Proposte Elledici per l’estate 2021

Di seguito le due proposte estive dell’Editrice Elledici per l’Estate 2021!

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L’estate è ormai alle porte; anche se sarà segnata da molte incertezze, e da alcune prudenziali restrizioni iniziano le programmazioni per Estate Ragazzi, Campi estivi, Grest e molte alte iniziative che coloreranno gli oratori e sosterranno ragazzi e famiglie in questi momenti di ripartenza dopo i mesi più duri della pandemia.

L’Editrice Elledici, sempre attenta a fornire sussidi innovativi e attuali ha preparato due proposte per l’estate.

La prima proposta è il sussidio Sei dei nostri!, in formato cartaceo per l’animazione delle Estati Ragazzi legato alle tematiche ecologiche tanto care a papa Francesco della Laudato si’ e di Fratelli tutti.

La seconda proposta, InTesSì la Vita, è in formato pdf, scaricabile in modo completamente gratuito da varie piattaforme, per l’animazione di campi in montagna della durata di sei giorni che trae spunto dall’esperienza di don Bosco e dalla Christus Vivit, utilizzando la felice immagine di un arazzo per indicare come Dio intesse la trama della nostra vita.

La prima proposta: Sei dei nostri!
Il sussidio “ecologico” per l’Estate ragazzi e i Grest

Uscirà ai primi di maggio, ma ci sono già ampie anticipazione, il sussidio estivo dall’editrice Elledici dal titolo Sei dei nostri. Innovativo, moderno e colorato, nasce dalla collaborazione dell’editrice con il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e con il vasto movimento dei gruppi della Laudato si’ e si collega ai temi che hanno ispirato le ultime encicliche di Papa Francesco: quelli dell’ecologia e della fratellanza.

Hanno coordinato la preparazione del sussidio Elledici don Valter Rossi, già direttore delle riviste Mondo Erre e Dimensioni Nuove e attualmente direttore di Dossier Catechista, e Enrico Molineri, cooperatore salesiano, da anni impegnato nella diffusione delle tematiche ecologiche care a papa Francesco.

Le tematiche

In questo periodo, segnato dalla distanza e dalla paura dell’altro, il tema dell’ecologia integrale illuminata dalla Laudato si’, è la chiave per un mondo migliore in cui tutti possano sentirsi a casa propria, tutti fratelli e amici, protagonisti di un futuro migliore.

Le tematiche proprie della Laudato si’ (risposta al grido della Terra e al grido dei poveri, ripensamento dell’economia in un’ottica ecologica, l’adozione di uno stile di vita semplice, istruzione per creare consapevolezza ecologica, coinvolgimento comunitario e partecipazione attiva alla cura della creazione senza dimenticare una spiritualità capace di riscoprire e valorizzare la natura e il Creato) sono presentate attraverso una storia avventurosa e vivace.

La trama 

Nonno Eco e la nipotina Jia sono i nostri protagonisti di un’estate diversa dal solito e con quel pizzico di avventura che rende tutto interessante: su un modernissimo aereo quantico ad energia solare, girano il mondo incontrando amici impegnati nella costruzione di un mondo migliore e più giusto. Eco è come un vecchio e possente albero, è il nonno saggio, che abbraccia passato e futuro, con una visione globale del mondo. Jia è come una foglia, conosce solo quello che c’è in una città moderna, ma è curiosa, fa le domande giuste al nonno e a quelli che incontra, e invita tutti a farsi delle domande su come stanno vivendo e su come si potrebbe vivere meglio. Ma non sempre, anzi quasi mai, fare le domande giuste lascia tranquilli.

Un fantomatico Gruppo X, infatti, si accorge della loro attività, e ne avverte la pericolosità. Loschi personaggi cercano di contrastarli in ogni modo, e di impossessarsi di un libro che contiene scottanti informazioni che potrebbero mandare in crisi i loro discutibili affari. E mentre si prepara la festa finale…

l contenuti del sussidio

La storia a puntate di Eco, Jia e dei loro amici è corredata da schede tematiche e contenutistiche, approfondimento della Laudato Si’, giochi per grandi e piccoli, attività formative di gruppo e proposte di laboratori, preghiere per iniziare o concludere le giornate. Sono previste anche alcune schede formative per gli animatori, chiamati a vivere in prima persona ciò che faranno sperimentare ai bambini e ai ragazzi. Sono state preparat grazie agli interventi qualificati di interventi qualificati di alcuni esperti.

  • Cambiamenti Climatici, (Luca Mercalli, metereologo e divulgatore scientifico);
  • Economia, (Suor Alessandra Smerilli, Figlia di Maria Ausiliatrice, è un’economista,docente di economia politica e statistica presso la Pontificia Università Auxilium, consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, sotto-segretario per il Settore Fede e Sviluppo del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale);
  • Spiritualità Ecologia integrale, (don Joshtrom Kureethadam, Coordinatore del Settore “Ecologia e Creato” del Dicastero Vaticano per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale);
  • Stili di vita (Maurizio Pallante, Saggista consulente per il ministero dell’Ambiente riguardo all’efficienza energetica. Nel 2007 è stato il fondatore del Movimento per la Decrescita Felice)

Molti disegni originali corredano l’impianto grafico.

Il sussidio è pensato anche nell’ottica delle restrizioni dovute alla pandemia, che verosimilmente continueranno a limitare le esperienze di massa dei Centri estivi, concentrandosi su gruppi più piccoli di animatori e bambini nei quali poter vivere un’esperienza gioiosa e di svago, ma anche di maturazione e di fede.

Le canzoni

Sono ormai pronte anche due canzoni.

La prima è un inno/tormentone dell’estate, dalle sonorità molto dance, con tanto di balletto e animazione, che verrà reso disponibile gratuitamente sul canale YouTube della Elledici, dal titolo, ovviamente, Sei dei nostri!

Il secondo brano, Kyamarou Kandjera, è un good African traditional rhythm, con immagini del balletto girate sia in Italia che in Nigeria in un innovativo gemellaggio tra animatori, e sarà disponibile anch’esso ai primi di maggio.

In attesa dell’uscita del sussidio è possibile avere maggiori informazioni e visionare già una parte del materiale sul sito della Elledici: https://www.elledici.org/sussidi/sussidio-2021/

La seconda proposta: InTesSì la Vita

Sussidio per una settimana di Campo scuola

Il sussidio per i campi scuola e le settimane residenziali è concepito nell’ottica delle restrizioni dovute alla pandemia e comunque diffuso nella speranza che si possano vivere settimane residenziali formative in montagna o in luoghi di colonia per ragazzi e ragazze.

È stato preparato dai giovani salesiani dello studentato filosofico di Nave che lo renderanno disponibile gratuitamente in formato pdf e su altri supporti.

Le tematiche

Il messaggio intorno a cui si dipana l’avventura è molto semplice e prezioso: anche se vedo la mia vita piena di cose apparentemente senza senso, per Dio invece non è così; la vita di ognuno è preziosa perché è voluta e accompagnata da un Dio che ci ama. Solo con gli occhi di Dio potrò riconoscere la mia bellezza e quella degli altri.

Il racconto rielabora alcune intuizioni contenute nel sogno fatto da don Giovanni Bosco all’età di nove anni e dall’invito contenuto nella Christus Vivit al n° 198 in cui compare la felice immagine di un arazzo per indicare come Dio intesse la trama della nostra vita. Da qui il titolo del sussidio: InTesSì la Vita (Tu, o Dio, intessi la mia vita e quella di tutti; in Te sì, o Signore, c’è vita, perché tu fai vivere tutto).

La trama

La storia è ambientata a Tapestry Island, un’isola in cui ogni persona “possiede” un arazzo, che gli abitanti chiamano “disegno”, il quale si tesse costantemente sul grande muro nella piazza principale della città. Tutti sanno di avere il proprio disegno, ma nessuno sembra sapere che significato abbia, però credono che sia il Grande Sarto ad intesserli tutti.

Lì vivono Davide e Jonathan, due giovani che, provocati da alcuni loro coetanei, iniziano a farsi domande importanti e vitali. Per rispondere a tali domande inizieranno un viaggio che li porterà sulle altre isole del loro arcipelago ad incontrare personaggi alquanto originali. I primi incontri li lasceranno insoddisfatti, ma alla fine, inaspettatamente, troveranno gli indizi giusti per le risposte che cercavano e torneranno alla loro isola in modo nuovo.

I contenuti del sussidio

Dopo un prologo introduttivo, sono previste sei giornate di attività, alle quali corrispondono sei puntate della storia.

Ogni giorno di attività è diviso nel sussidio in cinque sezioni sempre uguali che corrispondono ad altrettanti momenti da far vivere ai ragazzi: la puntata del giorno, l’attività formativa, la preghiera, un episodio tratto dalla vita di Don Bosco e un grande gioco.

C’è un copione teatrale pronto per essere interpretato dagli animatori, e un video già pronto con le scenette. Pratici QRcode indirizzano al copione stampabile, ai video, ai materiali extra per i giochi e le attività formative alle canzoni originali.

Le canzoni

Sono disponibili alcune canzoni in stile musical con le registrazioni audio e i video che presentano i passi della coreografia.

InTesSì la Vita, l’inno ballabile del campo, che invita a trovare le risposte che paiono impossibili tra i fili aggrovigliati della vita.

Ci sono poi alte canzoni inserite all’interno del copione: Le spalle al grande muro; Il grande salto; Oltre il groviglio.

In arrivo il sussidio ecologico per l’Estate Ragazzi e i Grest Elledici

Anche per quest’anno è in uscita il sussidio estivo Elledici. Don Valter Rossi, direttore della rivista Dossier Catechista spiega il sussidio in un’intervista riportata su Vatican News. Quest’anno

i temi del progetto sono: l’ecologia integrale e la “Laudato si” di Papa Francesco. Di seguito l’articolo pubblicato oggi, 13 aprile 2021, su “Vatican News“.

“Sei dei nostri!” è il titolo del tradizionale sussidio dell’editrice Elledici per i centri estivi dedicati ai più giovani. Nell’Anno speciale di anniversario della Laudato si’ di Papa Francesco l’editrice salesiana, su proposta del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha scelto di dedicare l’edizione 2021 all’ecologia integrale.

Giada Aquilino – Città del Vaticano

“Non dobbiamo raccontare una storia, ma dobbiamo far vivere ai ragazzi un’esperienza, per cui tutto, dai giochi alle attività, dalle avventure raccontate alla scenografia, coinvolge all’interno di un ambiente e di un tema: quest’anno si è scelto il tema dell’ecologia integrale e della Laudato si’ di Papa Francesco”, nell’Anno speciale di anniversario dell’enciclica del Pontefice del 2015. Così don Valter Rossi, direttore del Dossier Catechista della Elledici anticipa a Vatican News “Sei dei nostri!”, il tradizionale sussidio della editrice salesiana ideato per l’Estate Ragazzi, i Grest, i campi scuola, le realtà cioè che – con centri estivi, animazioni e iniziative – accompagnano i più giovani dopo la fine dell’anno scolastico. Ne è stata un esempio l’Estate Ragazzi voluta lo scorso anno dal Papa all’interno delle mura vaticane, come oratorio estivo animato da giochi, sport e attività ludiche.

La collaborazione
Il sacerdote salesiano è uno dei curatori dell’edizione 2021, in uscita questo mese. In nove capitoli, il sussidio ospita le vicende di Nonno Eco e della nipotina Jia: “girano per il mondo incontrando vari personaggi, esperti di ecologia, persone impegnate socialmente, ponendo loro domande e cercando, non senza confrontarsi con figure che li metteranno in difficoltà, di aiutare il mondo a migliorare”, spiega don Valter.

Il lavoro nasce dalla collaborazione della Elledici con il settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che ha proposto l’iniziativa, e con varie realtà impegnate nella cura della casa comune. A fare da filo conduttore sono le tematiche proprie della Laudato si’, dalla risposta al grido della terra e dei poveri alla spinta verso altri modi di intendere l’economia e il progresso, dall’adozione di uno stile di vita alternativo, superando l’individualismo, all’istruzione per creare consapevolezza ecologica, dal coinvolgimento comunitario nella cura della creazione ad una spiritualità capace di riscoprire e valorizzare la casa comune.

L’intervista a don Valter Rossi

Un’uscita verso gli altri nel mondo
“Quella della Laudato si’ – chiarisce ancora il religioso, che cura i sussidi da fine anni Ottanta – è per noi una rivoluzione vera e propria a livello ecclesiale e della società; ci è sembrato giusto coinvolgere già da subito i ragazzi, che oltretutto sono molto sensibili a queste tematiche.

Ci pare il modo giusto per camminare con la Chiesa. Oggi non c’è più l’idea di una proposta religiosa all’interno della Chiesa, delle mura del catechismo o dell’oratorio, ma si tratta di compiere veramente un’uscita: andare verso i problemi per incontrare altre persone, in una collaborazione variegata”. “Ormai i nostri centri estivi – osserva – accolgono ragazzi di ogni tipo, non soltanto quelli del catechismo. Quello della consapevolezza ecologica è poi un terreno comune che trova coinvolti anche giovani di altre etnie: nelle nostre realtà ci sono il cattolico, il non cattolico, il musulmano. Tutti trovano un luogo comune, di coesione”, mette in luce il direttore del Dossier Catechista dell’editrice.

Il custode del creato
In questa emergenza per la pandemia, segnata dal distanziamento e spesso dalla paura dell’altro, il tema dell’ecologia integrale illuminata dalla Laudato si’ torna a far riflettere, dice don Rossi. “Alle volte c’è un certo discorso ecologico che pensa all’uomo quasi come a un virus della terra. Questa non è la nostra idea: l’uomo non è un virus, anzi è il custode del creato. La Laudato si’, mentre loda tutto il creato, mette l’uomo al centro di questo progetto di Dio e vede l’intera terra che loda il Signore, partendo dall’esempio di San Francesco”. Il sussidio si propone quindi di accompagnare un’esperienza di maturazione e insieme di fede. “Mentre riflettiamo sulle tematiche ecologiche, scopriamo anche qual è il senso vero dell’essere cristiano, questo modo di pensarsi all’interno del mondo e della creazione”.

Sull’impegno con i più piccoli si sofferma in particolare l’altro curatore del sussidio, Enrico Molineri. Si punta a “trasmettere dei valori ai ragazzi, far conoscere loro delle tematiche molto importanti per la vita, ma – ci tiene a chiarire il cooperatore salesiano – in un modo vivace e avventuroso, rendendoci conto di quanto sia importante trattare bene la nostra casa comune: il senso del sussidio è inoltre quello che, se si affrontano insieme e con gioia, i grandi problemi si riescono a superare”. I bambini, evidenzia ancora, “sono molto attenti, spesso sono loro i più esperti nelle famiglie su raccolta differenziata e attenzione alla natura”.

L’intervista ad Enrico Molineri

I contributi
La storia di Eco, Jia e dei loro amici è corredata da schede tematiche e contenutistiche, approfondimento dell’enciclica del 2015, ma anche da giochi, attività di gruppo e proposte di laboratori, oltre che di preghiere per iniziare o concludere le giornate. Sono previste alcune schede formative per gli animatori, chiamati a vivere in prima persona ciò che faranno sperimentare ai bambini e ai ragazzi. “Il sussidio, tutti i lavori e tutte le avventure non si intraprendono da soli in questa fase della storia, ma – anche seguendo gli inviti di Papa Francesco – insieme, condividendo e collaborando”, ricorda Molineri. “Ecco perché ci siamo avvalsi di preziose collaborazioni, con il gruppo degli Animatori Laudato si’ del Movimento cattolico globale per il clima, che hanno contribuito con le attività del libro, con Play.it – che ha collaborato per la parte dei giochi – e con esperti di vari settori: suor Alessandra Smerilli, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale per il settore Fede e Sviluppo, che ha dato un contributo come economista, don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del medesimo Dicastero, che è intervenuto per l’aspetto dell’ecologia integrale, Luca Mercalli per i cambiamenti climatici e Maurizio Pallante per gli stili di vita. Abbiamo avuto anche un supporto per la stampa del libro dal fondo dei commercianti per le pensioni Fon.Te”.

Un’Estate Ragazzi per ri-creare
Il sussidio è pensato nell’ottica delle restrizioni per il coronavirus, che verosimilmente continueranno a limitare le esperienze di massa dei centri estivi, con gruppi più piccoli di animatori e bambini, ai quali non mancherà comunque la canzone, “inno/tormentone” dell’estate, dal titolo ovviamente “Sei dei nostri!”, presto disponibile con un video di animazione sul canale YouTube della Elledici. “La pandemia in qualche modo ci ha tolto quello che spesso diamo per scontato, la compagnia, la fraternità, lo stare assieme, che sono invece così importanti”, sottolinea don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. “Credo davvero – riferisce – che Estate Ragazzi, quest’anno ispirata alla Laudato si’, sarà ancora più bella, per tornare a stare assieme come un’unica famiglia”, pure nell’ottica dell’ultima enciclica del Pontefice, Fratelli tutti. Troppo spesso, constata don Joshtrom, “vediamo la terra e l’ambiente come qualcosa di esterno a noi o da sfruttare. Ma la terra è veramente la nostra casa comune. Tutti noi possiamo in qualche modo ritrovare questo rapporto filiale con la ‘madre’ terra e prendercene cura. Penso che l’Estate Ragazzi sia anche un momento ricreativo, in cui siamo tutti invitati a ri-creare”.

L’intervista a don Joshtrom Isaac Kureethadam

 

Elledici
Vatican News

La Giornata dei bambini “invisibili”: dalla strada alla scuola di Rango in Rwanda

Dal sito di Vatican News.

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I “meninos de rua” solcano con i loro piccoli piedi non solo le strade di Rio e di tutto il Brasile, da dove viene il loro nome più conosciuto, ma quelle spesso pericolose e quasi sempre indifferenti di tutto il mondo. Street children, chicos de la calle, mosquitos, bambini di strada: secondo l’Onu, che nel 1989 ha approvato la Convenzione sui diritti dell’Infanzia, e nel 2017 il Commento generale sui bambini di strada, sono quasi 150 milioni, nel mondo, i minori “per i quali la strada rappresenta la casa e/o la principale fonte di sostentamento e che non sono adeguatamente protetti o sorvegliati”. La definizione è dell’Unicef, il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia, ma la Giornata mondiale dei bambini di strada, che si celebra oggi 12 aprile, è stata istituita nel 2011 dal Consorzio per i bambini di strada (Csc), rete globale che riunisce oltre cento ong che lavorano in 135 Paesi per offrire un futuro ai bambini di strada e far sentire le loro voci.

L’Onu chiede ai governi di dar loro i diritti di tutti i minori

I bambini di strada sono privati dei loro diritti fondamentali, primi fra i quali quello alla protezione, all’accesso ai servizi essenziali di assistenza sociale e sanitaria, all’istruzione, alle cure della famiglia. E in Etiopia come nel Congo, in India e in Myanmar, a Timor Est e nelle Filippine, in Equador e in Brasile, ma anche in Europa, continuano a crescere, anche a causa della pandemia e dell’impoverimento delle famiglie. Questo nonostante l’Onu, nel suo Commento generale del 2017, abbia fornito ai governi linee guida autorevoli per assicurare che i bambini di strada abbiano l’accesso agli stessi diritti di cui godono tutti gli altri minori. Ma è difficile anche fare stime sul loro numero reale, poiché questi bambini sembrano quasi non esistere, sfuggono alle statistiche e ai censimenti e sono esclusi dalle politiche statali. Finiscono per avere la strada come casa per povertà, instabilità familiare, violenza ed abusi, guerre o cataclismi naturali, e naturalmente migrazione solitaria per tutte queste cause.

Rwanda: i bambini di strada di Rango e la scuola Don Bosco

A Rango, nel sud del Rwanda, distretto di Huye, nella parrocchia San Giovanni Bosco, creata nel 1996 dai missionari salesiani, è arrivato a chiedere un pezzo di pane Kande (nome di fantasia, n.d.r), che racconta di essere finito in strada “quando avevo 10 anni. Ora ne ho 16. La vita era dura. A volte la polizia veniva ad arrestarci e ci portava al centro di riabilitazione di Mbazi e stavamo lì per circa cinque mesi, e tu tornavi e lottavi per trovare anche solo dove dormire e alla fine dovevamo dormire sotto i ponti”. Accanto a lui mangia la sua minestra offerta dal parroco don Remy e dai suoi volontari, Dakarai, andato a mendicare in strada dopo che la madre ha ucciso il padre in una lite familiare ed è finita in carcere. “Ho continuato a vivere in strada per circa 13 anni – racconta – finora ho avuto la possibilità di studiare meccanica grazie ai salesiani di Don Bosco “.

Un centro di formazione dal 1996, 2 anni dopo il genocidio

Accanto alla parrocchia è attivo infatti, sempre dal 1996, due anni dopo il terribile genocidio di 800 mila tutsi e hutu moderati, il Centro di Formazione Professionale “Don Bosco” di Rango, che nell’anno scolastico 2020, prima dell’arrivo della pandemia, aveva 100 studenti nei corsi di edilizia, sartoria, saldatura, meccanica, cucina, falegnameria, discipline alberghiere e parrucchieria, che di recente offre anche corsi per estetiste.

“Anche se non mangi, torni a scuola per un obiettivo”

“Sono grato ai sacerdoti perché mi hanno portato alla formazione professionale – spiega Juvenal – oggi studio meccanica con i miei coetanei ma non abbiamo tutto quello che ci serve. Ci mancano uniformi scolastiche, e anche camicie e scarpe sono difficili da trovare a causa della povertà. Ma se ti manca qualcosa da mangiare sopporti e torni a scuola perché hai un obiettivo da raggiungere”.

Don Remy: presto una cucina per il pranzo

“Vengono dalla strada chiedendo di mangiare e molti riusciamo ad inserirli nei corsi professionali come quelli di meccanico e calzolaio – racconta il parroco don Remy Nsengiyumva – gli offriamo materiale scolastico e uniformi, ma il problema è il cibo. Alcuni infatti vivono completamente per strada, altri ricevono da mangiare nelle famiglie di accoglienza. altri ancora mangiano solo la sera dove studiano per i corsi tecnici”. Per loro, don Remy e i suoi parrocchiani stanno organizzandosi per realizzare una piccola mensa e cucinare a mezzogiorno, quando finiscono le lezioni al Centro professionale.

“Quando vedono che li trattiamo bene, lasciano la strada”

Non è ancora un vero progetto, si schermisce il parroco salesiano, originario del Burundi, anche se ha già un nome “Ejo heza”, “Meglio domani”, ed è stato avviato quando all’inizio della pandemia in Rwanda, nella primavera dal 2020, i bambini dalla strada hanno cominciato a bussare alla parrocchia. Con il passaparola, “visto che i loro compagni sono stati trattati bene”, ricorda don Remy, “ora vengono in gran numero. Non li abbiamo ancora registrati, ma lo faremo presto. Chiediamo a tutti coloro che possono di darci una mano”.

Una scuola dalle porte aperte per i minori vulnerabili

Il Centro salesiano di Rango ha una lunga tradizione di accoglienza dei minori in difficoltà: nel settembre del 2015 ha aperto le porte dei suoi corsi professionali a 75 giovani rifugiati provenienti dal Burundi, e i parrocchiani si sono impegnati per offrire generi alimentari, abiti e altro materiale per aiutare i rifugiati che vivevano nel campo profughi allestito in città. Ma anche i tanti giovani locali che hanno frequentato il corso hanno raccontato ai media salesiani storie terribili di abbandono, come quella di Ishimwe, nata nel 1996 in un campo profughi nella Repubblica Democratica del Congo, dove la sua famiglia si era rifugiata per sfuggire al genocidio del 1994. Aveva solo tre mesi quando scoppiò una guerra civile anche in Congo, i ribelli attaccarono il campo e i genitori furono separati. In braccio al padre tornò in Rwanda, e fu affidata alla nonna materna, mentre il padre si risposò e non si fece più vivo. La madre intanto si era rifatta una famiglia in Congo, e la nonna anziana, raccontava la ragazza, “non ha più la forza di lavorare nei campi per mantenermi e pagarmi le spese scolastiche”, chiedendo aiuto per poter proseguire il suo corso di cucina a Rango. Storie simili di ragazzi orfani o abbandonati dai parenti, che vedono nello studio l’unica salvezza, riempiono le aule del Centro di formazione professionale dei salesiani.

Don Hubert: i loro diritti violati, di più nella pandemia

In tutto il Rwanda l’Unicef stima che vi siano circa 7 mila bambini di strada, ma altri 300mila che vivono in 65mila famiglie (quindi quasi in 5 fratelli e sorelle) con un minore come capo famiglia. La pandemia, con la conseguente crisi economica di molte famiglie, la chiusura delle scuole e la violenza domestica hanno portato all’aumento del numero di bambini di strada. “Per farli uscire da questa vita senza speranza, la prima cosa di cui hanno bisogno è che gli venga mostrata gentilezza, che abbiano qualcosa da mangiare e che tornino a scuola” ci dice don Hubert Twagirayezu, 39 anni, rwandese, economo della visitatoria salesiana “San Carlo Lwanga” dell’ Africa Grandi Laghi (Agl), che copre Rwanda, Uganda e Burundi. Don Hubert, come molti dei ragazzi di Rango, è rimasto molto presto senza genitori, morti prima della guerra civile in Rwanda, ed è stato cresciuto dai nonni. Così ci racconta gli sforzi dei salesiani “per il futuro dei bambini e dei giovani più vulnerabili”.

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Il Papa chiama due salesiani e una Figlia di Maria Ausiliatrice tra i Consultori della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata

Dal sito

(ANS – Città del Vaticano) – Nella giornata di sabato 10 aprile la Sala Stampa della Santa Sede ha reso noti i nomi dei nuovi Consultori della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA) nominati dal Santo Padre. Tra i 19 prescelti ben tre membri della Famiglia Salesiana. Si tratta di:

  • don David Ricardo Albornoz Pavisic, SDB, Giudice del Tribunale Ecclesiastico Nazionale d’Appello di Santiago del Cile. Nato a Punta Arenas il 4 novembre 1963, è salesiano professo dal 1989 ed è stato ordinato presbitero nel 1996. Per l’Ispettoria cilena è attualmente anche Vicario ispettoriale, Delegato per la Famiglia Salesiana e il Bollettino Salesiano;
  • don Mario Oscar Llanos, SDB, Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana a Roma. Argentino di Córdoba, nato il 17 aprile 1959, è salesiano professo dal 1978 ed è sacerdote dal 1987;
  • suor Pina del Core, FMA, Direttrice dell’Istituto di Ricerca psicologica in campo educativo della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium a Roma e già Preside dell’“Auxilium” per nove anni. Nel 2016 era già stata nominata da Papa Francesco come Consultore della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

I consultori sono nominati dal Sommo Pontefice – per un quinquennio – a collaborare con i membri del Congregazione secondo la loro specifica competenza e in rapporto agli obiettivi e agli impegni del Dicastero. I consultori offrono il loro contributo mediante consulenze, studi o pareri su determinate situazioni o questioni riguardanti la vita, la missione e il governo degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società Apostoliche.

Giovani Salesiani e accompagnamento – l ruolo della comunità e della missione: 8° video

Continua l’approfondimento e la riflessione sul testo del Dicastero per la Formazione “Giovani Salesiani e accompagnamento – Orientamenti e direttive” attraverso  i video dedicati, da utilizzare come “piccoli semi” per la formazione delle case salesiane. Di seguito la notizia dell’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS e l’8° video uscito per il mese di aprile.

Nel cammino di disseminazione del documento della Formazione salesiana “Giovani salesiani e accompagnamento – Orientamenti e direttive”, in questo mese di aprile l’attenzione si concentra su “Il ruolo della comunità e della missione” (dal n° 140 al n° 151 del testo).

Al n° 141 si legge: “Esiste una relazione reciproca tra l’accompagnamento spirituale e la comunità. Teniamo presente che per comunità intendiamo non solo la comunità religiosa salesiana, ma anche la comunità educativo-pastorale (CEP). Ciò è particolarmente significativo nella fase del tirocinio. Un buon cammino di formazione aiuta a diventare sempre più aperti agli altri e più disponibili al dono di sé nel servizio. È altrettanto vero che l’ambiente della comunità ha un grande impatto sul cammino di ciascun membro e sulla sua apertura e capacità di beneficiare al meglio dell’accompagnamento spirituale”.

L’ottavo video-seme è proprio un invito alla lettura e alla condivisione di questa parte del documento. È stato realizzato con l’aiuto di Christopher, Ignazio, Wellington, Enrico e Orazio, nella camera, ora cappella, dove Don Bosco ha scritto la sua Lettera da Roma del 10 maggio 1884. È da ciò che lui da questa stanza vede nei cortili di Valdocco e che lo fa soffrire, che nasce il: “Non basta amare! Bisogna che si accorgano di essere amati”. Il modo salesiano di stare tra i giovani e con chi condivide la stessa missione forma e sintonizza il cuore con quanto sta a cuore a Don Bosco.

Questo è anche il messaggio forte che Papa Francesco ha indirizzato ai salesiani durante il CG28: “non veniamo formati per la missione, ma veniamo formati nella missione, a partire dalla quale ruota tutta la nostra vita, con le sue scelte e le sue priorità. La formazione iniziale e quella permanente non possono essere un’istanza previa, parallela o separata dell’identità e della sensibilità del discepolo. La missione inter gentes è la nostra scuola migliore: a partire da essa preghiamo, riflettiamo, studiamo, riposiamo”.

Il video-seme si conclude con tre domande per stimolare la riflessione e lo scambio all’interno delle comunità:

  • Come le relazioni all’interno della comunità salesiana, della comunità educativo pastorale e nel campo aperto dove si interagisce con i giovani diventano la mia e nostra formazione?
  • Qual è e quanto è significativa l’interazione con i laici nella fase di formazione che sto vivendo?
  • Quale valore diamo alle esperienze pastorali e al loro accompagnamento? Diventano “imparare dall’esperienza”, cuore della nostra formazione permanente?

Il video è disponibile in italiano sull’apposito canale linguistico di ANSChannel.

Invece, per scaricare il video e i materiali di animazione connessi, e per accedere a tutto quanto già offerto con i 7 video-semi precedenti, è sufficiente cliccare qui.

Visita il sito ufficiale

San Francesco di Sales: l’esempio del santo vescovo ginevrino

Senza l’azione e la persona di Francesco di Sales, ci sarebbe mai stato il Don Bosco del Sistema Preventivo? E perché il Santo dei Giovani scelse il santo vescovo ginevrino come fonte di spiritualità per la congregazione a cui diede vita? Ancora più radicalmente: “Don Bosco fu un vero SALESiano?”. A queste domande ha dato risposta don Gianni Ghiglione, uno dei maggiori conoscitori del pensiero di San Francesco di Sales.

“Due cose belle e importanti San Francesco di Sales può insegnarci ancora oggi” sottolinea don Ghiglione. “La prima è il senso dell’amicizia”: ne troviamo ampia traccia nella sua biografia e precise definizioni nelle sue lettere. “Quando terminò gli studi a Parigi, il suo ritorno ad Annecy fu una marcia di oltre 300 chilometri a piedi, a cavallo e in carrozza insieme a quattro suoi compagni di studi con i quali evidentemente si era creato un rapporto strettissimo”. Possiamo immaginare quale confidenza esistesse fra loro, che permise di commentare in modo approfondito gli anni condivisi sui libri, le osservazioni sullo stato del mondo, i sogni di ciascuno: non una vicinanza formale, non una chiacchiera superficiale, ma un vero incontro di cuori lungo una strada che diventa simbolo di un cammino da amici.

“I suoi scritti, le sue lettere sono una miniera di considerazioni e di testimonianze sulla amicizia” ricorda don Ghiglione. Andrea Ravier raccolse le sue ‘Lettere di amicizia spirituale’ dove ogni destinatario è un uomo o una donna conosciuti in profondità da Francesco sacerdote, in molti casi fino all’intimo dell’anima.

Cosa può suggerire questo ai giovani (e non solo) di oggi?

“Hanno la tendenza a tenere lo sguardo basso, piegato sul cellulare: dovrebbero volgerlo piuttosto allo sguardo altrui in uno scambio interpersonale”. Inviamo battute e pensieri rapidi attraverso i social media ma, raccomanda don Ghiglione, “cerchiamo anche di comunicare cose profonde da vivere e da trasmettere!”.

“La seconda cosa che ci può consegnare oggi san Francesco di Sales è la cura del carattere” continua lo studioso salesiano. “Egli non era nato santo: aveva una tempra orgogliosa, pronta a scattare contro le persone avverse. L’origine nobile lo faceva essere una sorta di cavaliere medievale pronto a lavare le offese o semplicemente a sbandierare la sua superbia”. La mitezza comunemente attribuita al santo Vescovo non era espressione del suo carattere, ma di una impegnata educazione di questo: “il cervello ribolle, ma per grazia di Dio riesco a tenere sotto controllo i sentimenti” confessava ai suoi amici, come Jeanne-Françoise Frémyot, baronessa de Chantal, che divenne con lui fondatrice dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. L’autocontrollo – al quale si è attenuto nel suo relazionarsi con gli altri e nello svolgere il suo ministero pastorale – è parte della sua ascesi spirituale. Fu un’educazione permanente non alla repressione dei sentimenti, ma alla loro conversione in empatia verso gli altri (una lezione che oggi viene spesso ricercata nelle filosofie orientali, ma che non è inedita per la cultura del cuore cristiano d’Europa).

Per don Ghiglione questa ‘lezione’ sarebbe da riprendere per risolvere i tanti problemi di relazione oggi così comuni. “Nelle famiglie, tra colleghi, fra gli stessi operatori socio-educativi prevalgono i conflitti personali. Anche le relazioni di coppia ‘saltano’ perché i due non hanno un carattere coltivato, fatto di pazienza, di rispetto, di autocontrollo”.

La salesianità è questo, e Don Bosco se n’è fatto portabandiera incastonando il nome di Francesco di Sales nello scudo della sua ‘casata’ religiosa: “Un progetto di educazione dei giovani che gradualmente si è esteso a tutto il mondo perché evidentemente è valido ad ogni latitudine, fondato sui noti principi dell’amorevolezza, della ragione e della religione” ribadisce don Ghiglione.

Che, infine, conclude con soddisfazione: “Il nostro è un metodo che viene da lontano e che va lontano!”

Info ANS

Mons. Giuseppe Cognata, don Silvio Galli e Vera Grita – le Cause dei Servi di Dio avanzano

Avanzano le Cause dei Servi di Dio legati alla Famiglia Salesiana. Di seguito un estratto dell’ultimo numero “Umili Voci” dedicato a Mons. Giuseppe Cognata, il Foglio informativo della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Don Galli Silvio, Salesiano di Don Bosco e il Foglio informativo della Serva di Dio Vera Grita, Laica, Salesiana Cooperatrice, portavoce dell’Opera dei Tabernacoli Viventi.

Apertura dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata

(ANS – Tivoli) – In un clima di solenne semplicità si è svolta, sabato 12 dicembre 2020, presso la Curia vescovile di Tivoli, l’Apertura ufficiale dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata, (1885-1972), della Pia Società di san Francesco di Sales, Vescovo Titolare di Farsalo, già Vescovo di Bova, Fon- Apertura dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata datore dell’Istituto delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore. Il Vescovo diocesano, Mons. Mauro Parmeggiani, ha presieduto tale atto, nel corso del quale è avvenuto l’insediamento dei membri del Tribunale, il loro giuramento e quello del Postulatore: don Gaetano Maria Saccà, Delegato Episcopale; don Massimo Sebastiani, Promotore di Giustizia; diacono Luigi De Giusti, Notaio; don Pierluigi Cameroni, SDB, Postulatore. Ha svolto il compito di Notaio della Sessione di apertura il Cancelliere vescovile, don Ernesto Rapone. Nel suo intervento Mons. Pameggiani ha anche voluto attualizzare il messaggio di questa Causa di Beatificazione di Mons. Cognata, affidando al Servo di Dio “tutte le vittime del Covid ed il personale sanitario che sta lavorando per combattere questo virus terribile. Ma, a Mons. Cognata, vittima di calunnie e menzogne, vorrei chiedere di intercedere perché nella Chiesa e nella società cessi il diffondersi di quell’altro virus dal quale Papa Francesco non smette mai di mettere in guardia: la calunnia, la maldicenza, la falsità. Che per intercessione di Mons. Cognata possiamo imparare tutti ad essere franchi e rispettosi vicendevolmente affinché la Chiesa cresca con quella esemplarità che non le è data perché composta di uomini e donne migliori degli altri, ma da uomini e donne che sanno tutti di avere bisogno della Misericordia di Dio per poter sussistere ed essere credibili”. E ha proseguito dicendo: “Mi piace pensare come questo inizio di inchiesta diocesana, cada pochi giorni dopo che Papa Francesco ha indetto un anno dedicato a San Giuseppe, il Santo protettore del nostro Mons. Cognata. Il Santo del silenzio, dell’obbedienza, della paternità, della fiducia in Dio… tutti atteggiamenti che Mons. Cognata ha tentato di vivere pienamente”. A nome di tutta la Famiglia Salesiana il Rettor Maggiore ha portato il 6 suo saluto di vicinanza e di partecipazione a questo evento di grande rilevanza ecclesiale e per tutto il mondo salesiano. In particolare, alla luce della Strenna per il 2021, dal titolo «Mossi dalla speranza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)», ha sottolineato come di fronte alla pandemia che ha colpito tutto il mondo, “noi cristiani dobbiamo avere un modo proprio di vivere da credenti questa realtà. Un anno in cui possiamo dire che il nostro confratello Mons. Giuseppe Cognata ha preso il vaccino bellissimo del perdono. Per lui il perdono è stato la norma di vita, nel vivere una vita di sofferenza, però una vita piena di senso di Dio, di fede e di attesa di una giustizia che, senza dubbio, egli pensava che Dio avrebbe dato”. Madre Graziella Benghini, Superiora Generale delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC) ha manifestato la gioia e il ringraziamento di tut- to il suo Istituto per questo evento di grazia. Il Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata con la sua spiritualità oblati- va, “Oblatus est quia ipse voluit” (si è offerto perché egli stesso lo volle) è incarnazione singolare di quella cate- na di santità della Famiglia Salesiana che, cominciando con il venerabile Andrea Beltrami e continuando con Augusto Czartoryski, Luigi Variara, Laura Vicuña, Eusebia Palomino, Alexandrina da Costa, Nino Baglieri, Vera Grita e i numerosi martiri, ha reso visibile e incarnato in modo speciale la dimensione oblativa del cari- sma salesiano come intima volontà di partecipazione al sacrificio redentore di Cristo per la salvezza delle anime, e che ricorda come la fecondità del Da mihi animas dipenda dall’ascesi del cetera tolle.

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La Causa del Servo di Dio don Silvio Galli avanza…

Dopo l’apertura dell’Inchiesta diocesana, svoltasi a Chiari il 10 ottobre 2020 e presieduta dal Vescovo di Brescia Mons. Pierantonio Tremolada, tutti coloro che sono stati incaricati di accompagnare l’Inchiesta hanno iniziato a raccogliere le prove testimoniali e documentali tese a dimostrare la vita virtu- osa del Servo di Dio. I membri del Tribunale, ovvero il Delegato episcopale, Mons. Pierantonio Lanzoni, il Promotore di giustizia, don Carlo Lazzaroni, e il Notaio, in un primo tempo don Claudio Boldini, sostituito dal mese di febbraio 2021 dalla Dott.ssa Vesna Cunja, da ottobre 2020 a marzo 2021 hanno ascoltato già oltre 30 testimoni. Per la maggior parte si tratta di persone che hanno frequentato per diversi anni don Galli e sono stati profonda- mente segnati dalla sua testimonianza di vita consacrata e apostolica a servizio degli ultimi, dei feriti nell’anima e nel corpo. Inoltre i tre Periti in materia storica hanno iniziato a ricercare e raccogliere i documenti e gli scritti del Servo di Dio. Tutto questo lavoro è accompagnato da un sentito e diffuso movimento di preghiera per chiedere la glorificazione di don Galli e anche dalla richiesta di grazie per sua intercessione, soprattutto in questo tempo drammatica- mente segnato dalla pandemia. don Pierluigi Cameroni SDB – Postulatore.

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Vera Grita

Un anniversario significativo L’11 febbraio 2021, festa della Beata Vergine di Lourdes, con gioia ricordiamo il luogo particolarmente caro a Vera di Gesù che alla grotta di Massabielle si recava ogni anno in pellegrinaggio offrendo alla Immacolata le sue sofferenze per la conversione dei cuori. Inoltre ricorre oggi il 20° anniversario della creazione del Centro Studi Opera dei Tabernacoli Viventi presso l’Ispettoria di Milano. Era l’11 febbraio 2001, ad un mese e poco più di distanza dalla prima Messa celebrata a Savona presso la Chiesa dell’Ausiliatrice, con tutti i gruppi dei Tabernacoli Viventi, per il Giubileo dell’Anno 2000. Il Centro Studi, dedicato a Vera Grita e a don Zucconi sdb, è consacrato all’Immacolata: a Lei, fin dall’inizio, è stata affidata la guida del Centro Studi affinché l’Opera dei Tabernacoli Viventi potesse essere studiata, meditata e realizzata nella luce di grazia e di verità che solo Lei, Immacolata, poteva dare per realizzare l’opera secondo la Volontà del Signore (Maria Rita).

Mons. Cognata
Don Galli
Vera Grita

Missioni Don Bosco, per i trent’anni superato il milione di benefattori

Sull’edizione di oggi de La Stampa, Maria Teresa Martinengo intervista Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco che fa un bilancio sui trent’anni di attività.

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Compie trent’anni Missioni Don Bosco, la Onlus impegnata in progetti a favore dei più deboli nei Paesi dove i Salesiani creano sviluppo a partire dall’istruzione dei bambini e dei giovani, la vera «canna da pesca». Della sua storia e dei progetti in corso – di cui da due anni è testimonial la campionessa Fiona May – abbiamo parlato con il presidente Giampietro Pettenon.

Qual è il mondo di Missioni Don Bosco?
«Dei 134 Paesi in cui sono presenti i Salesiani, un centinaio sono in via di sviluppo, aree in cui le opere, specie all’avvio, non sono autosufficienti. L’autosufficienza per noi è un valore fondamentale, ma in quei Paesi è quasi impossibile. Quindi Missioni Don Bosco è impegnata in Italia per aiutare le opere salesiane in Africa, prima di tutto, in India, in America Latina, in Asia».

Al centro di tutto c’è l’educazione. Come si declina oggi dove c’è più bisogno?
«Sempre nelle nostre attività tipiche: alfabetizzazione, formazione professionale, case famiglia per gli orfani, che sono un fenomeno tipico dei grandi agglomerati urbani. Megalopoli come Rio, Calcutta, Manila, Nairobi attraggono giovani, ma quando la famiglia si disgrega i figli più grandi devono arrangiarsi. I salesiani vanno in aiuto di questi ragazzi che non hanno niente».

Non siete presenti nei contesti rurali?
«Nei villaggi la famiglia allargata sostiene gli orfani.  Come nella Torino dell’800, siamo nelle periferie, il nostro habitat naturale sono i grandi agglomerati urbani dove si ammassa l’immigrazione interna che non ha riferimenti».

La presa in carico è globale…
«Comprende tutti gli aspetti che concorrono al rispetto della persona umana: a partire dall’acqua. Prima di realizzare una scuola ci preoccupiamo del pozzo. E l’acqua è l’elemento a cui le persone che sostengono le opere salesiane sono più sensibili. Poi, la salute dei piccoli e delle donne. In Africa aiutare le donne significa aiutare tutta la famiglia.
In Africa ogni mese apriamo un’opera: abbiamo molte vocazioni e facilità ad essere presenti. Le opere si moltiplicano spesso per prossimità. Siamo in un posto, la parrocchia vicina ci chiede di fare qualcosa anche per i loro ragazzi. In Mongolia pochi anni fa siamo sbarcati con una scuola professionale. Ora abbiamo aperto una comunità per orfani. In India sosteniamo le piccole scuole dove facciamo studiare le bambine attraverso le scuole paritarie di élite, molto
apprezzate, dove si pagano rette salate».

E in America Latina?
«Stiamo vedendo come aiutare un’opera in Brasile, dove siamo da cento anni, nella Conca Amazzonica, al confine con il Perù. In Bolivia abbiamo creato una rete nazionale di 1500 scuole che adottano il sistema pedagogico di don Bosco, sono in parte statali e in parte paritarie. Dove c’è scarsità di cibo si comincia dalla colazione perché a stomaco vuoto non si impara niente. Poi, c’è sempre il cortile, lo sport, il teatro».

Siete in Medio Oriente?
«In Siria siamo rimasti accanto alla popolazione. A Damasco abbiamo acquistato un terreno per raddoppiare, appena possibile, con una grande scuola professionale. In Libano ci occupiamo dei profughi iracheni cristiani».

Quanto è grande la rete che vi sostiene?
«In 30 anni abbiamo superato il milione di benefattori. In Italia abbiamo un gran numero di scuole, siamo molto conosciuti. Negli ultimi dieci Missioni Don Bosco ha raccolto annualmente 15 milioni di euro, 12 in donazioni, 3 in lasciti testamentari. La nostra deve essere una casa con le luci accese e le tende aperte, in modo che da fuori si veda tutto: così si tiene viva la solidarietà».

Qual è l’apporto di Fiona May testimonial?
«Nell’ambiente educativo è un valore aggiunto fondamentale per valorizzare la tematica femminile. Fiona è un’antesignana della multiculturalità. In tutti i Paesi dove ci troviamo c’è il meticciato e noi vogliamo darlo per scontato. Lei è una madre, una sportiva, valori formidabili per noi salesiani, le sue medaglie sono figlie di una fatica che si concentra nell’attimo della gara dove una volta ti va bene, una ti va male. Con lei siamo stati in Etiopia, abbiamo documentato l’attività con i ragazzi di strada. Andremo in Uganda e in India. In un Paese dove la donna è tanto disprezzata, averla per le iniziative di promozione della donna e per la cultura del rispetto sarà vincente».

 

Don Gildasio Mendes: “Internet è una vasta rete di rituali umani e culturali”

Si riporta di seguito l’intervista a don GILDÀSIO MENDES, Consigliere per la Comunicazione Sociale, rilasciata al Direttore del Bollettino Salesiano in Italia, D. Bruno Ferrero.

Carissimi amici e amiche!

Con semplicità, condivido con voi,  una parte dell’intervista che ho dato al Direttore del Bollettino Salesiano in Italia, D. Bruno Ferrero. In essa, sottolineo alcuni punti sulla comunicazione oggi, nella prospettiva salesiana.

Ringrazio per  la vostra a attenzione e fraternità.

BS: Dirigere, animare e far lievitare la comunicazione interna ed esterna della Congregazione Salesiana è un compito pesante?

Sono molto contento di potere lavorare in Congregazione attraverso la comunicazione. Assumere questo servizio di Consigliere per la Comunicazione Sociale è una grande sfida e una missione affascinante! Non direi pesante, ma impegnativa.

Il P. Àngel Fernàndez Artime, nella Proposta Programmatica del Rettor Maggiore alla  Congregazione Salesiana dopo il Capitolo Generale 28 ci propone di avanzare insieme, come educatori, per inculturare il Vangelo nell’habitat digitale.

Siamo una Congregazione con grande forza e creatività comunicativa. Siamo presente in radio, tv, nei social media, case editrici, Facoltá di comunicazione, internet, sempre con la presenza e la collaborazione dei giovani e dei laici che condividono lo spirito e la missione di don Bosco.

Nel contesto del mondo digitale e dei social media, la comunicazione affascina ma insieme sfida.

Per noi salesiani educatori, la comunicazione è fondamentale per la nostra missione. Infatti siamo un vasto movimento di comunicazione nel mondo!

Credo che sia molto importante oggi per noi comunicare a partire dalla nostra identità di consacrati, di salesiani, di educatori. Comunicare partendo dal Vangelo e dal carisma di don Bosco.

Oggi non è sufficiente essere qualificati comunicatori nei social media. È necessario agire insieme sia sotto l’aspetto istituzionale che carismatico. Questo significa, avere una progetto educativo, valori condivisi, gruppo di riferimento e di appartenenza, agire come membra di un unico corpo.

Oggi parliamo spesso di reti, di ecosistema comunicativo, di convergenza di tecnologie di informazione. Dobbiamo accompagnare queste nuove visioni di comunicazione ma sempre come comunità e in prospettiva pastorale-educativa.

BS: Che cosa pensa del mondo comunicativo, oggi?

Veramente la comunicazione digitale e online è una vera rivoluzione culturale.

In poche decadi il mondo ha vissuto un cambiamento di paradigma culturale e sociale profondo a causa delle tecnologie dell’informazione, di internet, dei social media, dello smartphone.

Sappiamo che la Chiesa e la Congregazione Salesiana, in forma attualizzata e sicura, offrono riflessione, criteri e metodologie per vivere e lavorare in questo habitat digitale.

Evidentemente con la crescita del mondo digitale, emergano eppure sfide come la sicurezza, la privacy; inoltre, tra altre sfide, occorre anche ricordare che il divario digitale.

Per noi Salesiani, la grande sfida è come educare e evangelizzare in questo nuovo habitat. Abbiamo ormai molti studi fatti nella nostre Università a livello mondiale sul fenomeno della comunicazione. Abbiamo Centri di comunicazione, gruppi di studio, riflessione e pratica pastorale nell’habitat digitale.

Penso che dobbiamo continuare a approfondire su come evangelizzare l’habitat digitale. Certamente possiamo limitarci a fare semplicemente informazione in internet e nei social media; o stare online giorno e note. Tutto questo va bene. Però la sfida è maggiore!

BS: Come comunicare a partire del carisma salesiano, con creatività, significatività e qualità?

Questo richiede alcuni criteri e metodologie chiari e condivisi.

In verità, l‘Internet è una vasta rete di rituali umani e culturali.

In internet troviamo arte, culinaria, politica, moda, sport, musica, film, shopping, i rapporti tra le persone, informazione sulla vita quotidiana, contenuti religiosi, riti di vita e di morte. La persona umana comunica perché cerca sempre un significato, un modo di esprimere la sua libertá e i suoi sogni.

Per questo, dobbiamo guardare l‘internet come parte della nostra vita, come espressione e estensione dei rituali umani. Penso che a partire da questi rituali, da questi elementi antropologici e culturali possiamo approfondire l’evangelizzazione nell’habitat digitale. 

Inoltre siamo sollecitati ad accompagnare l’evoluzione della tecnologia. La chiamata 5G porterà un altro grande cambiamento nel modo di comunicare, soprattutto permettendo l’accesso più veloce e con più capacità di gestire dati e informazione. L’internet mobile cresce dappertutto nel mondo.

Il mondo della comunicazione è in sé, semplice. Però, considerando la velocità della trasformazione digitale, è sempre importante accompagnare e dare una risposta educativa al nuovo che c’é e che si avrà in questo campo.

Ad esempio, conoscere meglio come funziona il linguaggio degli algoritmi nel mondo digitale; come le grandi Aziende utilizzano questi linguaggi e qual è l’impatto nella vita delle persone e delle comunità. L’ educazione a distanza è una nuova realtà che cambierà molto il modo di insegnare e di apprendere.

La comunicazione a servizio del creato, della sostenibilità, dell’inclusione digitale, dell’istruzione e della sicurezza sanitaria sono molto importanti per noi, per le famiglie. L’intelligenza artificiale è una realtà che cresce e crescerà molto. Il controllo dell’informazione a livello di azienda e di governi, aspetti etici e di sicurezza certamente meritano la nostra attenzione, lo studio e l’accompagnamento.

BS: Quali sono le linee programmatiche che si propone?

Abbiamo tre grandi priorità per il Settore di Comunicazione: la formazione dei nostri delegati di comunicazione: l’accompagnamento dei salesiani e laici coinvolti nella comunicazione e la comunicazione istituzionale (comunicazione interna e esterna, lavoro collaborativo e in rete, qualità delle infrastrutture digitali all’interno della istituzione, gestione di crisi, sistema di reti, creazione e distribuzione di informazione…).

Nella comunicazione istituzionale vogliamo eppure curare il Bollettino Salesiano, le Case Editrici, i siti e le reti sociali. Tutto questo richiede dialogo, senso di collaborazione e molto lavoro.

Lavorare nella gestione condivisa con i laici è una scelta fondamentale per la comunicazione in questo tempo.

La digitalizzazione delle nostre communita e opere e la preparazione professionale e pastorale dei salesiani e dei laici sono passi importanti che vogliamo condividere nelle Ispettorie e con la Famiglia Salesiana.

Inoltre, vogliamo approfondire la dimensione missionaria della comunicazione e sviluppare la gestione in modo collaborativo soprattutto con i Settori della pastorale giovanile, della formazione, delle missioni e della Famiglia Salesiana.

Gildasio Mendes
Consigliero per la Comunicazione Sociale
Roma, 20 Marzo, 2021

Info ANS

Siria – Quando l’amore si accende nella forma di uno 0+

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Aleppo) – Dieci anni di guerra, una pandemia in corso, inflazione, disoccupazione… La Siria oggi è un Paese con una quantità innumerevole di seri problemi e pertanto in estrema difficoltà. Eppure, c’è ancora spazio per un raggio di speranza che riscalda i cuori e che fa immaginare un futuro più luminoso. Lo testimonia una bella storia di solidarietà che vede protagonista la giovane Pamela, una ragazza dell’oratorio salesiano di Aleppo.

Pamela è una studentessa al quinto anno della Facoltà di Medicina dell’Università di Aleppo. Poiché da circa due mesi manifestava diversi sintomi allarmanti, si è sottoposta a diverse analisi. E dai risultati i medici hanno valutato che le sue condizioni di salute richiedessero una grande fornitura di plasma sanguigno (una media di 13 sacche per sessione) e per diverse sessioni. Per capire l’urgenza e la gravità della situazione bisogna chiarire che una sacca di plasma è ottenuta da 7 sacche di sangue: questo spiega la grande e urgente necessità del maggior numero possibile di donatori per assicurare le quantità di plasma richieste.

Si sono quindi diffuse notizie e telefonate, dapprima ad Aleppo, e poi a livello di tutta la Siria per le donazioni. Attraverso le reti sociali e le condivisioni dei messaggi si è sviluppata una catena di appelli che esortavano a contattare e motivare il maggior numero possibile di donatori di sangue dal gruppo 0 positivo.

Il risultato è stato visibile nella mattinata del 21 marzo: alla porta della banca del sangue, moltissime persone, giovani e anziani, uomini e donne, alcuni che conoscono Pamela e altri no, musulmani e cristiani si sono riuniti, accorsi per esprimere il loro amore e la voglia di fare il bene. “E non sono andati via, finché la banca del Sangue non ha chiuso” racconta il salesiano aleppino don Pier Jabloyan.

“Vogliamo condividere questo fatto per dire che c’è sempre speranza, nonostante la brutalità della guerra e il pesante disagio economico che sta passando la Siria. Di fronte a una richiesta di aiuto, abbiamo trovato la solidarietà e la vicinanza tra i cittadini siriani, e oggi assistiamo a un amore sincero e una risposta senza pari per Pamela…” commenta con rinnovata speranza il salesiano.

I figli spirituali di Don Bosco, anche in questo caso, non sono stati a guardare: sia ad Aleppo, sia in Siria e in tutto il Medio Oriente, non hanno esitato a dare sostegno da vicino o da lontano a Pamela, incoraggiandola e sostenendola, e facendo pregare per lei.

Sito ANS