Giornata Missionaria Salesiana 2022: “COMUNICARE CRISTO OGGI – #MissionariInRete”

In occasione della festa di San Francesco di Sales è stata lanciata la Giornata Missionaria Salesiana 2022 che consisterà nel affrontare il tema dell’annuncio del Vangelo nel mondo dei social media, inoltre sui canali social del Settore Missioni, verranno caricati dei brevi video, in stile TikTok-Point of View, che racconteranno le tre parole “Comunicare”, “Cristo”, “Oggi” dal punto di vista dei giovani.

Di seguito l’articolo di ANS AGENZIA INFO SALESIANA

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Social Media e spirito missionario salesiano: da oggi potete trovare i materiali della Giornata Missionaria Salesiana di quest’anno.

Oggi, in occasione della festa del grande San Francesco di Sales, a 400 anni esatti dal suo “dies natalis”, il Settore per le Missioni lancia la Giornata Missionaria Salesiana 2022. La coincidenza della data non è casuale perché il tema di quest’anno si collega bene all’attitudine comunicativa ed evangelizzatrice del Dottore della Chiesa: “COMUNICARE CRISTO OGGI“- #MissionariInRete.

Seguendo questo motto, la Giornata Missionaria Salesiana intende creare un ponte tra l’Animazione Missionaria e la Comunicazione Sociale affrontando il tema dell’annuncio del Vangelo nel mondo dei social media.

Tanti spunti da tutto il mondo salesiano e non solo ci aiuteranno a riflettere e a celebrare questo importante appuntamento salesiano, che non necessariamente corrisponde ad una giornata: ogni Ispettoria e comunità può offrire un itinerario educativo-pastorale di cui la GMS costituisca il punto culminante, come espressione dello spirito missionario.

I materiali di animazione saranno disponibili nel sito sdb.org e comprendono un poster, una preghiera e un libretto.

Oltre a questi, sui canali social del Settore Missioni, verranno caricati dei brevi video, in stile TikTok-Point of View, che racconteranno le tre parole “Comunicare”, “Cristo”, “Oggi” dal punto di vista dei giovani.

Il poster della GMS 2022 mostra cinque giovani riuniti intorno ad una tavola che si confrontano in una maniera semplice utilizzando gli strumenti tecnologici che fanno parte della nostra quotidianità: smartphone, computer, tablet… La diversità delle culture non è un ostacolo e il mondo delle reti sociali avvicina ed unisce. San Francesco di Sales accompagna il lavoro di trasmettere il Vangelo in dinamiche sempre nuove e creative. Alla base di tutto c’è il volto di Gesù: è Lui il motore e il messaggio che i salesiani vogliono portare ai giovani con le loro vite, anche quando utilizzano le reti sociali.

All’interno del libretto la riflessione è guidata dai tre elementi che costituiscono il tema: “Comunicare”, attraverso un’esperienza concreta di educazione ai media, “Cristo”, la vera sorgente di ogni forma di comunicazione del Vangelo, “Oggi”, approfondendo il rapporto tra i giovani di tutto il mondo e i social media.

Ulteriori spunti vengono dati dalla lettera del Rettor Maggiore, dall’intervista a tre Consiglieri Generali e dalla Lectio Divina sul brano di Romani 12,9-21 “L’amore sia senza ipocrisia”.

“Per avere un riferimento salesiano, è stata inserita una riflessione per una comunicazione efficace in stile salesiano, e la presentazione di ANS, preziosa risorsa per la Congregazione e per la Chiesa. Introdurci nella mentalità dei giovani di oggi, ‘millennials’ e ‘Generazione Z’ e ascoltare la voce di un sacerdote in prima linea su questi temi e di alcuni giovani dell’MGS ci aiuterà a tradurre in esperienza di vita gli stimoli ricevuti” affermano dal Settore per le Missioni.

La testimonianza di santità di Francesco di Sales e del giovane Carlo Acutis ci mostrano che questo è un cammino verso il Cielo.

Alcune attività grafiche di gioco accompagnano il testo e possono essere utilizzate con i ragazzi per riflettere sui temi della GMS 2022.

Il progetto da sostenere scelto per quest’anno è la rete radiofonica salesiana “ARTESBOL” in Bolivia.

Il lavoro per la realizzazione dei materiali della GMS, sotto la guida del Settore Missioni, ha coinvolto tante persone di diverse Ispettorie di tutto il mondo. La preghiera è stata scritta da Mattia, giovane studente che vive all’opera “Sacro Cuore”, a Roma ed è impegnato nelle attività pastorali della casa.

Tutti noi possiamo comunicare Cristo attraverso la nostra semplice testimonianza di vita sui social media, con un po’ di coraggio e di creatività!

Incontro incaricati Animazione Missionaria della Regione Mediterranea: il “Primo annuncio” al centro della riflessione

Si è svolto ieri, 13 gennaio, l’incontro degli incaricati di Animazione Missionaria della Regione Mediterranea.

Dopo la preghiera iniziale, c’è stata la condivisione  delle notizie dai diversi territori e organizzazioni, con una “notizia missionaria”.

Il tema dell’incontro era il “Primo annuncio”, con il libro di don Alfred Maravilla, consigliere mondiale delle Missioni. Don Alfred, dopo una lettura insieme, ha commentato e risposto alle domande suscitate dalla condivisione.

Quello che è emerso dalla discussione, rispetto anche al “Primo annuncio” presente nelle linee programmatiche del Rettor Maggiore per il sessennio, è che il settore delle missioni ha il compito di promozione della riflessione e dell’iniziativa nel sensibilizzare.

Il “Primo Annuncio” è presentato con l’immagine di due giovani innamorati (cfr. pag.29) ed è definito come la testimonianza e l’attività che favoriscono un’esperienza travolgente ed esaltante di Gesù e suscitano un interesse per la sua Persona (cfr. pag.32). I destinatari sono: i non cristiani, le persone che si dicono cristiane ma la loro fede è debole (questo è uno dei maggiori focus per questa regione), coloro che cercano qualcuno o qualcosa che percepiscono, coloro che vivono una vita quotidiana senza senso (cfr. pag.34).

La nuova evangelizzazione si fonda proprio sul “Primo Annuncio” (cfr. pag. 41), tramite lo sforzo per aiutare le persone a fare una scelta personale per Gesù Cristo. È importante l’attenzione ai contesti urbani: i social media come luogo dove evangelizzare e parlare di Gesù (cfr. Giornata Missionaria Salesiana 2022), la mobilità umana come possibilità offertaci per testimoniare Gesù Cristo, il secolarismo soft/aggressivo (cfr. da pag. 43).

L’Europa è un contesto missionario, viviamo in un contesto multiculturale, multireligioso, globalizzato e digitale (cfr. pag. 46). Il Sistema Preventivo è un modo per promuovere l’annuncio iniziale in modo salesiano (cfr. pag. 74), non dobbiamo inventare cose nuove ma tradurre e attualizzare nel contesto in cui viviamo la nostra testimonianza. Anche i nostri benefattori hanno bisogno del “Primo Annuncio”.

L’incontro si è poi concluso con la preghiera finale e la pianificazione del prossimo incontro del 26 maggio.

 

Papa Francesco: il messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022

Nella Solennità dell’Epifania, Papa Francesco ha rilasciato il Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022 che si celebrerà domenica 23 ottobre sul tema “Di me sarete testimoni” (At 1,8), facendo riferimento all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo. Il Papa analizza i diversi segmenti di questo versetto per illustrare il fondamento, i fini e le modalità d’azione di ogni missionario.

Di seguito il messaggio del Santo Padre.

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Cari fratelli e sorelle!

Queste parole appartengono all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo, come descritto negli Atti degli Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (1,8). E questo è anche il tema della Giornata Missionaria Mondiale 2022, che come sempre ci aiuta a vivere il fatto che la Chiesa è per sua natura missionaria. Quest’anno essa ci offre l’occasione di commemorare alcune ricorrenze rilevanti per la vita e missione della Chiesa: la fondazione, 400 anni fa, della Congregazione de Propaganda Fide – oggi per l’Evangelizzazione dei Popoli – e, 200 anni fa, dell’Opera della Propagazione della Fede, che, insieme all’Opera della Santa Infanzia e all’Opera di San Pietro Apostolo, 100 anni fa hanno ottenuto il riconoscimento di “Pontificie”.

Fermiamoci su queste tre espressioni-chiave che riassumono i tre fondamenti della vita e della missione dei discepoli: «Mi sarete testimoni», «fino ai confini della terra» e «riceverete la forza dallo Spirito Santo».

1. «Di me sarete testimoni» – La chiamata di tutti i cristiani a testimoniare Cristo

È il punto centrale, il cuore dell’insegnamento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. Tutti i discepoli saranno testimoni di Gesù grazie allo Spirito Santo che riceveranno: saranno costituiti tali per grazia. Ovunque vadano, dovunque siano. Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre (cfr Gv 20,21) e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele” (cfr Ap 1,5), così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare.

Una rilettura d’insieme più approfondita ci chiarisce alcuni aspetti sempre attuali per la missione affidata da Cristo ai discepoli: «Di me sarete testimoni». La forma plurale sottolinea il carattere comunitario-ecclesiale della chiamata missionaria dei discepoli. Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. E se anche c’è qualcuno che in qualche situazione molto particolare porta avanti la missione evangelizzatrice da solo, egli la compie e dovrà compierla sempre in comunione con la Chiesa che lo ha mandato. Come insegnava San Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, documento a me molto caro: «Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa, e il suo gesto è certamente collegato mediante rapporti istituzionali, ma anche mediante vincoli invisibili e radici profonde dell’ordine della grazia, all’attività evangelizzatrice di tutta la Chiesa» (n. 60). Infatti, non a caso il Signore Gesù ha mandato i suoi discepoli in missione a due a due; la testimonianza dei cristiani a Cristo ha un carattere soprattutto comunitario. Da qui l’importanza essenziale della presenza di una comunità, anche piccola, nel portare avanti la missione.

In secondo luogo, ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. Come dice l’apostolo Paolo con parole davvero commoventi: «Portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» (2 Cor 4,10). L’essenza della missione è il testimoniare Cristo, vale a dire la sua vita, passione, morte, e risurrezione per amore del Padre e dell’umanità. Non è un caso che gli Apostoli abbiano cercato il sostituto di Giuda tra coloro che, come loro, erano stati testimoni della sua resurrezione (cfr At 1,22). È Cristo, e Cristo risorto, Colui che dobbiamo testimoniare e la cui vita dobbiamo condividere. I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli.

Perciò, in ultima analisi, il vero testimone è il “martire”, colui che dà la vita per Cristo, ricambiando il dono che Lui ci ha fatto di Sé stesso. «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più» (Evangelii gaudium, 264).

Infine, a proposito della testimonianza cristiana, rimane sempre valida l’osservazione di San Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41). Perciò è fondamentale, per la trasmissione della fede, la testimonianza di vita evangelica dei cristiani. D’altra parte, resta altrettanto necessario il compito di annunciare la sua persona e il suo messaggio. Infatti, lo stesso Paolo VI così prosegue: «Sì, è sempre indispensabile la predicazione, questa proclamazione verbale di un messaggio. […] La parola resta sempre attuale, soprattutto quando è portatrice della potenza di Dio. Per questo resta ancora attuale l’assioma di S. Paolo: “La fede dipende dalla predicazione” (Rm 10,17): è appunto la Parola ascoltata che porta a credere» (ibid., 42).

Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria. Questa testimonianza completa, coerente e gioiosa di Cristo sarà sicuramente la forza di attrazione per la crescita della Chiesa anche nel terzo millennio. Esorto pertanto tutti a riprendere il coraggio, la franchezza, quella parresia dei primi cristiani, per testimoniare Cristo con parole e opere, in ogni ambiente di vita.

2. «Fino ai confini della terra» – L’attualità perenne di una missione di evangelizzazione universale

Esortando i discepoli a essere i suoi testimoni, il Signore risorto annuncia dove essi sono inviati: «A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli. Si mette in risalto il movimento geografico “centrifugo”, quasi a cerchi concentrici, da Gerusalemme, considerata dalla tradizione giudaica come centro del mondo, alla Giudea e alla Samaria, e fino “all’estremità della terra”. Non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare; il cristiano non fa proselitismo. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano questo movimento missionario: esso ci dà una bellissima immagine della Chiesa “in uscita” per compiere la sua vocazione di testimoniare Cristo Signore, orientata dalla Provvidenza divina mediante le concrete circostanze della vita. I primi cristiani, in effetti, furono perseguitati a Gerusalemme e perciò si dispersero in Giudea e Samaria e testimoniarono Cristo dappertutto (cfr At 8,1.4).

Qualcosa di simile ancora accade nel nostro tempo. A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. A questo li esortava San Paolo VI considerando la «responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono» (Evangelii nuntiandi, 21). In effetti, sempre più sperimentiamo come la presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche. Di conseguenza, la cura pastorale dei migranti è un’attività missionaria da non trascurare, che potrà aiutare anche i fedeli locali a riscoprire la gioia della fede cristiana che hanno ricevuto.

L’indicazione “fino ai confini della terra” dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui. Malgrado tutte le agevolazioni dovute ai progressi della modernità, esistono ancora oggi zone geografiche in cui non sono ancora arrivati i missionari testimoni di Cristo con la Buona Notizia del suo amore. D’altra parte, non ci sarà nessuna realtà umana estranea all’attenzione dei discepoli di Cristo nella loro missione. La Chiesa di Cristo era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale. In questo senso, la missione sarà sempre anche missio ad gentes, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, perché la Chiesa dovrà sempre spingersi oltre, oltre i propri confini, per testimoniare a tutti l’amore di Cristo. Vorrei in proposito ricordare e ringraziare i tanti missionari che hanno speso la vita per andare “oltre”, incarnando la carità di Cristo verso i tanti fratelli e sorelle che hanno incontrato.

3. «Riceverete la forza dallo Spirito Santo» – Lasciarsi sempre fortificare e guidare dallo Spirito

Annunciando ai discepoli la loro missione di essere suoi testimoni, Cristo risorto ha promesso anche la grazia per una così grande responsabilità: «Riceverete la forza dello Spirito Santo e di me sarete testimoni» (At 1,8). Effettivamente, secondo il racconto degli Atti, proprio in seguito alla discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù è avvenuta la prima azione di testimoniare Cristo, morto e risorto, con un annuncio kerigmatico, il cosiddetto discorso missionario di San Pietro agli abitanti di Gerusalemme. Così comincia l’era dell’evangelizzazione del mondo da parte dei discepoli di Gesù, che erano prima deboli, paurosi, chiusi. Lo Spirito Santo li ha fortificati, ha dato loro coraggio e sapienza per testimoniare Cristo davanti a tutti.

Come «nessuno può dire: “Gesù è Signore”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3), così nessun cristiano potrà dare testimonianza piena e genuina di Cristo Signore senza l’ispirazione e l’aiuto dello Spirito. Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo. «Ricevere la gioia dello Spirito è una grazia. Ed è l’unica forza che possiamo avere per predicare il Vangelo, per confessare la fede nel Signore» (Messaggio alle Pontificie Opere Missionarie, 21 maggio 2020). Così è lo Spirito il vero protagonista della missione: è Lui a donare la parola giusta al momento giusto nel modo giusto.

È alla luce dell’azione dello Spirito Santo che vogliamo leggere anche gli anniversari missionari di questo 2022. L’istituzione della Sacra Congregazione de propaganda fide, nel 1622, fu motivata dal desiderio di promuovere il mandato missionario in nuovi territori. Un’intuizione provvidenziale! La Congregazione si è rivelata cruciale per rendere la missione evangelizzatrice della Chiesa veramente tale, indipendente cioè dalle ingerenze dei poteri mondani, al fine di costituire quelle Chiese locali che oggi mostrano tanto vigore. Ci auguriamo che, come nei quattro secoli passati, la Congregazione, con la luce e la forza dello Spirito, continui e intensifichi il suo lavoro nel coordinare, organizzare, animare le attività missionarie della Chiesa.

Lo stesso Spirito, che guida la Chiesa universale, ispira anche uomini e donne semplici per missioni straordinarie. Ed è stato così che una ragazza francese, Pauline Jaricot, ha fondato esattamente 200 anni fa l’Associazione della Propagazione della Fede; la sua beatificazione si celebra in quest’anno giubilare. Pur in condizioni precarie, lei accolse l’ispirazione di Dio per mettere in moto una rete di preghiera e colletta per i missionari, in modo che i fedeli potessero partecipare attivamente alla missione “fino ai confini della terra”. Da questa idea geniale nacque la Giornata Missionaria Mondiale che celebriamo ogni anno, e la cui colletta in tutte le comunità è destinata al fondo universale con il quale il Papa sostiene l’attività missionaria.

In questo contesto ricordo anche il Vescovo francese Charles de Forbin-Janson, che iniziò l’Opera della Santa Infanzia per promuovere la missione tra i bambini con il motto “I bambini evangelizzano i bambini, i bambini pregano per i bambini, i bambini aiutano i bambini di tutto il mondo”; come pure la signora Jeanne Bigard, che diede vita all’Opera di San Pietro Apostolo per il sostegno dei seminaristi e dei sacerdoti in terra di missione. Queste tre Opere missionarie sono state riconosciute come “pontificie” proprio cent’anni fa. Ed è stato pure sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo che il Beato Paolo Manna, nato 150 anni or sono, fondò l’attuale Pontificia Unione Missionaria per sensibilizzare e animare alla missione i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tutto il popolo di Dio. Di quest’ultima Opera fece parte lo stesso Paolo VI, che le diede il riconoscimento pontificio. Menziono queste quattro Pontificie Opere Missionarie per i loro grandi meriti storici e anche per invitarvi a gioire con esse in questo anno speciale per le attività svolte a sostegno della missione evangelizzatrice nella Chiesa universale e in quelle locali. Auspico che le Chiese locali possano trovare in queste Opere un solido strumento per alimentare lo spirito missionario nel Popolo di Dio.

Cari fratelli e sorelle, continuo a sognare la Chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria delle comunità cristiane. E ripeto l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!» (Nm 11,29). Sì, fossimo tutti noi nella Chiesa ciò che già siamo in virtù del battesimo: profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra. Maria, Regina delle missioni, prega per noi!

Roma, San Giovanni in Laterano, 6 gennaio 2022, Epifania del Signore.

FRANCESCO

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“Dalla fine del mondo per aiutare i ragazzi”: l’intervista a don Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco

Intervista a don Daniel Antúnez, nuovo presidente di Missioni Don Bosco, su Famiglia Cristiana.

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Lo aveva detto di sé stesso papa Francesco, primo sudamericano della storia eletto Pontefice: «Vengo dalla “fin del mundo”». E ci siamo abituati a considerarla così quella terra lontana, l’Argentina, la fine della terra. Arriva proprio dal Finisterre – nato a Buenos Aires, ma missionario per 18 anni in Patagonia, dove le Americhe termina no e si affacciano verso l’Antartide – il nuovo presidente di Missioni Don Bosco, procuratore delle opere salesiane, don Daniel Antúnez. «I primi missionari salesiani arrivarono con una spedizione nel 1875 proprio in Argentina», spiega don Daniel. «Mi sento figlio di quegli italiani che dal Piemonte arrivarono in nave a Buenos Aires per fondare le prime missioni. Instancabili come i salesiani che ho incontrato in oratorio da ragazzo. Mi sembra un regalo immenso di Dio essere qui a Valdocco, nella terra di san Giovanni Bosco, a coordinare gli aiuti che dai nostri benefattori arriveranno ai bimbi e ai ragazzi poveri del mondo». Ci parla in un italiano viziato dallo spagnolo, che ben conosciamo in Bergoglio, e la gioia di chi corona un sogno.

Don Antúnez è diventato salesiano non giovanissimo: «Sono entrato in seminario dopo aver finito gli studi e iniziato a lavorare. Sono stato ordinato a 34 anni, un desiderio che avevo fin da ragazzino». Il neopresidente si racconta, ma soprattutto spiega le sue missioni. Da Buenos Aires si è spostato a operare prima per tredici anni nella Terra del Fuoco e poi per cinque a Santa Cruz.

La Patagonia ce l’ha nel cuore, con la sua natura straordinaria: «Da noi vengono da tutto il mondo per vedere i pinguini, i guanaco, animali simili ai lama, e soprattutto i giganti del mare e del cielo: le balene e gli splendidi albatros. La città dove lavoravo, Ushuaia, è una località dove arrivano tanti turisti, anche per andare a sciare. Ma mentre il centro è elegante, nelle periferie ci sono le capanne di legno e plastica dei poveri, che di inverno (lì fa freddissimo) rischiano di morire di gelo. O peggio per gli incendi provocati da riscaldamenti di fortuna». Attraverso i suoi occhi sembra di essere lì, tra quelle meraviglie natura li tra porti e montagne, ma di ascoltare anche, purtroppo, i gemiti per il freddo degli emarginati. Quelli che per anni don Daniel ha aiutato. Ora per lui si apre una nuova vita. «Sarà una grande sfida. Noi di Missioni Don Bosco siamo solo un mezzo, che mette in contatto il cuore generoso dei benefattori e le persone che hanno bisogno. Sembra incredibile, ma all’alba del 2022 ci sono bimbi e ragazzi che con le loro famiglie non hanno acqua né cibo, né vestiti. Solo dopo aver offerto loro l’indispensabile si può pensare a dotarli di scuole, educazione, preparazione al lavoro. C’è chi non ha nulla, e chi troppo, e la pandemia ha aumentato le disuguaglianze. Ho visto migliaia di persone fare la fila per un piatto alla mensa dei poveri dove ho fatto il cuoco, a Buenos Aires, ma anche gente dormi re per strada nelle vostre città, Torino, Milano… C’è tanto da fare e per quel che posso sono pronto».

 

Cambio ai vertici del VIS: Michela Vallarino eletta presidente, affiancata dal nuovo Comitato Esecutivo. La direttrice generale è Chiara Lombardi.

Nel corso dell’assemblea dei Soci e dei Partecipanti che si è tenuta sabato 27 e domenica 28 novembre sono state rinnovate le cariche istituzionali che guideranno la Ong salesiana VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo per i prossimi quattro anni.

L’assemblea dei Soci, composta da tre enti salesiani, ha eletto alla carica di presidente Michela Vallarino, 49 anni, avvocato, già vice presidente. Sarà affiancata dai consiglieri del Comitato EsecutivoMarco Faggioli e Francesco Mele (entrambi vice presidenti, quest’ultimo nominato dall’Assemblea dei Partecipanti), don Giordano Piccinotti SDB (tesoriere), Giampietro Pettenon SDBJennifer Avakian e Stefano Di Maria.

Vallarino raccoglie il testimone da Nico Lotta, di professione ingegnere, che ha ricoperto la carica di presidente per due mandati: “In questi anni abbiamo consolidato la presenza del VIS in alcuni Paesi – afferma Lotta – ampliato i partenariati strategici e rafforzato la struttura operativa. Resta ancora molto da fare perché la pandemia ci ha posto di fronte a nuove sfide e a una maggiore consapevolezza che nessuno si salva da solo, che è l’essenza del fare cooperazione. Sono profondamente grato verso tutte le persone con cui ho condiviso questo lungo tratto di strada, che ho vissuto come un servizio, ma che è stato soprattutto un dono. Auguro alla nuova squadra di lavorare e secondo lo spirito di attenzione ai giovani più vulnerabili che Don Bosco ci ha trasmesso”.

“Sono profondamente grata a Nico Lotta e a tutto il Comitato esecutivo uscente per il lavoro svolto insieme in questi anni e per la fiducia che mi accordano – afferma Michela Vallarino – Ora inizia una nuova fase, che sarà caratterizzata dal rinnovamento e anche dalla continuità con quello che è stato fatto finora. Alcuni degli obbiettivi sono ancora validi perché non ancora compiutamente realizzati, come il rafforzamento della rete dei soggetti che compongono il sistema salesiano di solidarietà, la presenza sul territorio italiano, il miglioramento del sistema di organizzazione, gestione e controllo interno”.

Il VIS è in una fase di pianificazione strategica per i prossimi sei anni, un processo partecipativo che ha coinvolto negli ultimi mesi il personale della sede e dei Paesi in cui è presente.

“Interpreto questo ruolo – prosegue Vallarino – come un fare sintesi e mettere in circolo le diverse anime e sensibilità che costituiscono il VIS: spirito di servizio e professionalità, carisma e competenza, sogni e quadri di progetto, centro e territori, emergenza e sviluppo. Credo che la strada giusta sia quella di vivere la cooperazione non solo come “attività di interesse generale” secondo il linguaggio della Riforma del Terzo Settore, ma anche come approccio: la cooperazione come incontro tra le persone, in un mondo dove tutto è connesso e tutto è in relazione e in cui siamo chiamati a impegnarci per la giustizia e la pace anziché alimentare le ingiustizie e le disuguaglianze, come ci ricorda papa Francesco”.

Il Presidente e i componenti del Comitato Esecutivo del VIS non sono dipendenti dell’organismo, percepiscono solo una indennità di carica, e svolgono altre professioni, mettendo a disposizione della Ong la propria competenza ed esperienza con spirito di servizio.

Al vertice della struttura operativa ci sarà Chiara Lombardi, 38 anni, nominata direttrice generale: “Sono cresciuta professionalmente al VIS, in cui sono entrata la prima volta nel 2009 e a cui sono tornata dopo diverse esperienze con altre organizzazioni. Sono grata per il percorso fatto, consapevole dell’onere che mi spetta ma anche della professionalità delle colleghe e dei colleghi che mi affiancheranno. Credo che fare cooperazione richieda molta flessibilità per rispondere alle necessità di un mondo in continua evoluzione, con nuovi bisogni, nuovi squilibri, nuove povertà e nuove sfide. Il VIS è una organizzazione capace di rigenerarsi mantenendo le proprie radici. Per questo lavoreremo nel segno della continuità ma anche innovando alcuni processi e modalità di lavoro con l’obiettivo di accorciare le distanze tra i colleghi della sede, quelli nei Paesi e i volontari in Italia e creare una squadra dalle dimensioni globali sempre più unita e motivata a servizio dei più vulnerabili”.

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Michela Vallarino, sposata e con un figlio, vive e lavora a Genova dove esercita la professione di avvocato a favore di privati, imprese ed enti non profit. Svolge anche attività di consulenza ed assistenza in materia di responsabilità amministrativa degli enti, facendo anche parte di alcuni organismi di vigilanza. Da molti anni è attiva nel mondo del volontariato e dell’associazionismo, tra gli altri negli ambiti della cooperazione internazionale, della tutela legale delle persone non abbienti e della protezione dei diritti dei minori stranieri non accompagnati.

Chiara Lombardi, sposata e con due figli, originaria di Brescia e proveniente da una famiglia molto attiva nel mondo della cooperazione internazionale. Dopo la laurea in Relazioni Internazionali all’Università Cattolica inizia a lavorare nella cooperazione in Libano, poi in Repubblica Democratica del Congo e in Etiopia, dove condivide l’esperienza insieme al marito e ai figli. Dal 2018 è rientrata in Italia e lavora nella sede centrale del VIS occupandosi di progetti nel Corno d’Africa.

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Partita la 152° Spedizione Missionaria Salesiana

Domenica 21 novembre, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino si è tenuta la consegna del crocifisso missionario ai partenti della 152a Spedizione Missionaria Salesiana. Di seguito l’articolo pubblicato da ANS e le foto della cerimonia.

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“Come cristiani, tutti noi siamo discepoli missionari, chiamati ad essere testimoni della verità nel nome del Signore. E voi, cari missionari, lo siete molto di più” ha detto il Rettor Maggiore, nell’omelia della Messa.

Sempre nell’omelia, dopo aver illustrato l’importanza della presenza regale di Gesù nella vita di ciascun battezzato, Don Á.F. Artime ha fatto cenno a quell’11 novembre 1875, giorno della prima Spedizione Missionaria Salesiana, nel quale venne tracciata una nuova via per i Salesiani e la popolazione giovanile di tutto il mondo. Una via fatta di amore, di cura, di aiuto… che da Torino si sparse dapprima in America e poi in tutti gli altri continenti. È una via che continua anche oggi, nel nome di Don Bosco, grazie ai missionari “ad gentes, ad extra, ad vitam” che lasciano tutto per evangelizzare ed educare popolazioni diverse dalla propria nello stile salesiano.

E concludendo la sua riflessione, ha ricordato lo spirito con cui i partenti realizzeranno la loro missioni: “Andranno non come maestri, ma come servitori, nel nome del Signore Gesù, per condividere la vita… E in questa condivisione offriranno il meglio di sé. Io lo trovo qualcosa di bellissimo!” ha detto il Rettor Maggiore.

Quindi si è rinnovato il rito della consegna delle croci, introdotto dall’emozionante invocazione a Dio della benedizione dei partenti, nel quale il Successore di Don Bosco ha supplicato per tutti loro “il cuore di Don Bosco e di Madre Mazzarello”.

La celebrazione, già festosa per la cerimonia dell’Invio Missionario, e resa ancor più solenne per essere stata posta, quest’anno, nella Domenica di Cristo Re dell’Universo, ha ricevuto ancor più risalto grazie alla partecipazione di numerose personalità salesiane. A cominciare dalla neo-Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), Madre Chiara Cazzuola, alla sua prima partecipazione ad un simile evento, affiancata dalla Superiora delle FMA del Piemonte, suor Emma Bergandi, e proseguendo con i numerosi concelebranti che hanno affiancato il X Successore di Don Bosco all’altare, tra cui si segnalano don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni, don Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere per la Regione Mediterranea, e gli Ispettori della medesima regione, in questi giorni radunati a Torino.

A motivo delle difficoltà ancora esistenti per i viaggi internazionali, solamente 9, su 23, salesiani e 10, su 11, Figlie di Maria Ausiliatrice hanno ricevuto le croci missionari, in rappresentanza di tutti i partenti della 152a Spedizione Missionaria Salesiana. Gli altri partenti impossibilitati a partecipare alla cerimonia di ieri riceveranno la croce dai rispettivi Ispettori, ma sempre per conto del Rettor Maggiore, Successore di Don Bosco.

La ripresa della Messa resta disponibile sulla pagina Facebook di ANS.

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RMG – La forza e la debolezza vanno insieme

Dal sito dell’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – “Vedendo i 23 nuovi missionari che fanno parte della 152a Spedizione Missionaria Salesiana, si può dire che stiamo vivendo una grande gioia e ringraziamo il Signore per questo grande dono. Sappiamo che non è per niente facile, in particolare negli ultimi due anni, decidere di partire come missionario ad gentes e, dover spesso aspettare molti mesi prima di poter partire veramente. Non siamo meravigliati che al missionario si richiede di essere ‘forte e robusto’. E anche ‘umile’ perché ci sono grandi aspettative da parte di molti”. Così afferma don Pavel Ženíšek, SDB, Membro del Settore per le Missioni, in una riflessione sulle missioni con lo sguardo puntato alla “mappa” dei missionari salesiani della prossima Spedizione Missionaria Salesiana.

Don Ženíšek prosegue il suo ragionamento: “E se, nonostante un discernimento sincero e una preparazione onesta, lui non fosse all’altezza delle aspettative, se non ce la fa? Che cosa facciamo? L’intenzione di preghiera di Papa Francesco di questo mese è per chi soffre di depressione o di burn-out”. (Preghiamo affinché le persone che soffrono di depressione o di burn-out trovino da tutti un sostegno e una luce che le apra alla vita).

Spiega in proposito il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, don Miguel Ángel García, SDB: “‘Burn-out’, può essere tradotto come ‘bruciare del tutto’, con riferimento alle energie di una persona. È in burn-out chi non ce la fa più, chi ha speso tutte le proprie forze e non riesce a rigenerarle. Anche gli operatori pastorali possono soffrire questa sindrome: esaurimento emotivo, spersonalizzazione e mancanza di soddisfazione personale. Parliamo di persone normali che hanno iniziato con generosità e dedizione il proprio servizio e che sono rimaste scottate o bruciate. Prestare ascolto al loro disagio e aiutarle a leggere con realismo la loro situazione interna ed esterna, le aiuterà a prendere decisioni che mantengano accesa la ‘fiamma’ della dedizione. Sicuramente è una fiamma che va alimentata con la preghiera e con altri aiuti spirituali, ma è giusto riconoscere che a volte le concrete condizioni in cui si svolge il servizio pastorale sono tali da bruciare le risorse degli evangelizzatori, almeno di alcuni”.

Per questo, aggiunge don Ženíšek: “Dovremmo essere sensibili a queste persone che magari si trovano vicino a noi, anzi, anche tra di noi. Non solo per rispettarle nella loro fragilità, ma anche per lasciarci disturbare da loro. L’apostolo e missionario Paolo di Tarso scrive che ‘Quando sono debole, è allora che sono forte’ (2 Cor 12,10). Se guardiamo a Cristo nel Vangelo, vediamo che non solo il suo grande potere con cui agiva per il bene della gente ma che, alla fine, la sua debolezza e la sua incapacità sulla croce ci hanno portato alla salvezza.

Siamo una congregazione attiva e forte, facciamo tantissime cose buone, tante opere. Anche grazie ai nostri missionari. Senza il loro coraggio, la loro determinazione e la loro energia non saremmo mai chi siamo chiamati ad essere, non saremmo i fedeli figli di Don Bosco.

Ma non dobbiamo avere paura di riconoscere e di accettare i nostri limiti, di presentare a Dio le nostre mani vuote. Certo, grazie alla fede e fiducia nello Spirito di Cristo possiamo fare molto di più di quello che pensiamo. Ma con il teologo contemporaneo Tomas Halik, e con gli architetti dei grattacieli, possiamo ammettere allo stesso tempo che ‘ciò che non scuote, non è solido’”.

Fonte: Cagliero11 

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Incontro Regionale dei Delegati Ispettoriali per l’Animazione Missionaria e per la Comunicazione Sociale

“Comunicare Cristo oggi”: questo il tema dell’incontro Regionale dei Delegati Ispettoriali per l’Animazione Missionaria e per la Comunicazione Sociale, convocato dai Settori per le Missioni e per la Comunicazione Sociale e tenutosi il 17 agosto scorso. Il tema scelto rimane legato con la chiamata della Chiesa attraverso il Sinodo sui giovani. Di seguito un breve riepilogo dell’incontro tratto dall’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

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Ha avuto inizio il 17 agosto l’incontro Regionale dei Delegati Ispettoriali per l’Animazione Missionaria e per la Comunicazione Sociale, convocato dai Settori per le Missioni e per la Comunicazione Sociale e che avrà come tema “Comunicare Cristo oggi”. I partecipanti, 30 in totale, provengono dalle Ispettorie della Regione America Cono Sud. L’incontro, alla luce della linea programmatica dopo il CG28 del Rettor Maggiore per il sessennio, si pone due obiettivi principali:

  1. rafforzare il coordinamento e la sinergia tra i due Settori
  2. riflettere su come promuovere l’annuncio di Cristo oggi.

Il tema scelto è connesso con la chiamata della Chiesta attraverso il Sinodo sui giovani, che dice che:

“l’ambiente digitale rappresenta per la Chiesa una sfida su molteplici livelli; è imprescindibile quindi approfondire la conoscenza delle sue dinamiche e la sua portata dal punto di vista antropologico ed etico. Esso richiede non solo di abitarlo e di promuovere le sue potenzialità comunicative in vista dell’annuncio cristiano, ma anche di impregnare di Vangelo le sue culture e le sue dinamiche”. (Documento Finale, n. 145).

Inoltre, questo incontro è una risposta all’appello del Rettor Maggiore, che parla “dell’inculturazione della missione salesiana nell’habitat digitale, dove i giovani vivono, coinvolgendo le nostre università, in rete con altri centri e agenzie che più da vicino seguono e studiano le trasformazioni che il mondo digitale sta portando tra le nuove generazioni”. (Proposta Programmatica del Rettore Maggiore, n. 3).

“Oggi i social media fanno parte della nostra vita e della nostra cultura. Ci permettono di comunicare con migliaia di persone con un click. Pertanto, la sfida per ogni educatore salesiano, per ogni animatore giovanile è quella di utilizzare i social media offrendo ai giovani contenuti che li aiutino in qualche modo a incontrare personalmente Gesù. Ovviamente, oggi i social media ci offrono un’opportunità unica per favorire l’annuncio iniziale ed evangelizzare soprattutto i giovani. Io spero vivamente che questi incontri ci aiuteranno in questa linea”, ha affermato don Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni.

“Sono felice di questi incontri perché ci offriranno tante opportunità di lavorare con un spirito di sinergia e collaborazione, e ci offriranno tanti spunti per trovare nuovi cammini per inculturare il Vangelo, dove vivono i giovani, attorno alle reti sociali”, ha aggiunto don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale.

Durante gli incontri, che saranno divisi per Regione, saranno presentate due relazioni:

1. «Comunicare Cristo Oggi. Un dialogo sull’inculturazione del Vangelo nell’habitat digitale» – Don Gildasio Mendes;
2. «Connettersi con la mentalità della ’Generazione Z’» – Don Alfred Maravilla.

Gli incontri saranno suddivisi per Regione e, ad eccezione di quello riguardante la Regione Europa Centro e Nord, si svolgeranno in modalità online. Si terranno secondo il seguente calendario:

  • Regione America Cono Sud: 17-18 agosto 2021 dalle ore 15 alle 18;
  • Regione Interamerica: 24-25 agosto dalle 16 alle 19;
  • Regione Africa-Madagascar: 13-14 ottobre dalle 10 alle 13;
  • Regione Mediterranea: 27-28 ottobre dalle 10 alle 13; -> VAI AL CALENDARIO
  • Regione Asia Sud: 15-16 novembre dalle 12 alle 15;
  • Regione Asia Est – Oceania: 16-17 novembre dalle 8 alle 11;
  • Regione Europa Centro e Nord: 22-25 novembre, in presenza a Praga.

Info ANS

Avvenire, i ragazzi riscattati dall’accoglienza

Sull’edizione odierna di Avvenire, un articolo di Nello Scavo racconta la storia di uno dei giovani migranti accolti in Sicilia grazie al progetto “Usaid” di Vis, Salesiani per il Sociale e Cnos Fap.

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Gli avessero chiesto di mettersi al timone di un incrociatore, di una petroliera, di un veliero o di un gozzo, Musa avrebbe detto di sì. Non solo per il fucile puntato alla testa. Ma perché avrebbe fatto qualunque cosa per andarsene dalla Libia e non metterci mai più piede. Per questo Musa era stato arrestato. Uno scafista per caso, sbarcato minorenne in Italia tra la riconoscenza dei suoi compagni di sventura che aveva condotto al largo e in salvo. Ma la legge è legge. E al timone del gommone c’era lui. Era l’unico a sapere che se afferri il manubrio del motore ad elica devi spingerlo a destra per virare a sinistra, e il contrario per andare dalla parte opposta. Gli altri hanno testimoniato che a mettercelo erano stati i trafficanti, perché lui non aveva soldi per pagarsi il viaggio.

È così che Musa ha scontato la pena in un carcere siciliano. Senza odio né rancore: «Meglio un carcere in Italia che restare in Libia». Nel 2020, ormai maggiorenne, è stato scarcerato. Che poi vuol dire finire sulla strada. Era dicembre. Si è trovato, raccontano gli operatori del Vis, l’organizzazione internazionale del volontariato salesiano, «senza fissa dimora e senza lavoro, situazione resa
ancora più grave a causa della pandemia». Ma è stato proprio l’incontro con il movimento dei Salesiani di Sicilia che Musa non si è perso un’altra volta. Si è iscritto all’Istituto superiore “Fermi – Eredia” di Catania, per poter proseguire gli studi e ottenere il diploma. Poi è stato ammesso al progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) nel comune di Aidone, Enna. Qui i migranti non vivono in un centro collettivo, ma in una comunità diffusa, grazie a vari appartamenti messi a disposizione nel centro storico, facilitando il ripopolamento di aree desertificate dall’emigrazione e sviluppando progetti di inclusione sociale. È qui, tra i vicoli stretti e le improvvise piazzette di pietra, che si può incontrare Omar, gambiano, classe 2001. Anche lui senza familiari né legami in Italia. Aidone, terra di papi, generali, politici ed emigranti in ogni continente, ha un rapporto innato con i forestieri. Il santo protettore è l’apostolo Filippo, che nel 1801 fu fatto scolpire su un tronco d’Ebano. Lo chiamano ” ‘u niuru “, il santo nero che secondo la tradizione concederebbe più facilmente miracoli ai forestieri. E Omar, in fondo, si sente un miracolato. Era faticosamente riuscito ad integrarsi e a trovare un lavoro in un rinomato bar nel centro di San Cataldo, poco lontano da Caltanissetta. Ma quando il Covid ha messo in ginocchio il titolare, Omar non ha potuto più pagare l’affitto. È se ne è andato per strada, senza un tetto. Poi anche lui ha conosciuto il Vis e gli si sono aperte le porte della scuola superiore.

La gente di Aidone lo conosce per quel temperamento mite e i modi sempre cortesi. A tratti cerimoniosi. Continua a studiare e quando può si arrangia con qualche lavoro. Il merito, strano a dirsi, è anche di Donald Trump. Era stata proprio l’amministrazione dell’allora presidente Usa, campione del sovranismo e delle campagne anti immigrazione, a finanziare nel 2020 un progetto proposto dal Vis e finanziato da Usaid (l’agenzia Usa per la cooperazione internazionale) con l’obiettivo di mitigare le conseguenze della pandemia sui soggetti vulnerabili, migranti compresi. Non di rado Omar ricambia collaborando con il centro estivo salesiano sulla spiaggia di Catania, ritrovo per villeggianti e  gruppi estivi che arrivano dalle parrocchie di mezza Sicilia. Il Vis ha all’attivo nell’isola 6 centri di accoglienza nei comuni di Aidone, Piazza Armerina e Pietraperzia in provincia di Enna, la Colonia “Don Bosco” a Catania (lido per turisti gestito da alcuni ragazzi migranti), nel comune di Ragusa e nei locali confiscati alla mafia a Villarosa (Enna), sede del progetto “Sud Arte & Design”, da cui è nato il brand “Beteyà” che produce una linea di abbigliamento per uomo e donna, realizzata da ragazzi siciliani e migranti in strutture confiscate alla mafia.

Assemblea straordinaria soci VIS, Nico Lotta: “Il Covid-19 si è abbattuto su un mondo già estremamente diseguale”

Il 16 giugno, all’istituto salesiano del Sacro Cuore, si è svolta l’assemblea straordinaria dei soci del VIS, durante la quale il presidente Nico Lotta ha presentato la relazione 2020. Lasciandosi guidare da “Il racconto dell’isola sconosciuta” di José Saramago, il presidente del VIS ha raccontato il 2020, tra la crisi della pandemia e le diseguaglianze tra i paesi ricchi e quelli poveri, rese ancora più evidenti dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. In un “anno terribilis” non è mancato l’apporto dei sostenitori e l’impegno di tutti i soci, educatori e operatori sia in Italia che nei tanti progetti nei paesi in via di sviluppo soprattutto africani. I collegamenti e le iniziative formative on line si sono moltiplicate e a causa delle difficoltà di trasporto internazionale sono stati coinvolti molti più operatori locali. Vi sono state significative collaborazioni tra il VIS, Salesiani per il Sociale e il CNOS-FAP, rete salesiana della formazione professionale. I tre soci del VIS: CNOS, Fondazione don Bosco nel Mondo e Missioni don Bosco si complimentano per l’impegno profuso dal Presidente e dal Consiglio Direttivo nazionale.

Leggi la relazione