Cambio di passo (Mons. Pietro Fragnelli)

Intervista a Mons. Pietro Fragnelli
Vescovo di Trapani e presidente Commissione Episcopale CEI

Avvenire.it11 ottobre 2016:

Eccellenza, si aspettava la scelta di questo tema per il prossimo Sinodo?

Le aspettative non solo mie, ma di molti Pastori, vertevano principalmente su tre temi: la pace, il lavoro e i giovani. Il Papa ci ha lanciati in un percorso che obbliga ad abbracciare il mondo dei giovani e a metterci in ascolto dei loro argomenti quotidiani.

Papa Francesco ha detto ai giovani che si aspettava di sentire ‘chiasso’. Al convegno di Firenze si è puntato al protagonismo dei giovani, ma le vecchie abitudini sembrano difficili da superare. Cosa serve per un cambio di passo?

Dopo la GMG di Cracovia e il Sinodo sulla famiglia, papa Francesco impegna la Chiesa a rinnovare il suo metodo di ascolto, di confronto e di accoglienza dei giovani: da occasionale a strutturale e permanente, da moralistico e paternalistico a propositivo e collaborativo, da selettivo a inclusivo, da riduttivo (solo operativo o solo intellettuale) a integrale e comunitario. Servono lungimiranza e coraggio. Con i cambiamenti culturali in atto e con la forza trainante della parola e dell’esempio di papa Francesco si sono aperte molte brecce nel muro che separa la comunità cristiana dalla galassia giovanile. Una nuova forza gravitazionale permea il quotidiano dei giovani. Essi sanno che con i social si può attaccare l’istituzione Chiesa, ma sanno anche che se vuoi trovare un interlocutore profondo e sincero devi augurarti di incontrare un vero cristiano sulla tua strada. E questo avviene sempre più spesso, non solo con un prete o una suora, ma anche con un medico o un docente, una famiglia o un gruppo di volontari. Insomma, si tratta di un dialogo tra compagni di viaggio, non tra rappresentanti di strutture mentali diverse: l’episodio evangelico di Emmaus è modello idoneo per la ricerca sia dei giovani che della Chiesa tutta: ha un sapore di risurrezione e di comunione, di gioia da condividere, di speranza ritrovata.

Nel tema del Sinodo torna la parola chiave: discernimento. Che senso ha questo termine per i giovani?

Non mancate di dare il dono del discernimento ai giovani: così ha detto il Papa ai Gesuiti polacchi l’estate scorsa. Non un oggetto e neanche un’emozione low cost: si tratta di insegnare a camminare scegliendo bene la strada, di insegnare a mangiare scegliendo bene il cibo, di insegnare a decidere scegliendo chiaramente il bene proprio e quello di tutti. Sempre alla luce del Vangelo, da proporre e vivere come fonte di gioia e di misericordia.

Come dovrebbe prepararsi la Chiesa italiana al Sinodo?

I giovani per la Chiesa italiana costituiranno il volano per un cammino veramente sinodale. La malattia dell’autoreferenzialità in cui gli adulti soffocano è guaribile: camminiamo insieme, troviamo i tempi e i ritmi condivisi del nostro mondo, individuiamo gli obiettivi comuni, impariamo dai testimoni, costruiamo ponti andando controcorrente. Bisogna partire da e con i giovani in ogni realtà ecclesiale. Pensando al loro ruolo futuro, apriamo spazi nuovi per loro nel presente.