salesiana.

Il corso di formazione permanente a El Campello è stato programmato dal 13 aprile al 13 maggio 2021, e sono stati presentati il progetto di formazione iberica e il regolamento di una commissione di formazione iberica. Altri dibattiti hanno riguardato altri temi, come la presenza salesiana nei mezzi di comunicazione sociale, con particolare riferimento all’intenzione di diffondere la visione salesiana sui temi legati alla gioventù, all’educazione e alla famiglia.

Alcune proposte di collaborazione a livello di pastorale giovanile hanno occupato la parte finale di questo incontro, che ha cadenza semestrale. 

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Don Silvio Galli, aperta la causa di beatificazione e canonizzazione

A Chiari si è aperta la causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio don Silvio Galli. L’articolo è uscito su Il Giornale di Brescia, a firma di Barbara Bertocchi.

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C’è la mamma stanca di vedere il figlio rientrare a casa ubriaco. Il papà piegato dalla malattia. Il nonno che vorrebbe avere la forza di affrontare la dipendenza dal gioco. Sono le anime che tuttora cercano conforto nell’amore infinito di don Silvio Galli, il prete degli ultimi, il salesiano con la tonaca rattoppata che sapeva leggere nei cuori delle persone e dare loro risposte. Ieri nel duomo di Chiari con il vescovo monsignor Pierantonio Tremolada, davanti al maxi schermo collocato a San Bernardino o da casa, seguendo la diretta di Teletutto, hanno pregato per il sacerdote che visse di umiltà e altruismo affinché un giorno non troppo lontano il sogno di vederlo diventare santo si avveri.

Atto solenne. La causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio è stata ufficialmente aperta con la seguitissima cerimonia iniziata con i giuramenti del postulatore don Pierluigi Cameroni, del vescovo e dei tre membri del tribunale (monsignor Pierantonio Lanzoni, delegato episcopale, don Carlo Lazzaroni, promotore di giustizia, e don Claudio Boldini, notaio) che seguirà l’inchiesta diocesana.

Un «atto solenne – ha evidenziato mons. Tremolada – che dà l’idea di come la Chiesa prenda sul serio la santità di vita: ora, attraverso l’ascolto delle testimonianze di tantissime persone, si definirà come don Galli può essere presentato al mondo». Alla cerimonia – animata dai canti delle Fiamme di San Michele – erano presenti il rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime, in rappresentanza della grande famiglia fondata da don Bosco alla quale anche don Galli apparteneva, il fratello e due sorelle del sacerdote vissuto a Chiari per oltre 50 anni e i sindaci della cittadina e di Roccafranca.

I ricordi. Il vescovo ha sottolineato l’importanza delle testimonianze che verranno raccolte e dei due miracoli necessari (uno avvenuto dopo la morte e uno dopo la beatificazione): «Sono il segno che il Signore attesta la verità». Ha riferito un aneddoto: «Quando sono diventato vescovo di Brescia alcune persone sono venute da me con una foto di don Galli e mi hanno detto: “Vale la pena verificare che sia santo”. Io allora non conoscevo Chiari e non conoscevo questo sacerdote. Ma poi ho scoperto che in tanti conservavano già quell’immagine, che aveva colpito subito anche me per l’espressione del volto di don Silvio». Perché quello immortalato con la casula «è stato un padre per molte persone, ha accolto chi andava da lui dimostrando sapienza e capacità di ascolto. Era un uomo che viveva la carità verso i poveri: l’Auxilium ne è la testimonianza. Di lui colpivano l’umiltà, la mitezza e l’amorevolezza: era un buono che raccomandava di essere buoni. Vinceva il male con il bene. Aveva un modo tutto suo di vivere l’eucarestia e nutriva un amore profondo verso la Madonna». «A Maria affidiamo questa causa richiesta dal popolo santo di Dio – ha concluso il rettore don Artime -. Don Galli era vicino ai deboli, ai malati e ai carcerati. Usciva a cercare chi si era perduto».

Don Giorgio Colajacomo, il cordoglio del card. Bassetti

“Apprendo con molto dolore la notizia della morte di don Giorgio Colajacomo. E’ uno dei tanti figli della nostra Chiesa, che, nell’adempimento del ministero sacerdotale, è stato portato via da questo virus. Il Signore accolga il caro don Giorgio nella sua pace e gli doni la ricompensa dei servi buoni e fedeli”: è questo il commento del Card. Gualtiero Bassetti alla notizia della morte di don Giorgio Colajacomo, direttore per sei anni della casa salesiana di Perugia. Don Giorgio è tornato alla Casa del Padre ieri, dopo aver contratto il Covid-19. Si trovava ad Alassio, dove aveva appena iniziato il suo nuovo incarico da direttore.

Prosegue l’articolo della Conferenza Episcopale Umbra:

Con voce commossa il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, che oggi si trova a Roma, ha commentato il decesso di don Colajacomo, direttore dell’Istituto salesiano “Don Bosco” di Perugia dal 2014 fino allo scorso agosto, avvenuto stamani, a causa del Covid-19, nell’ospedale San Paolo di Savona. Il cardinale, anche a nome dell’intera Chiesa diocesana perugino-pievese, ha espresso a tutta la comunità salesiana le sue profonde condoglianze e la sua vicinanza spirituale. «Nei sei anni che don Giorgio Colajacomo ha trascorso alla guida della famiglia salesiana di Perugia, incarnando fino in fondo lo spirito di Don Bosco – sottolineano in Curia -, non si è risparmiato nel promuovere diverse iniziative per il rilancio del Centro di formazione professionale, dell’Oratorio e delle attività educative e sportive rivolte alle giovani generazioni. Ha saputo tessere proficui rapporti con le Istituzioni civili umbre, esprimendo soddisfazione per il varo della recente legge regionale sulla formazione professionale». Don Giorgio Colajacomo era nato a Genova il 31 luglio del 1940 ed ordinato sacerdote il 5 marzo 1966. Da appena un mese don Giorgio era alla guida dell’Istituto salesiano di Alassio. Le esequie saranno celebrate nella chiesa Madonna degli Angeli di Alassio, sabato 10 ottobre, alle ore 15. A Perugia la comunità Salesiana e tutti i suoi amici si raccoglieranno in preghiera per la recita del Santo Rosario, venerdì 9 ottobre, alle ore 19, presso la sede dell’Istituto “Don Bosco. Il neo direttore, don Giovanni Molinari, ha espresso il profondo dolore della comunità salesiana per la morte del suo predecessore, ringraziando «il Signore per il dono di don Giorgio alla Congregazione salesiana, alla famiglia salesiana di Perugia e ai tantissimi amici che con tanta dedizione e passione ha amato e servito».

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UPS, il 15 ottobre l’inaugurazione dell’anno accademico

Giovedì 15 ottobre 2020 l’Università Pontificia Salesiana inaugura il nuovo anno accademico che segna la conclusione delle celebrazioni dell’80° dalla Fondazione, avvenuta il 3 maggio del 1940. 

La giornata si apre con la celebrazione eucaristica presieduta dal Rev.mo don Ángel Fernández Artime, Gran  Cancelliere dell’UPS e Rettor Maggiore dei Salesiani, e prosegue nell’Aula Paolo VI dell’Università con l’Atto  Accademico e la Prolusione della prof.ssa Marica Branchesi, Astrofisica del Gran Sasso Science Institute.  L’Atto Accademico verrà trasmesso in diretta streaming sul sito dell’Università. 

Tra gli invitati che hanno confermato la partecipazione: 

Virginia Raggi, Sindaca di Roma

Elena Bonetti, Ministra per le Pari  Opportunità e la Famiglia 

card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della  Congregazione per l’Educazione Cattolica 

Pietro Sebastiani, Ambasciatore d’Italia  presso la Santa Sede 

Rossana Ciuffetti, Direttore Scuola dello  Sport del CONI 

Andreas Corcorán, Vice Segretario  Generale della International Association of  Universities (IAU) 

Paolo Ruffini, Prefetto della Segreteria per  la Comunicazione della Santa Sede 

Giovanni Caudo, Presidente Municipio III  di Roma 

Isabel De Oliveira Capeloa Gíl, Presidente  della Federazione Internazionale della  Università Cattoliche (IFCU) 

Michael Murphy, Presidente della  European University Association (EUA) 

In rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza, la partecipazione all’Inaugurazione è solo su invito

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Museo Casa Don Bosco: le giornate d’inaugurazione

Dal 2 al 4 ottobre scorso, presso il cuore salesiano di Valdocco, si è tenuta l’inaugurazione del Museo Casa Don Bosco.

Qui è nata l’opera salesiana. Qui è nato il carisma salesiano.
Qui don Bosco e sua mamma Margherita
hanno accolto i primi ragazzi di strada, i primi orfani.
Qui siamo nati noi, salesiani di Don Bosco.
Sono sicuro che questa casa ti racconterà il grande dono
che è Don Bosco per i giovani
e per la Famiglia Salesiana di tutto il mondo.

(Don Ángel Fernández Artime – Rettor Maggiore e X Successore di Don Bosco)

Tre giorni di appuntamenti che si sono sviluppati dapprima con la conferenza stampa di venerdì 2 ottobre per gli operatori della comunicazione e gli addetti ai lavori; sabato 3 ottobre con la presentazione del Museo e il taglio del nastro per le autorità civili e religiose della città; domenica 4 ottobre, infine, con l’apertura ufficiale al pubblico del Museo.

Tra gli ospiti d’onore che hanno preso parte all’inaugurazione, oltre al Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime, 15 ambasciatori e ambasciatrici presso la Santa Sede, dove lavorano i Salesiani nel mondo, Vittorio Sgarbi (critico d’arte, saggista, politico, personaggio televisivo e opinionista italiano), Anna Laura Orrico (Sottosegretario al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo) e Chiara Appendino (Sindaco di Torino).

Tra gli interventi che hanno caratterizzato l’evento, Sergio Sabbadini, Responsabile progetto architettonico Museo Casa don Bosco, Massimo Chiappetta, Responsabile progetto museografico Museo Casa don Bosco, Don Cristian Besso, Responsabile progetto museologico Museo Casa don Bosco e Stefania De Vita, Direttrice del Museo.

Il Museo Casa Don Bosco racconta la vita di un uomo che è intervenuto socialmente e urbanisticamente nel tessuto cittadino di Torino, e ne ha cambiato il volto e la storia. Attraverso i laboratori, il lavoro e il primo contratto di apprendistato, ha trasformato lo sfruttamento minorile in un impiego con diritti e regolamenti.

(Stefania De Vita – Direttrice Museo Casa Don Bosco)

Valdocco, il nuovo Museo Casa don Bosco

INAUGURAZIONE – NEI LUOGHI DELLE ORIGINI DEL SANTO, UN RINNOVATO ALLESTIMENTO MUSEALE

Non poteva non diventare un Museo la casa di don Bosco. Lo era già nella sua dimensione di santità e bontà che ancora oggi e per il futuro anima la famiglia salesiana presente in tutto il mondo. Ma ora, dopo alcuni anni di progettazione e restauro nel cuore della prima missione salesiana…

Aperto il Museo Casa Don Bosco: “Una perla preziosa che testimonierà la grandezza di Don Bosco”

(Torino, 6 ottobre 2020) – Il Capitolo Generale 27° chiese al Superiore Generale della Congregazione Salesiana, il Rettor Maggiore, e al suo Consiglio, di prendere in mano i Luoghi Salesiani e farne qualcosa di speciale per il mondo salesiano. Quella consegna ha dato origine ad una realtà nuova: il Museo Casa Don Bosco, inaugurato solennemente a Torino-Valdocco, con tre giorni di eventi, nello scorso fine-settimana…

> Corriere della Sera Torino  > La Stampa  > Torino oggi  >Acistampa

Pagina Museo Casa Don Bosco
Sito Museo Casa Don Bosco

“Mossi dalla speranza” – In uscita il poster della Strenna 2021

«Mossi dalla speranza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)» è il titolo che il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha prescelto per il messaggio della sua Strenna per il 2021. Ecco, il poster per la Strenna inviato alle case salesiane di tutto il mondo.

 

“Quando ho conosciuto la frase che accompagnerà la Strenna per il 2021 ho pensato alla necessità di offrire attraverso l’immagine, ciò che per me è forte in quella preghiera… LA SPERANZA. E per noi, come comunità di credenti, la nostra speranza è riposta in Gesù. Spesso sentiamo in questi tempi in cui viviamo che le persone sono senza speranza. Basta una pandemia per far ‘tremare’ l’umanità e renderla molto più vulnerabile. E in quell’umanità ferita ci sono anche i nostri giovani… i privilegiati del nostro carisma.

Ecco perché, e quasi ‘pregando’, troviamo l’immagine di Gesù è al centro, che ci sostiene, ci invita a sollevarci, e non solo con la mano tesa, ma anche con lo sguardo comprensivo che dà dignità. E attorno c’è un ambiente che tende a convertirsi, da uno scenario grigio, scuro, denso, ad un altro pieno di colore, con la luminosità necessaria per vedere nei volti di chi ci riceve, la testimonianza di Cristo.

La nostra grande sfida, come Famiglia Salesiana, sia semplicemente quella di essere segno di Speranza, di mettere luce e colore, di guardare con sguardo comprensivo, di continuare a guarire e accompagnare ciò che questa pandemia ha ferito, di continuare ad essere attenti ai bisogni degli altri, come ci hanno insegnato Madre Mazzarello e Don Bosco”.

(Disegnatore Gustavo Daguerre)

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