I giovani e la questione sessuale (Lucetta Scaraffia)

Lucetta Scaraffia

Storica e giornalista italiana  

Nella nostra società ipersessuata, in cui il sesso viene usato per vendere qualsiasi prodotto e proposto come soluzione a tutte le questioni esistenziali, come si può pensare di evitarlo quando si affronta il tema dei giovani, come si propone il prossimo sinodo? La definizione della propria identità sessuale e la ricerca di un equilibrio nel modo di vivere il sesso costituiscono infatti un problema centrale e assillante per i giovani di oggi, credenti oppure no, e sono comunque un momento fondamentale del loro processo di discernimento interiore, in vista della scelta della loro vocazione.

È un processo di discernimento che procede necessariamente in modo diverso se si tratta di un ragazzo o di una ragazza, che vivono oggi, proprio dal punto di vista del loro rapporto con la sessualità, situazioni diverse e contrastanti. Si tratta di un tema che non va trattato in modo astratto, perché finirebbe subito per diventare un catalogo di norme, una morale che oggi ha pochissime possibilità di venire condivisa realmente.

Per questo è utile la lettura del libro Una gioventù sessualmente liberata (o quasi), pubblicato in Italia da Sonzogno e scritto da una sessuologa trentenne, Thérèse Hargot, che si definisce una nipote della rivoluzione sessuale, sposata e madre di tre bambini. Una felice eccezione nel panorama attuale, che la porta a guardare con occhio critico il politicamente corretto dell’ideologia sessuale che condiziona la vita dei suoi coetanei, ma anche dei suoi allievi, che vanno dai dieci ai diciotto anni.

Hargot scopre innanzi tutto che oggi «l’individuo crede di vivere una vita sessuale e affettiva svincolata dalle proibizioni, dalle regole e dalle istituzioni ma in realtà si conforma in ogni punto, e a sua insaputa, ai “bisogna”, “si deve” ed “è normale” della sua epoca, ai nuovi comandamenti». Perché in una società in cui il bisogno di sicurezza è esacerbato dal disorientamento generale, la norma rassicura, particolarmente nell’adolescenza, e per questo motivo, «lungi dall’e s s e re una prova di libertà, il discorso degli adolescenti sulla sessualità è il prodotto di un condizionamento».
La prima realtà che la sessuologa belga svela impietosamente ai nostri occhi è quella dell’uso purtroppo diffusissimo ed esteso della pornografia che costituisce, soprattutto per i maschi, la prima via di conoscenza della sessualità, il primo e spesso l’unico modello in materia.

Quasi sempre all’inizio imposta o suggerita da qualcuno più grande di loro, costituisce una specie di stupro, «uno stupro dell’immaginario ». È una pratica che condiziona i rapporti che questi giovani avranno con le donne, considerate oggetti di piacere, e che li rende troppo spesso, anche negli anni successivi, dipendenti dall’uso del porno e incapaci di padroneggiare le proprie pulsioni sessuali.

Dall’altra parte, la banalizzazione del sesso aumenta il peso dei sentimenti, per cui la coppia, anche fra giovanissimi, è concepita solo come gioia e felicità, diventa cioè un bene rifugio, all’interno del quale uno spera di essere guarito, salvato. Si vive immersi nell’emozionale, creando già da giovanissimi rapporti di coppia molto stretti ma che si infrangono al primo scoglio, senza dare spazio all’intelligenza e alla volontà. Dalla coppia, insomma, ci si aspetta troppo, e troppo presto.

Ma il problema più grave per i giovani di oggi individuato da Hargot è la definizione del proprio orientamento sessuale perché – si chiede – «come determinare la propria identità quando questa è in funzione dei propri desideri?». Definire se stessi in base ai desideri non può che generare confusione, e la dignità umana viene calpestata se si pensa che la ricerca esistenziale, tipica e necessaria nell’adolescenza, riposi solo sulle esperienze sessuali. L’autrice riporta dunque il problema giovanile ai quesiti fondamentali della filosofia esistenziale, partendo sempre dalle questioni concrete che li vede vivere.
Le malattie sessuali, l’aborto, la contraccezione, il rapporto con i genitori, tutti problemi centrali nella vita dei giovani, vengono affrontati dalla studiosa con una costante attenzione alla differenza fra maschi e femmine, ed esplicitamente con l’intenzione di liberarli da un condizionamento pericoloso – quello ideologico – per la loro crescita.

Ma per indicare una strada diversa bisogna sapere qual è la condizione da cui partono, conoscere la loro realtà. Proprio per questo il libro, che trae le sue riflessioni dall’esp erienza concreta, dai giovani veri, dalle loro domande, costituisce un suggerimento prezioso.

(Osservatore Romano – 23 aprile 2017)