Puoi essere santo #lìdovesei: orientamenti per il Tema Pastorale

Il percorso sinodale su “Giovani, fede e discernimento vocazionale” che ci ha coinvolto e appassionato prosegue nella sua fase di recezione e attuazione. Il Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile che si è tenuto a Palermo i primi giorni di maggio ci ha consegnato delle “parole coraggiose” e ha prospettato delle linee progettuali che sono in fase di definizione. Aspettiamo con trepidazione questa “scatola degli attrezzi” per camminare come Chiesa con i giovani facendo tesoro dell’intero Sinodo, dall’Istrumentum Laboris al Documento Finale all’Esortazione Christus Vivit. In attesa di indicazioni su cui intendiamo articolare il prossimo triennio, i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice e il Movimento Giovanile Salesiano Italia hanno, come da tradizione, elaborato alcuni orientamenti per il Tema del prossimo anno educativo-pastorale, fonte per l’elaborazione dei sussidi per le fasce d’età: fanciulli, preadolescenti, adolescenti. In particolare il “Quaderno Giovani” è un punto di riferimento, base per gli educatori nel comprendere e contestualizzare il tema nel percorso ecclesiale. L’anno in corso chiude un triennio contrassegnato dalla ripresa dei nuclei della Spiritualità Giovanile Salesiana alla luce della Esortazione Apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium. Nel 2016-2017: “Maestro, dove abiti?” #Con Te o senza Te non è la stessa cosa – Incontro con Gesù e quotidiano; nel 2017-2018: “Casa per molti, Madre per tutti” #nessunoescluso – L’appartenenza gioiosa alla Chiesa e la Vergine Maria; nel 2018-2019: “Io sono una missione” #perlavitadeglialtri – Il servizio responsabile e la risposta vocazionale.

Il prossimo anno avrà come tema “Puoi essere santo #lìdovesei”il dono, la chiamata, il compito della santità. Il tema prende spunto dalla Strenna per il 2019 che il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, ha indirizzato alla Famiglia Salesiana: “Perché la mia gioia sia in voi (Gv 15,11). La santità anche per te”. Il referente della santità è nato nel Rettor Maggiore a partire dalla Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate; in essa il Papa, nell’additare la santità come “autentica fioritura dell’umano” e come una chiamata e dono che il Signore rivolge a tutti, ripresenta come testo biblico di riferimento quello delle Beatitudini nella versione dell’evangelista Matteo (Mt 5,3-12), suggerisce per ciascuna una efficace espressione sintetica (nn. 67-94), fornisce cinque caratteristiche della santità nel mondo attuale che ci sono parse concrete, praticabili e decisive (nn. 110-157). Particolarmente ispirativo è il riferimento alla “giovinezza dei santi” così come suggerisce il n. 114 dell’Instrumentum Laboris:

… Tutti i Santi sono passati attraverso l’età giovanile e sarebbe utile ai giovani di oggi mostrare in che modo i Santi hanno vissuto il tempo della loro giovinezza. Si potrebbero così intercettare molte situazioni giovanili non semplici né facili, dove però Dio è presente e misteriosamente attivo. Mostrare che la Sua grazia è all’opera attraverso percorsi tortuosi di paziente costruzione di una santità che matura nel tempo per tante vie impreviste può aiutare tutti i giovani, nessuno escluso, a coltivare la speranza di una santità sempre possibile.

La santità infatti non è sinonimo di élitarismo spirituale riservato a predestinati o a eroi, ma è la risposta a un dono di Dio che si costruisce giorno per giorno attraverso fragilità, fallimenti e continue riprese. Se tutti sono chiamati alla santità, ciascuno la realizza nel tempo senza omologazioni ma con una risposta personale e inedita come frutto di una vita cristiana non anonima. Essa è cura dell’umano, non sua dimenticanza, fatta di fecondi intrecci relazionali, amicali e comunitari sorretti dalla parola di Gesù: “non vi chiamo più servi… ma vi ho chiamato amici” (Gv 15,15). Il Rettor Maggiore connota la santità in chiave di partecipazione alla gioia di Gesù, frutto del rapporto con Lui e del dono di sé.
Le Beatitudini nel Vangelo di Matteo (Mt 5,1-12) sono il testo biblico di riferimento così come raccomandato da papa Francesco: Ci possono essere molte teorie su cosa sia la santità, abbondanti spiegazioni e distinzioni. Tale riflessione potrebbe essere utile, ma nulla è più illuminante che ritornare alle parole di Gesù e raccogliere il suo modo di trasmettere la verità. Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12; Lc 6,20-23). Esse sono come la carta d’identità del cristiano. Così, se qualcuno di noi si pone la domanda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita”.
(Gaudete et Exultate, 63)

Per la loro sobria solennità, la loro forza programmatica, la loro capacità di esprimere sinteticamente la bellezza del volto di Gesù e l’itinerario spirituale del discepolo, le beatitudini fanno sperimentare la sapienza illuminante e la potenza trasformante della Parola: “Cristo non solo annuncia la Parola, ma è la Parola che si annuncia. Ogni proclamazione di beatitudine è innanzitutto l’offerta di un incontro con Lui che non solo la annuncia e la spiega, ma la rende possibile e la fa accadere… Nelle beatitudini Gesù intende coinvolgere gli ascoltatori nella sua stessa esperienza” (Sicari). Esse sono il condensato di una “vita nuova” da vivere con radicalità; esse ci aiutano a vivere con maggior pienezza la nostra personale vocazione. La scelta di avere come testo biblico di riferimento le Beatitudini permette, senza tralasciare l’opzione di una strutturazione in base all’anno liturgico, di raccogliere altresì l’istanza di offrire un itinerario pedagogico-spirituale.
Il titolo “puoi essere santo # lìdovesei” è stato scelto dalla Segreteria Nazionale dei giovani del Movimento Giovanile Salesiano; interpella interiormente e mobilita esteriormente. Don Rossano Sala così lo commenta: È un frutto del loro impegno appassionato per l’edificazione del Regno che viene… Sono stati insieme ingenui, geniali e genuini! Tre parole che rimandano ai “geni”, cioè a quelle piccole sequenze del nostro DNA che garantiscono una originalità inimitabile in ciascuno di noi. 
Ingenui perché davvero credono ancora ai loro sogni: “Puoi essere Santo”. Questa sentenza è per molti di noi solo un’utopia, un’idea teorica di certo irraggiungibile, un desiderio che forse si può coltivare, ma in fondo destinato alla frustrazione. Insomma, ad una realtà senz’altro bella e attraente, ma innegabilmente lontana e impossibile. Invece questi ragazzi ci dicono che non bisogna cedere sul desiderio della santità! È un “potere” a cui dobbiamo credere, quello di essere e diventare santi! Se ci crediamo, può essere un sogno che giorno dopo giorno si avvera. Questa della santità è una fiducia che dobbiamo riacquistare dalla vita, per non cedere alla sua mediocrità. 
Geniali perché rimandano alla vita di tutti i giorni: “#lìdovesei”. Non cercano le condizioni ineccepibili per poter essere santi, ma sono certi che ognuno di noi, a partire esattamente dalla sua condizione storica – età, stato, incarico, ruolo, situazione sociale ed economica, salute, fragilità, e così via – ha tutte le carte in regola per essere santo. Non si tratta di trovare condizioni diverse rispetto a quelle che abbiamo, ma di far fiorire la nostra umanità a partire dalla realtà in cui siamo e dalla realtà che siamo…
Genuini perché molto immediati e concreti: “Puoi essere Santo #lìdovesei”. In poche semplici parole riescono a dire il compito di una vita intera… Queste quattro parole rappresentano bene la concretezza dell’ordinario che siamo chiamati ad abitare in modo straordinario. Il Signore Gesù chiede ad ognuno di noi di vivere una santità nell’ordinario della vita di tutti i giorni
(Introduzione al Quaderno Giovani).

Il cammino del prossimo anno pastorale ci permetta di risentire la voce del Signore che ci chiama, ci sproni a seguirlo comunitariamente nel cammino delle Beatitudini per poter un giorno in Cielo “gaudere et exsultare” al compimento dei nostri giorni.