Casa don Bosco resta aperta on line come museo virtuale

Pubblichiamo l’articolo di Marina Lomunno, uscito su Avvenire, sull’apertura online del museo Casa Don Bosco di Valdocco, inaugurato il 14 ottobre ma momentaneamente chiuso al pubblico per l’emergenza sanitaria.

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«Benvenuti a Valdocco, culla del carisma salesiano. Qui don Bosco e sua mamma Margherita hanno accolto i primi ragazzi di strada, i primi orfani. Qui siamo nati noi, salesiani di don Bosco. Sono sicuro che questa casa ti racconterà il grande dono che è don Bosco per i giovani e per la famiglia salesiana di tutto il mondo».

Sono le parole di don Ángel Fernández Artime, rettor maggiore e decimo successore del santo dei giovani che accolgono i visitatori del nuovo Museo aperto al pubblico nella Casa Madre dei salesiani, con accesso dal cortile interno della Basilica di Maria Ausiliatrice, lo scorso 4 ottobre ma momentaneamente chiuso a causa dell’emergenza Covid.

A tagliare il nastro con le autorità (lo spazio espositivo ha il patrocinio della Regione Piemonte e della città di Torino) è stato il rettor maggiore stesso che ha sottolineato come già il nome dato al Museo “Casa don Bosco” indichi lo spirito con cui si è pensato. E cioè, in 4mila metri quadrati, tre piani e 27 spazi espositivi, si vuole condurre il visitatore dai luoghi della prima comunità dell’oratorio inventato da don Bosco, spazi poveri e semplici come il refettorio dove mangiavano i primi ragazzi, alle camerette del santo, al lungo corridoio dove passeggiava confessando i suoi giovani, fino alle testimonianze provenienti da tutto il mondo dell’avventura educativa che oggi ha raggiunto i ragazzi “discoli e pericolanti” in 133 nazioni dei 5 continenti, come ha sottolineato don Cristian Besso museologo di Casa don Bosco.

«Ciò che desideriamo trasmettere a chi entra nel Museo – evidenzia don Guido Errico, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice – è il senso della comunità che ha creato attorno a sè don Bosco, con un piccolo nucleo di ragazzi poveri e orfani che vivevano qui giorno e notte, di una famiglia che oggi è diventata una “multinazionale educativa” con 14mila salesiani sparsi per il mondo, 30 santi e venerabili che perpetuano il sistema preventivo casa-scuola- mestiere ed educazione alla fede ma che non ha perso il senso delle origini: pastorale giovanile per i giovani più bisognosi, pastorale missionaria, devozione a Maria, pilastro del carisma salesiano».

Mamma e insegnante, una laurea in Storia dell’arte e una specializzazione in Museologia, Stefania De Vita è la direttrice del Museo che ha coordinato l’allestimento durato due anni catalogando migliaia di pezzi, «dagli oggetti personali di don Bosco a un affresco del ’300, ai paramenti dei primi collaboratori del santo, uno per tutti Michele Rua, dalle pietre che i ragazzi raccoglievano nei fiumi cittadini, il Po e la Dora, e portavano a Valdocco per costruire l’oratorio: il materiale espositivo è talmente ricco che ci sono due archivi a disposizione e i “pezzi” che non sono ancora visibili, nonostante l’ampiezza della superfice a disposizione, ruoteranno periodicamente nelle teche delle sezioni del Museo».

Insomma La Casa don Bosco non si può raccontare bisogna viverlaperché qui si respira il miracolo della vita di un santo contadino che, partito con la mamma dalle colline alla porte di Torino, ha saputo realizzare un sogno: dare speranza alla gioventù derelitta della Torino dell’Ottocento, conclude don Leonardo Mancini, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta: «Riscoprire le nostre origini percorrendo queste sale dove è nata la famiglia salesiana ci fa riscoprire l’idea di famiglia che ha spinto don Bosco a fondare la congregazione per dare di più ai ragazzi che hanno avuto di meno. Questi muri ci ammoniscono che questa continua ad essere la nostra missione».

«Purtroppo a causa della recrudescenza dell’epidemia che con l’ultimo Dpcm ha decretato il Piemonte Zona rossa da venerdì 6 novembre il Museo è chiuso – conclude don Errico – ma in un mese di apertura abbiamo staccato ben 1.600 biglietti e avevamo già molte altre prenotazioni. Speriamo che la Pandemia si affievolisca e che nel periodo natalizio “Casa don Bosco” possa riaprire». Per il momento sul sito www.museocasadonbosco.it si può entrare nel Museo virtualmente: quando sarà possibile la visita, gratuita e se si desidera guidata dai volontari, occorrerà prenotarsi alla mail: info@museocasadonbosco.

TGS Nazionale presenta il programma della Formazione on line 2020/2021

Il Consiglio Direttivo Nazionale dell’Associazione di Promozione Sociale TGS (Turismo Giovanile e Sociale) ha presentato una serie di incontri on line riservati ai soci TGS di tutta Italia che si terranno dal mese di novembre 2020 al mese di giugno 2021 utilizzando la piattaforma Google Meet.
Questa iniziativa nasce spontaneamente da una idea iniziale della “Commissione giovanile TGS Nazionale” che raccoglie giovani soci TGS da tutta Italia. La proposta è stata successivamente fatta propria dal Consiglio Direttivo Nazionale che il mese scorso ha avviato un sondaggio tra tutti i gruppi locali per definire nel dettaglio contenuti e modalità della formazione on line.
Il programma di formazione strutturato e articolato in collegamento remoto, seguendo l’esempio di analoghe iniziative di coinvolgimento dei soci “on line” dei mesi scorsi, come la rubrica “Viaggiando da casa” del blog TGS Nazionale, intende dare continuità alla formazione dei volontari e degli animatori nel territorio locale e, al contempo, rafforzare la rete associativa a livello nazionale, creando così momenti di incontro e confronto tra TGS Nazionale e gruppi locali. È importante sottolineare che si tratta di un percorso di formazione e di crescita nell’appartenenza associativa.
L’associazione salesiana TGS risponde in questo modo all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e al conseguente annullamento delle occasioni di incontro in presenza per tutto il 2020: l’Assemblea Nazionale, inizialmente prevista a Mogliano Veneto, si è svolta on line lo scorso mese di aprile, mentre il Weekend Formativo assieme a CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali), previsto a Torino a fine ottobre, è stato rinviato al prossimo anno. 
Il programma di “Formazione TGS Nazionale on line 2020/2021” risponde non solo ad una esigenza pratica e concreta di contatto e sostegno ai gruppi locali in questo periodo storico, ma anche e soprattutto a un desiderio di apprendimento e condivisione espresso dagli stessi soci TGS di tutta Italia. Inoltre questo programma prefigura una possibile modalità di approfondimento delle tematiche legate al turismo giovanile e sociale che, in caso di riscontro positivo, potrebbe essere riproposta negli anni a venire, a complemento e integrazione della più tradizionale formazione in presenza.
Gli incontri della Formazione TGS Nazionale on line 2020/2021 si terranno con due appuntamenti mensili il lunedì sera, dalle 21.00 alle 22.00, seguendo tre percorsi distinti ma complementari tra loro:

  • Ambito carismatico: identità, senso di appartenenza e vita associativa
  • Ambito comunicazione: raccontarsi e saper raccontare l’associazione
  • Ambito gestionale: nuove competenze per guidare l’associazione

Il programma di incontri alterna sessioni di studio proposte dai diversi membri del Consiglio Direttivo TGS Nazionale, interventi di relatori provenienti da altre realtà salesiane quali Salesiani per il Sociale, momenti di confronto e condivisione tra i gruppi TGS locali di tutta Italia. 
Nella sezione “Proposte, progetti e idee per il futuro: il dialogo con altre esperienze e realtà diverse” saranno presenti illustri ospiti: Don Gionatan De Marco, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI; Roberto Cavallo, fondatore della cooperativa Erica (Educazione, Ricerca, Informazione e Comunicazione Ambientale) ed esperto di turismo sostenibile; Maurizio Testa, Presidente di Artès ed esperto di turismo esperienziale; Anna Rastello, viaggatrice, blogger ed esperta di scienze umane.
Alla pagina “Formazione On Line” del blog TGS Nazionale è disponibile il programma costantemente aggiornato nonché i link ai moduli d’iscrizione per ciascuna sessione.

Guarda il programma

 

Salesiani Scandicci, apre la comunità semiresidenziale: “In tempo di chiusura…noi apriamo!”

Dal sito dei Salesiani di Scandicci.

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Oggi, venerdì 13 Novembre, memoria del Beato Artemide Zatti (infermiere), annunciamo l’apertura della Comunità Semiresidenziale, un bel segno di apertura alla città e al territorio in tempo di chiusura.

”In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”. Per chi frequenta ambienti salesiani (o conosce Don Bosco) questa frase la conosce molto bene. E’ stata radice, faro e orizzonte chiaro, per tutto il percorso di riflessione e realizzazione della nostra comunità semiresidenziale per minori Michele Magone a Scandicci. 

Due anni di riflessione, discernimento, studio, coinvolgimento di molte persone e professionalità, lavori e scelte, e adesso “Ci siamo!”. “Ci siamo” (finalmente!) è la frase che ricorre di più nei messaggi, nelle chiamate, negli incontri  che abbiamo fatto in questi giorni. E “Ci siamo” vuol dire “Esserci”, in modo pieno, essenziale, vuol dire “stare”… ad abbracciare,  ad incontrare, a sorridere, a piangere, a parlare, ad ascoltare. 

Un’idea che nasce anche come risposta ad un’esigenza del territorio per il quale  la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza ha sempre rappresentato una delle priorità nelle  politiche sociali e dove la sinergia con l’attività de La Melagrana Associazione di Promozione  Sociale Aps e dei Salesiani di Scandicci, che da sempre si propongono di realizzare attività  di prevenzione e di supporto alle famiglie, ha portato alla costituzione di una rete educativa  solida.  

La Semiresidenziale, situata in una vera e propria casa, accoglierà fino a 18 ragazzi al giorno,  maschi e femmine, dai 6 ai 14 anni, inviati dai servizi sociali del territorio o dall’associazione  stessa e sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 13.00 alle 19.00. 

A sostegno dei ragazzi è stata creata un’Equipe di educatori che metterà a disposizione tempo  e professionalità insieme a un gruppo di volontari attivi, pronti a condividere con passione le  varie sfide che si presenteranno. Una comunità educativa che accompagna, come una famiglia,  in questo lungo e meraviglioso cammino. Tutto con un obiettivo ben preciso: la relazione e la  fraternità.  

Guardando a don Bosco ed inserendoci nella cornice educativa del Sistema Preventivo, siamo  pronti a partire con questo nuovo e stimolante progetto, consapevoli che mentre tutto chiude,  noi apriamo. 

Oggi è Venerdi 13 Novembre 2020 

Si, venerdì 13… e per di più del 2020! 

No, non siamo scaramantici: siamo solo coraggiosi! 

Presidente La Melagrana Aps 

Yuna Kashi Zadeh

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Bari Redentore, l’intervista a don Francesco Preite: “Clan in agguato, i nostri ragazzi tornino a scuola”

La Repubblica ha intervistato don Francesco Preite, parroco e direttore di Bari Redentore sull’emergenza che sta travolgendo le famiglie in difficoltà: senza una connessione, seguire la scuola a distanza è impossibile. E i ragazzi hanno bisogno della scuola.

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L’ultima telefonata è arrivata da una mamma. «Viviamo in un monolocale in quattro: io, mio marito e due figli – ha implorato – Senza connessione Internet, senza un dispositivo per collegarsi alle lezioni. Mio figlio ha bisogno della scuola». Ancora un appello che ha fatto tremare il cuore di don Francesco Preite, direttore dell’istituto salesiano Redentore. Al parroco del quartiere Libertà i genitori affidano le loro ansie per i pericoli quotidiani e per le incognite sul futuro. «Comprendo le decisioni che servono ad arginare la pandemia – ripete don Francesco – ma ci sono ragazzi fragili da tutelare. Per loro uno Stato previdente deve immaginare qualche eccezione».

Chi sono i suoi ragazzi?
«Sono giovani con l’intelligenza nelle mani. Ragazzi svegli e vivaci, con grande praticità ed enorme voglia di applicarsi. Non mi piace stigmatizzarli come giovani che hanno vissuto un fallimento nel tradizionale percorso scolastico, ma certamente sono arrivati da noi perché hanno avuto delle difficoltà. Ora studiano per diventare elettricisti o meccanici».

Voi intervenite in piena età dell’obbligo scolastico.
«Al momento abbiamo 60 ragazzi da 14 a 18 anni. Nello specifico una ventina sono più grandicelli e hanno un percorso già avviato, giunto ormai alla fase dei tirocini e degli stage, mentre due classi da 20 allievi ciascuna sono in pieno obbligo formativo, da 14 a 16 anni. Abbiamo partecipato anche a un avviso pubblico contro la dispersione scolastica».

I più piccoli sono arrivati a gennaio.
«E subito il lockdown ha interrotto le lezioni in presenza. Neppure il tempo di ritrovarsi a settembre, che l’ordinanza regionale ha imposto anche al Redentore la Fad, ovvero la formazione a distanza, esattamente come per la didattica nelle scuole statali. Questa pandemia sanitaria si sta trasformando sempre più in pandemia educativa, con disastri ed effetti peggiori. Evidenzia le disparità di chi possiede e di chi non ha i mezzi, mette a nudo le fragilità di una società che non riesce a tutelare e a garantire i diritti specialmente alle fasce più giovani e più fragili».

Gli appelli delle famiglie sembrano rimbombare.
«Le lezioni da casa non sono uguali per tutti: il mondo della formazione professionale non ha ricevuto alcun aiuto per sostenere l’acquisto di device per le famiglie. Purtroppo l’alternativa è la strada, e per strada non ci sono sempre persone amiche. Ci sono i clan, che non aspettano altro che approfittare delle difficoltà della povera gente».

I ragazzini senza scuola sono le prede più appetibili, quando la crisi morde.
«Io sono preoccupatissimo, perciò chiedo di intervenire prevedendo una serie di deroghe. Noi abbiamo un numero davvero esiguo di alunni: disponiamo peraltro di spazi enormi, in cui sarebbe possibile frequentare le lezioni delle materie base rispettando tutti i protocolli di sicurezza e le distanze necessarie».

La Puglia rischia di diventare zona rossa.
«Non metto in dubbio che la priorità sia tutelare la salute e contenere il rischio del contagio. Ma mi chiedo: fra la strada e la scuola, quel è il luogo più sicuro? Pensiamo almeno ai minorenni in pieno obbligo formativo. La strada certamente non rispetta i protocolli sanitari. Non rubiamo loro il futuro: stiamo vedendo con quale forza e con quale violenza si esprime poi la rabbia dei ragazzi delle periferie del mondo, che si sentono derubati e dimenticati. È ora di intervenire, di trovare una soluzione condivisa. Prima che sia troppo tardi».

 

FCA riceve un riconoscimento dall’UNHCR per l’inserimento lavorativo dei rifugiati formati al CFP dell’Agnelli di Torino

Pubblichiamo un articolo uscito su Avvenire dove si riporta la notizia del riconoscimento ottenuto da Fiat-Chrysler “Welcome Working for refugee integration per l’impegno nell’inserimento lavorativo dei rifugiati. Questi ragazzi, prima di lavorare per FCA, sono stati formati dal Cnos Fap dell’istituto Agnelli di Torino.

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L’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) ha conferito oggi a Fiat-Chrysler il prestigioso logo Welcome Working for refugee integration per l’anno 2019, per l’impegno dimostrato nella promozione di interventi specifici per l’inserimento lavorativo dei rifugiati. Il riconoscimento è stato assegnato grazie alla partecipazione di Fca al progetto MOI, “Migranti, un’Opportunità d’Inclusione”, nato da un’intesa tra il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, la Prefettura, la Diocesi di Torino e la Fondazione Compagnia di San Paolo. L’obiettivo è di contribuire alla risoluzione della condizione dell’ex-MOI di Torino (Mercato Ortofrutticolo all’Ingrosso, divenuto villaggio olimpico per l’Olimpiade invernale Torino 2006) dove quattro stabili erano occupati (fino a luglio 2019) da diverse centinaia di persone immigrate, in condizione di degrado e disagio, alle quali il progetto ha offerto percorsi di accompagnamento individualizzato per l’autonomia abitativa e lavorativa e concrete opportunità di inclusione sociale.

L’impegno di FCA nel progetto, grazie ad una collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo, è consistito nell’organizzazione e nell’erogazione di un percorso formativo rivolto a 15 persone del MOI (gli stati di provenienza erano Sudan, Nigeria, Somalia, Burkina Faso, Ghana, Mali, Togo), con la finalità di prepararli al mondo del lavoro. Il percorso formativo si è focalizzato sulle competenze richieste dal processo produttivo:
– Formazione generale (200 ore, inclusa lingua italiana e conoscenze tecniche di base): realizzata dal Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale (CNOS FAP) con il contributo di FCA e della Fondazione Compagnia di San Paolo
– Formazione specialistica (160 ore, conoscenze World Class Manufacturing): realizzata direttamente da docenti FCA
– Patentino da carrellista (40 ore)

Al termine del percorso formativo le persone sono state introdotte al mercato del lavoro italiano, grazie anche al coinvolgimento da parte di Fca di alcune Agenzie per il Lavoro e, quattro di loro, John (Nigeria), Mare (Burkina Faso), Adam e Amir, entrambi del Sudan, sono stati impiegati, ad ottobre 2019, nello stabilimento Sevel di Atessa (Chieti), con contratto di somministrazione annuale. “L’inserimento lavorativo dei quattro rifugiati è stato un successo sotto il profilo professionale, con il rinnovo contrattuale appena arrivato per gli aspetti di inclusione sociale, con il team Sevel e la comunità locale per temi più personali come la possibilità di supportare in modo continuativo la famiglia rimasta nel paese di origine e di considerare il ricongiungimento familiare”, sottolineano fonti aziendali.

Avvenire
CFP Agnelli

 

Pastorale Giovanile ICP, 15 novembre è MGS Day: nel cuore del mondo!

Il tradizionale appuntamento dell’MGS Day, che raduna più di 500 giovani del Movimento Giovanile Salesiano, si terrà quest’anno in versione online nella giornata di Domenica 15 Novembre.

La partecipazione all’evento sarà possibile grazie alle dirette streaming accessibili su:

Pagina Live di PGDonBosco
Pagina Facebook di MGS Piemonte e Valle d’Aosta
Pagina YouTube di MGS Piemonte e Valle d’Aosta

Visita su PGDonBosco la landing page dedicata

Il programma della Mattinata prevede:

  • ORE 9.15

    Accoglienza on line. Scaldiamo i motori.

  • ORE 9.30

    Ci siamo tutti? Si parte!

    L’Ispettrice, Sr Emma Bergandi introduce al senso della giornata.

  • ORE 09.40

    Breve presentazione del testimone che avremo nel pomeriggio: Andrea Franzoso.

  • ORE 09.45

    Una sfida da vivere insieme.

11:00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA

PER CHI NON PUO’ PARTECIPARE IN PRESENZA.
Dalla Basilica Maria Ausiliatrice di Torino.

PAUSA PRANZO

IL CORTILE DIGITALE.
Don Alberto Goia, attraverso la piattaforma Zoom, guiderà il momento di animazione.

Il programma del Pomeriggio prevede:

  • ORE 14.30

    Si riprende tutti insieme.

  • ORE 14.45

    Il SOGNO DEI NOVE ANNI.

    Come non ve lo hanno mai raccontato.

  • ORE 15.00

    La parola al testimone del giorno: ANDREA FRANZOSO

  • ORE 16.00

    Si lavora e condivide per centri salesiani di appartenenza.

17.00: CONCLUSIONE DELLE ATTIVITÀ

Si riprende tutti insieme;
Saluti dell’Ispettore, don Leonardo Mancini;
Saluti finali.

I Salesiani in Italia rispondono all’emergenza Covid-19. Un aiuto da parte di USAid a VIS, Salesiani per il Sociale APS e CNOS Fap

Sull’edizione di oggi, martedì 10 novembre, dell’inserto “Buone Notizie” del Corriere della Sera, si parla del progetto Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19, finanziato da UsAid e portato avanti in Italia da VIS, Salesiani per il Sociale APS e Cnos-Fap. 

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La cooperazione internazionale? Si fa (anche) a casa nostra. Lo sa bene il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), che fino a ottobre 2021 sarà impegnato come capofila di Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19, il progetto finanziato da UsAid (U.S. Agency for International Development), l’agenzia che gestisce il programma di assistenza economica e umanitaria degli Stati Uniti in più di 80 Paesi del mondo.

L’organizzazione non governativa salesiana – che dal 1986 si occupa di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale in Italia e in altri 40 Paesi del mondo – è stata scelta per rispondere e affrontare le conseguenze economiche, sociali ed educative della pandemia. Sedici le regioni italiane interessate; 24.480 le persone che verranno raggiunte, appartenenti a categorie vulnerabili; 380 le famiglie che riceveranno aiuti alimentari. E ancora, 249mila i dispositivi di protezione individuale (mascherine, gel, guanti); 7.500 i kit didattici e 470 i supporti informatici che saranno distribuiti.

Sensibilizzazione

Il progetto è sviluppato su tre componenti: risorse digitali (kit didattici, corsi online, video con lettura delle fiabe de «L’orizzonte alle spalle», il libro realizzato dal Vis sui racconti dei migranti) per promuovere percorsi di formazione rivolti a ragazzi, famiglie e insegnanti (#restiamoattivi ); sostegno a studenti vulnerabili che hanno subito una sospensione dei loro corsi salesiani di formazione professionale, perché anche a distanza possano proseguire i loro studi ( FormAzione per la ripresa ); infine, con #noicis(t)iamo , distribuzione di protezioni individuali e beni di prima necessità a famiglie bisognose (con una card per fare la spesa da soli e scegliere cosa acquistare, accompagnati da un’azione di sensibilizzazione sui consumi responsabili e sul riciclo) e sostegno a migranti e rifugiati nei centri della Sicilia.

«I salesiani di tutto il mondo si sono mobilitati fin da marzo per cercare di essere accanto ai più bisognosi, anche nei mesi del lockdown», spiega Nico Lotta, presidente di Vis: «Abbiamo convertito i nostri progetti in corso nel Sud del mondo per cercare di rispondere ai nuovi bisogni emersi con la pandemia. Allo stesso tempo ci siamo sentiti chiamati a intervenire in modo urgente anche in Italia». Per questo «ci siamo uniti ad altri tre enti salesiani, Salesiani per il Sociale Aps , Salesian Missions e CNOS-FAP , in un progetto che potesse rispondere alle conseguenze dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese», aggiunge, richiamando quello che dalle origini è il focus di tutti gli interventi portati avanti: «Secondo il carisma di don Giovanni Bosco operiamo nella convinzione che solo attraverso l’educazione si possano promuovere i diritti, superare le disuguaglianze e combattere alla radice le cause della povertà. Per questo, ad esempio, anche nei progetti che riguardano più in generale l’ambiente o il contrasto alla migrazione irregolare, c’è sempre una componente legata alla formazione che permette una vera autonomia e un reale sviluppo delle persone e della comunità», conclude.

Innovazione

Non è, quindi, un caso se tra gli 83 progetti di cooperazione internazionale portati avanti si trovano anche Ghana Greenhouse , volto a introdurre le serre come strumento innovativo per permettere ai contadini di coltivare in un ambiente protetto anche piante non autoctone; Etiopia Since , destinato a mitigare il fenomeno migratorio creando opportunità di impiego per giovani tra i 18 e i 35 anni in condizioni di vulnerabilità, potenziali migranti e migranti di ritorno; o Palestina Nur , che vuole favorire l’impiego di fonti rinnovabili e l’autonomia energetica della Palestina con corsi di formazione e il posizionamento di pannelli solari negli edifici pubblici.

Lo spirito che anima questi progetti è ben sintetizzato nel motto «Insieme, per un mondo possibile» e nella spiga e nel ramoscello di ulivo nel logo del Vis, simbolo del diritto al cibo e a un’esistenza serena per ogni bambino e giovane sulla terra.

 

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Tempio Don Bosco Roma, procedono i lavori di restauro

Pubblichiamo un articolo di ANS sul “cantiere” aperto alla Basilica minore di San Giovanni Bosco, nel quartiere di Cinecittà a Roma.

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(ANS – Roma) – La Basilica minore di San Giovanni Bosco, nel quartiere di Cinecittà a Roma, è un luogo di culto centrale per il territorio, un crogiuolo di opere d’arte, oltre che la maggiore parrocchia di Roma per numero di fedeli. Al tempo stesso, è anche un “cantiere aperto” da molto tempo, per via di importanti lavori di restauro cui è sottoposta; ma né questo, né la pandemia, fermano lo zelo apostolico dei salesiani e dei loro collaboratori laici che la animano.

Gli interventi di Restauro e Risanamento Conservativo nella Basilica sono iniziati, a livello progettuale, nel 2006. Nel 2008 sono stati restaurati il prospetto e il pronao, dotati anche di una nuova illuminazione led. Nel 2015 il restauro ha riguardato tutte le formelle in bronzo della via Crucis e degli altorilievi ai lati dell’altare maggiore.

Attualmente, a partire dal 2018 e con scadenza dei lavori fissata al 2021, lo Studio d’architettura “Carrino Conti Architetti Associati” con la collaborazione dell’arch. Michela Marzoli e la consulenza di Massimiliano Baldieri per i lavori di illuminazione, sta procedendo al restauro:

– della cupola maggiore, che raggiunge i 60 metri di altezza e misura 30 metri di diametro, una struttura imponente che ha richiesto un ponteggio di 161 tonnellate;

– del mosaico posto alla base del tamburo della cupola maggiore, una superficie di circa 250 mq in cui sono rappresentati i sogni profetici che illuminarono la missione di Don Bosco;

– del lucernario della cupola maggiore, esteso per una superficie complessiva di circa 50 mq;

– del mosaico posto alle spalle dell’altare maggiore, “La gloria di Don Bosco”, con una superficie di circa 100 mq;

– e delle due torri campanarie.

Senza dimenticare, poi, la nuova illuminazione della navata centrale, della cupola maggiore e dei mosaici restaurati e altri lavori di restauro o sostituzione di strutture minori interne ed esterne alla Basilica; e altri interventi già programmati per il futuro.

La corretta organizzazione dei lavori non altera né le attività liturgiche, né quelle pastorali o sociali. “Continuiamo a fare tutto quello che possiamo fare: i lavori non incidono; piuttosto, ovviamente operiamo nel rispetto delle attuali normative: le Messe e i sacramenti sono celebrati con un numero massimo di 200 persone” spiega don Roberto Colameo, il parroco del Tempio Don Bosco.

Già da settembre è ripresa anche la catechesi sacramentale con i più piccoli: “Abbiamo grandi spazi e possiamo farli in tutta sicurezza”.

E alle limitazioni stabilite per contrastare i contagi di Covid-19 viene data sempre una risposta nel segno della creatività: “Con gli ultimi decreti in oratorio alcune attività sportive non si possono fare più, ma si possono fare altri giochi che facciano comunque divertire i giovani e farli crescere in un ambiente sereno e sicuro” aggiunge il parroco.

Di fronte alle necessità di tante persone in difficoltà proprio a causa della pandemia, la parrocchia mantiene sempre attive le sue attività caritative: “Anche la solidarietà non si ferma mai. Nella nostra parrocchia è attiva dal lunedì al venerdì la mensa della XX Prefettura diocesana, che continua ad accogliere bisognosi. Semplicemente, siccome non possono mangiare dentro, prepariamo prima i pasti e li consegniamo già pronti a chi ne ha necessità” conclude don Colameo.

 

Sito di ANS

MGS Italia Centrale, l’anniversario della prima spedizione missionaria si celebra online

Pubblichiamo l’invito del MGS Italia Centrale a festeggiare l’anniversario della prima spedizione missionaria, partita da Genova l’11 novembre 1875, con la modalità online.

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Il prossimo mercoledì 11 novembre sarà vissuto l’Anniversario della Prima Spedizione Missionaria online così da permetterci di condividere questa giornata importante per la nostra famiglia.

L’invito è aperto a tutti: laici corresponsabili, giovani, comunità religiose.

Il Programma dettagliato lo trovate in ALLEGATO insieme alla Locandina. Vivremo la giornata in quattro MOMENTI che ci faranno fare un itinerario nella storia tra passato, presente e futuro, insieme a dei momenti di preghiera. Molto importante sarà il momento della condivisione del Sogno Missionario per l’MGSIC e della Buonanotte.

 

Il riscatto delle donne riparte anche dalla cucina – Le cuoche combattenti del Cnos Fap di San Benigno

Pubblichiamo un articolo de La Stampa, a firma di Alessandra Iannello, sul progetto Pathways: per 22 donne vittime di tratta delle schiave l’opportunità di riscatto è rappresentata dai corsi di formazione nel settore alberghiero e ristorativo organizzati dalla CRI, in collaborazione con il Centro Nazionale delle Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale.

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Le donne devono stare in cucina. Quella che può sembrare un’offesa sessista, in realtà è stata presa alla lettera per riscattare vite che, lontane dai fornelli, avrebbero avuto poche possibilità di emergere.

Pasticcere e pastaie a Torino

Come è successo a Siddhi, 42 nigeriana, arrivata in Italia poco più che bambina e costretta a una vita da incubo. La sua rivincita è arrivata grazie alla Croce Rossa e al progetto europeo Pathways che coinvolge anche Grecia e Gran Bretagna. Per 22 donne vittime di tratta delle schiave l’opportunità di riscatto è rappresentata dai corsi di formazione nel settore alberghiero e ristorativo organizzati dalla CRI, in collaborazione con il Centro Nazionale delle Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale. Dopo un mese di lezioni teoriche e laboratori di cucina, pasticceria e pulizie nel centro salesiano di San Benigno (Torino), le ragazze hanno potuto svolgere uno stage di 60 ore e, successivamente, un tirocinio finalizzato all’inserimento lavorativo di sei mesi. «A montare gli albumi a neve ci pensa Cindy – dice Daniela Gilardo, la docente del corso che tutte chiamano maestra – perché non solo realizza un prodotto perfetto ma lo fa cantando e ballando». Il buon umore si diffonde in tutta la cucina del centro di San Benigno, dove, a fine corso, si ripassano le ricette e si memorizzano i nomi più difficili degli ingredienti. La maestra riscrive alla lavagna le dosi per gli impasti, le ragazze prendono appunti, memorizzano e si esercitano ai fornelli. «È impossibile dimenticare quello che ho passato – confida Ritha, mamma di un bambino di sei anni, anche lei nigeriana e anche lei arrivata in Italia quando era ancora una ragazzina – ma impegnarmi in questo corso è una distrazione e allo stesso tempo una speranza. Nonostante tutto il dolore, la vita continua e avere delle persone accanto a me che mi dicono “Ce la puoi fare” mi dà la forza».

L’etichetta delle Cuoche Combattenti Marmellate contro la violenza a Palermo

«Mai più paura, mai più in silenzio, non siamo vittime ma combattenti». Questo il motto delle Cuoche Combattenti, un gruppo di donne vittime di violenza che hanno aperto a Palermo un laboratorio di trasformazione e produzione alimentare. «Il progetto – ricorda la titolare Nicoletta Cosentino – nasce nel 2017, dopo aver frequentato una borsa lavoro proposta dal centro antiviolenza Le Onde Onlus, presso un laboratorio di trasformazione alimentare. In seguito ho avuto accesso al progetto VITAE (Violenza verso le donne: Iniziative Territoriali per l’Autonomia e l’Empowerment). Dopo un anno di presentazioni del progetto e ricerca di finanziamenti attraverso eventi di crowdfunding, ho presentato richiesta di un finanziamento di Microcredito presso la Banca Popolare Etica, a cui si aggiunge il supporto economico della rete Nazionale D.i.Re (Donne in Rete contro La violenza) che mi ha assegnato una Dote di libertà prevista a sostegno delle donne seguite dai centri antiviolenza aderenti alla rete». Apre così, il 27 settembre 2019, il laboratorio artigianale Cuoche Combattenti nato dall’idea di sviluppare autonomia e indipendenza economica per donne che escono da relazioni violente e che intraprendono un percorso di rinascita personale e professionale. Il catalogo delle cuoche palermitane comprende conserve, confetture extra di frutta di stagione, pesti di ortaggi, prodotti da forno e altre bontà di frutta secca. Le materie prime provengono tutte dal territorio siciliano, innescando così un circolo virtuoso che sostiene lo sviluppo dell’economia del territorio. I prodotti delle «Cuoche Combattenti», acquistabili online nell’e-commerce del sito, si caratterizzano per l’Etichetta Antiviolenza, che veicola messaggi per combattere la violenza sulle donne, smontare stereotipi e ruoli relazionali che autorizzano abusi, smascherare la violenza psicologica e rinforzare l’autostima e la libertà personale. Al frantoio L’olio rosa della Toscana Cassa integrazione, smart working, licenziamenti.

Gli incubi legati al Covid 19 passano anche per il mantenimento del proprio posto di lavoro. A questo deve aver pensato in quest’ultimo periodo Judyta Tyszkiewicz – polacca di nascita, ma toscana d’adozione – che ha lasciato il lavoro di assistente dentista e nel 2012 ha fondato la Ranocchiaia, a San Casciano Val di Pesa (Firenze) insieme con il marito Gian Luca Grandis. Per dare una mano alle donne della sua comunità, ha riunito sette donne e ha realizzato un frantoio tutto in rosa. C’è Natalia (ristoratrice e mamma di un bimbo di 5 anni), Sofia (studentessa di Agraria), Emilia (due figli di 8 e 16 anni), Donatella (un figlio di 19 anni), Silvia (sorella di Gian Luca) e Nicole, l’aspirante attrice che ha ereditato dai nonni in Puglia la passione per l’olio extravergine d’oliva. Storie tutte diverse, ma in un momento così difficile per l’emergenza sanitaria ognuna di esse ha trovato nell’azienda agricola toscana una seconda opportunità. Infatti, a causa del Covid 19 alcune di loro sono state messe in cassa integrazione dalle aziende per cui lavoravano, altre invece arrivano al frantoio Grandis appena finito il turno di smart working a casa. «Sono orgogliosa della mia squadra – spiega Judyta – perché insieme, grazie a un po’ di flessibilità e cercando di venire incontro alle necessità di ognuna, riusciamo a produrre un olio Evo di alta qualità».